Era da un po' che non mi facevo vivo sul blog. Nell'ultimo anno lo ho un po' trascurato, ma mi riprendo su finire d'anno con un paio di post.
In questo post, parlerò, visto che siamo anche in periodo di feste, su come combattere la sbronza. E su come farlo, ci sono dei "personaggini" a suggerircelo. Prendo spunto da un articolo che completo lo trovate qui: corriere.it/strategieantisbronza.
Come
si legge nell’articolo, a proposito di hangover “…Meglio farsi
trovare preparati. La cosa migliore sarebbe tracannare, la notte degli eccessi,
gran bicchieroni d’acqua buttati giù di malavoglia a separare un drink dall’altro. Ma se siamo dell’umore, o se è ormai
troppo tardi, possiamo farci suggerire la linea dalle grandi anime. Scrittori e
artisti che, con gli abissi del giorno dopo, han dovuto fare i conti.
Un buon punto di partenza è «Bere come un vero scrittore», antologia di libagioni illustri appena pubblicata dal
Saggiatore. A Ernest Hemingway, il libro attribuisce birra e succo di pomodoro.
Il «birrino per pulire», che risale addirittura a Shakespeare, così come il «Bloody Mary da recupero», sono in effetti rimedi assai
consigliati anche oggigiorno. Il risultato è, a essere generosi, dubbio. Chissà
invece il rimedio di P. G. Woodhouse: salsa Worcestershire, un uovo crudo e del
peperoncino di Cayenna, sbattuti insieme. Coleridge passa per un romanticone,
ma il suo consiglio è di sei uova fritte, un bicchiere di laudano e acqua
frizzante Mah…
Charles
Bukowski, che dire… Il suo consiglio è quello di cambiare
i fornitori. In «Donne» scrive: «Mi piace cambiare spesso negozio di liquori
perché i commessi imparano a conoscere le tue abitudini, se vieni notte e giorno
e ne compri in enormi quantità. Potevo sentirli chiedersi perché non fossi
ancora morto e mi metteva a disagio. Probabilmente non pensavano nulla del
genere, ma un uomo diventa paranoico quando ha 300 postumi di una sbornia
all’anno».
Francis Scott
Fitzgerald, a dispetto della grazia di scrittura, con i
diletti Gin Rickey (gin, soda, limone) probabilmente incappava nella
sbronza triste. Anche se la lugubre frase che gli viene attribuita non è
affatto sua: «Prima prendi un drink, poi il drink prende un drink, poi il drink
prende te». Gli è rimasta addosso a causa di un romanzo del 1970 di Jules
Feiffer. Detto questo, non sembra consigliabile il suo rimedio per il mattino:
«Tre whisky forti». Appena un po’ meglio pare quello suggerito
da sua moglie Zelda: «Una nuotata mattutina seguita da un vodka lemon».
…
Hunter S.
Thompson fu giornalista drogatissimo, l’inventore del gonzo style.
Fino al giorno in cui fu trovato morto a causa di un colpo di pistola, non è
chiaro se sparato da sé stesso o da altri. «Paura e delirio a Las Vegas», tratto da un suo romanzo, fu il film che ne lanciò il nome
anche oltre i confini statunitensi. Eccessivo in tutto, era un po’ troppo anche
nel modo di superare l’hangover: «Dodici nitrati di amile (una scatola) e tante
birre quante ne sono necessarie». Per la cronaca, il nitrato di amile è il
«popper», droga da sex shop assai in uso a partire dagli anni Settanta.
Raymond
Chandler, così come il suo detective Philip Marlowe — patriarca di tutti i detective beoni, solitari
ma inguaribili romantici — andava pazzo per il Gimlet, gin e Rose’s , il primo succo di lime
industriale . Nel «lungo addio», lo cita 21 volte. Eppure, per i postumi non
aveva granché consigli da dare: «Sono un bevitore occasionale, il tipo di tizio
che esce per una birra e si risveglia a Singapore già con la barba lunga». Che
in fondo è un po’ la trama di The Hangover, da noi noto come «Una notte da
leoni».
…
A dispetto degli smisurati consumi
alcolici, James Bond parla poco di hangover. In Casino Royale, però, sospira: «Champagne e benzedrina! Mai
più!». Un rimedio ai brutti risvegli comunque lo fornisce, sconsigliabile come
qualsiasi altra cosa faccia lui: brandy e soda e un paio di pillole di Phensic,
farmaco a base di aspirina e caffeina insieme. Anche no! Assolutamente no!
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