martedì 28 dicembre 2021

Rimedi post sbronza

Era da un po' che non mi facevo vivo sul blog. Nell'ultimo anno lo ho un po' trascurato, ma mi riprendo su finire d'anno con un paio di post.

In questo post, parlerò, visto che siamo anche in periodo di feste, su come combattere la sbronza. E su come farlo, ci sono dei "personaggini" a suggerircelo. Prendo spunto da un articolo che completo lo trovate qui: corriere.it/strategieantisbronza.
Come si legge nell’articolo, a proposito di hangover “…Meglio farsi trovare preparati. La cosa migliore sarebbe tracannare, la notte degli eccessi, gran bicchieroni d’acqua buttati giù di malavoglia a separare un drink dall’altro. Ma se siamo dell’umore, o se è ormai troppo tardi, possiamo farci suggerire la linea dalle grandi anime. Scrittori e artisti che, con gli abissi del giorno dopo, han dovuto fare i conti.
Un buon punto di partenza è «Bere come un vero scrittore», antologia di libagioni illustri appena pubblicata dal Saggiatore. A Ernest Hemingway, il libro attribuisce birra e succo di pomodoro. Il «birrino per pulire», che risale addirittura a Shakespeare, così come il «Bloody Mary da recupero», sono in effetti rimedi assai consigliati anche oggigiorno. Il risultato è, a essere generosi, dubbio. Chissà invece il rimedio di P. G. Woodhouse: salsa Worcestershire, un uovo crudo e del peperoncino di Cayenna, sbattuti insieme. Coleridge passa per un romanticone, ma il suo consiglio è di sei uova fritte, un bicchiere di laudano e acqua frizzante Mah…
Charles Bukowski, che dire… Il suo consiglio è quello di cambiare i fornitori. In «Donne» scrive: «Mi piace cambiare spesso negozio di liquori perché i commessi imparano a conoscere le tue abitudini, se vieni notte e giorno e ne compri in enormi quantità. Potevo sentirli chiedersi perché non fossi ancora morto e mi metteva a disagio. Probabilmente non pensavano nulla del genere, ma un uomo diventa paranoico quando ha 300 postumi di una sbornia all’anno».
Francis Scott Fitzgerald, a dispetto della grazia di scrittura, con i diletti Gin Rickey (gin, soda, limone) probabilmente incappava nella sbronza triste. Anche se la lugubre frase che gli viene attribuita non è affatto sua: «Prima prendi un drink, poi il drink prende un drink, poi il drink prende te». Gli è rimasta addosso a causa di un romanzo del 1970 di Jules Feiffer. Detto questo, non sembra consigliabile il suo rimedio per il mattino: «Tre whisky forti». Appena un po’ meglio pare quello suggerito da sua moglie Zelda: «Una nuotata mattutina seguita da un vodka lemon».
Fonte: web
Hunter S. Thompson fu giornalista drogatissimo, l’inventore del gonzo style. Fino al giorno in cui fu trovato morto a causa di un colpo di pistola, non è chiaro se sparato da sé stesso o da altri. «Paura e delirio a Las Vegas», tratto da un suo romanzo, fu il film che ne lanciò il nome anche oltre i confini statunitensi. Eccessivo in tutto, era un po’ troppo anche nel modo di superare l’hangover: «Dodici nitrati di amile (una scatola) e tante birre quante ne sono necessarie». Per la cronaca, il nitrato di amile è il «popper», droga da sex shop assai in uso a partire dagli anni Settanta.
Raymond Chandler, così come il suo detective Philip Marlowe — patriarca di tutti i detective beoni, solitari ma inguaribili romantici — andava pazzo per il Gimlet, gin e Rose’s , il primo succo di lime industriale . Nel «lungo addio», lo cita 21 volte. Eppure, per i postumi non aveva granché consigli da dare: «Sono un bevitore occasionale, il tipo di tizio che esce per una birra e si risveglia a Singapore già con la barba lunga». Che in fondo è un po’ la trama di The Hangover, da noi noto come «Una notte da leoni».
A dispetto degli smisurati consumi alcolici, James Bond parla poco di hangover. In Casino Royale, però, sospira: «Champagne e benzedrina! Mai più!». Un rimedio ai brutti risvegli comunque lo fornisce, sconsigliabile come qualsiasi altra cosa faccia lui: brandy e soda e un paio di pillole di Phensic, farmaco a base di aspirina e caffeina insieme. Anche no! Assolutamente no!

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