sabato 25 febbraio 2012

L'uomo che amava troppo il suo Paese

La storia di un governante, uno dei tanti, che amava troppo il suo Paese. Era un politico di uno stato lontano, o forse no, ma questo non è il problema. Amava la sua patria e per lei sarebbe stato disposto a fare di tutto. Perchè amava la sua terra ma, purtroppo, ancora di più amava se stesso. Questa storia, buffa e drammatica al tempo stesso, assomiglia tanto ad un famoso racconto di Edgar Allan Poe, Il ritratto ovale, dove uno pittore troppo innamorato della sua amata arrivò, come il governante, a uccidere l'oggetto dei suoi desideri. Perchè anche lui, in realtà amava solo se stesso e fu cieco nei confronti della realtà e pensò solo a sè. Il quadro che pitturò era fastoso. La cornice, ovale, dorata con filigrana alla maresca. Rapresentava una giovinetta quasi sul punto di diventare donna, di una rarissima bellezza. Ella, posò per un lungo tempo, amante e ubbidiente del suo famoso innamorato. Il pittore si gloriava della sua opera che procedeva di ora in ora, di giorno in giorno, di settimana in settimana. Ella, l'opera, progrediva e prendeva colore e luce, ma il pittore non si accorgeva che la sua amata deperiva e perdeva ad ogni pennellata un po' di vita.
Così è stato anche per il governante, pensava al bene del suo Paese, ma le tasse e le imposte che applicava in realtà non salvavano la sua patria. Così aveva deciso di limitare le libertà essenziali dei cittadini, questo per il bene di tutti ma con la sua opera aveva finito con il rendere tutti meno liberi e più delusi. Provava a fare di tutto per la nazione ma in realtà faceva stava facendo solo quello che interessava a lui, si gloriava dei complimenti che riceveva dall'estero ma era cieco per la salute della nazione, che perdeva salute e vita. Così, come per il racconto di Poe, anche la storia di quella triste e martoriata nazione finiva con queste parole: "...si voltò improvvisamente a osservare la sua amata: Era morta!"

sabato 18 febbraio 2012

Le bugie si scrivono in due

Premetto, non sto vedendo e non vedrò Sanremo neanche quest'anno. Detto questo, siamo sempre il solito paesino che vive di piccoli e grandi scandali e che perde, puntualmente, il lume della ragione. Ho provato fastidio, e non lo nascondo anche un po' di acrimonia, nei confronti di tutte quelle donne che, giustamente, non perdono occasione per rivendicare i diritti femminili ma che non hanno mancato ti sottolineare, postando e twittando, il tattoo e la presunta mancanza di slip di Belen. E nel contempo parlando male del festival, però vedendolo! L'evoluzione passa anche, e soprattutto, per il miglioramento dei comportamenti umani. Cosa devo pensare? Evidentemente che a molte donne che qualche mese fa andavano in piazza per manifestare il proprio dissenso nei confronti dell'idea femminile dei berluscones, vada comunque bene essere trattate con poca dignita, "perchè tanto questa è l'Italia". E non ditemi che stavate scherzando, se il festival è l'Italia, voi siete semplicemente delle zoccole. Celentano, non condivido la sua affermazione sul fatto che certi media cattolici dovrebbero chiudere, sul resto non mi esprimo perchè, ripeto, non sto seguendo il programma. Caro Adriano, la libertà di parola è alla base di uno Stato democratico. Impedire che l'Avvenire e Famiglia Cristiana dicano la loro, vuol dire togliere la parola in maniera autoritaria a qualcuno. Piuttosto, chiediamoci perchè questi media riconducibili a uno Stato estero, ricevano soldi dalla nostra repubblica (grazie Groove per la segnalazione), e perchè la domenica mattina su rai1, ma anche in molte altre tv, si parli solo di cattolicesimo e non anche delle altre religioni. 
Siamo sempre alle solite, quindi alla Costituzione: dignità di tutti gli individui, libertà di religione, libertà di parola, solo per dirne alcune. Le bugie si raccontano sempre in due, unilateralmente si può solo esportare la democrazia e scrivere un blog. In realtà si possono fare anche molte altre cose ma meno fighe, quindi mi fermo a questi due esempi.


martedì 14 febbraio 2012

San Valentino

In questo giorno di San Valentino vorrei aver sentito qualche "nostro rappresentante" politico parlare di coppie di fatto. Io e Silvia cosituiamo proprio una coppia di fatto. Invece, neanche una parola. Cittadini di serie B in qualità di diritti di famiglia e/o di matrimonio, ma dal punto di vista delle tasse e delle imposte siamo persone come tante altre, degne di diritti e quindi di doveri. Tutti colpevoli! Da destra a sinistra, dai credenti agli atei. Come sempre si riempiono la bocca di belle parole o perdono tempo a parlare di Olimpiadi, di bipolarismo (sì, ieri Renzi in radio parlava ancora di bipolarismo), di onestà della classe dirigenti e chi più ne ha più ne metta. Anche San Valentino, come tutte le feste, mi rende triste e rabbioso. Spero che venga presto istituita la festa dell'intelligenza, quel giorno sarò più a mio agio.

giovedì 9 febbraio 2012

Prossimi appuntamenti con "Una complessa semplicità"

I prossimi apputamenti con la presentazione del mio libro "Una complessa semplicità" sono previsti per lunedì 13 febbraio a Bologna, presso la TV locale Telesanterno, all'interno della trasmissione Dolceamaro. Non so quando verrà trasmessa la registrazione. Provate a vedere su: www.telesanterno.com.
Venerdì 24 febbraio a San donà di Piave (VE), alla Libreria Moderna alle ore 18.30. Maggiori info su Twitter e Facebook la prossima settimana, intanto guardatevi il loro sito www.libreria-moderna.it.

venerdì 3 febbraio 2012

Una chiave sottovento

La giornata non era delle migliori, forse fu proprio per quello che si incontrarono tutti in cucina. Cosa che non succedeva da anni, più per antipatia e scelta che per vera costrizione. La ragazza si accese nervosamente una sigaretta proprio mentre entrava suo fratello. Lo guardò e quasi gli urlò in faccio "E' inutile che mi prendi per il culo con i tuoi amici. Io diventerò una CANTANTE!" La guardò sornione, anche se fu un po' intimorito dalla parola cantante che uscì come una bufera dalla bocca di sua sorella. Capì, proprio in quell'istante, che per lei era un sogno e non un lavoro. Forse stava proprio qui la differenza tra loro due. Lui avrebbe voluto fare al massimo il calciatore e neanche in serie A. Gli sarebbe bastato essere un onesto professionista del pallone, giusto per portare a casa un po' di soldi senza fare troppa fatica. Non aveva sogni, solo necessità.
Nel mentre, entrò il padre dei due ragazzi, palesemetne infastidito e bagnato da testa a piedi. Posò le chiavi dell'auto sul tavolo con poca grazia, come se scrollarsi si dosso quel peso avesse significato togliersi di torno i problemi. Guardò i due figli, pensò a che cazzo facessero lì a rompergli i coglioni ma non lo disse e trovò una maniera elegante per parlare della neve e dei ragazzi senza, però, fare il loro nome., "Questa bastarda di neve mi ha rotto i coglioni. Anche oggi non ho combinato un cazzo. Se va avanti così, chiudo baracca e burattini e mi metto a tagliare legna."
In tutto questo, ognuno pensò a cantinuare a vivere autonomante in quel luogo che non li accomunava ma li teneva, per forza di cose, uniti. I due ragazzi finchè il padre parlava iniziarono a prepararsi qualcosa da mangiare. Il capofamiglia, quasi a rinforzare il suo concetto, iniziò a grattarsi le palle. Nessuno badò agli altri.
Ci fu un attimo di dolce silenzio e in un angolo della cucina, quasi nascosto dal gioco di luci, si alzò un fagottino tutto intorpidito. Era il nonno. Quasi senza guardarli in faccia, sentenziò bruscamente ma con precisone  non dovuta dall'età ma dal talento di vivere. Un attimo prima che parlasse fu la sua famiglia a voltarsi e guardarlo, perchè come i vecchi leader comunisti del pc, lui non aveva bisogno di chiedere la parola. Un attimo dopo, calò il silenzio. "Ricordatevi che prima o poi morirete anche voi, che senso ha rompere tanto i coglioni agli altri?" Uscì e sbattè la porta, si sedette sulla tazza del cesso e pensò alla sua defecazione.