martedì 30 aprile 2019

Siamo quello che facciamo!

Inutile dirvi che credo in questo progetto, American Stories, un viaggio negli States, partendo dal Delta del Mississippi, per arrivare alla terra promesse degli Okies, la California. Il bello di questo progetto è che è fatto di persone preparate e che si divertono a fare questo spettacolo.  La sensazione è che, chi viene ai nostri live (chi non conoscesse Sara Bao e Chris Horses, è invitato a conoscerli meglio) va a casa sorridente e felice per la bella serata. E noi più di loro. Nessuna paga vale più di questo!
Per organizzare un evento con noi, potete contattarmi direttamente nei social.
Questo è il clima che troverete durante i nostri live, il racconto è mio, il titolo è Sulle rive del Mississippi nel 1927.

Questo racconto è ambientato sulle rive, o sarebbe meglio dire su ciò che rimase di quelle rive, del Grande Fiume, che comunemente tutti noi conosciamo come Mississippi.
L'alluvione fu la conseguenza di un lungo periodo durante il quale si registrarono delle precipitazioni eccezionali, che interessarono tutti gli affluenti del Mississippi a partire dall'estate del 1926. L’alluvione sul Delta del Mississippi, forse la più catastrofica della storia degli Stati Uniti, ebbe luogo nella primavera del 1927, quando il Mississippi ruppe gli argini in almeno 150 punti diversi e inondò una superficie di 70.000 chilometri quadrati, ma forse di più, a sud di Memphis raggiunse una larghezza di oltre 60 miglia, comprensiva degli stati dell’Illinois, Kentucky, Tennessee, Arkansas, Mississippi e Louisiana.
Complessivamente, durante l'alluvione del 1927, si registrarono danni per un ammontare di 400 milioni di dollari.
Inutile dirvi che l’acqua si portò via case, ponti, stalle, intere città, più di duecento persone morirono e la vita in quelle zone dell’America non fu più le stessa per molto, molto tempo.
Le automobili, quelle poche che allora si vedevano, smisero di essere usate, i treni, non potendo galleggiare, non si videro per molte settimane. La ferrovie furono sommerse o addirittura portate via dalla piena. In molte città, si poteva camminare solo sulle passerelle fatte con assi di legno, tavoli, porte e tutto ciò che non era intriso di acqua del Mississippi. La terra era pregna di acqua e fango, le menti delle persone erano ingravidate da quell’unico pensiero: quanti altri danni avrebbe fatto il Grande Fiume?
Qualcuno, approfittando della situazione caotica, si tolse qualche sassolino dalle scarpe…

mercoledì 24 aprile 2019

American Stories ad Alessandria

Eccomi qua con un altro appuntamento con American Stories e il mio libro di racconti Racconti Americani. Saremo ospiti domenica sera, a partire dalle 21, alla Trattoria Cappelverde.
American Stories è un progetto nato dall’ idea del sottoscritto e di due belle anime: il musicista Cristian Secco e la blogger Sara Bao, è un viaggio virtuale attraverso gli USA, con storyline che evolve di volta in volta basandosi sui miei racconti, sulle canzoni di Cristian Secco e sulla cultura americana, letteraria e musicale, studiata da Sara Bao. 
Una serata tra musica, racconti e aneddoti per promuovere sound e letteratura americana tra storie del Sud degli Stati Uniti, folk music, banditi e musicisti che hanno venduto l'anima al diavolo.
Ringraziamo, con tantissimo amore e amicizia, per la preziosissima collaborazione, www.mrswolf.it.

Tutte le info dell'evento le trovate qui ⇛⇛⇛ facebook/Alessandria

sabato 20 aprile 2019

Un uomo felice (e sereno - IO -)

Lo so, non è il momento giusto per pubblicare nel blog, non è il weekend giusto, tutti impegnati a rilassarsi per Pasqua, ma io ho voglia di pubblicare parte di un mio nuovo racconto. Un uomo felice è un racconto che il prossimo anno verrà pubblicato in una nuova raccolta.
Rilassatevi, festeggiate e... leggete. 😉 

Sono soddisfatto, felice. Veramente. Sto guidando la mia auto nuova, acquistata la scorsa settimana dal mio amico d’infanzia Jack, il concessionario più famoso in città, una GM rosso fiammante. Percorro il viale che mi porta a casa, beato e sereno, a velocità di crociera. Gli alberi sono immacolati, il sole accarezza la mia nuova bambina a quattro ruote, i prati ben tagliati e non c’è un gioco di un bimbo fuori posto. Nemmeno al civico 6, dove vive la famiglia Pettersson e, soprattutto, Ingrid, Olof e Lars, di 3, 5 e 7 anni. Gunnar Pettersson è un ingegnere svedese trasferitosi in America per dirigere una importante azienda, dove poi ha conosciuto Olivia. Il resto è facilmente intuibile. Famiglia squisita.
Infilo il vialetto di casa, parcheggio la mia General Motors nel garage appena tinteggiato dal nostro “tuttofare” Anthony che, in meno di una giornata, proprio ieri, lo ha riportato a nuovo. A pure sostituito la bandiera ormai logora. Ora sventola gloriosa la nostra nuova “Stars and Strips”, con i suoi tre colori: il rosso, simboleggia la durezza e il valore, il bianco, simboleggia la purezza e l'innocenza e il blu, rappresenta la vigilanza, la perseveranza e la giustizia. Dio benedica l’America!
Scendo ed entro in casa. Il sole illumina gli splendidi mobili dell’ottocento con una certa dolcezza. Osservo il fantastico acquario che mi hanno regalato i ragazzi per il mio compleanno la scorsa estate, i migliori duemila dollari che potessi spendere. Loro sanno quanto ci tenga agli acquario, dopo quelli in camera da letto e nello studio, questo era quello che ci mancava. 
Silenzio. Salgo le scale che portano al piano notte. Sbircio dalle porte delle camere da letto dei bambini. Ernest sta guardando gli highlights del debutto di LeBron con i Lakers; Mathilda sta guardando la sua serie preferita su Youtube. Sono molto felici dei loro IPad che io Marion, mia moglie e loro mamma, gli abbiamo regalato per la promozione a scuola.
Chiamo velocemente Marion, è ancora alla SPA con la sua amica del cuore Aretha. Non voglio disturbarla, la tata se ne sarà andata da poco e il mio amore è giusto che si rilassi con la sua amica. Ne approfitto per controllare la posta elettronica del lavoro.
...
Ph. Daniela Martin

martedì 16 aprile 2019

American Stories si racconta

Per quei pochi sfortunati che si fossero persi l'intervista che io, Sara e Cristian abbiamo rilasciato a Radio Cooperativa a Padova, questo è il link dove ascoltarla  AmericanStories@RadioCooperativa.

Vi ricordo pure che a fine mese saremo in giro per l'Italia con il nostro reading musicale, dove parleremo di cultura americana a tutto tondo, dal blues ai racconti dell'America più rurale, passando per la Grande Depressione e Steinbeck, per finire a... beh, venite a vedere i nostri live e lo saprete! 
A prestissimo per il programma completo. 😎 ROCK AND ROLL!!!







venerdì 12 aprile 2019

12 aprile, guerra civile ma non solo...

Buongiorno e buona sveglia!
Il 12 aprile 1861 iniziò la guerra civile americana, con la battaglia di Fort Sumter, ma quest'anno la data sarà ricordata anche per un altro evento: il comune di New Orleans chiederà scusa per il linciaggio di 11 immigrati di origine italiana avvenuto nel 1891, probabilmente il più grave linciaggio documentato nella storia dell' America. 
I fatti... Nel 1890 il capo della polizia della città, David Hennessy, fu ucciso e la polizia arrestò centinaia membri della comunità di immigrati italiani accusandoli dell’omicidio. Qualche mese dopo, il 13 marzo 1891, un processo stabilì l’innocenza di quasi tutti gli imputati (per tre di loro la giuria non riuscì a stabilire un verdetto) ma la sentenza fu accolta con grande rabbia da una parte della popolazione di New Orleans: il giorno dopo circa 3.000 persone si radunarono a Canal Street e la folla inseguì gli uomini rilasciati. Nove morirono per colpi di arma da fuoco; due furono impiccati. Tra gli uomini linciati, otto erano cittadini americani di origine italiana, tre italiani.
A chiedere scusa per il linciaggio del 1891 a nome di New Orleans, in un centro culturale italo-americano, sarà la sindaca della città LaToya Cantrell. A chiedere le scuse era stata la comunità italo-americana locale, principalmente per far conoscere la storia dell’immigrazione italiana alle nuove generazioni. Nella seconda metà dell’Ottocento circa 10 milioni di italiani emigrarono verso gli Stati Uniti da tutte le regioni d’Italia; in particolare a New Orleans arrivarono moltissimi siciliani, grazie a una rotta navale che la collegava con Palermo, tanto che un quartiere della città che venne soprannominato “Little Palermo”. In Louisiana gli immigrati italiani svolgevano i lavori più umili, tra cui quelli che prima della Guerra civile (1861-1865) erano svolti dagli schiavi di origine africana...
Fonte: ilpost.it/neworleanslinciaggioitaliani.

Fonte: web

martedì 9 aprile 2019

Trump e le prigioni


Ritorno con un post sull'America, strano... 😉
Mi piace un sacco questo articolo: ilpost.it/prigioniprivate, lo riporterò in parte e lo commenterò. Come mi si confà.
Il buon vecchio Donald, come sappiamo ha un atteggiamento intransigente nei ocnfronti degli irregolari, se a questo aggiungiamo il fatto che le incarcerazioni di massa sono occasioni vantaggiose economicamente per le aziende carcerarie, il risultato è presto dato.
Il Wall Street Journal, partendo dalle difficoltà e dal sovraffollamento delle strutture di detenzione federali... ha raccontato come negli ultimi tempi sia cresciuto un modello, nato trent’anni fa, basato sempre di più sull’appalto delle carceri a operatori e investitori privati e specializzati.
La fortuna delle imprese private nelle prigioni degli Stati Uniti iniziò negli anni Ottanta quando, nel contesto della cosiddetta “guerra alla droga”, l’allora presidente Ronald Reagan firmò l’Anti-Drug Abuse Act instaurando pene molto severe per crimini non violenti ma legati alla droga, e causando un aumento improvviso della popolazione carceraria degli Stati Uniti (in particolare di quella di origine afro-americana). La tendenza subì un’ulteriore accelerazione negli anni Novanta, quando sotto la presidenza democratica di Bill Clinton venne firmato il Violent Crime Control and Law Enforcement Act, che interveniva in modo nuovamente restrittivo su reati non violenti e detenzioni legate alla droga. Da lì in poi il fenomeno dell’incarcerazione di massa raggiunse dimensioni tali che se nel 1980 le persone detenute erano circa 660 mila, oggi sono più due milioni (nel 2013 un quarto della popolazione carceraria mondiale era negli Stati Uniti). Le persone detenute sono in gran parte afroamericane: ci sono città dove un adulto nero su due è o è stato in carcere. Le risposte al problema del sovraffollamento causato dalle politiche attuate e del conseguente aumento dei costi di gestione portarono da subito a far crescere la privatizzazione carceraria, sia nella gestione di strutture prima amministrate dagli stati, sia nella costruzione e nella gestione di nuove strutture, sia nella fornitura di servizi all’interno delle prigioni, per esempio quelli medico-sanitari. La prima azienda a ottenere un contratto per la gestione di un carcere fu la CoreCivic, nel 1983... CoreCivic, ex Corrections Corporation of America (CCA), e Geo Group sono le due principali società che oggi controllano il mercato delle carceri private. Entrambe sono quotate in borsa e sono affiancate da altri circa 3 mila operatori privati più piccoli: non si occupano solo della gestione diretta delle prigioni ma anche dei fornitori, delle imprese in cui i detenuti lavorano, gestiscono programmi di riabilitazione, di monitoraggio elettronico e sono proprietarie di edifici in cui hanno sede degli uffici governativi.
A differenza della maggior parte delle altre imprese, il cui andamento è strettamente legato alla crescita economica del paese, spiega il Wall Street Journal, i gruppi carcerari del settore privato possono guadagnare anche durante un rallentamento economico. Ma dipendono, molto più che altri settori, dai cambiamenti legislativi o esecutivi. Nel 2016, per esempio, la viceprocuratrice generale dell’amministrazione Obama, Sally Yates, presentò un memorandum al Dipartimento di Giustizia in cui chiedeva ai funzionari responsabili di non rinnovare i contratti con i gestori delle carceri private... Poi è arrivato Trump, che già in campagna elettorale aveva parlato del malfunzionamento del sistema carcerario del paese e dei meriti del settore privato. Subito dopo le elezioni presidenziali il nuovo ministro della Giustizia, Jeff Sessions, aveva annullato le linee guida del suo predecessore sulla riduzione del modello privato. Negli ultimi due anni CoreCivic e Geo Group – che per le elezioni del 2016 hanno speso più di 5 milioni di dollari in attività di lobbying e finanziamento delle campagne elettorali – hanno firmato nuovi contratti di appalto con il governo e hanno chiuso il 2017 con un fatturato complessivo da 4 miliardi di dollari. Il giorno dopo la vittoria di Trump le azioni della CoreCivic sono aumentate di valore del 43 per cento; quelle di GEO Group del 21 per cento.
Secondo una ricerca pubblicata nell’aprile del 2018 dall’associazione no profit Urban Justice Center, più della metà degli 80 miliardi di dollari spesi dal governo statunitense ogni anno per il sistema carcerario è utilizzata per pagare le società private. 
Come facilmente si può intuire, la campagna elettorale di Trump è stata finanziata anche da queste aziende e, di conseguenza, la politica del Governo è "influenzata" da questi sponsor. Quindi, questi sono i dati sulle incarcerazioni degli ultimi tempi... Nell’anno fiscale 2018 che si è concluso lo scorso 30 settembre, nei centri di detenzione dell’ICE (lo United States Immigration and Customs Enforcement, l’agenzia federale responsabile del controllo della sicurezza delle frontiere e dell’immigrazione) sono state registrate 396.448 persone, con un aumento del 22,5 per cento rispetto all’anno precedente. Tra ottobre e gennaio le persone intercettate lungo il confine sud-occidentale sono salite a 201.497, in aumento di un terzo rispetto allo stesso periodo dell’anno procedente.
Quindi, nuovi affari per queste aziende... A settembre GEO Group ha completato una struttura da 1.000 posti letto a Montgomery, in Texas, che secondo le stime della stessa Geo genererà 44 milioni di dollari l’anno. Ha poi ottenuto il rinnovo di un contratto per un centro di detenzione a Big Springs, sempre in Texas, dove in dieci anni la Geo prevede di incassare 664 milioni di dollari. ICE fornisce a GEO Group un quinto delle proprio entrate, dice il Wall Street Journal. Anche CoreCivic, lo scorso anno, ha firmato nuovi contratti con agenzie governative per nuove strutture in Mississippi e Arizona. E attualmente sta espandendo anche un centro di detenzione in California. 
Gli ultimi dati disponibili sulla distribuzione delle persone migranti detenute tra strutture private e pubbliche sono del novembre 2017. E la percentuale dei migranti in custodia presso strutture private è pari al 72 per cento.
Ovviamente, le carceri "a scopo di lucro" lucrano molto sui servizi alle persone, infatti: Per contenere i costi, nelle cosiddette “prigioni a scopo di lucro” la tendenza è tagliare i costi piuttosto che investire sulla qualità dei servizi... l’assunzione di personale non qualificato nelle prigioni private, il cibo scadente, i programmi di riabilitazione praticamente inesistenti, il trattamento dei detenuti a volte brutale.

Fonte: web
Come sempre, bisogna vedere i problemi, come quello delle carceri, da vari punti di visti. Quello di cui ho parlato oggi, è un cane che si morde la coda. Da una parte, il problema della migrazione irregolare e la conseguente politica di Trump, che comunque è razzista di suo; dall'altra, la grande impresa delle carceri private che sponsorizzano la politica di Trump e che si fanno sponsorizzare dalla stessa politica del governo. 

mercoledì 3 aprile 2019

American Stories on the radio

In attesa dei prossimi due live di fine mese, appuntamento con American Stories a domani sera, giovedì 4 aprile ore 20.30 su Radio Cooperativa Padova e Rock Wave, con una intervista fichissima mia, di Sara Bao e Cristian Secco, compagni di merende - magari nutella e polenta 😂 - e di avventure culturali. 
Mi raccomando, non perdete l'occasione di sentire parlare dei miei libri, delle canzoni di Cristian, del blog di Sara ma anche di tante, tante altre cose... 😎 


Radio Coopertiva si ascolta:
► FM:
VENETO - parte di FRIULI VENEZIA GIULIA 92.7 Mhz
ARZIGNANO - MONTECCHIO 93.200 Mhz
ESTE e dintorni 92.650 Mhz
FELTRE - BELLUNO e dintorni 97.150 Mhz
REVINE - FADALTO 92.600 Mhz
SCHIO e dintorni 92.600 Mhz
VITTORIO VENETO - CONEGLIANO 92.800 Mhz
► STREAMING: www.radiocooperativa.org
► APP CEL. "TUNEIN": cercare Radio cooperativa e cliccare sul logo verde con la lumachina

lunedì 1 aprile 2019

Consiglio di lettura

Iniziamo il mese di aprile con un consiglio per gli acquisti, prendo spunto da un articolo che completo lo trovate qui: corriere.it/jamesellroy. Sto parlando dello scrittore James Ellroy, definito il Dostoevskij statunitense.
...autore di un’epica americana in cui spiccano titoli come L.A. Confidential, American Tabloid ma anche Dalia nera e I miei luoghi oscuri, ha aperto la porta della sua casa di Denver, in Colorado... per un lungo incontro, in occasione dell’uscita in Italia del libro Cronaca nera (Einaudi Stile libero). E spiega il suo segreto: da dove gli viene, cioè, quel tocco particolare, la capacità di creare atmosfere hard boiled, piene di suspence e «luoghi oscuri», a partire da vicende politiche del Novecento, da turpi scandali e storie di cronaca, o da brutali omicidi... 

Se vi interessa l'articolo leggetelo con comodo. Io vi consiglio il libro L.A. Confidential, dal libro è stato anche tratto un film - stesso titolo - veramente bello e che ha fatto incetta di premi in giro per il mondo. Narra la storia di tre poliziotti nella Los Angeles dei primi anni cinquanta e delle loro vicende attorno al così detto Natale di Sangue. Ellroy parte dal massacro del Nite Owl (sei persone massacrate in un coffee shop, apparentemente senza moventi seri e senza prove schiaccianti a carico di nessuno) il cuore dell'intricatissima trama del romanzo: emergeranno collusioni fra polizia, criminalità organizzata e stampa.
Gli amanti delle letteratura americana non possono non leggere questo libro. 

Fonte: web