venerdì 19 luglio 2019

Ti devo parlare

Evidentemente questa è la mia poesia del 2019. Siamo tutti bravi a trovare le giustificazioni, assolutamente nostre e lontane dagli altri, per stare in pace con la nostra coscienza. 


Ogni giorno


Offro il brivido
delle mie ansie
quelle che voi
definite,
banalmente e
con superficialità,
inquietudini.

Date la schiena
al mio universo osservabile.
Ph. Daniela Martin

giovedì 18 luglio 2019

Se volete qualcosa di Roth...

Tutti gli appassionati di Philip Roth hanno questa gustosa possibilità: acquistare all'asta uno o più dei 129 oggetti, della casa di campagna, appartenuti al grande scrittore americano.

Fonte: web
Vi riporto parte dell'articolo, completo potete leggerlo qui: corriere.it/roth.
Mercatino Roth: il 20 luglio alle 10 una piccola casa d’aste di Litchfiled, Connecticut, metterà in vendita alcune cose appartenute al grande scrittore scomparso nel maggio scorso, dopo 85 anni e trentuno meravigliosi libri. La località dista 10 km dalla settecentesca casa di campagna di Warren dove Philip Roth aveva il suo buen ritiro estivo. Gli appassionati potranno partecipare dal vivo oppure online, collegandosi con Littchfield County Auctions. Se questo fosse il patrimonio dell’autore di «Pastorale Americana», sarebbe un lascito abbastanza ridicolo. I venditori hanno comunicato che il ricavato andrà in beneficienza, senza dire a quale organizzazione. Forse la cosa a cui Roth teneva di più, i suoi 4mila libri dislocati nella vecchia casa di Warren, erano già stati promessi in dono nel 2016 alla Biblioteca della sua infanzia, a Newark, con l’accordo che fossero esposti nello stesso ordine di scaffalatura che avevano a casa. E tra i pezzi all’asta non c’è la sua rotonda poltrona di pelle nera e neppure uno dei leggii dove ai tempi d’oro era solito scrivere (anche per ovviare al mal di schiena che lo perseguitava fin da ragazzo).
E’ una collezione raffazzonata, come quando si deve svuotare una casa già svuotata del meglio. Eppure questi 129 oggetti curiosi esercitano un certo fascino, come la valigia di Ayrton Senna che fu aperta e raccontata alla sua morte. Ci sono pezzi di tranquillo «inferno domestico», come la scala da giardino con sette gradini e la giraffa di paglia del Madagascar (costo 30 dollari) recuperata nella stanza degli ospiti (con una divertente scritta sul muro che invitava al silenzio). Forse i pezzi migliori per gli appassionati di letteratura sono le macchine per scrivere: l’Olivetti Lettera 32 verde con la custodia vissuta degli anni Sessanta (sul finire del decennio Roth pubblicò quel «Lamento di Portnoy» che lo rese celebre), prezzo di partenza 150 dollari (valore stimato 300-500). Ci sono due di quelle IBM Selectric che lo scrittore definì «funzionali e puritane».
...dalla sua vecchia casa esce una raccolta sparsa di oggetti desueti che raccontano qualcosa di lui. Un ritratto non finito che gli fece R.B. Kitaj, una marionetta del teatro delle ombre proveniente da Bali, un poster di «Idomeneo» con dedica di Maurice Sendak, una cartolina del baseball datata 1963 con il lanciatore Sandy Koufax e una mazza appartenuta a Yogi Berra (Roth amava gli Yankees). Anche un piatto con l’effigie del presidente Nixon, che Roth prese per i fondelli in «La nostra gang» del 1971.

mercoledì 17 luglio 2019

Tra Camilleri e Bobby Long

Volevo comunque postare oggi le parole che si leggono nel libro di Capps , con la contemporanea morte di Camilleri direi che sono drammaticamente attuali. Il Maestro diceva: La felicità per me non ha motivazioni, non ne ha mai avute, per me è fatta di cose ridicole. La felicità per me era aprire la finestra al mattino, sentire l’aria fresca, guardare fuori. Alzarsi presto, aspettare che tutta la casa prendesse vita, sapere che dopo un po’ si sarebbero alzate le persone a me più care e che presto ci sarebbero state le loro voci intorno a me. E che poi avrei iniziato a scrivere. Questa era la felicità.
Mentre le parole che avevo in mente del libro Una canzone per Bobby Long sono: L'istruzione è quello che serve per condurre una vita felice. Il sapere è mera informazione è l'istruzione quello che ci vuole per essere felici. Qualunque forma di sapere che non contribuisca alla tua felicità non fa parte della tua istruzione.
Facendo un mix dei due scrittori, si potrebbe dire che l'istruzione alla vita è la cosa più importante, cercare la felicità, perennemente e con ostinazione, tutti i santissimi giorni. Senza cercare il successo o la fama a tutti i costi. Aveva ragione il Maestro: aspettando che tutta la casa prendesse vita...

martedì 16 luglio 2019

Novità, forse buone, per i lettori

In questi giorni è in discussione una nuova legge sull'editoria che, ovviamente, divide le parti interessate. Personalmente penso che non sia malvagia l'idea della legge, anche se per vedere rinascere nuove librerie, quindi avere più possibilità di avvicinare gente alla lettura o comunque ad aiutare i lettori, l'unica soluzione sarebbe quella di incentivare in altra maniera - più importante anche e soprattutto sul piano economico - i librai. 
Le fonti: wired.it/librisconti - ilfattoquotidiano.it/librisconto. Riporto parte del secondo articolo che ho indicato, per leggere entrambi basta cliccarci sopra.
Fonte: web


Una legge che unisce tutto il Parlamento, come mai accaduto in un anno di legislatura a maggioranza gialloverde, ma che divide gli interessati, editori. Si tratta del progetto di legge Promozione e sostegno alla lettura, in queste ore in discussione alla Camera dopo l’approvazione in Commissione Cultura. Testo fortemente voluto da un arco trasversale di forze parlamentari… e difeso con forza dal ministro della Cultura Alberto Bonisoli che in una recente intervista a La Stampa ne ha lodato l’aspetto più criticato: la riduzione  dal 15 al 5% della percentuale di sconto sulla vendita di libri.
“È l’unico modo per proteggere l’oggetto libro. E anche i colossi della vendita online come Amazon dovranno adeguarsi”, ha spiegato il ministro. Lo sconto ribassato però non ha per nulla convinto l’AIE. L’Associazione Italiana Editori ha alzato le barricate sostenendo che il provvedimento provocherebbe una contrazione del mercato che andrebbe a scapito proprio di quei piccoli punti vendita che la legge vorrebbe invece tutelare. “Certi editori sono brave persone, ma ragionano come ai tempi delle miniere di carbone – ha continuato Bonisoli – il libro non è un prodotto qualsiasi, è come un farmaco, va tutelato, e bisogna trovare gli strumenti per aumentare i punti vendita su tutto il territorio. Il mio sogno è che si possa scegliere come e dove acquistare un libro, ricordando che l’acquisto d’impulso avviene solo in libreria”.
 “Legge ampia peccato polemizzare solo sugli sconti” -. “La legge è molto ampia e mi spiace si riduca solo a polemizzare sullo sconto al 5%”, spiega la deputata pentastellata Carbonaro a ilfattoquotidiano.it. “Abbiamo costruito un piano d’azione per rivalorizzare il libro con una serie di strategie mirate verso determinate fasce anagrafiche o specifici territori, come per le biblioteche scolastiche”. L’articolo 7 del testo di legge descrive una delle novità: la “card della cultura”, ovvero 100 euro annui per acquistare libri anche online poi non rivendibili. Ancora non è specificato nel testo ma sembra che il numero delle card sarà di circa 50mila e ne potrà usufruire chi dichiara al fisco meno di 20mila euro di reddito.
“Si è deciso di mettere un tetto agli sconti per bloccare il sistema di campagne promozionali selvagge che ha distrutto le librerie – continua la deputata 5Stelle – Negli ultimi anni hanno chiuso più di 2mila piccoli punti vendita”. Secondo Carbonaro sono 13 milioni gli italiani che non hanno una libreria sotto casa o nel raggio di diversi chilometri. “Questo dimostra che le librerie nei piccoli quartieri, nelle periferie, nelle zone svantaggiate fungono da presidi. L’ “albo delle librerie” che istituiremo gli fornirà questo funzione di promozione culturale”.
“Provvedimento squilibrato. Ci rimetteranno i piccoli” -. “Sui principi della legge tutti d’accordo, ma sugli strumenti non ci siamo”, spiega Ricardo Franco Levi, presidente dell’AIE, ailfattoquotidiano.it. “È un provvedimento totalmente squilibrato. Da un lato disegna interventi a favore del sostegno alla lettura con risorse modestissime; dall’altro opta per misure che incidono sulle tasche degli italiani riducendo la possibilità per famiglie e per giovani lettori di acquistare libri a prezzi più convenienti. La nostra preoccupazione, che si basa su dati di mercato fondati, è che quando si ha la riduzione dell’acquisto di libri a buon prezzo, la domanda cala e si contrae il mercato. E se il mercato va male ne pagheranno le conseguenze i soggetti con le spalle meno robuste. Immaginare che il mercato si possa contrarre e che tutti si stia meglio è pura fantasia”.
Fortemente penalizzata dalla legge, prosegue, “oltretutto è la grande distribuzione (supermercati e ipermercati) alla quale si pongono vincoli molto forti nell’offrire occasioni di acquisto ai loro clienti – continua Levi – ricordiamoci che questi sono posti dove si possono comprare libri in un’infinità di comuni italiani dove le librerie non ci sono. Con questa legge toglieremo luoghi fisici dove acquistare libri, spingendo i potenziali acquirenti sul web. Capisco che a Bonisoli piaccia tornare al contatto materiale con i libri nelle piccole librerie perché è davvero un piacere impagabile, ma i piccoli esercizi non si aiutano scassando il mercato… In Commissione Cultura si era parlato di aiuti concreti di qualche centinaio di milioni di euro ma poi nel testo si parla di soli tre milioni e settecentocinquantamila euro”.
“Ma quale contrazione? Regolamenterà gli squilibri concorrenziali” –. “Non ci sarà nessuna contrazione di mercato. Al massimo una diminuzione iniziale del 2-3% che si risolverà facendo una campagna di promozione del libro. Se tutti gli editori destinassero lo 0,2 % del loro fatturato si otterrebbe molto di più di questi piagnistei dell’AIE”, risponde Marco Zapparoli, presidente dell’ADEI (Associazione Degli Editori Indipendenti). “Ma poi quali sarebbero queste famiglie che comprano le novità di narrativa e che dovranno pagare lo scotto dello sconto calato al 5%? Gli sconti comunque resteranno per le campagne più sistematiche. Quelli di AIE continuano a dire cose non vere come il fatto che rappresentano il 95% degli editori italiani. Quando invece tutto il mondo dell’editoria non rappresentato da loro è il 35-36%...
Zapparoli, fondatore della casa editrice Marcos y Marcos, precisa che il testo di legge che ADEI ha contribuito a creare non vuole “colpire Amazon” ma “regolamentare gli squilibri concorrenziali di mercato”. “La vendita online non è il male. Ad esempio permette di vendere libri a chi è territorialmente isolato, come del resto è un aiuto ai piccoli editori per raggiungere lettori ovunque – continua il presidente ADEI – Semmai questa legge vuole disciplinare l’eventuale possibile loro strapotere… Zapparoli ricorda infine che grazie alle future “card” da 100 euro e al raddoppio del tax credit in due anni saremo di fronte ad un “primo passo” per permettere al libraio di concorrere ad armi pari con le grandi distribuzioni e l’online.
“Il problema sarà far rispettare la legge” –. “Il problema non sarà fare la legge ma farla rispettare. Anche quella precedente con gli sconti al 15% non era rispettata per via di mille scappatoie e cavilli…
Giudizio positivo anche sul tax credit, briciole o cifre importanti che siano: “Intanto è qualcosa. E poi vedete, il fatto che questa legge preveda il riconoscimento delle nostre realtà come spazi che hanno funzione territoriale forte, funzione che è anche politica e di creazione di una comunità, ecco questo passo, prima, non era stato fatto... Ferraris ricorda però che l’ostacolo maggiore, oggi, in Italia, per portare le persone a leggere è il mondo degli intellettuali: “Esiste un profondissimo scollamento tra mondo intellettuale e società civile. Visto che la categoria che va abituata alla lettura è quella dei ragazzi, la scuola può fare molto sporcandosi un po’ le mani. Può ritornare a raccontare che il libro è qualcosa con cui i ragazzi evadono e non qualcosa che devono prendere per studiare, perché lì c’è la nostra cultura…

venerdì 12 luglio 2019

Auguri, Ernest!

A mio figlio
di J.R. Wilcock


Abbi fiducia nella vita
e non nelle ideologie;
non ascoltare i missionari
di quest’illusione o quell’altra.

Ricorda che c’è una sola cosa
affermativa, l’invenzione;
il sistema invece è caratteristico
della mancanza d’immaginazione.

Ricorda che tutto accade
a caso e che niente dura,
il che non ti vieta di fare
un disegno sul vetro appannato,

né di cantare qualche nota
semplice quando sei contento;
può darsi che sia un bel disegno,
che la canzone sia bella:

ma questo non ha certo importanza,
basta che piacciano a te.
Un giorno morrai; non fa niente,
poiché saranno gli altri ad accorgersene.

lunedì 8 luglio 2019

Farmi violenza

Lo scorso fine settimana mi sono fatto violenza, ho parlato con una persona con la quale non avrei dovuto parlare. Non per cattiveria, razzismo o chissà quale altro motivo. L'unica motivazione - sacra - è: non capiva nulla di basket e con estrema arroganza e ottusità pretendeva di insegnarmi il mio lavoro. La mia educazione, e timidezza, mi hanno portato a sopportarlo. Anche grazie ad una buona dose di vino che ha annebbiato e offuscato le parole di una delle sessanta milioni di persone che ne capiscono più di me, solo per parlare dell'Italia, di pallacanestro. Capiamoci, non odio questa persona, non provo nulla di cattivo nei suoi confronti, la vedrò ancora se ci sarà l'occasione, ma non era il caso di parlarmi di basket. 
Mi auto dedico questa mia poesia, pubblicata nella raccolta  Una complessa semplicità.
Evviva i miei limiti e le mie insicurezze!

Ph. Daniela Martin


Mi vergogno
un poco, appena.

Sono così,
imperfetto.
Così imperfetto
da essere
speciale
nelle mia
imperfezione.

Un sabato sera
passato a bere
vino.
Dando le spalle
a tutti.
Facendo finta
di non vedere
e non sentire
niente.

Tranquillo, aspetto.

Aspetto ciò che voi, non vedrete mai
non sentirete, non capirete mai.

Ma io aspetto, tranquillo
senza fretta
senza nessuna pretesa.

Perché chi ha gli occhi
per sapere
non mi ha mai offeso.

Guardate Dio.
Non mi ha mai offeso
io no, invece
e questo è un punto a suo favore
E gliene do atto.

Siamo liberi solo
quando sogniamo.

E ciò che a voi
sembra così stupido
è invece molto intelligente
cari miei idioti del
sabato
sera.

venerdì 5 luglio 2019

Scrittori e alcol

Oggi vi consiglio un libro, non l'ho ancora letto ma sarà il prossimo acquisto, che parla di scrittori e di alcol. In poche parole, andiamo sul sicuro... 
Fonte, un sito super per qualità e garanzia, e quindi articolo completo lo trovate qui: ilpost.it/viaggioaechospring.
Viaggio a Echo Spring racconta storie di scrittori con problemi di alcol, e raccoglie quello che sull’alcol avevano da dire... Il titolo viene dall’opera teatrale di Williams, dove il personaggio di Brick, l’ubriacone, chiamava Echo Spring l’armadietto dei liquori in cui conservava il bourbon di quella marca...A fare da sfondo a citazioni di romanzi e articoli di riviste letterarie, spiegazioni da saggi scientifici e fotografie, c’è il viaggio fatto da Laing negli Stati Uniti sulle tracce degli scrittori di cui parla: l’amicizia tra Francis Scott Fitzgerald e Ernest Hemingway, le lezioni barcollanti nell’università dell’Iowa di Raymond Carver e John Cheever – che leggendo dei tormenti alcolici di Fitzgerald scrisse «Io sono, lui era» – e i ripetuti tentativi di uscirne del poeta John Berryman.

Eccovi il racconto di come Cheever e Carver si conobbero - nel '73 - nell’Università dell’Iowa, dove erano stati chiamati a insegnare.



Ecco il fatto. Iowa City, 1973. Ci sono due uomini in una macchina, una Ford Falcon decappottabile che ha visto giorni migliori. È inverno, fa un freddo di quelli che ti trafigge le ossa e i polmoni, le nocche si arrossano e ti cola il naso. Se per un atto di fede visivo si potesse allungare la testa dentro il finestrino mentre i due uomini stanno lì a battere i denti, si noterebbe che il più anziano, quello sul lato del passeggero, non indossa i calzini. Porta solo i mocassini, noncurante del freddo, come un giovanotto per bene andato a fare una scampagnata estiva. In effetti lo si potrebbe scambiare per un ragazzo: snello, giacca di tweed di Brooks Brothers e pantaloni di flanella, capelli impeccabili. Solo il suo viso, collassato tra le pieghe di carne come un cane bastonato, lo tradisce.
L’altro uomo è più grosso, più corpulento, trentacinque anni. Basette, denti brutti, un vecchio maglione con un buco sul gomito. Non sono ancora le nove del mattino. Escono dall’autostrada ed entrano nel parcheggio dello spaccio statale di alcolici. Il commesso è lì davanti, le chiavi scintillano nella sua mano. Vedendolo, l’uomo sul sedile del passeggero spalanca la portiera ed esce barcollando, anche se la macchina è ancora in movimento. «Quando entrai nel negozio» scriverà l’altro molto tempo dopo «lui era già alla cassa con un litro e otto di scotch.»
Ripartono, si passano la bottiglia. Nel giro di poche ore torneranno all’Università dell’Iowa, ondeggiando eloquentemente davanti ai rispettivi studenti a lezione. Entrambi hanno, se non fosse ancora ovvio, gravi problemi con l’alcol. Ed entrambi sono scrittori, uno molto noto, l’altro sta per affacciarsi alla fama.
John Cheever, il più anziano, è autore di tre romanzi – Gli Wapshot, Lo scandalo Wapshot e Bullet Park – e di alcuni tra i racconti più distintivi e portentosi mai scritti. Ha sessantun anni. A maggio di quell’anno è stato ricoverato in ospedale per una cardiomiopatia dilatativa, testimonianza del caos invincibile che l’alcol scatena nel cuore. Dopo tre giorni nell’unità di terapia intensiva è sopraggiunto il delirium tremens, che lo ha reso così irrequieto e violento che hanno dovuto legarlo con una camicia di forza di cuoio. Il lavoro all’università – un semestre di insegnamento presso il famoso Writers’ Workshop – doveva essergli sembrato il viatico per una vita migliore, ma le cose non stanno andando come sperava. Per vari motivi, non ha portato la famiglia, e fa vita da scapolo in una stanza dell’Iowa House Hotel, lo studentato.
Raymond Carver, l’uomo più giovane, è arrivato da poco in facoltà. La sua stanza è identica a quella di Cheever, ed è proprio sotto la sua. Hanno lo stesso quadro appeso a una parete. Anche lui è venuto da solo, lasciando moglie e gli adolescenti in California. È tutta la vita che vuole diventare uno scrittore, ma è tutta la vita che sente che le circostanze gli sono avverse. Beve da parecchio tempo, ma nonostante le devastazioni dell’alcol è riuscito a scrivere due volumi di poesia e ad accumulare un bel po’ di racconti, molti dei quali pubblicati su riviste minori.
A prima vista, i due uomini sembrano due poli opposti. Cheever ha tutto l’aspetto e il modo di parlare di un ricco wasp, ma una conoscenza più approfondita rivela che si tratta di un elaborato sotterfugio. Carver, invece, è figlio di un operaio di Clatskanie, Oregon, e per poter scrivere si è mantenuto per anni svolgendo lavori umili come il bidello, il magazziniere e l’uomo delle pulizie.
Si sono incontrati la sera del 30 agosto 1973. Cheever ha bussato alla sua porta, nella stanza 240, protendendo un bicchiere e annunciando, secondo Jon Jackson, uno studente che si trovava lì: «Mi perdoni. Sono John Cheever. Posso rubarle un goccio di scotch?». Carver, euforico per questo incontro con uno dei suoi eroi, gli tende una bottiglia di Smirnoff balbettando. Cheever fa un sorso, ma storce il naso per l’aggiunta di ghiaccio e succo.
Percependo un incrocio di interessi, i due uomini fanno subito amicizia. Passano quasi tutto il tempo al bar Mill, dove viene servita solo birra, a parlare di letteratura e donne. Due volte alla settimana partono con la Falcon di Carver e vanno allo spaccio per comprare lo scotch, che poi bevono nella stanza di Cheever. «Non facevamo nient’altro che bere» raccontò Carver più avanti, sulla Paris Review. «Ci presentavamo in classe, per modo di dire, ma per tutto il tempo che siamo stati lì […] non abbiamo mai tolto la macchina da scrivere dalla custodia.»
Quello che è strano di questo anno di sprechi, per non parlare di tutti i disastri che ne seguirono, è che Cheever, per così dire, lo aveva predetto. Dieci anni prima aveva scritto un racconto apparso sul New Yorker il 18 luglio 1964, The Swimmer (Il nuotatore), che parla dell’alcol e dei suoi effetti sull’uomo, di come può spazzare via una vita intera. L’incipit è classicamente cheeveriano: «Era una di quelle domeniche di mezza estate in cui tutti se ne stanno seduti e continuano a ripetere: “Ho bevuto troppo ieri sera”».

mercoledì 3 luglio 2019

Più poesia

Buongiorno.
Sono sempre più convinto che serva più poesia, per trovare quello che di immortale abbiamo dentro di noi e, come direbbe De Andrè: adesso aspetterò domani per avere nostalgia.

Ph. Daniela Martin

Ogni giorno

Offro il brivido
delle mie ansie
quelle che voi
definite,
banalmente e
con superficialità,
inquietudini.

Date la schiena
al mio universo osservabile.