lunedì 8 luglio 2019

Farmi violenza

Lo scorso fine settimana mi sono fatto violenza, ho parlato con una persona con la quale non avrei dovuto parlare. Non per cattiveria, razzismo o chissà quale altro motivo. L'unica motivazione - sacra - è: non capiva nulla di basket e con estrema arroganza e ottusità pretendeva di insegnarmi il mio lavoro. La mia educazione, e timidezza, mi hanno portato a sopportarlo. Anche grazie ad una buona dose di vino che ha annebbiato e offuscato le parole di una delle sessanta milioni di persone che ne capiscono più di me, solo per parlare dell'Italia, di pallacanestro. Capiamoci, non odio questa persona, non provo nulla di cattivo nei suoi confronti, la vedrò ancora se ci sarà l'occasione, ma non era il caso di parlarmi di basket. 
Mi auto dedico questa mia poesia, pubblicata nella raccolta  Una complessa semplicità.
Evviva i miei limiti e le mie insicurezze!

Ph. Daniela Martin


Mi vergogno
un poco, appena.

Sono così,
imperfetto.
Così imperfetto
da essere
speciale
nelle mia
imperfezione.

Un sabato sera
passato a bere
vino.
Dando le spalle
a tutti.
Facendo finta
di non vedere
e non sentire
niente.

Tranquillo, aspetto.

Aspetto ciò che voi, non vedrete mai
non sentirete, non capirete mai.

Ma io aspetto, tranquillo
senza fretta
senza nessuna pretesa.

Perché chi ha gli occhi
per sapere
non mi ha mai offeso.

Guardate Dio.
Non mi ha mai offeso
io no, invece
e questo è un punto a suo favore
E gliene do atto.

Siamo liberi solo
quando sogniamo.

E ciò che a voi
sembra così stupido
è invece molto intelligente
cari miei idioti del
sabato
sera.

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