martedì 30 aprile 2013

Nella speranza che...



Nella speranza che il rinato ministero dello sport (definito da quasi tutti i media come uno dei meno importanti… e qui si capisce bene cos’è lo sport in Italia) sia veramente un ministero e non l’ufficio commerciale di qualche bontempone, vi invito a un importante appuntamento di formazione per istruttori minibasket e allenatori di basket che si terrà domani a Jesolo (Ve). 
Questo il post di presentazione che scrissi e pubblicai lo scorso 16 aprile: maurofornaro.blogspot.it/ognipopolohagliallenatorichesimerita.

sabato 27 aprile 2013

Caro Presidente

Oggi vi posto un articolo che mi ha fatto conoscere Moreno (twitter.com/MorenoDeAngelis). 
Buon lettura.

Caro Presidente Napolitano
Caro Presidente Napolitano,
Le scrivo dopo aver ascoltato (2 volte) il suo discorso e averne volutamente osservato contenuti, reazioni e sotto significati.
Le scrivo, con tutta onestà dicendole come prima cosa che anche io, come Lei credo, mi auspicavo una sua NON rielezione, che si è resa necessaria purtroppo a causa, ancora una volta, di questa sciagurata classe politica che aimè rappresenta, a mio avviso, lo spaccato perfetto del paese.
Una classe politica che credo, e lo dico con profondo rammarico, abbia avuto non poche difficoltà a capirla, nel senso letterale della parola.
Caro Presidente, il suo discorso, può annoverarsi tra uno dei più bei discorsi politici che io abbia mai ascoltato, e mi sono stupida della complessità dialettica e sintattica usata, che sì imponeva certamente la situazione e il luogo, ma che ormai pare sepolta sotto cumuli e cumuli di linguaggio corrente e totale assenza di sentimenti quali dignità, senso del dovere, orgoglio, e rispetto che lei invece così bene impersonifica.
Ho assistito inerme e con profonda commozione alle "crepe immaginarie" che causavano lo sgretolarsi delle mura di Montecitorio, ad ogni suo poderoso passaggio, a significare come Lei e il resto dei presenti foste su mondi opposti.
Come lei stesso ha dichiarato infatti il suo intento è "mosso da un senso antico e radicato di identificazione con le sorti del paese " ed è già qui che lo scollamento tra lei e tutti i presenti è iniziato con una leggera crepa verticale. Le sorti del paese…la sorte, il destino, la meta finale dell'Italia intera, che nessuno vede e prevede e sicuramente che nessuno dei presenti al suo discorso ha a cuore.
Proseguendo ha tenuto a precisare come… "quanto è accaduto qui nei giorni scorsi ha rappresentato il punto di arrivo di una lunga serie di omissioni e di guasti, di chiusure e di irresponsabilità. Ne propongo una rapida sintesi, una sommaria rassegna. Negli ultimi anni, a esigenze fondate e domande pressanti di riforma delle istituzioni e di rinnovamento della politica e dei partiti - che si sono intrecciate con un'acuta crisi finanziaria, con una pesante recessione, con un crescente malessere sociale - non si sono date soluzioni soddisfacenti : hanno finito per prevalere contrapposizioni, lentezze, esitazioni circa le scelte da compiere, calcoli di convenienza, tatticismi e strumentalismi. "
Inutile che mi soffermi sull'inadeguatezza degli applausi (da lei per altro "rimproverati" in seguito) di un'intera classe dirigente che nella testa volto e sorriso o, peggio ancora ghigno, accusava il vicino e dimenticava se stessa.
Caro Presidente è proprio in quel momento che nella mia mente gli scranni dell'aula hanno preso fuoco e le lacrime di rabbia e orrore hanno iniziato a scendere.
Mentre lei con grande caparbietà rimproverava tutti, quei tutti ignari del suo talento dialettico e incapaci di capirla (perché senza capacità, senza talento, senza coscienza, senza amore alcuno) si lavavano la coscienza, scaricavano il barile- mi perdoni l'espressione - sul vicino di banco.
Proseguiva il suo discorso con parole quali "imperdonabile, sordità" ed ogni passaggio, duro e incofutabilmente chiarissimo, veniva stravolto, e vanificato dai continui batter di mani e da cenni di assenso e conferma di tutti, all'unisono.
Così come il figlio "sordo" delle direttive paterne, annuisce per obbligo, nella speranza che la ramanzina finisca presto.
Ancora crepe sui muri dell'aula nella mia mente, con la visione di un soffitto sempre più basso e instabile.
"E' la questione della prospettiva di futuro per un'intera generazione, è la questione di un'effettiva e piena valorizzazione delle risorse e delle energie femminili. Non possiamo restare indifferenti dinanzi a costruttori di impresa e lavoratori che giungono a gesti disperati, a giovani che si perdono, a donne che vivono come inaccettabile la loro emarginazione o subalternità."
La prospettiva di futuro, ormai infranta devo aggiungere, di una intera generazione, la mia, che va avanti, precariamente, e crea famiglie, senza futuro, ma con un solo scopo:
la felicità presente e il vivere nell'oggi.
Mentre Lei parlava, e Loro applaudivano, e mentre due decenni come Lei ricordava sono passati senza un nulla di fatto, una sola e unica verità è rimasta: la parola Domani è scomparsa dal vocabolario di chi come me oggi ha 30 anni.
Ancora una crepa nella mia mente sulla parete di destra.
E poi ancora " Apprezzo l'impegno con cui il movimento largamente premiato dal corpo elettorale come nuovo attore politico-parlamentare ha mostrato di volersi impegnare alla Camera e al Senato, guadagnandovi il peso e l'influenza che gli spetta : quella è la strada di una feconda, anche se aspra, dialettica democratica e non quella, avventurosa e deviante, della contrapposizione tra piazza e Parlamento."
Ed è sull'ultimo passaggio che l'aula è esplosa, addirittura in piedi, fatta eccezione per i redarguiti, interprentando a suo unico vantaggio questa raccomandazione, felice di poter ribadire chi è un parvenu e chi invece è lì da sempre, da troppo vorrei aggiungere.
Eccoli, mentre lei prosegue, scambiarsi tra di loro sguardi di intesa.
Monelli tra monelli, bambini tra bambini, imbecilli tra imbecilli: "hai visto? li ha sgridati. Così si imparano a voler giocare a nascondino con noi e a voler cambiare le nostre regole"
Che rabbia presidente, che oddio, che prurito alle mani.
Quel prurito che si tramutava in sonoro e sacrosanto ceffone fino a qualche decennio fa e che io, forse complice una famiglia di stampo antico, ho conosciuto molto bene.
"Sulla base dei risultati elettorali - di cui non si può non prendere atto, piacciano oppur no - non c'è partito o coalizione (omogenea o presunta tale) che abbia chiesto voti per governare e ne abbia avuti a sufficienza per poterlo fare con le sole sue forze. Qualunque prospettiva si sia presentata agli elettori, o qualunque patto - se si preferisce questa espressione - si sia stretto con i propri elettori, non si possono non fare i conti con i risultati complessivi delle elezioni. Essi indicano tassativamente la necessità di intese tra forze diverse per far nascere e per far vivere un governo oggi in Italia, non trascurando, su un altro piano, la esigenza di intese più ampie, e cioè anche tra maggioranza e opposizione, per dare soluzioni condivise a problemi di comune responsabilità istituzionale."
Il silenzio, il gelo, a questo passaggio così difficile per quelle teste così concentrate su se stesse e sul mantenimento dello status quo. O anche per una lettura più profonda, l'impossibilità di andar oltre il proprio tornaconto, la propria visione, per dar vita a "intese più ampie" che esulino da meri interessi singoli. L'inadeguatezza totale, per una totale mancanza di visione, per una assenza ingiustificata di vocabolario, dove le parole responsabilità e istituzionale non trovano in nessun modo una forma di appartenenza comune ne di vicinanza.
Ancora crepe nella mia mente.
E poi i passaggi finali "Il fatto che in Italia si sia diffusa una sorta di orrore per ogni ipotesi di intese, alleanze, mediazioni, convergenze tra forze politiche diverse, è segno di una regressione...auspicando che fosse finalmente vicino "il tempo della maturità per la democrazia dell'alternanza" e qui, l'equivoco evidente nella mente dei presenti che li ha visti sorridere, annuire, farsi l'occhiolino, quasi a voler istituzionalizzare quello che nel resto d'Europa ha un così diverso significato.
La parola intesa, alleanza e convergenza hanno assunto nella lingua italiana ormai un'accezione unicamente e senza ombra di dubbio, negativa.
Perché l'esperienza, la storia, i fatti, la realtà ci insegnano che l'intesa italiana, l'alleanza italiana, e la convergenza italiana esplodono e si concretizzano, solo e unicamente quando la frase si chiude con l'aggettivo sottinteso PERSONALE.
E' la persona che esprime la parola o le parole stesse che ne trarrà vantaggio, ne uno in più, ne uno in meno.
Ecco perché caro Presidente, l'applauso era così fragoroso. Perché l'interpretazione era personale, personalistica, egoistica o se preferisce, disgustosamente BASTARDA.
E qui la mia testa e i miei occhi hanno visualizzato la scena finale, l'Apocalisse.
Il fragore inconfondibile del cedimento del legno, il soffitto dell'aula che inizia a perdere pezzi e alla fine al suono di "Viva il Parlamento! Viva la Repubblica! Viva l'Italia!" il boato finale e il crollo definitivo di Montecitorio, imploso, su se stesso, sotto il bombardamento di parole scomparse, di sentimenti inesistenti, di capacità perdute.
Caro Presidente Napolitano, non si preoccupi, nella mia visione ad occhi aperti lei non è morto in quell'aula, ma la distanza (non solo anagrafica come da lei citata) tra le sue parole e il loro vero, reale, unico, significato, sì.
Le sue parole, il suo discorso, è morto, come muore la ramanzina di padre per il figlio che ha preso 4 a scuola.
Solo che questa volta il voto era 0 spaccato e che l'unica possibile sorte (destino e destinazione finale del paese) è la bocciatura.
Caro Presidente Napolitano, le faccio i miei più sentiti auguri per questo nuovo incarico, la ringrazio in ogni caso per le bellissime parole pronunciate ieri, che sono sicura gli italiani fatta eccezione per i presenti in aula, hanno capito e apprezzato. E concludo dicendole che spero con tutte le miei forze che questa mia visione, e questa mia previsione si rivelino del tutto sbagliate e infondate. E che chi vede il bicchiere mezzo pieno possa dirmi presto con aria di rivalsa: "vedi? te l'avevo detto io".
Ancora auguri Presidente.

giovedì 25 aprile 2013

Parola data



La folla numerosissima era sotto il Palazzo del Governo. Le cronache avrebbero raccontato ai posteri che più di cento milioni di persone erano accorse per festeggiare la fine della crisi. Le persone erano arrivate da ogni parte dello Stato. Chi era arrivato a piedi, chi in auto o in treno. Altri ancora, in aereo o nave. Nessuno voleva mancare al grande giorno. La notizia si era sparsa pochi giorni prima, il Governo del Paese aveva finalmente comunicato che la crisi era finita e una nuova stagione di benessere stava per iniziare.
Nei mesi precedenti, tutti i giornalisti e le televisioni avevano raccontato delle crisi del passato. Avevano raccontato di uno stato dove un dittatore perfido dava solo un pugno di riso ad ogni suo cittadino, mentre lui viveva nell’agiatezza. Avevano parlato di molti stati dove i dittatori lasciavano morire di fame i cittadini, mentre loro acquistavano armi per fare la guerra. Avevano parlato di stati africani molto ricchi ma in mano a pochi perfidi tiranni. I professori universitari tenevano quasi tutti i giorni lezioni sulle crisi economiche del passato. Anche i social networks e i media indipendenti, ne avevano parlato lungamente. Fino all’anniversario del secondo anno di crisi, poi erano stati chiusi. I Governanti sostenevano che già troppe bocche da sfamare erano un bel peso, figurarsi troppe bocche, collegate ai rispettivi cervelli, che volevano parlare. Quindi, da ormai otto anni, solo i media governativi potevano parlare delle mille disgrazie e di molte scelte sbagliate, fatte dai governi precedenti, si capisce. Ma nessuno aveva mai perso l’ottimismo, questa volta i  governanti avrebbero risolto il problema.
Si accesero le luci del palazzo, i governanti finalmente erano pronti per parlare al popolo. Finalmente avevano trovato la soluzione alla crisi. Gli ultimi mesi erano stati molto difficili, sicuramente i più difficili e drammatici dall’inizio della crisi. Mentre il popolo aspettava solo la soluzione della crisi, a bocca aperta così magari una mosca sarebbe entrata nella bocca di qualcuno. Gli stessi governanti erano cattivi tra di loro, chi voleva fare il sottosegretario, chi non voleva avere incarichi ma comunque voleva potere. Chi ancora sperava nella morte di qualcuno per prendere il suo posto. Mentre il popolo aspettava, a pancia vuota, che qualcuno riempisse il vuoto delle loro pance, i governanti dovevano lottare anche tra di loro. Ma questo il popolo non lo sapeva e non poteva capire il peso delle responsabilità.
Un brusio iniziò a diffondersi dalle prime file della piazza. Pian piano, nel giro di pochi minuti, l’enorme piazza presidenziale era un mercato di voci e speranze. Tutta la nazione era in attesa. Si accesero gli altoparlanti e il megaschermo nuovo, comprato con le ultime riserve d’oro, tutti si zittirono. Passarono pochi interminabili secondi, solo qualche zanzara, con il suo fastidioso ronzare, interruppe il religioso silenzio del popolo affamato.
Uscì dalla porta uno dei governanti, il silenzio si fece ancora più silenzioso. Cento milioni di bocche erano spalancate davanti a lui, cento milioni di paia d’occhi erano sgranati ad osservarlo. Nessuno lo riconobbe, qualcuno non ci provò neanche. Altri dissero che era uno nuovo, ma un vecchietto fece presente che i governanti non potevano cambiare se non per volontà del popolo. Un giovane gli disse “taci vecchio, i governanti cambiano quando vogliono loro.” Il vecchio si rintanò in un silenzio offeso. La maggior parte del popolo, riconobbe in quel governante molti governanti. Sembrava la sintesi di tutto il congresso. Aveva i capelli di un governante, l’accento di un altro governante e la pancia di un altro ancora. A guardarlo bene, somigliava a tutti i governanti. Ma il popolo pensò che era colpa della fame. Il governante aspettò qualche minuto e poi parlò: “Glorioso popolo, c’è da mangiare per tutti… Noi” Il popolo entusiasta applaudì fragorosamente e ringraziò dio per avere dato quei favolosi governanti. Il governante aveva volutamente aspettato di pronunciare la parola NOI. Appena il popolo sentì le parole “Glorioso popolo, c’è da mangiare…” non aspettò a festeggiare e così di perse quell’ultima parolina, quella semplice e innocua parola che escludeva dal cibo tutti tranne il governante, i governanti. Il governante non ripeté le sue parole, se ne guardò bene. E non aggiunse neanche che lui era tutti i governanti, lui personificava tutti i governanti. Perché ormai le povere riserve dello stato non potevano che sfamare un solo governante, così qualche giorno prima, i governanti si presero a mangiarsi tra di loro e quello che ora appariva davanti al popolo era la sintesi di tutti i governanti. Non disse nulla di tutto questo, anche se avrebbe potuto dire qualsiasi cosa, il popolo avrebbe applaudito e gioito all’infinito.
Dopo aver ringraziato il popolo per la pazienza portata in quei dieci lunghi anni, mostrò alla piazza un capretto, l’ultima riserva. Omettendo il fatto che era l’ultima fonte di cibo rimasta in tutto lo stato, perché lo aveva già detto al popolo, ma il popolo non lo aveva sentito per via degli applausi. Prese per il collo la povera bestia e la addentò. Il capretto, l’ultima riserva di tutto lo stato, emise un flebile lamento interrotto dal fragoroso applauso del popolo. Tutti capirono che era iniziata una nuova era. Il governante, cioè tutti i governanti, mangiava per primo ma ce n’era per tutti. Il popolo amava il suo governante, i suoi governanti, il popolo era salvo grazie a loro. L’enorme governante, la sintesi di tutti i difetti di tutti i governanti, in pochi minuti divorò la povera bestia con una avidità e rapidità tipiche di chi è abituato a far sparire le prove. Stava ancora masticando l’ultimo boccone, si pulì la bocca dal sangue della bestiola, salutò il popolo e non fu più visto.
Per molti giorni la piazza rimase ferma e immobile, tutto il popolo aspettava altre parole del governante, i governanti. Ma nulla fu più detto e la fame cresceva.
Quel popolo oggi non c’è più, si è autoeliminato. Quelle persone, quelle cento milioni di persone, si sono mangiate tra di loro. Prima furono mangiati i vecchi e i bambini, cioè gli indifesi. Poi fu la volta delle persone più gracili e degli ammalati. Poi, infine, i sani e forti si mangiarono a vicenda. E non servì essere della stessa religione o avere le stesse idee, quando il popolo iniziò ad autoeliminarsi, per mezzo del cannibalismo, centinaia di anni di evoluzione se ne andarono in fumo. Lo stato era ormai una giungla. Il popolo tornò animale, ignorante lo era già diventato quando lasciò fare alla classe politica. Pare che il governante, i governanti, andò in un altro stato e ancora oggi comanda ed è a pancia piena.

martedì 23 aprile 2013

Giornata mondiale del libro

Leggete, leggete, leggete, leggete, leggete, leggete, leggete, leggete, leggete, leggete, leggete, leggete...
leggete, leggete, leggete, leggete, leggete, leggete, leggete, leggete, leggete, leggete, leggete, leggete, leggete, leggete, leggete, leggete, leggete, leggete, leggete, leggete, leggete, leggete, leggete, leggete, leggete, leggete, leggete, leggete, leggete, leggete, leggete, leggete, leggete, leggete, leggete, leggete.

lunedì 22 aprile 2013

A mente fredda

Pensandoci bene, continuo a pensarla come la scorsa settimana1 La scelta di Napolitano è stata una cagata pazzesca (Fantozzi cit.). Vi riporto la lettera scritta da Carotenuto (www.gennarocarotenuto.it) ai parlamentari del PD. 
Buona lettura.


Parlamentari del PD,
che abbiate personalmente accoltellato alla schiena o meno Romano Prodi, il più autorevole dirigente politico del centro-sinistra degli ultimi vent’anni, dopo averlo voi stesso candidato all’unanimità appena poche ore fa, se non questo fine settimana dovrete tornare nei vostri collegi. Lì avete fatto le primarie, probabilmente abitate, avete i vostri affetti, vi siete costruiti la vostra rispettabilità bruciata in poche ore dimostrando l’infamia di alcuni di voi e l’impotenza di altri. Infamia e impotenza, sono questi i sostantivi che oggi definiscono nelle case di chi vi ha votati (oltre allo scherno di chi non vi ha votati), il Partito Democratico. L’infamia di alcuni di voi e l’impotenza di altri mette di nuovo il paese sull’orlo della satrapia, del caos, fuori dal progresso, fuori dall’Europa.
Dovrete affrontare il giudizio personale degli elettori, non v’illudete che possa confinarsi a qualche sberleffo o insulto su Facebook. Dovrete parlare, spiegare, rendere conto, dovrete prendere atto che i tempi sono cambiati e non c’è più salvezza nel chiudervi nel palazzo. Non v’illudete, qualunque candidato condiviso col satrapo lombardo, magari spinto dai grandi giornali monopolisti, servirà a spingerci di più all’inferno e non sarà condiviso dai vostri elettori. Se l’Italia è uscita spaccata in tre terzi dal voto di febbraio, appare elementare che chi come voi ha ottenuto un’immeritata golden share parlamentare dovuta alla peggior legge elettorale al mondo (è solo perciò che decine di voi sono in parlamento) non debba necessariamente scegliere di stare dalla parte indicata dal Corriere della Sera ma debba stare dalla parte dalla quale a furor di popolo vi spingono i vostri elettori.
Qualunque critica (a volte legittima, a volte pretestuosa e strumentale) al Movimento Cinque Stelle, è stata superata dalla vostra inettitudine e dalla slealtà che corrode il Partito Democratico. Dopo le ultime 48 ore non avete più titolo per atteggiarvi a strateghi e ci sarà tempo per fare i conti e ragionare sulla crisi strutturale della forma partito. Paradossalmente il campo, dopo la seconda Caporetto in 24 ore, è oggi ancor più chiaro. Dopo aver mandato allo sbaraglio Prodi e Marini il PD ha davanti a sé solo due strade: o vota un candidato concordato col PdL o vota Stefano Rodotà con SEL e il M5S. Non vi è alcun motivo per non considerare Stefano Rodotà la scelta migliore, l’unica che garantisca davvero tutto il paese, anche chi ha votato per il centro-destra, ma soprattutto non vi sarà perdono possibile se vi renderete una volta di più complici del Re di bunga bunga e dei suoi scherani. Contatevi, tertium non datur.

sabato 20 aprile 2013

Morale della favola...

Fatemi capire bene: abbiamo speso milioni di euro per le elezioni e poi avere (avremo) non solo lo stesso Presidente della Repubblica (sono sempre stato critico nei confronti di Napolitano), che ha solo 88 anni! Avremo pure lo stesso governo, i partiti che sostenevano il Governo Monti saranno gli stessi che appoggeranno il Governo XXXXX. E questi sono i partiti che parlano di cambiamento! Italiani, non arrabbiatevi, siete uguali a PD, PDL, SC e SEL (i finti comunisti li odio di più dei veri fascisti). L'italiano medio è rappresentato benissimo da questa classe politica. 
M5S nonostante le non poche pecche, rimane l'unico pensiero per cambiare un pochino questo Paese.

P.S. Berlusconi voleva le elezioni, fatte a febbraio. Berlusconi voleva un Presidente della Repubblica impotente nelle decisioni importanti, fatto! Berlusconi voleva avere importanza in un Governo anche se non suo, fatto! Berlusconi ha talento, a questo punto è l'unico politico credibile, M5S a parte.



"Ai più importanti bivi della vita non c'è segnaletica"  Ernest Hemingway


venerdì 19 aprile 2013

Veloce arringa contro gli elettori di PD e PDL

Lo sapevate come sarebbe finita quando li avete votati, per l'ennesima volta!
Perché vi meravigliate tanto? PD e PDL sono mercanti della politica, sono da voltastomaco e lo saranno sempre. Perché vi ostinate a meravigliarvi, quei due partiti sono lo specchio del paese (con la p minuscola) e voi, che continuate a votarli, siete il paese! 
Smettetela con questi "voti di responsabilità" e con i "sennò, chi voto?" 
Potete anche starvene a casa vostra. Fareste meno danni. Il nuovo presidente della repubblica (con la r minuscola) vi rappresenterà benissimo. Un popolo ignorante si merita sia PD che PDL. 
Prima Marini, ora Prodi. E chissà cosa si inventerà il PDL contro Prodi. Voterà Rodotà o la Mussolini? 
Bersani non è più leader, non lo è mai stato. Berlusconi è già in campagna elettorale. E milioni di italiani li votano per il cambiamento...

martedì 16 aprile 2013

Ogni popolo ha gli allenatori che si merita... ma a volte no!

Uno dei più grandi problemi del basket in Italia, ma sono convinto che tutto lo sport sia nelle stesse condizioni, è la mancanza di professionalità e preparazione. Quasi tutti i dirigenti e presidenti gestiscono "alla giornata" le società, molti interessati solo a far del bene alla società civile. "Portiamo i ragazzi in palestra e teniamoli lontani dai pericoli", poi si dimenticano che la persona che educa dei minori è lì solo per dimostrare (a chi?) di essere più bravo degli altri. Spesso impreparato e con obiettivi assurdi. Perché assurdi? Perché il minore diventa un mezzo. Quindi teniamoli lontani dai pericoli e mandiamoli da persone.... impreparate! Se va bene a voi.
In periodo in cui molti colleghi si riempiono la bocca di frasi fatte e spesso molto belle, in cui chi sta nei social networks posta frasi sui diritti dei bambini e sulla bellezza di fare sport. E poi vedo cose assurde durante le partite.
In un periodo in cui personalmente toglierei la tessera di istruttore minibasket al 90% dei colleghi che conosco, in un periodo in cui molti colleghi non fanno nulla (se non lamentarsi) per tenersi aggiornati e al passo con i tempi, poi però mi chiedono allenamenti per i vari gruppi minibasket. Già fatti, si capisce. Mica possono mettersi a pensare!

Proprio in questo periodo, vi consiglio il Clinic a Jesolo di Francesco Cuzzolin del 1° maggio. Buono per tutti. Allenatori di prima squadra, di settore giovanile, di minibasket e anche di altri sport. Il percorso formativo iniziato nel 2011, dal titolo "Ma giochi o ti alleni", è al terzo appuntamento. Quest'anno l'argomento sarà "R-Evolution - Dai movimenti primitivi alla preparazione fisica. Esperienze per il minibasket e il settore giovanile della pallacanestro".
Per maggiori info: www.funinaction.com e www.francescocuzzolin.com.
Aggiornatevi e lavorate con professionalità, non serve essere dei professionisti. Lavorare nel mondo dello sport non deve essere un passatempo ma un arricchire il mondo e favorire il progresso mentale. 

Chi fa sport fa cultura, chi fa cultura fa progredire l'umanità.

sabato 13 aprile 2013

Ogni popolo ha i governanti che si merita #2

Riporto anche oggi un articolo dal Fatto (www.ilfattoquotidiano.it), parla sempre della nostra classe dirigente. Come potete leggere, il problema non sono le dichiarazioni di turno di Berlusconi o Bersani, il vero problema è culturale. Quindi, di tutta la Nazione. Ma agli italiani non importa questo, agli italiani importa non essere disturbati e pensare il meno possibile. 
Leggete cosa succederà per l'elezione del Presidente della Repubblica. Leggete chi lo eleggerà.
Buona lettura!

Il Parlamento non è pulito, ma certamente meno sporco della scorsa legislatura. Ma ci pensano le Regioni a individuare rappresentanti che hanno ancora problemi con la giustizia. Sul totale di 1007 componenti delle Camere riunite in sede comune saranno 50 i grandi elettori condannati, prescritti, indagati o sotto processo. La proporzione è di poco inferiore al 5 per cento. Ma tra i 58 delegati regionali che si presenteranno a Montecitorio, 13 hanno almeno un’inchiesta a proprio carico: uno su 5 ha conti in sospeso con i tribunali. Per l’esattezza 13 su 58 (per inciso le donne sono appena 5 su 58, neanche il 10%). Se, insomma, si andrà davvero verso il Senato delle regioni che da più parti viene visto come il superamento del bicameralismo perfetto (presunta fonte di tutti i problemi), la scelta della classe dirigente dai territori avrà forse bisogno di un tagliando.
I parlamentariAlla Camera e al Senato i nomi degli “impresentabili” sono noti. Viene facile iniziare da Silvio Berlusconi (l’elenco dei processi, delle condanne in primo grado e delle prescrizioni sarebbe lungo), ma c’è anche Raffaele Fitto (condannato in primo grado a 4 anni per corruzione). Giulio Tremonti è uno degli ultimi parlamentari, in ordine cronologico, il cui nome è finito nel registro degli indagati (concorso in finanziamento illecito). Maria Gullo (Pd) è stata la deputata che ha “inaugurato” il nuovo Parlamento con il primo avviso di garanzia di questa legislatura. L’onorevole Pdl Antonio Angelucci, editore di Libero, è accusato per associazione a delinquere, truffa e falso. L’ex presidente della Provincia di Napoli Luigi Cesaro deve rispondere di associazione camorristica e fu autista di Raffaele Cutolo. Difficile dimenticare Roberto Formigoni, ex presidente al Pirellone e ora al Senato, accusato per le inchieste sulla sanità lombarda con varie accuse tra cui la corruzioneDenis Verdini, una delle figure più vicine al Cavaliere, è indagato per bancarotta fraudolenta e associazione per delinquere (affaire Credito cooperativo fiorentino), concorso in corruzione (appalti G8), truffa allo Stato (da editore del Giornale di Toscana), associazione per delinquere (P3). Rinviato a giudizio assieme a Marcello Dell’Utri per bancarotta e truffa. Dell’Utri, Nicola Cosentino e Vladimiro Crisafulli (Pd), sono stati i nomi “eccellenti” espunti dalle liste elettorali, ma che non sono stati sufficienti a ripulire le Camere.
I presidenti di RegioneLa densità di guai giudiziari aumenta tra i delegati regionali. Dalla Valle D’Aosta ci sarà il presidente della Regione Augusto Rollandin (Union Valdotaine) condannato per abuso d’ufficio con sentenza definitiva negli anni Novanta per favoreggiamenti in appalti. Si è potuto poi ricandidare grazie all’estinzione di pene accessorie della condanna, tra le quali l’interdizione dai pubblici uffici. Pregiudicato è anche Roberto Maroni (Lega Nord), presidente della Regione Lombardia: si tratta della “nota” sentenza per resistenza a pubblico ufficiale.
Il presidente della Regione Calabria Giuseppe Scopelliti (Pdl) si porta dietro l’eredità del periodo in cui era il sindaco di Reggio Calabria. E’ stato già condannato per omissioni in atti d’ufficio in appello per non aver vigilato sullo smaltimento del percolato della discarica. E’ invece a processo per abuso d’ufficio e falso per un’altra vicenda che riguarda “autoliquidazioni” che avrebbe eseguito una dirigente del settore Bilancio e che avrebbe provocato un consistente buco in bilancio. Gianni Chiodi (Pdl) guida la Regione Abruzzo è invece sotto processo per crollo colposo: i pm lo accusano dopo la frana di una discarica quando era sindaco di Teramo.
Il presidente della Sardegna Ugo Cappellacci (Pdl) è imputato di abuso d’ufficio nell’affaire sugli impianti eolici, mentre è già a giudizio per bancarotta di una società, di cui era presidente, fallita nel 2010 con un rosso di 2 milioni di euro. Il presidente dell’Emilia Romagna Vasco Errani (Pd) è stato assolto in primo grado dall’accusa di falso ideologico, ma la Procura ha fatto ricorso: l’accusa è di aver dato informazioni fuorvianti al pm che stava indagando sui contributi concessi dalla Regione alla cooperativa Terremerse, presieduta Giovanni. Indagato (e lo rivelò lui stesso) è anche il presidente della Toscana Enrico Rossi (Pd) cui viene contestato il falso ideologico perché quando era assessore alla Sanità della Regione sarebbe stato a conoscenza della voragine nel bilancio dell’Asl di Massa Carrara. Il vicepresidente del Friuli Luca Ciriani è stato invece rinviato a giudizio per il disboscamento della Val Rosandra (in provincia di Trieste). Dovrà rispondere con altre 4 persone, di deturpamento di bellezze naturali per un presunto danno ambientale all’alveo di un torrente in area protetta.
I consiglieri regionali
Tra i 1007 grandi elettori ci sarà anche Luigi Morgillo (Pdl, Liguria) che deve rispondere di peculato. I pm lo accusano di aver infilato nei rimborsi istituzionali il prezzo di una camera d’albergo per moglie e figlia al grand hotel di Aqui. Il peculato viene contestato a Raffaele Cattaneo (Pdl, Lombardia), presidente del consiglio regionale della Lombardia, coinvolto nell’inchiesta sullo scandalo rimborsi della passata consiliatura: in caso di condanna in primo grado – ha giurato l’ex assessore – si dimetterà. Il suo omologo del Lazio Mario Abbruzzese (Pdl) è indagato per abuso d’ufficio perché secondo i pubblici ministeri non sono state legittime le procedure che hanno portato alla proroga dell’incarico di segretario generale del consiglioGiacomo Bugaro (Pdl, Marche) è imputato per violazioni di norme paesaggistiche per un presunto abuso edilizio dopo l’inchiesta della Procura di Ancona su un invaso d’acqua e un casottino che il consigliere usava per tirare alle papere. 
Dall’Umbria, infine, Eros Brega (Pd), presidente del consiglio regionale, sotto processo per peculato e concussione. Il primo reato è stato contestato in relazione alla gestione – dal 2001 al 2006 - degli Eventi Valentiniani, cioè la festa di San Valentino a Terni. La concussione sarebbe relativa a un episodio circoscritto: avrebbe chiesto a un ufficiale della polizia penitenziaria, durante una visita in carcere, di fargli incontrare un ex direttore della Confcommercio locale arrestato e poi condannato con patteggiamento a tre anni per estorsione. Alla fine del 2012 si presentò alla seduta del consiglio regionale e promise: “Nel caso in cui dovessi essere rinviato a giudizio rassegnerei immediatamente le mie dimissioni da presidente del consiglio regionale”. Ma non è stato mai rinviato a giudizio perché ha chiesto il rito immediato.

giovedì 11 aprile 2013

Ogni popolo ha i governanti che si merita

Nell'epoca in cui Bersani parla di governo di rinnovamento e Berlusconi non vuole andare alle elezioni ma vuole un governo di larghe intese, vi propongo un articolo de Il Fatto (www.ilfattoquotidiano.it). Queste sono le persone scelte dagli italiani. E' proprio vero che ogni popolo ha i governanti che si merita (cit. Aristotele).
Buona lettura

La misura del potere è un rumore. Quello che si leva a Montecitorio, ben distribuito tra destra e sinistra, quando la deputata Maria Marzana (M5S) denuncia: “I doppi incarichi e i doppi stipendi sono eticamente inaccettabili”. Non solo. Vanno contro la Costituzione, articolo 122, che vieta di sedere nei consigli regionali e in Parlamento. E vanno contro un decreto legge – convertito nel settembre del 2011 – che stabilisce che non si possono ricoprire due cariche elettive, e dunque non va bene nemmeno la fascia tricolore da sindaco né la livrea da presidente provinciale. 
Ci sono state proteste bipartisan per contestare la correttezza delle sue parole ma resta il problema per 177 parlamentari, che non si decidono – e quindi eleggeranno il nuovo Capo dello Stato – anche perché la giunta per le elezioni, in assenza di un governo, non si può nominare. In realtà, rischiando una mossa spericolata, il Senato ha prorogato la propria Giunta provvisoria. Ma c’è chi al doppio incarico ha già rinunciato, dimostrando che l’assenza della giunta non è di per sé un ostacolo. É obbligatorio rinunciare all’indennità in Regione ma non ai gettoni per le Commissioni, né per le province né per i comuni. Soltanto due giorni fa il governatore Roberto Cota ha deciso di restare in Piemonte e mollare Roma, mentre le dimissioni di Nichi Vendola sono arrivate mercoledì 10 aprile. In ogni caso la Puglia potrebbe riunire il consiglio regionale nella capitale, tanto restano in dieci, e trasversalmente rappresentati, a covare il dubbio: meglio una legislatura cominciata da qualche settimana e un po’ precaria o il rifugio sul territorio che già ha consumato qualche anno?
Nella lista, dopo la comunicazione del governatore, restano Rocco Palese, Massimo Cassano, Pietro Iurlaro, Roberto Marti, Gianfranco Chiarelli e Lucio Tarquinio (tutti Pdl); Antonio Decaro e Michele Pelillo (Pd); Dario Stefano e Antonio Matarrelli (Sel). Anche la Campania potrebbe trasferirsi a Roma: c’è il vicepresidente Giuseppe De Mita, nipote di Ciriaco, Udc; c’è il capogruppo Umberto Del Basso De Caro (Pd); c’è l’assessore all’Urbanistica, Marcello Tagliatella (Pdl) e due consiglieri, sempre berlusconiani, Eva Longo e Domenico De Siano. Quest’ultimo merita una citazione particolare in quel gruppetto di sette che, in una settimana, riesce a presenziare quattro aule di quattro organismi istituzionali o amministrativi. De Siano è stato spedito al Senato, ma è anche consigliere regionale, provinciale e comunale a Lacco Ameno, Isola di Ischia. Si sdoppiano anche in Calabria, Sicilia, Marche, Abruzzo, Toscana, Veneto, Emilia-Romagna. 
In 36 non rispettano la Costituzione e approfittano dell’incertezza parlamentare: è vero che un lodo di Roberto Calderoli ha riattivato la Giunta di Palazzo Madama, ma non quella di Montecitorio e così non comincia la procedura che comunque è molto buffa. La Giunta individua il caso da risolvere, si prende trenta giorni per fare un’istruttoria e concede altrettanti giorni all’interessato per scegliere. Ma siccome la legislatura veleggia in acque agitate, per adesso, in tanti preferiscono non scegliere. Perché il pericolo è in agguato: se uno indica Roma e poi si va a rivotare, che succede?

lunedì 8 aprile 2013

Questi sono i SAGGI

Riporto integralmente un articolo dal sito di Caratenuto (www.gennarocarotenuto.it) sui famosi saggi che ci aiuteranno ad uscire da questo momento difficile... L'impressione (la mia ma non solo) è che non ci sia l'intelligenza e la cultura per cambiare veramente le cose.
Buona lettura.


La classe dirigente, la generazione, il sesso maschile che ha portato l’Italia al disastro dovrebbe salvarla? Questa accozzaglia di partitocrazia e grand commis, tutti maschi, anziani, ricchissimi, sarebbe il meglio che questo paese può schierare per indicare cosa è urgente fare per il paese? La classe dirigente che negli ultimi 40 anni ha distrutto il paese dovrebbe salvarlo?
Possono essere saggi i tagliagole leghisti che hanno voluto la morte di 5.000 migranti che riposano sui fondali del Mediterraneo? Sarebbero saggi quelli che hanno votato che Ruby era la nipote di Mubarak? Sarebbe saggio colui che provò a legittimare i torturatori repubblichini chiamandoli “ragazzi di Salò”. Chi rappresentano i dieci saggi di Napolitano? Le privatizzate, le banche, la confindustria, la grande finanza che lucra sullo sfascio, i precarizzatori del lavoro, la nomenklatura partitocratica?
Niente donne, niente giovani, niente società civile, niente cultura, niente ricerca, niente diritti, niente disagio! È così evidente che questi dieci non rappresentano il paese reale ma sono chiamati a garantire, in un momento nel quale il crollo di un regime appare dietro l’angolo, quei poteri che rappresentano al di sopra e al di fuori del gioco democratico. Qual è il disegno dietro questa carta (apparentemente) della disperazione giocata dal Presidente Napolitano? È nata ieri una repubblica degli ottimati che prescinde dal voto popolare? È legittima o è un golpe la prorogatio di fatto del governo Monti? Gli italiani che il 24 e 25 febbraio si sono divisi su tutto si sono trovati d’accordo su una sola cosa: la tecnocrazia neoliberale di Mario Monti ha il comune disprezzo di un intero popolo. Continuare a imporla sulla base di una cultura emergenziale con la quale in questo paese sono state fatte passare tutte le nefandezze è un colpo di mano. Ben maggiore legittimità avrebbe un governo Bersani, pur bocciato in Senato, per condurre il paese a nuove elezioni.
Non rappresenta il paese reale il governo Monti, non rappresentano il paese reale i dieci presunti saggi. Se un disegno s’intuisce è che i D’Alema e i Berlusconi pretendono di fare melina per altri cinque anni sperando di addormentare il fenomeno grillino. Se questa operazione riesce gli italiani comuni tra cinque anni staranno peggio di prima. Magari rassicureranno la finanza, la BCE, i mercati, che potranno continuare a spolparci un po’ al giorno. Se non riesce crolleremo di colpo e lo Stato, la Nazione stessa avrà perso ogni legittimità. Altro che Europa allora, ch’è diventata una foglia di fico. Tutto il peggio sarà possibile. Ma il crollo non sarà quello dell’Argentina o della Grecia; sarà Weimar.
Intanto, di sicuro, l’invenzione di Napolitano blocca il corso democratico della legislatura. Il suo dovere, se Bersani non riesce a formare un governo, è incaricare Berlusconi (o chi per lui) e, dopo di questo, Grillo (o chi per lui). Non proseguire in questi tentativi, e non potendo sciogliere le camere, blocca il corso naturale delle cose impedendo soluzioni che, evidentemente, sono considerate da evitare ad ogni costo dai padroni del paese dei quali la lista dei saggi rappresenta un elenco di spicciafaccende ben pagati.
È sotto gli occhi di tutti che l’Italia potrebbe esprimere dieci, cento, mille saggi di ben più alto profilo di quelli indicati da Napolitano ma che si è scelto di nominare quelli perché in realtà ognuno di loro garantisce un potere. Garanti dei poteri forti, dei grandi interessi, di una generazione e di un sesso, quello maschile, che ha umiliato e stuprato il paese. Garanti della fase terminale della nostra democrazia nata nel 1945 dalla Resistenza, che è agonizzante almeno dal sequestro di Aldo Moro e in coma da quando è sceso in campo Silvio Berlusconi.
Non si capisce intanto chi lavora per chi. Lavora per il Re di Prussia Beppe Grillo, incapace di capire di star sprecando una golden share che non ritornerà per spazzar via la peggior classe dirigente d’Europa commissariando un governo Bersani e obbligandolo a realizzare parti importanti del proprio programma? Lavora per il Re di Prussia quella parte di centro-sinistra che muore dalla voglia di far fuori Bersani e inciuciare con Berlusconi a qualunque prezzo, vogliosa solamente di un altro giro di valzer, di mantenere privilegi e vitalizi e spingere sul Colle il Massimo peggiore di tutti loro a garanzia del mercimonio? O lavora per il Re di Prussia Napolitano che spinge altri milioni di italiani tra le braccia di Grillo o di qualunque altro pifferaio sorgerà a indicare che il re è nudo? Qualcuno si illude che basterà un Renzi a salvarci. Se non si sgonfierà quando si rivoterà il Movimento Cinque Stelle, o ben di peggio di questo (le Albe dorate greche dovrebbero darci brividi), sfonderanno ogni argine. La politica, questa politica ha perso ogni legittimità e il caos è dietro l’angolo.
Volete la guerra civile?