Uscì
dal portone dell’ufficio, tirava una leggera brezza e c’era ancora luce. Si
mise gli occhiali e accese una sigaretta. Erano le 18 e zero quattro, pensò
subito che se si fosse mossa rapidamente avrebbe avuto almeno un’ora per
scattare qualche foto.
Passò
davanti al civico 29, la vecchia casa degli orrori, così si diceva in città. In
realtà, in quella casa vivevano due vecchi indigenti, senza occhi per piangere
e senza pane da mettere sotto i denti.
Si
incamminò per il centro cittadino, dovette fare un po’ di slalom tra studenti
di ritorno dalla scuola e coppiette che camminavano mano nella mano. Attraversò
le piazze, dove intere compagnie di adolescenti bevevano spritz e
schiamazzavano come fosse l’ultimo dell’anno. Sembravano le orde barbariche che
scendevano dal nord Europa del terzo secolo, con la differenza che quei giovani
volevano saccheggiare solo le dispense dei bar.
Si fermò un attimo ad osservarli, rise soddisfatta per aver superato
quell’età, momento della vita in cui sei abbastanza giovane per credere che la
vita sia bella ma poco saggio per sapere che i problemi erano sono l’angolo.
Proseguì
per via San Sebastiano, tenne la testa bassa per non guardare altra gente in
faccia. Voleva semplicemente mettersi a fotografare, per lei il mondo aveva un
altro significato se visto da dietro una macchina fotografica. Arrivò, finalmente,
al lungargine. Scese i pochi gradini che la separavano dal fiume. Ora stava
camminando sui ciottoli del letto del fiume, c’era poca acqua. Osservò il sole,
ormai stanco e pronto a salutare la notte, la luce era fantastica. Appoggiò lo
zaino, tirò fuori la sua Nikon e prese a fotografare. Rimase lì per circa un
quaranta minuti, fece molti scatti. Forse qualcuno non era poi così male.
Chissà.
Rimase
ancora un po’ seduta in riva al fiume, fumò un paio di sigarette e poi decise
di andare. Prese lo zaino e la macchina fotografica, prima di andarsene guardò
il fiume. Il sole si rifletteva nell’acqua, penso a quando era piccola e
all’amica della nonna, la sua amata nonna, che le diceva che aveva un mondo in
quegli occhi.
Nessun commento:
Posta un commento