martedì 16 aprile 2013

Ogni popolo ha gli allenatori che si merita... ma a volte no!

Uno dei più grandi problemi del basket in Italia, ma sono convinto che tutto lo sport sia nelle stesse condizioni, è la mancanza di professionalità e preparazione. Quasi tutti i dirigenti e presidenti gestiscono "alla giornata" le società, molti interessati solo a far del bene alla società civile. "Portiamo i ragazzi in palestra e teniamoli lontani dai pericoli", poi si dimenticano che la persona che educa dei minori è lì solo per dimostrare (a chi?) di essere più bravo degli altri. Spesso impreparato e con obiettivi assurdi. Perché assurdi? Perché il minore diventa un mezzo. Quindi teniamoli lontani dai pericoli e mandiamoli da persone.... impreparate! Se va bene a voi.
In periodo in cui molti colleghi si riempiono la bocca di frasi fatte e spesso molto belle, in cui chi sta nei social networks posta frasi sui diritti dei bambini e sulla bellezza di fare sport. E poi vedo cose assurde durante le partite.
In un periodo in cui personalmente toglierei la tessera di istruttore minibasket al 90% dei colleghi che conosco, in un periodo in cui molti colleghi non fanno nulla (se non lamentarsi) per tenersi aggiornati e al passo con i tempi, poi però mi chiedono allenamenti per i vari gruppi minibasket. Già fatti, si capisce. Mica possono mettersi a pensare!

Proprio in questo periodo, vi consiglio il Clinic a Jesolo di Francesco Cuzzolin del 1° maggio. Buono per tutti. Allenatori di prima squadra, di settore giovanile, di minibasket e anche di altri sport. Il percorso formativo iniziato nel 2011, dal titolo "Ma giochi o ti alleni", è al terzo appuntamento. Quest'anno l'argomento sarà "R-Evolution - Dai movimenti primitivi alla preparazione fisica. Esperienze per il minibasket e il settore giovanile della pallacanestro".
Per maggiori info: www.funinaction.com e www.francescocuzzolin.com.
Aggiornatevi e lavorate con professionalità, non serve essere dei professionisti. Lavorare nel mondo dello sport non deve essere un passatempo ma un arricchire il mondo e favorire il progresso mentale. 

Chi fa sport fa cultura, chi fa cultura fa progredire l'umanità.

2 commenti:

  1. Lo sport è cultura?
    Si.

    Lo sport educa alla cura di sé, del corpo e della mente.
    Permette di conoscere sé e gli altri, educa alla sfida, al confronto, alla scelta.
    All’agonismo e non all’aggressività. Al superamento e non alla sopraffazione.

    Lo sport è rigore e disciplina, è linearità etica (stabilire uno scopo e perseguirlo).
    Lo sport è la misura dell'uomo con se stesso visualizzata nella sfida che la caratterizza.

    Anche politicamente, lo sport va inquadrato nel settore della cultura, cioè in quell’ambito in cui si evidenzia la capacità interpretativa della vita e della persona umana, dove lo sport è al servizio dell’uomo e non l’uomo al servizio dello sport.

    La “cultura sportiva” nasce da questo primato.

    Attualmente, l’educazione motoria è fra le materie presenti in ogni grado dell’istruzione scolastica in Europa e nel mondo, ma non Italia.
    Da noi, infatti, non esiste l’insegnamento specializzato di educazione motoria nella scuola dell’infanzia e in quella primaria.
    Il deficit che ne consegue è frutto, da una parte, della carenza delle strutture sportive scolastiche e, dall’altra, della 'pigrizia' – culturale, appunto – di quella parte del mondo accademico che sostiene: prima vengono i 'saperi' e le 'cose serie' della vita, poi le attività sportive.
    E questo apre la strada al mercato, alla ricerca del campione per il “guadagno”, che sia “economico” o di prestigio, delle entità (persone, società sportive, allenatori, procuratori, dirigenti e presidenti) a questo collegate.

    Se lo sport vuole crescere davvero, de-mercificarsi e diventare volano culturale per una società nuova, deve assolutamente liberarsi dagli artigli di sistema che non gli consentono di crescere e di modernizzarsi.

    Finché miserabili interessi personali, incapacità (tecnica, comunicativa, relazionale, sociologica e psicologica degli allenatori) e interessi societari (unite a miopia, interessi, incapacità gestionale e mancanza di etica di dirigenti e presidenti improvvisati MANCANTI di cultura sportiva, quand’anche non mossi da patologie psichiatriche), indirizzeranno le scelte nelle palestre, lo sport perderà, nei suoi momenti, gran parte (se non tutta) quella capacità di comunicare e trasmettere in maniera unica quei valori di cui oggi si ha solo uno sbiadito ricordo.

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  2. Agli italiani non interessa la CULTURA e tantomeno lo SPORT. Però, siccome si fanno, allora leggono, vanno al teatro o a sciare. L'Italia dovrebbe essere denunciata dall'ONU per massacro contro il progresso!

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