martedì 29 dicembre 2020

Veramente pensate di capire i poeti?

 La risposta è NO. Comunque, buongiorno!

Ultimo post dell'anno con una poesia tratta dalla raccolta di poesie 📚 Veramente pensate di capire i poeti? 📚, libro che fa parte della #PromoNatale2020. Promozione che vale solo se acquistate i libri direttamente da me. Volete qualche info in più? Eccole: 💥 Promo Natale 2020 💥.

P.S. La promozione prosegue fino al 10 gennaio. 😎📚😉

Foto di copertina: Deborah Bencini


La casualità è estremamente puntuale con i poeti, ma loro trovano sempre un modo per sorprenderla 


E’ una afosa domenica
mattina
di agosto.
Sono disteso
sul letto
a scrivere questa poesia.
Poco lontano da
me
mio figlio
guarda
il suo cartone animato
preferito, Scooby-Doo.
È uno dei pochi momenti
in cui mi sento sereno.
Come quando all’imbrunire
passeggio
sulla battigia,
o all’alba
imbocco un sentiero
di montagna.

La serenità
dobbiamo
trovarla
dentro di noi.
Ed è così
buffo che
le persone
a cui affidi
il tuo cuore
siano
poi
i tuoi
carnefici,
per questo
dobbiamo restare più tempo
da soli.

Stronzo,
bipolare,
perennemente insoddisfatto,
narcisista patologico.
Io sono tutto
questo - così mi avete definito - e
molto di più.
Ma dico,
pure Hitler
ha deciso
quando morire.
Perché io devo
morire per
colpa della decisione
di una persona?
Ma quando scrivo
non mi
sento,
incredibilmente,
depresso né ansioso.
Dovrei scrivere
di più, molto di più.

Io non ho mai
capito
la società.
Funziona,
sicuramente.
Ma per quelli come me
la comprensione non
è prevista.
I poeti sono
dei trogloditi
che scrivono
con il cuore
e questa poesia
dovrebbe
durare
all’infinito.
Non sono,
incredibilmente,
depresso né ansioso.

Vedo un mucchio
di persone
che hanno detto,
dissero,
di amarmi
e ora
sono una
piccola
barca
all’orizzonte
del mare che
si chiama addio.

La società
moderna
dovrebbe proteggerci.
In realtà
ci fa
odiare il vicino
di casa
e si sta fottendo
tutto il pianeta.
Il poeta
invece
dovrebbe
avere provato
più donne
che antidepressivi.
Altrimenti
la sua
produzione
risulterebbe troppo
sciapa
e insulsa.

Al giorno
d’oggi
siamo
tutti
dei burattini
in mano
alla fretta
di vivere.
L’oscenità
se è arte
non può essere
oscena.
Sarà stimolante
e produttiva
intellettualmente.
Ma la vita
che ci fanno
vivere è
solamente
oscena.
Viviamo
senza
umanità.
Per questo
frequento
poco le persone
e ancora meno
le guardo
in faccia.
Avremmo
tutti bisogno
che un angelo
saltasse
fuori
da dietro
il divano
e ci abbracciasse
follemente.
Ci stanno distruggendo e
tra poco
non saremo
più utili
neanche
a noi
stessi.
Ma così è,
le cerco
comunque
la tranquillità e
la serenità.
E quando le cerco
non sono, incredibilmente,
depresso né ansioso.
Solitamente
la casualità
è sempre molto
puntuale
con i poeti
e la mia
vita ha
il sapore
indelebile
birra scura.

lunedì 21 dicembre 2020

Treno del sud

Buongiorno.
Vi ripropongo il racconto - versione completa - che ho postato lo scorso sabato, tratto da 📚 Racconti americani 📚, libro che fa parte della #PromoNatale2020. Promozione che vale solo se acquistate i libri direttamente da me. Volete qualche info in più? Eccole: 💥 PromoNatale2020 💥.


Era un’assolata giornata di maggio, l’estate ormai alle porte, nonostante fossero solo le otto meno dieci del mattino il vento aveva già iniziato a seccargli la pelle. Ma non era infastidito, anzi. Capì di stare bene dal fatto che il suo animo era sereno come quella giornata. Fantastico quando l’uomo e la natura sono in sintonia.
Doveva andare da Austin, Texas ad Albuquerque, New Mexico. Ma aveva in testa una mezza idea di passare pure per Phoenix, Arizona e magari sarebbe arrivato fino a San Diego in California. In un certo senso, e con tempistiche e itinerario assolutamente adattati alle sue esigenze e comodità, stava ripercorrendo la rotta che un secolo prima avevano percorso gli Okies, con la semplice differenza che quei poveri disgraziati lasciarono le loro case e terre a causa della Dust Bowl ma anche per la crisi del ’29 e delle politiche poco lungimiranti del governo. Mentre lui, viaggiava per il gusto di viaggiare. Archibald non era certo sporco e insulso come un maiale, come quei disperati che scapparono dall’Oklahoma. Lui voleva semplicemente viaggiare, perché si sentiva lui il treno. Il mondo lo avrebbe semplicemente visto passare.
Una volta arrivato ad Albuquerque sarebbe andato un po’ in giro nella natura selvaggia. Voleva vedere un paio di vette al di sopra dei tremila metri, e magari qualche lepre fischiante e le tanto schive marmotte. Pecore selvatiche delle Montagne Rocciose, alci, cervi, capre delle nevi, piccoli roditori e svariati tipi di uccelli, con un po’ di fortuna avrebbe visto pure un orso nero e forse un puma. Ma anche la flora gli interessava vedere, camminando nella natura selvaggia avrebbe visto gli alberi comunemente presenti in New Mexico, come lo spruce, i pioppi tremuli e gli abeti.
Disegno di copertina: Andrea Denegri

Il treno arrivò puntuale, Archibald salì sulla terza carrozza e occupò il suo posto. Il treno ripartì quasi subito. Archibald iniziò ad osservare il paesaggio che scorreva veloce ai suoi occhi.
Dopo pochi minuti si sedette vicino a lui un signore sui sessant’anni circa, dalla carnagione molto chiara. Vestito con un paio di jeans e una camicia a quadri, molto elegante anche se apparentemente nervoso ma forse era meglio dire stizzito. Sembrava elettrico e infastidito. Archibald si sforzò di non commettere nessun errore nel restare solo con la propria solitudine e silenzio, non voleva per nessun motivo che quel signore “particolare” attaccasse bottone. Archibald provò a cercare un libro nella borsa a mano, si ricordava di avere con sé Passaggio a Nord-Ovest e magari una qualche rivista ma le sue ricerche furono vane. Ora quello elettrico e infastidito era lui. Si sentiva un po’ stupido per quello che stava provando. Tutto sommato, stava avendo a che fare con un essere umano. Si chiese, perché essere così affascinato dalla natura e dalle sue bellezze e non voler parlare con un essere umano? Forse perché la natura si lascia vivere, mentre gli uomini vogliono vivere.
Il silenzio si interruppe improvvisamente, il passeggero guardò Archibald e lo salutò con un cenno della testa. Archibald disse -Salve- con un filo di voce.
-Come va?-
-Bene, grazie e lei?-
-Bene. E’ in giro per lavoro?-
-No, viaggio per passione-
-Beato lei. Io viaggio da parecchi anni per il nostro paese, soprattutto al sud, faccio parte di una organizzazione fondata a fine degli anni cinquanta, vogliamo portare un cambiamento culturale negli Stati Uniti, lottiamo per la nostra amata nazione. Siamo nati in Virginia, ma siamo sempre stati molto attivi, soprattutto al sud, dove c’è più bisogno di un nuovo ordine sociale ma da come stanno le cose, non è che al nord le cose vadano meglio, anzi. E probabilmente il discorso è adatto anche per l’ovest e l’est. Abbiamo attraversato momenti veramente difficili ma ora, con il nuovo corso politico, le cose dovrebbero cambiare. Noi siamo pronti e spero sia pronta anche l’America. Finalmente Dio ha ascoltato le nostre preghiere. E hanno poco da ridire quelle quattro star del cinema e della tv, oppure il paladino dei diritti umani, stiamo tornando un Grande Paese!-
Archibald non capì bene perché la vita a volte si presenta così sconclusionata. Cosa avrebbe dovuto dire a quel tizio? Capì il significato di quel delirio nazista, tanto da non doversi ripetere mentalmente il nome dei protagonisti del discorso del suo interlocutore, ma cosa avrebbe dovuto rispondere? Che era un coglione, xenofobo e razzista? Fuori dal mondo e dai tempi moderni? Avrebbe dovuto dargli del pazzo? Archibald, che era partito per quel viaggio sperando di perdersi nella bellezza della natura, stava drammaticamente naufragando di fronte all’assurdità umana. Guardò il suo interlocutore, gli sembrò di fare anche un mezzo sorrisetto, e non riuscì a dire nulla. In silenzio di fronte alla stupidità umana. Non seppe dire nulla. Raccolse velocemente le sue cose e tanto velocemente si alzò in direzione della porta della carrozza. In pochi secondi percorse la distanza che lo divideva dall’altra carrozza, mentre la apriva sentì quel signore sulla sessantina con la camicia a quadri dire -Non dica che non la avevo avvisata, il nuovo ordine mondiale sta cambiando. L’ America sta cambiando e di conseguenza il mondo.-
Archibald non sentì le ultime parole, aveva già chiuso la porta. Respirò profondamente e cercò con lo sguardo un posto libero e isolato. Lo trovò a metà carrozza, a qualche posto da un ragazzo orientale accompagnato ad una afroamericana. Ci mise un po’ a tranquillizzarsi ma alla fine raggiunse il suo obiettivo. Ora lo aspettavano solo Albuquerque e il New Mexico e poi forse Phoenix e la California. Aveva un disperato bisogno della natura selvaggia e delle Montagne Rocciose. Non voleva avere più angosce, né sentirsi più in colpa per la stupidità altrui. Non tutto nella vita può essere determinato dagli uomini, l’unica cosa che si disse fu che bisognerebbe imparare ad aspettare e non avere sempre un compito. Bisognerebbe imparare ad oziare, che non significa essere passivi. Ma avere un rapporto più rilassato con la vita, con il mondo.

giovedì 17 dicembre 2020

In quanti siamo rimasti in questo caffè

Buongiorno.
Vi ripropongo una poesia, che ho postato ieri, tratta da 📚 In quanti siamo rimasti in questo caffè 📚, libro che fa parte della #PromoNatale2020. Promozione che vale solo se acquistate i libri direttamente da me. Volete qualche info in più? Eccole: 💥 PromoNatale2020 💥.


Hai presente
quelle giornate
estive
in cui te ne
stai
all’ombra di un albero
e osservi il sole?
Le cicale ti fanno
compagnia con
il loro frinìo
e ti senti
sereno,
immerso
nella natura.
Ogni tanto una brezza
di vento
ti solletica
la faccia
e una
formica
si arrampica
sulla tua
ciabatta estiva.
E ti senti
in sintonia
con la
natura
e il
mondo.
Osservi il tuo
cane
respirare dolcemente
mentre ti guarda
con un occhio chiuso
e uno aperto.
Sei libero da ogni
tristezza e difficoltà.
Pensi, veramente
di essere felice. 

Foto di copertina: Alessio Bianco
Hai presente quando 
ti senti in sintonia 
con la 
natura 
e tutto il 
mondo? 
Beh, tu sei la mia natura e il mio mondo.

lunedì 14 dicembre 2020

L' uomo che piangeva in silenzio

Buongiorno.
Vi ripropongo il primo capitolo - versione completa - che ho postato lo scorso sabato, tratto da 📚 L' uomo che piangeva in silenzio 📚, libro che fa parte della #PromoNatale2020. Promozione che vale solo se acquistate i libri direttamente da me. Volete qualche info in più? Eccole: 💥 PromoNatale2020 💥.


Si trovava nella sua piccola casa in montagna, fuori era buio e dentro c’era una sola candela a illuminare un po’ l’ambiente. Ascoltava Long nights di Vedder e la chitarra lo accompagnava nei suoi pensieri. 
Sentì il bisogno, ma era quasi un comando che gli arrivava dal cuore, di alzarsi e aprire la porta. Entrò una grande nebbia, imponente e silenziosa. Pareva che tutta la nebbia del mondo fosse lì con lui a fargli compagnia, ce n’era ovunque. Sentiva la sua gola piena, a fatica respirava. Gli tornò in mente la bulimia di emozioni che lo prendeva in certi momenti. Non poteva fare altro che viverle tutte quelle emozioni, e con l’intensità massima. Tutto era amplificato, la paura, la non conoscenza di ciò che avrebbe vissuto, la sudorazione, la tachicardia. Si vergognava solo al pensare ciò che era costretto a vivere in quei momenti. 
La nebbia restò per un po’ a fargli compagnia, come sempre silenziosa e inquietante. Una compagnia di insicurezza e paura. La nebbia avvolgeva l’interno della casa, ma in realtà gli era nel cuore. Lui sudava e sentiva il cuore battergli forte e uscirgli dalla bocca. Era irrigidito, solo e indifeso. Faceva fatica a respirare. Chiuse gli occhi e sentì il sudore sulla dita delle mani e dietro al collo. Dopo un po’, forse erano passati soli pochi minuti o forse servì tutta la notte, la nebbia se ne uscì da sola. Non servì aprire la porta, lei sapeva cosa fare. Comandava lei. Lo abbandonò uscendo dalle fessure delle porte e delle finestre, dal camino e dalle condotte idrauliche. Pensò che quella nebbia era come l’arte, perché è l’arte che decide quando tu puoi scrivere, lei ti prende e ti attraversa e poi esce dalle tue mani. Lei ti prende, e tu, utero della letteratura, non puoi fare altro che aprirti e aspettare che arrivi l’erezione di parole, e non sai quanto durerà. Concluse che la letteratura e l’arte sono donne, perché se hai qualcosa di buono da dare, loro sicuramente lo apprezzeranno. Si era fatto molte volte questa domanda, ma da stupido non formulò mai una risposta adeguata. L’unica vera risposta era quella che aveva appena pensato. Prese il bicchiere di vino che, avvolto dalla nebbia, aveva dimenticato mezzo pieno. Ne bevve un sorso. Era frastornato, prima la nebbia e lo stato d’ansia, poi il ragionamento sulla letteratura e l’arte. Forse facevano parte di un unico grande ragionamento. Forse aveva solo bisogno di parlare a se stesso e capire che lui era quello che gli era appena successo. Così restìo al dialogo e a frequentare l’umanità, aveva finito per trascurare anche il dialogo con se stesso.

Foto di copertina: Daniela Martin

Si alzò, andò alla finestra. La luna illuminava la montagna. Improvvisamente sentì che quello che aveva appena vissuto aveva il suo naturale compimento. In certi momenti il pensiero del suicidio era diventato per lui quasi un rifugio, quasi un restare con se stesso. In pace e senza paura di abbandono. Il suicidio era lì, fedele amico, che lo aspettava. E gli apriva le braccia ogni volta che lui ne aveva bisogno. Perché un abbraccio fa sempre del bene, anche a uno che per forza di cose dovrà cagare chiodi, alla fine l’amore è la sola cosa che conta nella vita di un uomo e per lui quell’abbraccio era semplicemente amore. Ma non capiva perché aveva litigato con la vita, entrambi si erano traditi, in maniera diversa ma si erano traditi. Lui, però, non la aveva mai abbandonata, le era sempre rimasto vicino, perché in fondo la amava. Non si poteva dire altrettanto di lei, al primo vero problema lo aveva abbandonato, o almeno così credeva lui. E quel problema, seppur creato e voluto da lui, era anche il momento più difficile della sua vita. Era rimasto solo, o meglio, si era ritrovato solo. Questo non riusciva ad accettare, il fatto che lei, la vita, lo avesse abbandonato. Poi ripensò alla nebbia, all’ansia e all’insicurezza che gli aveva provocato, ma era stata lì con lui. Almeno questa volta la vita non lo aveva abbandonato, forse non lo aveva mai abbandonato. Lo faceva solo crescere. Così come la letteratura. 
Prima o poi sarebbe dovuto uscire da quei quattro muri, che ora aveva anche dubbi sulla loro esistenza. Forse quei quattro muri erano la sua mente. Era bello avere tanti dubbi, lo facevano sentire vivo. 
Finì di bere il vino, era un po’ aspro, o forse lo era lui. 

mercoledì 9 dicembre 2020

L'altruista

Buongiorno.
Vi ripropongo il racconto - versione completa - che ho postato lo scorso sabato, tratto da 📚 Se volessi essere disturbato 📚, libro che fa parte della #PromoNatale2020. Promozione che vale solo se acquistate i libri direttamente da me. Volete qualche info in più? Eccole: 💥 PromoNatale2020 💥.


Stavolta non cominciò per sbaglio. Decise con la sua testa di partire. Caricò lo zaino in auto, si ricordò di mettere anche gli scarponi da trekking e partì. Erano almeno due anni che non andava più in montagna a camminare. Si sentiva un po’ a disagio, non tanto per il fatto di andare in montagna da solo, ma perché le cose che una volta gli risultavano normali, vestirsi da montagna, preparare lo zaino e tutto quello che ne segue, ora le trovava quasi fuori luogo. Ma ormai aveva deciso, voleva ritrovarsi con se stesso o almeno con quello che era stato in passato. Appena salito in autostrada mise un po’ di musica, che gli servisse da sottofondo. Guardava fuori, la giornata prometteva bel tempo e le condizioni per andare in contro a quello che cercava c’erano tutte. Si sforzava d’essere tranquillo, ma tranquillo, in realtà, non lo era. Gli mancavano pure serenità e felicità. Erano ormai molti anni che il suo animo, una volta pieno di vitalità e gioia, era pervaso da frustrazioni, pensieri e poca, o quasi nulla, felicità. Come volevasi dimostrare, negli ultimi minuti si era molto innervosito, sembrava quasi che i brutti ricordi e pensieri lo stessero ad aspettare al varco, con una certa vendicatività. Gli tornarono in mente molte cose, alcune ormai dimenticate da tempo. Pensò al suo rapporto con i genitori, quasi da estranei. Non si erano mai capiti, vallo a sapere per colpa di chi, e dopo la nascita dei suoi due figli il legame era definitivamente andato a remengo. Ormai erano diventati i nonni dei suoi figli, il papà, cioè lui, era un elemento quasi insignificante nei rapporti nonni-nipote. Era come se lui fosse l’altruista che aveva ricevuto la vita dei suoi genitori e che poi, con i suoi spermatozoi, avesse creato le due creature che avevano dato vita al simposio nonni-nipoti. 
E poi pensò al suo lavoro. Chiaro, gli piaceva, ma anche lì i suoi rapporti erano freddi con tutti. Il suo capo, Luca, chiamato per nome da tutti tranne che da lui, restava sempre “il capo”, non gli andava proprio a genio. Era sempre freddo, almeno con lui, cortese e competente, per non parlare della disponibilità a collaborare ma non era mai riuscito a sentirlo veramente suo amico. Forse sbagliava proprio nel volerlo pensare come un amico. Forse non lo voleva neanche come amico. Come sia, alle cene aziendali era comunque sempre un po’ in disparte, mentre Luca, cioè il capo, chiacchierava e si divertiva con tutti. 
Quasi non pensò alla moglie, la loro mutua sopportazione stava a significare che la scintilla che dieci anni prima aveva fatto scoccare il fuoco ardente dell’amore, si era spenta dopo pochi minuti. Il loro era il tipico caso in cui la prosecuzione della specie aveva avuto la meglio sul gusto degli individui, tipico della società moderna. Come gli uomini delle caverne, si erano meramente accoppiati, e avevano pure accoppiato i loro conti in banca. Percorse tutta la strada con questi pensieri in testa, stava pian piano prendendo le distanze da tutte le persone con cui, in teoria, avrebbe dovuto avere dei solidi e veri legami. Forse solo i suoi due figli facevano eccezione. Ma non ne era tanto sicuro. 
Arrivò al parcheggio, lasciò l’auto al Rifugio Tolazzi e prese la mulattiera che lo avrebbe portato al segnavia 144. Anche durante la camminata i suoi pensieri non cambiarono rispetto a quelli che aveva in auto. Era semplicemente cambiato un po’ il suo umore. Si sentiva offeso e in credito con l’umanità. Pensò al fatto che c’erano delle persone che non volevano capirlo, perché evidentemente conveniva loro così. Altre ancora, proprio non ce la facevano a capirlo. Per non parlare di quelle che gli facevano apertamente la guerra. Evidentemente, ogni loro comportamento era studiato e pianificato per sfruttare la sua presenza a loro personalissimo tornaconto. Tutte posizioni di comodo. Ora sì che aveva delle certezze! La sua bontà, troppa; la sua professionalità, fuori discussione: il suo essere sempre discreto e mai invadente, evidentemente in questo mondo non andavano bene. Certi personaggi, certe facce, erano più di moda. Ma come diceva un ex comico, ora capopopolo, pensò al fatto che certe facce da culo dovrebbero starsene a casa. Nonostante non fosse più abituato a camminare in montagna e il fatto che dovette fermarsi un paio di volte per via del cuore in gola, impiegò poco più di un’ora per arrivare al Rifugio Lambertenghi Romanin. Si riteneva ancora in forma, anche perché il tempo ci mise del suo, nella rapida ascensione affrontò pioggia, sole, neve, grandine. Quasi pensò che anche il mondo, il vero suo mondo, quello fatto di albe e tramonti, di laghi e prati, ce l’avesse con lui. Ma riuscì a mettere in disparte questo suo astio nei confronti del mondo, il mondo degli altri e in cui lui era condannato a vivere, e pensò solo a sé. Si sedette su una panchina, usata durante i week end dalle sorridenti famiglie che arrivavano al rifugio a farsi le foto da riproporre poi negli anni futuri, si tolse lo zaino e osservò: la montagna non era cambiata, il Coglians era sempre lì, maestoso e immobile, il paesaggio tutt’attorno era magnificamente soave. I prati erano di un verde intensissimo e riuscì a scorgere anche un paio di marmotte. Ora sapeva perché era andato lì, voleva il silenzio per potersi dire che stava bene in solitudine, per ritrovare i paesaggi che un tempo gli erano famigliari. Passò un bellissimo pomeriggio, un po’ disteso sulle rocce vicine al lago e un po’ sul nevaio. Appena il sole tramontò, si rifugiò nel sacco a pelo. Prese quasi di scatto la sua vecchia agendina, quella che portava in tutti i suoi viaggi ma che da anni, ormai, non usava più, frugò nello zaino e trovò una penna, quella della banca. Chiuse gli occhi, respirò profondamente, sentiva il cuore battergli forte, questo lo mise un po’ in imbarazzo e gli fece fare un sorrisetto sornione. 
Attaccò a scrivere. 

Foto di copertina: Daniela Martin

Sono al rifugio Lambertenghi Romanin, confine Italia-Austria, alle pendici del monte Coglians e subito sopra il lago Volaia. E' stata una giornata strana. Il tempo ha cambiato mille volte umore, salendo ho dovuto affrontare un vento fastidioso che mitigava in parte il sole in granforma. Poi, tutto ad un tratto, neve, pioggia, grandine, si sono alternati quasi ad intervalli regolari. Finalmente alle cinque gli Dei hanno deciso che poteva bastare e che il tramonto avrebbe portato tranquillità a tutti, uomini, animali, vento, acqua e neve. Tutti dobbiamo riposare. Anche la stupidità e i meccanismi assurdi che governano il mondo hanno bisogno di rigenerarsi. 

Guardo fuori, ormai è buio. La notte è bella perché puoi vedere solo i profili delle cose e anche delle persone. Così non ti devi concentrare per capirle, puoi passare oltre e immaginare, magari quello che non sono.

venerdì 4 dicembre 2020

E noi, semplici viaggiatori

Buongiorno.

Vi ripropongo la poesia che ho postato ad inizio settimana, è tratta dalla raccolta 📚 La fatica di non pensare 📚, libro che fa parte della #PromoNatale2020. Promozione che vale solo se acquistate i libri direttamente da me. Volete qualche info in più? Eccole: 💥 PromoNatale2020 💥.

La sera di Baires 
arriva calma e serena. 

L’aria è pulita e 
il freddo 
si impossessa di noi 
con una certa grazia 
delicata. 

La modernità si confonde 
con lo stile coloniale. 

Buffe case 
colorate 
fanno fare ai turisti 
foto 
dove appaiono 
sorridenti e 
felici di essere lì. 

E noi, semplici viaggiatori, 
guardiamo il porto 
e più in là, il mare. 

E pensiamo alle strade 
che scavano nel cuore 
dell’Argentina. 
E ci conducono, o ci portano, o ci guidano… 
in splendidi villaggi, 
con una pizzetta in centro 
tutta bianca 
buona per le foto di noi turisti, 
o viaggiatori, dipende.

lunedì 30 novembre 2020

Mentre ti scrivo

 Buongiorno.

Vi ripropongo la poesia che ho postato sabato, è tratta da 📚 Una complessa semplicità 📚, libro che fa parte della #PromoNatale2020. Promozione che vale solo se acquistate i libri direttamente da me. Volete qualche info in più? Eccole: 💥 PromoNatale2020 💥. 




"Mentre ti scrivo
mi guardi.
E tutto quello
che vorrei
scrivere
finisce nei tuoi occhi."

mercoledì 25 novembre 2020

Ve lo avevo detto che... i libri sono BENI ESSENZIALI?!

Buongiorno.

Sì, ve lo avevo detto. Oltre a spiegarvi perché leggere è fondamentale per ogni essere umano. E vi ho detto che c'è una promo di Natale sui miei libri? sì... 😂 In ogni caso, trovate il video qui sotto. Se non avete voglia di guardare il video, ve la riassumo: 

👉10% di sconto per chi acquista una copia. 💥

👉15% di sconto per chi acquista almeno due copie, oltre ad una poesia o a un racconto/capitolo inedito. 💥






💪Come fare per sfruttare la promozione? 💪

📧 
maurofornaro76@gmail.com

💻social: facebook./maurofornaro.blogspot.it - facebook/maurofornaro - twitter/MauroFornaro - linkedin/maurofornaro - instagram/maurofornaro

martedì 17 novembre 2020

Come si può chiedere ad uno scrittore perché scrive?

 Buongiorno.

Oggi vi spiego perché scrivo. Con un video - fatto durante una presentazione questa estate, quindi nel rispetto dell'allora dpcm - e con l'estrapolato di un mio racconto, tratto da Se volessi essere disturbato. La risposta, per uno scrittore, è semplice, semplicissima.



Foto di copertina: Daniela Martin

...
Le parole gli uscivano facili, e a chi gli chiedeva “Ma come fai a scrivere” lui non rispondeva. Si limitava a sorridere. Come si fa a chiedere a uno scrittore come fa a scrivere? E’ come chiedere a un pesce come fa a nuotare. O lo fa, o muore. E per lui era la stessa cosa. Scrivere era un bisogno primario, come bere, respirare o cacare. ...

martedì 10 novembre 2020

Onda su onda ma il basket no

Buongiorno.
Nei giorni scorsi ho avuto una scambio di idee, da un suo post, con un caro amico, Alessio. Da quelle riflessioni ne è nato questo post che, spero, dia il là ad altre riflessioni. 

Al di là di ogni possibile, forse inutile polemica, su ciò che sia meno o più giusto fare, considerato che di indole rispetto qualsiasi regola, che mi piaccia o meno, posso discuterla ma la rispetto. Ho pure coscienza che forse parlare di sport, o di attività motorie possa scatenare in questo momento l’ira funesta di qualcuno. Visto che, come dicono i nostri politici, quelli al Governo ma all’opposizione la pensano come loro, e la pensa nella stessa maniera anche una parte della popolazione e neanche così piccola, tra le “attività non essenziali” lo sport è in prima fila. Purtroppo per noi, purtroppo per tutti, ma l’Italia è così.
Mi affido a chi ne sa più di me, il periodo è drammatico e nonostante questo, tanta gente sa tante cose, sa tutto, soprattutto sui social, dove si passa da essere virologi ad essere esperti di VAR e poi si diventa ministri degli interni e poi, e poi…
Oggi pomeriggio mi son trovato in un complesso sportivo, dove si praticano alcuni sport, dove i ragazzi che avevano tutti più o meno la stessa età. Mi guardo attorno e mi chiedo: come mai ci sono i ragazzini all’aperto che giocano a calcio e fanno atletica, e come mai all' interno di un palazzetto ci sono altri ragazzini che giocano a pallavolo? GIOCANO! Ma la riflessione va oltre. Chi ha deciso questa situazione impari, potrebbe trovare le parole giuste da dire ai miei ragazzini perché non possono GIOCARE A BASKET?, in realtà possono "far finta" di giocare all'aperto, perché io sto facendo fatica. O meglio, faccio fatica a non sclerare. Quasi che ci sia qualcosa che non comprendo. E in effetti c’è! 
Fonte: web

Il problema è che siamo tutti contro tutti. Come cani randagi che cercano un gatto morto per strada per sfamarsi. Al di là delle belle parole "ce la faremo tutti assieme", la situazione è come in un fiume, dove il pesce più grosso mangia il pesce più piccolo. Non siamo una Nazione, condividiamo un territorio. Siamo tristi, tristissimi, cattivi e feroci. Come dicevano gli antichi: vita mea mors tua. Non stiamo navigando a vista, perché c’è la nebbia, stiamo navigando sbattendo addosso ad ogni scoglio che troviamo. Stiamo affondando, ma non tutti assieme. Qualcuno è già affondato, lo sport, i cinema, i teatri, qualcun altro ha saputo che la nave sta affondando ma è ancora comodamente seduto in sala a mangiare, mentre l’orchestrina suona una triste canzone. 
Ce la faremo, quasi, tutti assieme. 

giovedì 5 novembre 2020

Suprematisti bianchi

Buongiorno.

Come vi avevo promesso ieri pomeriggio, torno nel blog con un racconto tratto dalla mia raccolta di racconti: Racconti americani.
Il racconto è particolarmente attuale, come lo è stato in passato e come lo sarà in futuro, purtroppo. E' in parte narrazione di fatti realmente accaduti, in parte racconto vero e proprio. Spero vi piaccia. 
Vi auguro buona lettura e per leggere gli altri miei racconti, comprate il libro! 😘
 

1865

All’indomani del termine della guerra civile nacquero negli Stati Uniti movimenti di estrema destra, come il conosciutissimo Ku Klux Klan. Uno degli scopi di questi movimenti era proprio quello di difendere i confini del sud, affermando una supposta superiorità razziale nei confronti dei neri,  liberati dalla schiavitù dal Governo Lincoln.

2017

In una città della Virginia una macchina si è lanciata contro un corteo anti razzista. La causa di tutto questo  è scaturita da una marcia organizzata per evitare la rimozione di una statua, quella del generale Lee, da parte dell’estrema destra. Uomini e donne con le candele accese strette in pugno, cantavano Blood and soil, white lives matter, you will not replace us e jews will not replace us. E la conseguente contromanifestazione da parte della sinistra. Ma l’America è ancora ferma alla guerra civile? Almeno in parte, la risposta è Sì! Perché l’ideologia del “potere bianco” non è mai morta e, forse mai come in questo periodo, continua a far parlare di sé. Molti sostengono che questo revival dell’estrema destra sia una prima messa in pratica del programma elettorale dell’attuale Governo. Perché nei modernissimi Stati Uniti le due fazioni della guerra civile sono ancora ferme sulle loro posizioni: tra chi è fieramente soddisfatto dell’esito della guerra civile americana e chi, soprattutto al sud, visse sulla propria pelle gli effetti di quest’ultima: povertà, crisi strutturale sino a metà del secolo scorso, obbligazioni confederate andate perse del tutto, bancarotta delle ferrovie e reddito pro capite dei cittadini del sud sceso al 40% del valore di quello di un cittadino del nord per una buona metà del Novecento. Tanto per dire solo alcune delle conseguenze che gli stati confederati pagarono dopo il 1865. 

Quindi l’ideologia razzista in America non è passata di moda. La differenza sostanziale tra le origini e l’oggi sta nell’organizzazione: non esiste più un vertice centralizzato, ma gli aderenti dei giorni nostri si ritrovano sparpagliati in decine di cellule territoriali. Tra queste, i Loyal White Knights, il cui capo è Chris Barker e la cui rete è finita per divenire più che continentale, alcune migliaia di militanti militerebbero attivamente dentro le fila dei sostenitori statunitensi della superiorità della razza bianca. Come da tradizione, il KKK è ancora attivo principalmente negli stati del sud: Mississipi, Louisiana, Georgia, Sud Carolina e, ovviamente, Nord Carolina. In alcune zone, specie in quelle che una volta rappresentavano una terra di confine tra nord e sud, c’è una guerra non dichiarata, sopita e combattuta con le armi del revisionismo storico. Ma andiamo avanti. Queste organizzazioni di estrema destra, negli anni ne sono nate e morte moltissime, sono a tutt’oggi l’American Freedom Party, nato nel 2009 in California. Il Council of Conservative Citizens nato a fine anni ottanta ad Atlanta. Il National Socialist Movement, nato nel 1974 e con molti affiliati in tantissimi Stati. La Nationl Alliance, fondata nel 1974. L’American Nazi Party, che oggi ha sede in Michigan ma che ha visto la sua origine proprio in Virginia. Ovviamente bisogna citare nuovamente il Klu Klux Klan, fondato proprio nel 1865 nel Tennessee, per l’esattezza la vigilia di Natale, ha avuto  la sua massima diffusione nel Novecento.  Questa “allegra” confraternita ha sempre avuto come ideali, del resto come le altre organizzazioni che ho appena citato, il nazismo, l’antisemitismo, la xenofobia, l’anticomunismo e l’anticapitalismo, la segregazione razziale, quindi ovviamente i diritti delle minoranze e, in tempi più antichi, l'estensione del diritto di voto ai neri. La violenza, non solo quella verbale, ha sempre accompagnato la politica delle organizzazioni di estrema destra. C’è da dire che negli anni il Klan ha visto molte trasformazioni, nel 1882 fu dichiarato fuori legge dal Presidente Grant.  Il secondo Ku Klux Klan, dalle caratteristiche moderne, fu creato nel 1915, durante la prima guerra mondiale, da William Joseph Simmons, fu introdotta la pratica della croce che brucia, il quale sfruttò la convinzione diffusa tra molti bianchi poveri, i quali si convinsero che i loro problemi economici fossero causati dai neri, dai banchieri ebrei e da altre minoranze, in maniera analoga a quanto accaduto successivamente per effetto della propaganda nazista nella Repubblica di Weimar prima e nella Germania nazista poi. Questo Klan fu organizzato dai suoi dirigenti in maniera da ricavarne degli utili e, allo stesso tempo, venne vissuto come una confraternita ed ebbe inoltre una maggiore influenza da un capo all'altro degli Stati Uniti, con un maggiore ascendente sui politici di molti Stati. Negli anno Venti e anni Trenta  una fazione del Klan chiamata Black Legion fu molto attiva nel Midwest. Al posto delle classiche tuniche bianche, i legionari indossavano uniformi nere, a ricordo dei pirati e delle camicie nere fasciste. La Black Legion fu la fazione più violenta e sollecita e si fece notare per gli assassinii di comunisti e socialisti. Il Klan vide scemare così la propria popolarità e fu poi sciolto quasi in contemporanea con il termine della seconda guerra mondiale. Oggi abbiamo i  Knights of the Ku Klux Klan, l'Imperial Klan of America e la Brotherhood of Klans Knights. 

Immagine di copertina: Andrea Denegri


Una tranquilla città universitaria della Virginia può essere al centro di un conflitto interraziale che ricorda gli anni più bui del secolo scorso? Come vi ho detto prima, almeno in parte, sì. Perché mentre c’è chi sostiene che il corteo dei suprematisti bianchi sia un atto di violenza gravissimo e fuori da ogni logica democratica, dall’altra parte abbiamo i nazionalisti e neo-nazisti che sostengono il concetto del Primo emendamento della Costituzione Americana che garantisce la libertà di parola. E forse sta proprio qui il significato della parola democrazia, due parti che rimangono ferme sulle proprie convinzioni e quella complessa eredità dello schiavismo rendono il profondo sud degli Stati Uniti quello che una mente chiusa non potrebbe mai capire.

mercoledì 28 ottobre 2020

La vita è quello che è

 Buongiorno.

Oggi compie gli anni uno scrittore che apprezzo tantissimo, J.R. Lansdale, di lui amo molte cose, soprattutto il sarcasmo, l'ironia e il cinismo con cui si esprime. E, visto che in questi giorni si parla tanto di ingiustizie sociali, ecco una sua frase, adeguatissima, tratta dal libro La foresta… poi, all'improvviso, la verità mi è saltata agli occhi, semplice come un bicchier d'acqua. La vita è quello che è, ed è tutto tranne che giusta.

Fonte: web

Frase che si sposa bene con questo periodo. L'ultima news è che non ci si può allenare neanche all'aperto. Il Ministro dello sport è rammaricato e distrutto, ma è pure uno dei responsabili di questo disastro. Hanno colpito la cultura - vi ho spiegato ieri che sport e cultura sono sinonimi - per fare vivere il resto. Ma questo non è essere un buon governante, questo vuol dire avere preferenze. Ci sono figli di serie A, figli di serie B e poi noi... Si doveva vivere tutti, così moriamo noi. 

martedì 27 ottobre 2020

Odio chi non parteggia

 Buongiorno.
Avevo smesso di parlare di politica nel mio blog, anche se i post politici "tirano" sempre più degli altri. Il post che ho pubblicato la scorsa settimana ha fatto da solo più letture, più del doppio, di tutti i post che ho fatto ad ottobre. Penso però che ci siano delle cose che non si possono non fare, cioè prendere posizione. Perché, come diceva Gramsci: Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.

Quindi, anche oggi, sarò partigiano. Parlerò di sport, ma la "cultura" non se la vive meglio. A proposito, parlare di sport e di cultura è la stessa cosa. Smettetela di distinguere le due cose. Questo è ciò che si legge nella Treccani: cultura s. f. [dal lat. cultura, der. di colĕre «coltivare», part. pass. cultus; nel sign. 2, per influenza del ted. Kultur]. – 1. a. L’insieme delle cognizioni intellettuali che una persona ha acquisito attraverso lo studio e l’esperienza, rielaborandole peraltro con un personale e profondo ripensamento così da convertire le nozioni da semplice erudizione in elemento costitutivo della sua personalità morale, della sua spiritualità e del suo gusto estetico, e, in breve, nella consapevolezza di sé e del proprio mondo…L’insieme delle conoscenze relative a una particolare disciplina… Quindi da ora, userò i due termini come fossero sinonimi, lo sono!

 Il ministro Di Maio, che si permette di dire che hanno chiuso le attività non essenziali, frase detta anche da Speranza e Conte anche se in momenti diversi, forse si dimentica che qualsiasi sia il lavoro che fa una persona, per quella persona il suo lavoro è essenziale. Che sia anche la prostituta! Il Paese non vive solo con certe attività, mentre altre servono solo da contorno. Il Paese va avanti con il lavoro di tutti.

Il ministro Spadafora, francamente poco a suo agio nel mondo dello sport, non ha un ruolo importante nel Governo. E' messo lì, a prendere insulti dall'intero mondo sportivo. E ci riesce bene, non conta nulla, non dice nulla da esperto. Ora si gingillerà perché ci regalerà quattro soldi. Forse, magari...

Il Premier ha il pelo sullo stomaco, tira dritto e non gliene frega niente di nessuno. Le industrie valgono, i centri commerciali valgono, la serie A di calcio vale, del resto si può fare a meno. Lo ha ammesso più volte che la popolazione è in sofferenza, ma una parte della popolazione è trattata meglio, molto meglio, di altra parte. Questo Governo, che dovrebbe avere una piccola, piccolissima, anima comunista, ha aumentato notevolmente le differenze tra la classi dei lavoratori. Hanno scoperto quest'anno che c'è chi vive di sport, perché sport dilettantistico vuol dire che chi lo pratica è un dilettante, nel senso che non percepisce, o ne percepisce poco, uno stipendio. Ci sono migliaia di persone di che lavorano h24 nel mondo dello sport. E sono pure stimati professionisti. La cultura in Italia non conta un cazzo, fa parte del tempo libero. E così, visto che di tempo libero ne ho molto in questo periodo, vi mando a ramengo. 

Foto: Kevin Senatore


Ultimo ma non ultimo, se lo Stato fa l'assistenzialista ora, in futuro non avrà soldi per investire in stadi, palestre, piscine, auditorium, centri culturali, ecc. Forse era meglio investire prima, visto che in sette mesi non avete investito in ospedali, trasporto e scuola. E negli anni ve ne siete sbattuti. Ah, dimenticavo: ANDATE A RAMENGO! E ricordatevi che senza cultura non si può vivere e le nuove generazioni ne risentiranno. Ritornateci, a RAMENGO!



venerdì 23 ottobre 2020

Chi non compra libri è rinnegato e bastardo [cit.]

Buongiorno.

Torno a parlare di libri, dopo la sfuriata cestistica, citando un articolo che ho letto e che completo lo trovate qui: ilgiornale.it/chinoncompralibririnnegatoebastardo. Inutile dire che sono estremamente d'accordo con lo scrittore Papini.

La domanda è antica come la stampa a caratteri mobili. Ma perché nessuno di noi, di voi, di loro, si sognerebbe mai di chiedere gratis una cravatta a un negoziante, o un Dry Martini a un barman, o un chilo di pere Guyot - per dire - a un fruttivendolo: Ma moltissime persone, anzi: troppe, non si imbarazzano nel chiedere un libro omaggio all'autore o peggio all'editore?... Ce lo chiediamo sempre tutti, noi autori ed editori. E se lo chiese, in modi particolarmente furiosi e ironici, anche Giovanni Papini (1881-1956), spirito ondivago ma formidabile polemista, in un pamphlet che sembrerebbe scritto oggi, e perciò giustamente ripubblicato ora, nel momento più disgraziato, appunto, per l'editoria - titolo: Le disgrazie del libro in Italia - (LB edizioni, pagg. 36, euro 5). In realtà, per quanto riguarda lo stato di salute del lettura in Italia (sempre pessimo), una differenza fra la visione di allora e quella di oggi, c'è. Ai tempi di Papini ci si basava sull'osservazione diretta, oggi sulle statistiche. Il risultato però è lo stesso: nel nostro Paese, tolto uno zoccolo duro ma minuscolo di lettori forti, il libro è un oggetto sconosciuto. ...Andrea Kerbaker, nella introduzione, fa notare che sì, è vero: Le disgrazie del libro in Italia fu pubblicato da Vallecchi nei primi anni '50 del '900. Ma l'autore in quel momento era già anziano, il suo sarcasmo smussato e la prosa appesantita da una spaventosa conversione a «U» al cattolicesimo. Invece le pagine che stiamo leggendo sono brillanti, veloci, vere staffilate. Possibile quindi che fossero state scritte molto tempo prima, nella fase dell'arrabbiatura futurista, e poi rimaste in un cassetto... leggere la lamentatio di Papini è molto divertente. Da una parte. E dall'altra lascia un sapore amarognolo in bocca. Esempi del primo caso: l'elenco degli espedienti cui ricorrono gli italiani - definizione dell'autore: «parassiti» - per accaparrarsi un libro gratis (il più usato ovviamente è chiederlo in prestito a un amico per non restituirlo); l'elenco delle categorie che NON comprano libri (analfabeti, «imbecilli, mentecatti e dissennati», «marrani arricchiti», «mondani ottusi», «piccoli borghesi e proletari» che spendono migliaia di lire per un film o una partita di calcio ma non ne hanno una quando si tratta di entrare in libreria...); l'«inventario squallido» dei libri che si trovano nella maggior parte delle case italiane (libri di cucina, «qualche libro di scuola», la cabala del Lotto, qualche opera classica, «ma non sempre», «e infine l'elenco del telefono»:... Un esempio invece dei misteri dolorosi, è lo sconforto nel vedere un popolo un tempo faro del Sapere diventato indifferente ai libri e alla lettura: «Quegli italiani che posseggono e leggono e studiano buoni libri sono i salvatori e mallevadori di quella grande tradizione, di quella gloriosa e necessaria civiltà. Tutti gli altri sono eredi senza onore - attenzione: gran finale, ndr - e rinnegati bastardi».

Fonte: web
Comunque sia, il libro è facilmente reperibile, anche online o, in alternativa, fatevelo regalare per Natale, cercatelo nei mercatini dell'usato. Insomma, leggete! 🐐🐐🐐

martedì 20 ottobre 2020

Come si sente un istruttore minibasket

Buongiorno.
Il morale che può avere una persona che lavora con i bambini? Un po' come l'essersi impegnato per riuscire a comprarsi una bella fiorentina e una bottiglia di un'ottima annata di Montepulciano, pur pagando entrambe molto di più del dovuto e, allo stesso prezzo, che abbiamo appena detto essere eccessivo, ti obbligano a mangiare petto di pollo e bere il peggior vino, per di più caldo, del supermercato più scadente della città. 
Gente impreparata, che si fa consigliare da gente altrettanto impreparata e che esulta per i risultati, estremamente scarsi, che ha ottenuto. Convinta che gli addetti ai lavori siano degli idioti che passano qualche ora ad allenare i bambini, quando invece quegli idioti sono magari preparati e lo fanno per lavoro.

La sappiamo tutti l'importanza dello sport - anche e soprattutto per i bimbi -, al di là dell'aspetto prettamente competitivo, e lo sappiamo tutti che prima viene la salute, ma trattare così lo sport dei più piccoli vuol dire sapere di non essere in grado di rinforzare il trasporto pubblico, la sanità e la scuola, oltre a non avere personale per gestire la famosa movida... In attesa delle Olimpiadi e di sentire i politici parlare dell'importanza dello sport per l'Italia...


mercoledì 14 ottobre 2020

Sara and the devil...

Buongiorno. 

Quello che vi dirò oggi è di fondamentale importanza: dobbiamo aiutare Sara a completare la realizzazione del suo libro: VOODOOBLUES: Il misterioso caso di Robert Johnson. Poi vi spiego come, intanto questo è il progetto: 

Incroci religiosi e musicali tra Africa, America e Italia” è un libro che unisce la religione al blues, in un particolare percorso attraverso riti magici e atmosfere esoteriche. A far da guida nel curioso viaggio tra le pagine di questo libro è Robert Johnson, figura da sempre considerata misteriosa grazie alla leggenda che lo avvolge riguardante il suo fantomatico patto col demonio. Il Voodoo di Haiti, le società segrete africane, gli dèi come Legba e Baron Samedi, la musica nelle cerimonie del candomblé brasiliano e il tarantismo del Sud Italia, sono solo alcuni dei temi affrontati nelle pagine che leggerete. Prendendo in considerazione qualche brano di Johnson e approfondendo l’ambiente magico sacrale delle diverse religioni afroamericane, vi porterò a scoprire quanto di vero c’è nel patto diabolico più famoso nel mondo del blues. Frutto di intense ricerche e una sviscerata passione, “ VOODOOBLUES: Il misterioso caso di Robert Johnson. Incroci religiosi e musicali tra Africa, America e Italia” è un libro che mescola musica a religione, cercando di fornire uno sguardo nuovo su un tema gettonato come la musica afroamericana. Si parla di musica sì, di blues, ma senza troppi nozionismi di scale, accordature e mostruosità del genere (i musicisti abbiano pietà di me, per favore!). Un libro pensato quindi anche e soprattutto per coloro a cui piace ascoltare e approfondire un po’ le origini di ciò che gli passa per le orecchie, anche senza avere necessariamente una formazione musicale. Un volumetto che però tira in ballo anche riti magici, divinità dai connotati discutibili e particolari celebrazioni religiose che s’intrecciano perfettamente con la figura del bluesman e del suo mondo. Robert Johnson e una manciata dei suoi brani sono quindi solo il punto di partenza e la traccia guida di questo viaggio virtua le, senza confini geografici precisi, attraverso rituali magico-religiosi, musica e tradizioni culturali apparentemente “demoniache”.

Copertina di Antonio Boschi

Al libro hanno contribuito due musicisti, Andrea “Wob” Facchin , bluesman veneziano e studioso incallito di musica roots e di religioni africane, leader della band voodooblues Mr. Wob and The Canes; e Alessandro “Jimmy” Ragazzon, fondatore dei Mandolin’ Brothers, band attiva da oltre 40 anni e pietra miliare della roots music in Italia. All'interno dei vari capitoli troverete inoltre alcuni disegni di Elena Farina, sapientemente elaborati da Antonio Boschi di WIT Grafica.

👉Aiutate Sara cliccando su questo link e supportate - con una donazione - il progetto: produzionidalbasso/ilmisteriosocasodirobertjohnson👈 Riceverete in cambio una copia del libro ma volendo anche molto altro...e non fate gli spilorci! 😜

P.S. Se volete conoscere meglio Sara, vi consiglio di dare un'occhiata al suo blog: rocknroll398.wordpress.com.

mercoledì 7 ottobre 2020

L'amorfismo della gente

 Buongiorno.

Domenica sera, in un momento di isolamento totale, ho spulciato Canti Orfici di Campana. Questi sono i versi che oggi voglio condividere con voi. Che poi, la ricerca della serenità per un poeta, forse è la serenità stessa.

Fonte: web


Camminavo, camminavo nell'amorfismo della gente. Ogni tanto rivedevo il suo sguardo strabico fisso sul fenomeno, sulla parte immota che sembrava attrarlo irresistibilmente: vedevo la mano irritata che toccava la parte immota. Ogni fenomeno è per sè sereno.

venerdì 2 ottobre 2020

Morire un po' di volte

Ah, ah! You have to die a few times before you can really live. Così diceva il vecchio zio Hank Bukowski. E penso sia veramente così. Ogni nuova rottura, ogni ennesima difficoltà, ti fanno capire il tuo valore ma ti fanno anche allontanare sempre di più dall'umanità e ti avvicinano alla vita solitaria. Discorso lungo, forse inutile, sarà la giornata uggiosa. 

Fonte: web
Vi lascio con un'altra frase di Bukowski, Ero il tipo che vive di solitudine; senza solitudine ero come un altro uomo senza cibo o senz'acqua. Ogni giorno passato senza solitudine mi indeboliva.

 

martedì 29 settembre 2020

La scrittura a mano

Buongiorno.

Tema a me molto caro: la scrittura a mano. Premesso che, per comodità, non solo di scrittura ma anche di "salvataggio" scrivo molto al pc, non ho mai perso la buona cosa di scrivere anche a mano. Lo faccio soprattutto quando ho molto tempo e posso investirne molto nella scrittura, quindi nei momenti di vacanza. Penso che scrivere a mano ti dia maggiore intimità con te stesso, soprattutto se devi scrivere poesia o qualcosa di particolarmente personale. Ma è importante anche per capire bene cosa si scrive, l'opera mentale di quando si rilegge dopo aver scritto a mano è molto più certosina rispetto a quando si scrive al pc. Ora basta a dire la mia e vi propongo, in parte, un articolo di inizio mese che completo potete leggerlo qui: lastampa.it/lascritturaamano.

Questo articolo è stato scritto a mano, solo successivamente ribattuto al computer. Non tanto per ripercorrere nostalgicamente il modus operandi dei nostri colleghi ottocenteschi... il massimo impegno affinché i ragazzi tornino a esercitarsi nel corsivo. Come auto-constatato amaramente dallo scrivente, infatti, una calligrafia elegante è una di quelle cose che, o si imparano bene da piccoli, o diventa difficile, poi, rimettere a punto. Ma qui non si tratta solo di una questione estetica (e di rispetto verso l'insegnante che deve correggere i compiti) bensì dello sviluppo cognitivo dei nostri bambini, della prevenzione della dislessia, di un prezioso patrimonio educativo e di una capacità umana antica di 5000 anni che stiamo irrimediabilmente perdendo. Dai piccoli allievi degli scribi sumeri, fino alla scuola degli anni '60, bambini e ragazzi si sono sempre applicati allo studio della bella scrittura. La gran parte dei nostri lettori con la chioma d'argento ricorderà l'«ora di calligrafia« inserita fra le materie di studio. Stando a varie testimonianze, era un momento piacevole, di silenziosa e rilassante applicazione, con lunghe file di lettere corsive minuscole e maiuscole tracciate sul quaderno, perfino la barocchissima «H« che in pochi ricordano oggi come si disegni. Poi venne il '68, la contestazione, e l'ora di calligrafia fu relegata in soffitta fra tutti quegli strumenti educativi ritenuti ”mortificanti della libera espressione creativa«. Tuttavia, confrontando i temini scolastici dei ragazzi di oggi con quelli dei loro nonni, l'unica differenza apprezzabile è che i primi sono mediamente meno leggibili e più disordinati. Non si può non rimanere ammirati, invece, leggendo lettere o diari vergati un secolo fa: una precisione e una pulizia quasi tipografiche. Non è un caso che oggi, a scuola, i pochi insegnanti che ancora fanno scrivere a mano, soprattutto dopo il colpo di grazia fornito dalla Didattica a distanza, pretendano lo stampatello. Nulla di paragonabile, tuttavia, al corsivo, uno stile grafico tramandato (nella sua forma attuale) fin dal ‘500 e pensato per la penna d'oca, ma ancor oggi perfettamente funzionale a scrivere con continuità, coerenza e fluidità. Sarebbe più consigliabile utilizzare la stilografica, dato che possiede parte dell'elasticità del pennino antico, ma anche la biro va benissimo: è infatti uno stile che si confà particolarmente ai bambini, riproducendo quegli spontanei movimenti della mano che vediamo nei loro scarabocchi: onde, cerchi e ghirigori. «Per questo è assolutamente vitale – spiega il noto pedagogista Daniele Novara – ribaltare il concetto che si è sedimentato oggi della scrittura a mano. Non è un optional, rispetto a quella digitale, ma esattamente l'opposto. Non c'è nulla che possa prendere il suo posto per lo sviluppo di quelle capacità neuromotorie di cui i bambini di oggi hanno estremo bisogno. In tutto il mondo occidentale i genitori sono diventati iper-protettivi, ma soprattutto in Italia: abbiamo bambini, fortemente sedentarizzati, che non sanno allacciarsi le scarpe, altri che non sanno lavarsi i denti da soli e in molti, in troppi, fanno colazione col biberon fino all'età scolare. Quindi, la battaglia, prima che per la bella calligrafia deve essere proprio per la scrittura a mano: la scuola dovrebbe evitare di far leggere o scrivere i ragazzi su supporti digitali anche perché studi scientifici hanno ampiamente dimostrato come nei primi anni di vita, l'accesso a pc, tablet e smartphone preclude la connessione neuro-cerebrale tra pensiero e manualità creando ritardi nello sviluppo del linguaggio, parlato e scritto».

Fonte: web
Altri paesi se ne sono già resi conto? In Inghilterra, da pochi anni, molte scuole hanno reintegrato l'uso della penna stilografica, per costringere gli studenti a re-imparare la bella grafia, mentre in Francia gli istituti superiori sono tornati al dettato, visto che gli studenti non scrivevano più gli accenti sulle parole. In Italia, le risorse le avremmo già, con molte associazioni di pedagogisti che da anni gridano nel deserto su questa tematica... A breve, questo recupero potrebbe diventare una vera necessità, anche considerando l'aumento dei casi di dislessia a scuola. Preoccupante l'allarme di Federico Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta dell'età evolutiva: «La perdita del corsivo è alla base di molti Disturbi dell'Apprendimento segnalati dagli insegnanti della scuola primaria e che rendono difficile tutto il percorso scolastico. Scrivere in corsivo vuol dire tradurre il pensiero in parole, in unità semantiche, mentre scrivere in stampatello vuol dire invece sezionarlo in lettere, spezzettarlo, negare il tempo e il respiro della frase. Troppo spesso insegnanti e professori si accontentano di temi scritti in stampatello, e non hanno più né tempo né pazienza per insegnare la bella grafia»... Aggiunge la pedagogista Cristina Pendola: «Ecco, dunque, che rivalutare il corsivo non è né anacronistico, né innovativo: è semplicemente attuale e funzionale alla crescita armonica della persona. Il corsivo è moderno, semplice ed efficace, fatto per valorizzare la mano. Inoltre, dal punto di vista grafologico, il corsivo è personale e rivela l'identità di chi scrive, le sue attitudini, le potenzialità relazionali e affettive, rendendo gli scritti della persona un documento storico». Questo è indubitabile, basti per esempio pensare a quegli epistolari antichi, oggi preziosi documenti di epoche passate, di sentimenti e vicissitudini che solo la carta può conservare, secondo l'antico adagio latino... Del resto, scrivere o ricevere  una lettera ”come gli antichi« è un piacere che in molti hanno perduto: cambia completamente l'atmosfera, si scrive di sentimenti autentici, di cose meno urgenti e soprattutto è pensata e creata per il destinatario dedicandogli tempo, attenzione, e anche qualche spicciolo. Un dono fatto col cuore, insomma.

venerdì 25 settembre 2020

Dovresti smetterla di pensare al mondo che non sei tu

 Buongiorno.

Mi sono un po' trascurato ultimamente, anche come scrittore e blogger. Quindi, oggi vi propongo una poesia scritta l'anno scorso in questo periodo e rivista, spero anche migliorata, ieri. Il titolo è lo stesso del post.

👉Per conoscermi meglio e/o per acquistare i miei libri, mi trovate nei social - a parte TikTok😅 - o nel sito dell' editore...  www.edizionidelfaro.it.










Non permettere
al dolore
di darti
un’idea
sbagliata
di te stessa.

Gli altri
si vantano
della loro - attuale -
felicità,
ma sono
come tristi
spogliarelliste
che si fanno
violare
da cani in calore.

Puoi arrivare
ovunque.
Mentre quelle
pietose spogliarelliste,
con il rossetto
sbavato,
venderanno
l’anima
alla disperazione
e
il tuo dolore
sarà solo
uno sbiadito
ricordo.

Sei bellissima
quando
sorridi,
più bella
della vastità
celeste
del mare.

mercoledì 23 settembre 2020

This Hard Land

 Buongiorno.

Canzone emblematica per il periodo, almeno per me, e che adoro. In attesa dell'uscita del suo prossimo album... Tanti Auguri, Bruce!

Well if you can't make it stay hard, stay hungry, stay alive if you can
And meet me in a dream of this hard land


lunedì 21 settembre 2020

A me

 Buongiorno.

Periodo "leggermente" pesante, per mille motivi. I principali? Non essere professionali, che non necessariamente coincide con l'essere professionisti, e  poi non essere professionisti, che vuol dire che qualcuno, evidentemente, si dedica a tempo pieno ad una attività. In base a questi principi, che è professionale e professionista nel suo lavoro dovrebbe essere ascoltato. Amen.

lunedì 14 settembre 2020

Happy Days

Buon pomeriggio. 

All'inizio del mese scorso sono incappato in questo articolo: businessinsider.com/middleclass. Parla delle difficoltà della (ex) "middle class" americana e delle sue difficoltà. Ho riportato solo una minima parte dell'articolo, in molti tratti molto specifico e lontano dalle mie capacità di analisi. Ma, visto che la serie televisiva citata io l'amavo tanto, direi che un sorriso ce lo possiamo fare con la sigla proprio di "Happy Days". Ma prima, se volete, ecco a cosa mi riferisco:

... si evince come ad oggi circa un quarto del reddito di un cittadino Usa dipenda dal governo sotto forma di sussidio o intervento di sostegno federale, ad esempio i 600 dollari di assegno settimanale la cui erogazione è formalmente appena conclusa nella forma originaria con l’avvio del mese di agosto. Per mettere la questione in prospettiva, basti pensare come la cosiddetta transfer window, ovvero il livello di trasferimento reddituale indiretto a livello federale, negli anni Cinquanta e Sessanta fosse attorno al 7% e cominciò drammaticamente a salire dall’inizio degli anni Settanta, grazie all’atto spartiacque mostrato da questo altro grafic: l’abbandono sotto la presidenza di Richard Nixon del gold standard, la cosiddettà parità o convertibilità aurea del dollaro. Storicamente e dati alla mano, è in quel momento che si crea la divisione netta fra il mitologico 99% della società e l’1% di privilegiati che gestisce e detiene una sempre maggior fetta di ricchezza. Poi, la grande crisi finanziaria legata al crollo di Lehman Brothers e allo scandalo dei mutui subprime ha soltanto operato da “agente normalizzatore” di quella deviazione storica nel principio di diseguaglianza... Insomma, la famiglia Cunningham di Happy Days con la villetta unifamiliare di proprietà e i figli che studiano entrambi al college sta sparendo con tutte le sue certezze. Insomma, il misterioso caso della sparizione della middel class oggi è realtà conclamata, è scena del crimine a tutti gli effetti. Tanto che alcuni sociologi della Norhwestern University hanno anche coniato un neologismo: la middle class è divenuta muddle class, ovvero la classe confusa. Più che altro, incapace di trovare un proprio ruolo in una società mutata talmente in fretta ma altrettanto silenziosamente sottotraccia da averle fatto perdere i punti di riferimento... il 44% dei consumatori americani non guadagni a sufficienza per coprire le proprie spese. Nel report si fa notare come il 40% dei rispondenti abbia ammesso di aver avuto difficoltà ad onorare uno o più dei pagamenti fissi mensili, fra affitto o mutuo, bollette e spese fisse relative a credito al consumo o altra forma di indebitamento. E’ il cosiddetto concetto di living paycheck to paycheck, ovvero il corrispettivo del nostro tirare la fine del mese, quando l’arrivo dello stipendio equivale in molti casi anche nella sua automatica estinzione per coprire tutte le spese venutesi a sommare o che scattano di default.

sabato 5 settembre 2020

Punti di vista

Capita ad ognuno di noi di non riuscire a vedere la vita nella maniera giusta. Spesso la vediamo proprio nella maniera sbagliata. E per quanto sia difficile cercare gli aspetti positivi, questa è l’unica cosa da fare. Probabilmente. Io ci provo, da tempo, ma non sempre ce la faccio. Siamo tutti isolati nelle nostre convinzioni, soprattutto quelli che su certi argomenti non avrebbero nulla da dire. E, invece, fanno i saccenti. Basterebbe non ascoltarli, invece...

Fonte: web
Mi tornano in mente le parole di uno scrittore americano, Henry Miller: In un giorno come oggi capisco quel che vi ho già ripetuto cento volte: che non c’è niente di sbagliato al mondo. Quel che è sbagliato è il nostro modo di guardarlo.

mercoledì 26 agosto 2020

Un po' di ossigeno... per le librerie

Buon pomeriggio.
Riprendiamo a parlare di libri, o meglio, di vendite di libri. Vi riporto, in parte, questi due articoli datati un paio di settimane fa, quindi molto freschi: 
Vi dico già che le notizie sono buone. Penso che chi non leggeva prima, non legge neanche adesso. La scusa del tempo che non si ha è, appunto, una scusa. Lo si capisce leggendo il mio post.

Come si legge negli articoli... La perdita di fatturato si dimezza e passa dal -20% di aprile al -11% di luglio e le librerie recuperano terreno. Il mercato editoriale reagisce e dopo aver subito i colpi del lockdown mostra un’energia ben augurante. Una ricerca dell’Associazione italiana editori (Aie) – elaborata sulla base di dati Nielsen e Informazioni editoriali – fa sperare in un cambio di direzione. Siamo ancora in presenza di un segno meno, inevitabile dopo i due mesi di chiusura delle librerie, ma le librerie mostrano una ostinata vitalità. Dalla fine del lockdown all’11 luglio la perdita del fatturato si è dimezzata, passando dal -20% (363 milioni di euro da gennaio al 18 aprile) al -11% (533 milioni di euro dall’inizio dell’anno all’11 luglio, mentre nello stesso periodo del 2019 erano 600 milioni). Naturalmente il dato è una media, ci sono settori che soffrono di più come l’editoria legata al turismo, ai musei e alle mostre d’arte. E' però da salutare come un buon segno il fatto che le persone abbiano ricominciato a frequentare le librerie, continuando certo a comprare online ma riprendendo confidenza contemporaneamente con i luoghi fisici. Ricordiamo che tra marzo e aprile si era registrato complessivamente – tra librerie e store online - un calo delle vendite del 70%. Ora invece molti librai possono tirare un respiro di sollievo visto che dall’inizio di giugno si sono registrate punte del +2,5% delle vendite... 

Fonte: web

E a proposito di online: nel 2019 il 73% delle persone acquistava libri nelle librerie fisiche e solo il 27% lo faceva online, ora siamo quasi alla metà. Tra gennaio e aprile il 48% delle persone ha acquistato online e il 52% in librerie fisiche. Nei mesi successivi però le librerie hanno recuperato quote di mercato, passando dal 52% al 56%, mentre gli store online hanno perso quattro punti percentuali (dal 48% al 44%). Anche se si tratta di un dato parziale perché non comprende Amazon, le librerie e gli store online che fanno parte del circuito Arianna, un sistema integrato di servizi di comunicazione e teleordinazione rivolto a tutti gli operatori del mondo del libro... Sarà curioso capire nei prossimi mesi se il rafforzamento dei canali online dovuto al confino imposto dalla pandemia si manterrà nel tempo. 

lunedì 24 agosto 2020

Un pensiero da Crum

Buona settimana.

Riprendo pian piano a dare lavoro al blog, dopo qualche settimana di semi abbandono. Questo pensiero è preso dal libro Crum, di Lee Maybard. Libro non per benpensanti e bigotti. Crudo, avvincente e sincero. Ve lo consiglio! 

Tutto il giorno continuai ad aspettare qualcosa di inaspettato. Mi sentivo svogliato invece che eccitato. E poi capii. Un sacco di volte la cosa peggiore della tua vita può essere il centro della tua vita, l'unica ragione per andare avanti di giorno in giorno, e quando non c'è più, anche se non ti piace, ti manca. 

Fonte: web



domenica 16 agosto 2020

Auguri, Buk!

Il 16 agosto 1920 nasceva un genio della letteratura, Charles Bukowski. Uno dei miei autori preferiti, che mi ha influenzato tantissimo come scrittore, almeno questo è quello che penso. Volutamente provocatorio e fuori dalle regole, scontroso e schietto, estremamente sensibile e dall'animo buono. In molti ne parlano e lo definiscono un mito, pur non avendo mai letto nulla di Chinaski. Beh, a tutti questi e a quelli che già lo conoscono, consiglio questa chiacchierata sullo zio Buk.

Auguri, Henry. Cento di questi CHEERS! 🍻🍻🍻

lunedì 10 agosto 2020

Letture estive

 Buongiorno!

Forse non sono l'unico ad avere la sensazione che questa estate stia trascorrendo in maniera estremamente veloce. Ma, nonostante questo, penso potreste comunque trovare un po' di spazio per leggere, per leggermi! Vi riassumo velocemente la promo estiva sui miei libri, per acquisti fatti direttamente a me:

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Come❓
Su questo blog oppure nei social:
oppure via mail: 📩 maurofornaro76@gmail.com.


In arrivo altre interviste e molte news sulle mie attività. Per organizzare eventi oppure offrirmi da bere, sapete come trovarmi. 
Vi penso, molto intensamente! 👄😜