Buongiorno.
Nei giorni scorsi ho avuto una scambio di idee, da un suo post, con un caro amico, Alessio. Da quelle riflessioni ne è nato questo post che, spero, dia il là ad altre riflessioni.
Al di là di ogni possibile, forse inutile polemica, su ciò che sia meno o più giusto fare, considerato che di indole rispetto qualsiasi regola, che mi piaccia o meno, posso discuterla ma la rispetto. Ho pure coscienza che forse parlare di sport, o di attività motorie possa scatenare in questo momento l’ira funesta di qualcuno. Visto che, come dicono i nostri politici, quelli al Governo ma all’opposizione la pensano come loro, e la pensa nella stessa maniera anche una parte della popolazione e neanche così piccola, tra le “attività non essenziali” lo sport è in prima fila. Purtroppo per noi, purtroppo per tutti, ma l’Italia è così.
Mi affido a chi ne sa più di me, il periodo è drammatico e nonostante questo, tanta gente sa tante cose, sa tutto, soprattutto sui social, dove si passa da essere virologi ad essere esperti di VAR e poi si diventa ministri degli interni e poi, e poi…
Fonte: web |
Il problema è che siamo tutti contro tutti. Come cani randagi che cercano un
gatto morto per strada per sfamarsi. Al di là delle belle parole "ce la
faremo tutti assieme", la situazione è come in un fiume, dove il pesce più
grosso mangia il pesce più piccolo. Non siamo una Nazione, condividiamo un
territorio. Siamo tristi, tristissimi, cattivi e feroci. Come dicevano gli
antichi: vita mea mors tua. Non stiamo navigando a vista, perché c’è la nebbia,
stiamo navigando sbattendo addosso ad ogni scoglio che troviamo. Stiamo
affondando, ma non tutti assieme. Qualcuno è già affondato, lo sport, i cinema,
i teatri, qualcun altro ha saputo che la nave sta affondando ma è ancora
comodamente seduto in sala a mangiare, mentre l’orchestrina suona una triste
canzone.
Ce la faremo, quasi, tutti assieme.
Ce la faremo, quasi, tutti assieme.
Nessun commento:
Posta un commento