martedì 10 novembre 2020

Onda su onda ma il basket no

Buongiorno.
Nei giorni scorsi ho avuto una scambio di idee, da un suo post, con un caro amico, Alessio. Da quelle riflessioni ne è nato questo post che, spero, dia il là ad altre riflessioni. 

Al di là di ogni possibile, forse inutile polemica, su ciò che sia meno o più giusto fare, considerato che di indole rispetto qualsiasi regola, che mi piaccia o meno, posso discuterla ma la rispetto. Ho pure coscienza che forse parlare di sport, o di attività motorie possa scatenare in questo momento l’ira funesta di qualcuno. Visto che, come dicono i nostri politici, quelli al Governo ma all’opposizione la pensano come loro, e la pensa nella stessa maniera anche una parte della popolazione e neanche così piccola, tra le “attività non essenziali” lo sport è in prima fila. Purtroppo per noi, purtroppo per tutti, ma l’Italia è così.
Mi affido a chi ne sa più di me, il periodo è drammatico e nonostante questo, tanta gente sa tante cose, sa tutto, soprattutto sui social, dove si passa da essere virologi ad essere esperti di VAR e poi si diventa ministri degli interni e poi, e poi…
Oggi pomeriggio mi son trovato in un complesso sportivo, dove si praticano alcuni sport, dove i ragazzi che avevano tutti più o meno la stessa età. Mi guardo attorno e mi chiedo: come mai ci sono i ragazzini all’aperto che giocano a calcio e fanno atletica, e come mai all' interno di un palazzetto ci sono altri ragazzini che giocano a pallavolo? GIOCANO! Ma la riflessione va oltre. Chi ha deciso questa situazione impari, potrebbe trovare le parole giuste da dire ai miei ragazzini perché non possono GIOCARE A BASKET?, in realtà possono "far finta" di giocare all'aperto, perché io sto facendo fatica. O meglio, faccio fatica a non sclerare. Quasi che ci sia qualcosa che non comprendo. E in effetti c’è! 
Fonte: web

Il problema è che siamo tutti contro tutti. Come cani randagi che cercano un gatto morto per strada per sfamarsi. Al di là delle belle parole "ce la faremo tutti assieme", la situazione è come in un fiume, dove il pesce più grosso mangia il pesce più piccolo. Non siamo una Nazione, condividiamo un territorio. Siamo tristi, tristissimi, cattivi e feroci. Come dicevano gli antichi: vita mea mors tua. Non stiamo navigando a vista, perché c’è la nebbia, stiamo navigando sbattendo addosso ad ogni scoglio che troviamo. Stiamo affondando, ma non tutti assieme. Qualcuno è già affondato, lo sport, i cinema, i teatri, qualcun altro ha saputo che la nave sta affondando ma è ancora comodamente seduto in sala a mangiare, mentre l’orchestrina suona una triste canzone. 
Ce la faremo, quasi, tutti assieme. 

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