venerdì 28 dicembre 2018

Allegro ma non troppo...

Ultimo post dell'anno, come tutti gli anni il solito post, il solito consiglio... quello di leggere il fantastico libro Allegro ma non troppo di C.M. Cipolla. Nel libro Cipolla tratta delle leggi fondamentali della stupidità umana. Ogni essere umano, ogni italiano, dovrebbe leggere questo libro ogni anno. Ma il problema è che gli stupidi non capiscono...
Vi riepilogo le leggi cinque leggi fondamentali, se volete avere una idea più chiara del libro:leggifondamentalistupiditàumana/cipolla.
1^: Sempre e inevitabilmente ognuno di noi sottovaluta il numero degli individui stupidi in circolazione. 
2^: La probabilità che una certa persona sia stupida è indipendente da qualsiasi altra caratteristica della stessa persona, spesso ha l'aspetto innocuo/ingenuo e ciò fa abbassare la guardia. 
3^: Una persona stupida è chi causa un danno ad un altra persona o gruppo di persone senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura subendo una perdita. 
4^: Le persone non stupide sottovalutano sempre il potenziale nocivo delle persone stupide. 
5^: La persona stupida è il tipo di persona più pericolosa che esista.
Fonte: web

domenica 23 dicembre 2018

Santa Claus is coming to town

I miei anni sono sempre pieni di cambiamenti, lo è stato questo, lo sarà il prossimo. Ma ora voglio solo un po' di serenità. Auguri.

martedì 18 dicembre 2018

Quando l'amore brucia l'anima

Quando l'amore brucia l'anima (Walk the Line)  è un film che parla della storia del di Johnny Cash e della sua amata June Carter. 
Un film bellissimo, da vedere in queste fredde serate, pluri premiato. Ormai ha qualche anno. L'ho visto un po' di tempo fa ma ho preferito aspettare a consigliarvelo, serviva seconde me questo clima. 
E' un film non un tributo, non aspettatevi solo gloria e soldi, Cash viene descritto per come era veramente, l'infanzia difficile - chiamato da tutti J.R., da bambino cresce con il padre in una fattoria  di cotone a Dyess, e con il fratello Jack. La sua vita cambia quando un giorno Johnny si allontana per andare a pescare e Jack si ferisce con una sega e muore. Dopo questo incidente, i rapporti con il padre peggiorano. 
La sua esperienza con l'esercito e l'inizio con la musica. Il primo matrimonio, i primi album, l'entrata nella sua vita di June e i problemi con l'alcool e pillole di vario genere. Il resto lo sapete bene. Un film che descrive Cash in tutti i suoi aspetti, quelli belli, cioè la gloria e il talento, quelli brutti, le dipendenze e i rapporti difficili con la famiglia. 
Assolutamente da vedere! 

Fonte: web

sabato 15 dicembre 2018

Azzeccare i cavalli vincenti #3

Ultimo appuntamento con questo bellissimo libro di Bukowski. Spero d'aver preso da lui un po' di semplicità nello scrivere, con le debite proporzioni😉...

Diventai sempre più caparbio, senza mai perdere di vista la mia meta. Mi lanciai verso la mia divinità personale: LA SEMPLICITA'. Se lo rendevi più conciso e più breve possibile, avevi meno possibilità di incappare nell'errore e nella menzogna. La genialità stava anche nel saper esprimere concetti profondi in modo semplice. Le parole erano proiettili, le parole erano raggi di sole, le parole aprivano il varco della morte e della dannazione. Io giocavo con le parole. Cercavo di scrivere interi paragrafi che si potessero leggere dalla fine e di traverso. Giocavo. E' importante avere tempo per giocare. 

Azzeccare i cavalli vincenti, pag 262 - Charles Bukowski

Fonte: web

martedì 11 dicembre 2018

Qualche consiglio da Joe R.

Il mese scorso ho letto queste bellissime parole di Joe R. Lansdale a proposito di scrittura. Le riflessioni dello scrittore texano le trovate su questa pagina: JoeRLansdaleItalia, ormai a qualche migliaio di visualizzazioni e le merita tutte. Condivido il consiglio sulle ore da dedicare allo scrivere. Soprattutto per chi, come me, è a metà strada tra lo scrivere per professione e lo scrivere solo per hobby. Come tutti i lavori, merita continue attenzioni...

Se parliamo di ore dedicate alla scrittura, per me è meglio poche ma buone. Il mio standard è non più di tre, così non sono stanco il giorno dopo, e continuo a sviluppare la storia perché so che non dovrò lavorare troppo a lungo. Mi diverto per quasi tutto il tempo e mi dà più soddisfazione, tanto che arrivo a sentirmi un eroe ogni giorno perché ho lavorato con entusiasmo. Farmi il mazzo sulla pagina per dodici ore al giorno mi prende abbastanza male, ma se so che mi ci devo mettere solo per più o meno tre ore, scrivo dalle tre alle cinque pagine al giorno. Spesso scopro di aver scritto un numero di pagine più alto, e l’eccitazione per il lavoro rimane tanta. Se mi vengono in fretta dalle tre alle cinque pagine, e proprio non me la sento di lavorare ancora, la pianto lì, anche se non sono passate le tre ore, perché so che ho fatto il mio. Magari il giorno dopo riesco a tirar fuori dieci pagine in tre ore, e spesso succede proprio così perché a quel punto sono completamente immerso nella storia. E questo mi eccita e mi dà soddisfazione.
Questo è il mio metodo e potrebbe essere d’aiuto agli altri, oppure no, ma eccolo, se volete prenderlo in considerazione.
Fonte: web

venerdì 7 dicembre 2018

Superclasico ma non solo

A poche ore dal Superclasico che determinerà la vincente della Copa Libertadores, sono xeneize con molto orgoglio 🎽🎽🎽, vi invito a leggere questo articolo, completo lo trovate qui: iogiocopulito.it/elclasicodeavellaneda, che vi aiuterà a capire cosa sia il calcio per gli argentini.
P.S. Lo so che è una cagata giocare a Madrid, ma è l'unica maniera per farla questa finale di ritorno... 

I fatti di Buenos Aires in occasione della sfida di ritorno valevole per la finale di Copa Libertadores tra River Plate e Boca Juniors al Monumental, che hanno spinto i vertici della Conmebol a rimandare la partita e optare per lo spostamento in una sede neutrale fuori dall’Argentina (a Madrid 9 dicembre) al fine di affievolire in qualche modo il fuoco di un derby senza precedenti, rappresentano solo una delle tante sfaccettature che assume il calcio nella terra di Maradona. Tante sono, infatti, le partite sentite che ogni anno ripropongono tensioni che si mescolano a una passione senza limite e che spesso sfociano in situazioni che quel limite lo passano abbondantemente. Una di queste è sicuramente il derby di Avellaneda tra Racing e Independiente.
...La storia del calcio si è sempre mescolata tra questi due elementi viscerali, che hanno portato a vivere una passione come se fosse qualcosa di ultraterreno, che nella sua accezione più estrema significa proprio oltre la vita. E in Argentina questo lo hanno trasformato in un dogma, in uno stile di vita, nella voglia di prevalere sull’altro. Ad ogni costo. I motivi per cui il futbol è vissuto come se fosse qualcosa che va oltre sono tantissimi: stiamo parlando di un paese spesso dilaniato da una crisi economica e da un implosione interna che ti fa aggrappare all’unica cosa che non rimane a brandelli anche dopo tantissimi calci. Una palla appunto, per respirare un pizzico di vita in un luogo dimenticato da tutti, anche da chi lassù dovrebbe vigilare con qualche azione positiva, almeno secondo la cultura religiosa di un’intera popolazione. E quella intera popolazione devota a Dio e al Cattolicesimo, non può assolutamente credere che un partita di calcio duri soltanto 90’... E il manichino con la maglia rivale, appeso ad una corda e con la scritta che recita testualmente “Puta Violada”, è solamente un atto esagerato portato all’estremo, che evidenzia uno scontro tra classi sociali identiche ma mai così lontane per via di due colori diversi. Gli attori protagonisti sono i supporter del Club Atlético Independiente, che impiccarono un manichino con la maglia del Racing Club de Avellaneda: i vicini che si odiano, anche per via di due Stadi a distanza di nemmeno 300 metri in linea d’aria. Una rivalità che definire sentita sarebbe riduttivo, tanto da portare nel 1967 ad un episodio che passerà alla storia. La Maldiciòn de los siete gatos negros avvenne durante la trasferta del Racing in Scozia, volati in Europa per giocarsi l’andata della finale di Coppa Intercontinentale. I tifosi dell’Independiente penetrano all’interno del Cilindro, stadio del Racing, e seppelliscono i cadaveri di sette gatti neri. Arriverà la Coppa, ma dopo questo episodio l’Academica non vincerà più nulla, mentre gli odiati vicini conquisteranno nell’ordine 9 titoli nazionali, 5 Libertadores, una Coppa Sudamericana, una Recopa Sudamericana e una Coppa Intercontinentale. Si ribalta lo Stadio, si distrugge letteralmente il campo, ma viene trovata una sola carcassa di quel povero gatto. Ma per un popolo credente non basta: contro maledizioni ed esorcismi, che portano ad un solo titolo nel 2001. Ovviamente non basta per placare le polemiche...
La maledizione prosegue, ma anche quella rivalità che ti fa sorridere se vista da lontano, ma che spesso supera quel confine tra sacro e profano. E in Argentina questo varco è davvero sottile. Si passa ad impiccare un manichino scrivendo sul dorso parole fortissime, che in un momento storico simile fanno storcere il naso. Si possono fare tantissimi ragionamenti sulla correttezza o meno del gesto, ma guai a scadere nel banale con una semplice definizione. In Argentina il calcio non è un gioco, è qualcosa che va oltre la vita. Perché in un momento storico perennemente difficile, in una bolla di povertà in cui questo Stato è racchiuso ormai da secoli, il calcio è stato portato e insegnato dagli stranieri, ma è stato veicolato in un’unica direzione, ovvero quello di far sfogare una popolazione perennemente stanca di subire invasioni non richieste. E non è un caso che i due stadi si guardano in faccia tra di loro.
Perché in Argentina, nonostante tutto, ci vogliono gli “huevos” per scendere in campo, vivere la vita e credere in qualcosa di ultraterreno.
Fonte: web

lunedì 3 dicembre 2018

Azzeccare i cavalli vincenti #2

Secondo appuntamento dal libro di Bukowski. Questa volta si parla di poesia...

Non sto dequalificando i fruitori della poesia - sto elevando la poesia. Quando la poesia diventa abbastanza popolare da riempire cabaret e teatri, allora c'è qualcosa che non va con quel tipo di poesia o con quel pubblico. O il pubblico reputa quel poeta un fenomeno da baraccone, un pagliaccio che ballonzola al ritmo del jazz, un momento da ricordare come qualcosa-di-strano-tra-un-bicchiere-e-l'altro, o quel poeta sta deliberatamente dequalificando il suo lavoro per quel pubblico, per accattivarselo.

Azzeccare i cavalli vincenti, pagg 38-39 - Charles Bukowski

Fonte: web

venerdì 30 novembre 2018

Auguri, Mark!

Fonte: web
Oggi, 30 novembre, ricorre l'anniversario di nascita di uno dei più grandi scrittori americani, io direi del globo, Mark Twain. Scrittore e saggista, ma anche filosofo e acuto osservatore della società americana, narrò in maniera magistrale i conflitti interrazziali e si divertì molto nello scrivere di democrazia e di libertà. Uno scrittore che mi ha influenzato molto, con le debite proporzioni, eh! 
Qui una riflessione da Il principe e il povero, a proposito di letteratura, libri e della loro utilità.
"Quando sarò re, quei poveretti non dovranno avere soltanto pane e un tetto, ma anche libri e insegnanti, perché la pancia piena non conta nulla se anche la mente e il cuore non vengono nutriti come si deve... L'istruzione, infatti, rende il cuore più sensibile, e genera bontà e carità".

giovedì 29 novembre 2018

La discussa candidata

Nel giorno in cui ricordiamo Il massacro di Sand Creek, 29 novembre 1864, nell'ambito dei più vasti eventi delle guerre indiane. Quando un accampamento di circa 600 nativi membri di varie tribù, fu attaccato da 700 soldati della milizia statale, a dispetto dei vari trattati di pace firmati dai capi tribù locali con il governo statunitense. Visto lo scarso numero di guerrieri armati e capaci di difendersi presenti nel campo, l'attacco dei soldati si tradusse in un massacro indiscriminato di donne e bambini.
Vi voglio in realtà dire che, le discriminazioni e quindi le persone razziste ci sono ancora, eccome! La signora di cui vi parlerà l'articolo - completo qui: lastampa/candidatatrumpiana - ne è l'esempio concreto!

L’onda blu in Mississippi è stata arginata. Al ballottaggio per il seggio al Senato degli Stati Uniti ha trionfato la candidata repubblicana dell’ultradestra sostenuta dal presidente Donald Trump, Cindy Hyde-Smith. Con oltre il 94% dei voti scrutinati si è aggiudicata il 54,4% delle preferenze, contro il 45,6% del rivale democratico, Mike Epsy, afro americano. È l’ultima sfida delle elezioni Usa di metà mandato che hanno riconsegnato ai democratici la Camera dei Rappresentanti ma ampliato a 53 seggi su 100 (da 51) la maggioranza del Gran Old Party (Gop) al Senato.
La vittoria della Hyde-Smith, considerata un test sul trumpismo (e sul razzismo) nel profondo Sud degli Usa, segnala che la virata a destra dei candidati può essere estrema senza per questo pregiudicare loro la vittoria. Per trascinare la favorita senatrice uscente Hyde-Smith al traguardo, il presidente Donald Trump ha tenuto alla vigilia del voto ben due comizi in Mississippi, attaccando le carovane di migranti, difendendo l’uso dei lacrimogeni contro i clandestini e definendo l’indagine sulle interferenze di Mosca nelle elezioni Usa «una caccia alle streghe spazzatura». 
A mezzo secolo dall’approvazione del “Civil Rights Act” e del “Voting Rights Act” e dopo aver eletto il primo presidente di colore della storia Usa, Barack Obama, l’esito dell’urna in Mississippi dimostra che non c’è spazio per i candidati bianchi moderati nel profondo Sud degli Stati Uniti. 
Nello Stato che vanta il maggior numero di linciaggi tra 1882 and 1968, la Hyde-Smith durante la campagna elettorale non ha esitato a fare una battuta choc dicendosi pronta sedere «in prima fila» nel caso di «un’impiccagione pubblica». Si è poi scusata ammettendo che qualcuno si sarebbe potuto sentire offeso, dopo che il video con la sua esternazione è diventato virale. 
...Secondo FiveThirtyEight ha sempre votato con il presidente, condividendone la linea dura contro gli immigrati, le armi facili, le politiche contro l’aborto e le simpatie per il nazionalismo bianco. Ha posato con oggetti dei confederati, compreso un fucile, definendo quello il punto più alto della storia del Mississippi... In Mississippi hanno trionfato il trumpismo, l’intolleranza nei confronti delle minoranze le e le battute xenofobe. Il presidente americano ha esultato. «Congratulazioni alla senatrice Cindy Hyde-Smith per la grande vittoria nello Stato del Mississippi - ha twittato - siamo orgogliosi di te».
Fonte: web

venerdì 23 novembre 2018

Promo libri al millesimo post!

Oggi festeggio il millesimo post - ORGOGLIOSO - e vi propongo la consueta promo natalizia sui miei libri, vi ricordo che vale solo se l'acquisto lo fate direttamente da me, non dall'editore e nelle librerie. A fine post vi darò le info con i contatti e la durata della promo.

CHI ACQUISTA UNO DEI MIEI LIBRI, OLTRE ALLA DEDICA PERSONALIZZATA, RICEVERA' IN REGALO LA MIA PRIMA RACCOLTA DI POESIE, "SOTTOVOCE", RISALENTE AL BASSO MEDIOEVO E UNO DEI MIEI ULTIMI RACCONTI. IL RACCONTO LO POTRETE SCEGLIERE SU UNA GAMMA DI 5 O 6 SCRITTI CHE RITENGO DEGNI DI ESSERE LETTI, QUESTI RACCONTI VERRANNO PUBBLICATI A FINE 2019 O INIZIO 2020, IN UNA NUOVA RACCOLTA. VOLETE SAPERE IL TITOLO? LO DIRO' SOLO A QUELLI CHE ACQUISTERANNO UN LIBRO! 😈😉😎

Se non mi avete mai letto o comunque avete bisogno di un ripasso...
Racconti americani Una raccolta di trenta racconti, quasi tutti inediti, scritti con il solito stile intriso di cinismo, ironia e disincanto, ma anche con una profonda dolcezza. Una scrittura attenta e appassionata, che trova come amici personaggi vinti e sempre alla ricerca di speranza, redenzione, voglia di amare ed essere amati, scavando nel marciume della vita fino a raggiungere un po’ di pace.
In quanti siamo rimasti in questo caffè Ci sono raccolte di poesie che vorresti non finissero mai. Dopo poche pagine, osservi le restanti covando la speranza che siano interminabili. Raggiunta l’ultima chiudi la copertina con dispiacere e osservi malinconicamente il segnalibro, sapendo che non troverà più collocazione, con la netta sensazione che il rapporto con l’autore non sia concluso. Trattieni tra le mani quella preziosa raccolta d’emozioni pensando: “Questo è uno di quei libri che avrei voluto scrivere!” 
L'uomo che piangeva in silenzio «Ogni romanziere, all’inizio, vuole scrivere poesie e, non riuscendoci, prova con i racconti, che sono la forma letteraria più difficile dopo la poesia. Poi, fallendo anche con quelli, l’unica cosa che gli resta da fare è mettersi a scrivere un romanzo». Lo disse William Faulkner in un intervista rilasciata pochi anni dopo aver ricevuto l’ambito premio Nobel. Ne L’uomo che piangeva in silenzio Mauro Fornaro coniuga entrambi i generi, romanzo e racconto, in una struttura narrativa sorprendente. 
Una complessa semplicità Questa raccolta di scritti, poesie ma non solo, affronta il tema della solitudine nella società moderna. L’autore, dalla politica ai sentimenti umani, dall’educazione allo sport, critica le moderne dinamiche sociali senza mai staccarsi dal suo vero grande desiderio: vivere la vita fino in fondo.
La fatica di non pensare Si possono scrivere belle poesie? Può la solitudine essere creativa? Le risposte a queste e ad altre domande che l’autore si pone, si trovano tra le pagine di La fatica di non pensare, ultima opera firmata Mauro Fornaro. Vi ritroviamo le medesime tematiche de Una complessa semplicità: riflessioni critiche sull’attualità politica, solitudine e incomunicabilità nella società contemporanea, Charles Bukowski e la letteratura americana. 
Se volessi essere disturbato Ecco il sicario dal cuore spezzato. C’è anche il fratello maggiore, fine aguzzino. Addirittura il serial killer brutale e spietato. Poi, l’uomo che sceglie il silenzio per sopravvivere e la vecchia ballerina stanca. Questi sono solo alcuni dei molti personaggi che abitano le pagine di questi 30 racconti, usciti dalla prolifica penna di Mauro Fornaro.

Ph. Debora Bencini
Per l'acquisto dei libri scrivetemi a maurofornaro76@gmail.com, o contattatemi nei social, - a proposito, mettete il vostro MI PIACE sulla mia pagina Facebook -, eventuali spese di spedizione sono da calcolarsi a parte, tipologia di pagamento da concordarsi. La promozione è valida dal 23 novembre al 6 gennaio. Ricordatevi che regalare libri a Natale vi fa diventare più belli e attraenti... 😘

mercoledì 21 novembre 2018

Azzeccare i cavalli vincenti #1

Da oggi e fino a fine anno farò dei post in cui citerò il Bukowski, quando ne avrò voglia, si capisce, il titolo del post è preso da un suo libro di racconti scritti da metà anni quaranta fino a pochi anni prima della sua morte. In questo libri c'è un Bukowski irriverente e profondo, come sempre, ma anche filosofo e disincantato. L'ho ripreso in mano dopo qualche anno, quello che stavo leggendo mi annoiava, comunque non mi stimolava, quindi sono andato sul sicuro con il vecchio Hank. E' un libro che non dovrebbe mancare nella libreria di chi ama Charles, ma molti dicono solo di amarlo, in realtà non l'hanno mai letto...

Perché scrivi?

Scrivere per me è una funzione fisiologica. Senza mi ammalerei e morirei. E' una parte di noi come il fegato o l'intestino, altrettanto affascinante. 

Il dolore crea lo scrittore?

Il dolore non crea niente, neanche la povertà. L'artista esiste già da prima. Quello che sarà di lui dipende dalla sua fortuna. Se ne avrà (parlando in generale) diventerà un artista scadente. Se non ne avrà diventerà un buon artista. In base ai contenuti dell'opera.
Azzeccare i cavalli vincenti, pag 41 - Charles Bukowski
Fonte: web

martedì 20 novembre 2018

Rock africano

Oggi vi propongo uno stralcio di un articolo, completo lo trovate qui: internazionale.it/rockzambia, che parla di musica rock. Ma un po' particolare, arriva dall'Africa. Ignaro di tutto ciò che ho scoperto, l'ho letto con piacere. Spero farete altrettanto.

Uno dei prezzi che paghiamo per avere tutta la musica del mondo di qualunque epoca a portata di cellulare è la perdita di ogni contesto. Il nostro algoritmo di Spotify ci può far sentire un vecchio successo pop somalo ... o un pezzo disco-funk sudafricano ... ma tutto finisce mescolato in un unico pastone sonoro senza alcun riferimento ai paesi, alla cultura, alla storia dei musicisti che l’hanno creata. E anche in caso di ottime compilation, con voluminosi libretti esplicativi, tanta riscoperta di musica africana rischia di essere più un’esperienza estetica vintage che una consapevole, organica scoperta della complessità e della storia delle musiche provenienti dal continente africano. A luglio di quest’anno un pezzo di opinione sul portale panafricano Okayafrica stigmatizzava seccamente questa forma di benevolo esotismo di tante etichette occidentali.
Il merito del documentario We intend to cause havoc ... è quello di raccontarci una scena musicale africana dimenticata facendoci sentire musica magnifica e dandoci tutta la prospettiva e il contesto di cui abbiamo bisogno per capirla. Lo zamrock è un genere che mescola rock psichedelico, garage rock e ritmi africani e si è sviluppato in Zambia dalla fine degli anni sessanta lungo tutti gli anni settanta, in un momento particolarmente euforico per il paese che, nel 1964, aveva conquistato l’indipendenza. Il regista milanese Gio Arlotta si è imbattuto per caso nella musica dei Witch (acronimo di We intend to cause havoc, “intendiamo fare un gran casino”) che anni fa aveva cominciato a essere riscoperta e ristampata ... Durante un primo viaggio in Zambia scopre non solo che negli anni settanta i Witch erano molto famosi ma che l’unico superstite del gruppo originale, Emmanuel “Jagari” Chanda, era un personaggio notevole con tante cose da raccontare sul suo paese e sull’unico grande rimpianto della sua vita: “Quello di non essere riuscito a vivere da musicista”. All’indomani del successo della band, infatti, dopo un cambio di lineup nel 1980 per provare a cavalcare il fenomeno della disco music, la situazione sociopolitica dello Zambia si è deteriorata al punto da disintegrare quel poco d’infrastruttura che si era creata per la diffusione della musica ... In più è arrivato anche l’aids, che nel paese ha assunto proporzioni di pandemia e ha sterminato un’intera generazione di uomini e donne, tra cui la maggior parte dei compagni di band di Jagari. La vivace scena rock dello Zambia era annientata, i suoi giovani musicisti erano quasi tutti morti, ma la musica rimaneva viva. Soprattutto nella testa di Jagari, che nel frattempo si era trovato un duro lavoro di scavatore per mantenere la sua famiglia. “Noi abbiamo un’idea ben precisa di come sia una rockstar occidentale che invecchia”, mi spiega Gio Arlotta. “Conoscere Jagari (che peraltro è una storpiatura di Jagger, come Mick Jagger), sentirlo parlare e vederlo suonare di nuovo dal vivo ci racconta com’è una rockstar africana che invecchia”. Jagari ha avuto una vita più dura rispetto a quella del suo quasi omonimo, ma l’impatto culturale che ha avuto nel suo paese è ancora vivo. Nel documentario c’è una scena in cui a un gruppo di cinquanta-sessantenni viene rammentato il nome di Jagari: tutti si ricordano qualche pezzo, o un passo di danza o un gesto di Jagari, che in quegli anni era la rockstar più famosa dello Zambia. Arlotta ha conquistato la fiducia di Jagari, che nel corso della lunga lavorazione del documentario, incoraggiato dall’interesse che la ristampa dei suoi dischi stava suscitando in Europa e negli StatiUniti, è anche riuscito a rimettere insieme una band e fare qualche tournée. Sentire i Witch suonare oggi è elettrizzante: per quanto possiamo essere abituati al citazionismo vintage di tanto rock di oggi, sentire un artista che ha cavalcato funk, afrorock psichedelico, prog rock e disco music da un punto di vista assolutamente afrocentrico è come rileggere la storia. Nelle riprese dal vivo che Arlotta ha montato nella seconda metà del documentario ci sono i due grandi temi del film: la riscossa di un artista che trova il suo risarcimento in tarda età e una sorta di riappropriazione del rock da parte di un continente la cui diaspora ha gettato le fondamenta su cui è stato costruito.
Fonte: web

venerdì 16 novembre 2018

Chissà che fine faranno...

Ve ne avevo già parlato in un post il mese scorso, questo: maurofornaro.blogspot.com/miricordanounlibrofurore, oggi ritorno a parlare della carovana di migranti che si sta avvicinando agli Stati Uniti. Anzi, alcuni sono già arrivati. L'articolo completo è questo: ilpost.it/migranticarovana. La particolarità è che i primi ad essere arrivati sono i più discriminati, anche all'interno degli stessi migranti. Discriminazione tra persone discriminate, che belli gli esseri umani...

Circa 400 persone della carovana di migranti ... sono arrivate al confine tra Messico e Stati Uniti, nella città di Tijuana. Anche se il gruppo principale della carovana è ancora a oltre 2.000 chilometri dal confine, i 400 migranti si sono separati dal resto del gruppo – composto al momento da circa 5.000 persone – a Città del Messico, proseguendo il viaggio su alcuni autobus. Ora vorrebbero entrare negli Stati Uniti, nonostante da settimane il presidente Donald Trump dica che farà di tutto per impedirlo: per ora ha ordinato il dispiegamento di circa 9.000 soldati al confine.
I migranti che hanno raggiunto il confine martedì si sono uniti a un gruppo di 80 persone che era già arrivato domenica, e tra i quali ci sono diverse persone gay, lesbiche, bisessuali e transessuali, che hanno raccontato ai giornalisti di essersi staccate dal gruppo per le ripetute discriminazioni subite dagli abitanti dei luoghi attraversati e dagli altri migranti del gruppo principale.
La prima città statunitense oltre il confine è Chula Vista, un sobborgo di San Diego, all’estremo sud della California. La US Customs and Border Protection (CBP), l’agenzia governativa statunitense che si occupa della sicurezza dei confini, ha detto che chiuderà alcune strade tra San Ysidro e Otay Mesa, le due località sul confine, per installare nuovo filo spinato e barricate.
...
Fonte: web

martedì 13 novembre 2018

Volete sapere chi non legge?

Buongiorno.
L'articolo completo lo trovate qui repubblica.it/4milionidilettoriinmeno. Si parla, come spesso in questo blog, di lettori e lettura. Al di là di quello che si legge nell'articolo vi ripeto il mio pensiero: non è sufficiente prendere come metro di misura i libri letti, bisogna valutare la qualità degli stessi, le lettura extra libri: riviste, articoli, ecc. Anche se, non è leggere è sinonimo di baratro!

Come si legge nell'articolo... In sei anni più di 4 milioni di persone in Italia hanno smesso di leggere libri: ex lettori che non hanno mai comprato un libro, almeno non in versione 'tradizionale', cartacea. E questo vuol dire che, oggi, più della metà degli italiani sono tra quanti non leggono più. Sono soprattutto maschi, dai 25 anni in su, con la licenza media ma una grande frequenza di uso dei social network e vivono nel Sud Italia. Ma è un calo generalizzato quello che fotografa l'Istat, mettendo a confronto il numero di lettori del 2010 con quello del 2016: e, nello scorso anno, sono state 33 milioni in tutto le persone con più di 6 anni che non hanno mai sfogliato un libro di carta, cioè il 57,6% della popolazione.
... Gli uomini, appunto, che sono il il 64,5% di quei 33 milioni di non lettori: non legge più del 60% degli uomini tra i 25-74 anni e oltre il 70 nella fascia 75 anni e più, mentre le donne non lettrici superano il 50% solo nella fascia oltre i 65 anni. Tra i bambini, l'aumento dei non lettori di libri - al netto, evidentemente, di quelli scolastici - è stato più forte tra i 6-10 anni (+9,3%), tra gli 11-14 anni (+13,9%.) e tra i 15-17 anni (11,7%). Ma è con l'aumentare dell'età che aumenta anche la disaffezione alla lettura: sono il 61% tra 65-74 anni e il 73,5% tra 75 anni e più. Dipende, forse, anche da livello di scolarizzazione, altro elemento che serve a tracciare l'identikit del non lettore: solo 1 laureato su 4 non legge neanche un libro all'anno, ma il rapporto è più che invertito tra chi si ferma alla licenza media.
La prevalenza di non lettori è al Sud con il 69,2% e con una punta del 73% in Calabria, ma scende al 49,7% al Nord. Un'eccezione è rappresentata dalla Sardegna, dove i non lettori sono il 51,8%, cioè a livelli inferiori alla media nazionale. Le percentuali più basse di non lettori sono a Trento (43,7%), in Friuli (44,6%) e Bolzano (46%). Dall'indagine emerge che i non lettori non sono aumentati solo tra le categorie culturalmente più "disagiate", ma tra coloro che vanno al cinema o a teatro, frequentano i musei, le mostre, i concerti, leggono i quotidiani, usano Internet e le nuove tecnologie: tra chi ha seguito tre o più tipi di spettacoli fuori casa (tra cinema, teatro, musei, mostre e monumenti) i non lettori sono il 28,2% nel 2016 (nel 2010 erano il 21,7%). Tra chi usa Internet tutti i giorni i non lettori sono 45,6%, mentre erano il 30,9% nel 2010 e tra chi svolge attività di comunicazione e socializzazione su Internet i non lettori sono il 47,7%, (erano il 33,2% nel 2010).
Ma è anche vero che l'abitudine alla lettura si apprende in famiglia: legge libri il 69,7% dei ragazzi con entrambi i genitori lettori. E con l'identikit del non lettore si può tracciare, al contrario, anche quello del lettore: il 18,3% della popolazione ha letto al massimo 3 libri in un anno, mentre il 16,5% sono lettori "medi" con 4-11 libri letti in un anno. I lettori "forti" che hanno letto almeno un libro al mese sono la parte minore, ovvero il 5,7%.

Fonte: web

venerdì 9 novembre 2018

Forse muore Apu, però esportano la democrazia

Nonostante le indiscrezioni su una presunta eliminazione di Apu dai Simpson, qui trovate un articolo che conferma la "morte" dell'indiano gestore del Jet Market: quelchenonsapevi.it/ancoraproblemiapu, arriva direttamente dallo storico produttore esecutivo dei Simpson la smentita. Al Jean ha subito smentito su Twitter. Dove? In questo articolo, che vi invito a leggere e nel quale trovate anche altre curiose riflessioni su numerosi personaggi degli uomini in giallo:  mondofox.it/jeansmentiscelacancellazionediapu
Onestamente, per chi come me ama i Simpson, alla domanda "quali personaggi non sono politicamente corretti?" Cosa può rispondere? Homer? Cletus? la Caprapall? Tony Ciccione? Bah, questa mania del politicamente corretto di un popolo che, elegge nativi americani, islamici ed esporta la democrazia nel mondo...

Fonte: web

martedì 6 novembre 2018

Dovreste leggere Giuseppe Berto

... Ma cosa ve lo dico a fare, ve lo suggerisco tutti gli anni e mai che qualcuno mi scriva confessando d'avermi dato ascolto! Ho trovato l'articolo nel web, completo lo trovate qui: ariannaeditrice.it/berto.

A quasi quarant’anni dalla morte è forse arrivato il momento del giusto riconoscimento letterario per Giuseppe Berto. Parliamo di riconoscimento critico, perché Berto in realtà è stato tutt’altro che un marginale, un dimenticato o un autore frustrato e senza successo. ... E i suoi libri hanno venduto come pochi altri. Ma stavolta c’è qualcosa in più. È infatti nelle librerie una nuova edizione del suo capolavoro, Il male oscuro, pubblicato dalla casa editrice Neri Pozza (che annuncia anche la riproposizione di altre opere dello scrittore nato nel 1914 in Veneto e scomparso, nel ’78, a Capo Vaticano). Una edizione (pp. 508, euro 18,00) – che dopo quelle apparse in ordine cronologico da Longanesi, Rizzoli e Marsilio – arriva con una postfazione di Emanuele Trevi (“Lo stile psicoanalitico di Berto”) che è in grado di allontanare definitivamente quel senso di fastidio che la critica ufficiale aveva sempre mostrato per Berto e la sua opera. Un senso di fastidio che, tramandato conformisticamente agli addetti ai lavori, si era tramutato tout court nel rifiuto da parte di un certo establishment nel riconoscere nel narratore veneto uno dei più importanti e innovativi autori del nostro intero Novecento. «Noi ragazzi degli anni ’70 – ha, ad esempio, confessato Dario Biagi, autore della migliore biografia dedicata allo scrittore: Vita scandalosa di Giuseppe Berto (Bollati Boringhieri) – non sapevamo bene chi fosse Berto, né come inquadrarlo, ma lo detestavamo…». Tanti i motivi di questa incomprensione, tra i quali la sua «messa all’indice da parte dell’establishment letterario», al quale aveva sempre dato fastidio il suo successo nelle vendite e la enorme popolarità all’estero, cose rare per la narrativa italiana dell’immediato secondo dopoguerra. Di fatto, Il cielo è rosso e Il brigante – i suoi due primi romanzi – solo negli Stati Uniti e in Urss vendettero più di due milioni di copie. Alcuni dei film che Berto sceneggiò – Anonimo veneziano, Morte di un bandito, Oh Serafina ¬ – sono d’altronde considerati veri e propri cult movie e sono state pellicole di grande successo di pubblico. E il suo capolavoro, Il male oscuro, è indubbiamente il romanzo italiano del Novecento più conosciuto al mondo. Poi c’erano anche state addirittura le parole di apprezzamento spese addirittura dal premio Nobel Ernest Hemingway (non certo generosissimo in quanto a elogi) per Il cielo è rosso, il romanzo d’esordio di Berto pubblicato nel ’47. Quelle lodi dimostravano che la prosa bertiana aveva un respiro internazionale, davvero raro nelle pagine degli scrittori italiani. Tanto che Berto si fece crescere la barba come ringraziamento ma anche come dispetto: pare che a Moravia – stroncatore e nemico di Hemingway – Berto avesse detto di aver rinunciato al rasoio proprio per il gusto di ricordargli lo scrittore tanto avversato.
Per venire al romanzo ora riproposto, Il male oscuro, uscì nel ’64 e in un’unica settimana vinse sia il premio Viareggio sia il Campiello. L’autoanalisi del protagonista, dissolta dal flusso di coscienza in una prosa d’avanguardia, tutta in prima persona, asistematica, volutamente povera di punteggiatura, rappresentava in quegli anni qualcosa di veramente innovativo, che andava molto oltre il modello, pur evidente, di un romanzo come La coscienza di Zeno. Ma non era solo per via dello stile che Il male oscuro di Berto improvvisamente rompeva gli schemi convenzionali della prosa italiana: c’entravano una trama piena di flashback, la sfacciata sincerità tipica dei grandi scrittori, la determinazione a prendere di petto un tema moderno e inedito nello stesso tempo. All’epoca la depressione era, tutt’al più, un capriccio da borghesi, una posa da intellettuale esistenzialista, un vizio da borghesi eccentrici, da “malati di nervi” come si diceva allora. Berto ha invece avuto il coraggio, primo in Italia, di innervare del suo romanzo la lettura e la lezione di Sigmund Freud. Lo scrittore butta sulla pagina, in presa diretta, la sua stessa psicoanalisi personale, tanto che il titolo del romanzo diventa da quel momento in poi sinonimo accettato, se non abusato, della depressione. Nel ’58, del resto, Berto aveva quarantaquattro anni e stava malissimo, traumi infantili e un irrisolto problema con la figura del padre, fino a quando Nicola Perrotti – luminare freudiano e tra i fondatori della Società Psicoanalitica Italiana – lo prese in cura. E il terapeuta convince lo scrittore a riportare tutto sulla pagina, così come viene, senza fermarsi mai. In due mesi di autoreclusione nella casetta che s’è comprato in cima allo sperone calabrese di Capo Vaticano, lo scrittore butta giù il testo torrenziale di quello che diverrà Il male oscuro, che – dirà – «è press’a poco il racconto della mia malattia». Certo, Berto ammetterà il suo debito con La coscienza di Zeno di Svevo e La cognizione del dolore di Gadda, dalla quale ricavò il titolo del suo capolavoro. Il male oscuro, tuttavia, segna una svolta fondamentale rispetto a quelle opere precorritrici. Non descrive semplicemente una nevrosi ma la mima, la incarna, la tramette al lettore. «Il suo linguaggio – annota ora Emanuele Trevi – è la manifestazione stessa del male, l’epifania tragicomica della sua oscurità». Un’assoluta novità estetica e narrativa che Berto non esitò a battezzare «stile psicoanalitico».
Nelle pagine del romanzo c’è indubbiamente il più grande lamento dell’Io del panorama letterario del Novecento italiano. È un libro che non ha pari in Italia nella seconda metà secolo scorso letterario, per semplicità di ideazione, per energia stilistica, forza di persuasione, potenza di effetto. Il libro quando uscì, era appunto il ’64, si avvantaggiava sicuramente di alcune suggestioni letterarie del momento. Il romanzo di Joyce Ulisse era appena uscito nella prima traduzione italiana di Giulio De Angelis ed entrava allora ufficialmente nella nostra letteratura. E nei fatti, gli anni ’60 sono in Italia gli anni della scoperta di Joyce: Raffaele La Capria tentava le tecniche nuove con Ferito a morte, Umberto Eco esercitava sul capolavoro joyciano le sue prime prove critiche di semiologo, e Berto ne prese qualche ispirazione più che stilistica. Perché nelle pagine de Il male oscuro è centrale, essenziale, la tecnica del flusso di coscienza, tutto procede con una sintassi aperta e attraversata dalle associazioni di idee incontrollate. Il romanzo entusiasmò subito Dino Buzzati e fu osannato da Indro Montanelli, ma per il resto trovò – al di là dell’immenso successo di vendite – un’accoglienza tiepida quando non diffidente. E venne stroncato, quando non travisato dalla critica di formazione crociana o gramsciana. Tra i detrattori più feroci, Pier Paolo Pasolini, che accusava Berto di sprecare il suo talento raccontando vicende personali, e che, alla notizia dei due premi letterari, andò su tutte le furie: «È una vergogna, non dovevano dargliene neanche uno!». Una reazione, quella pasoliniana, che è stata spiegata da un giornalista amico della scrittore, Giancarlo Meloni: «Col fiuto che lo distingue, Pasolini vede subito in Berto l’autore del romanzo italiano che vuole la gente, impastato di sentimenti, grandi problemi e qualche speranza, ironico e drammatico insieme: il Nievo del Novecento. Uno che minaccia di diventare il primo». E poi, a spiegare le stroncature che colpiscono Il male oscuro, c’era anche il fatto – sottolineato da Dario Biagi – che la novità del libro aveva completamente spiazzato la cultura di sinistra dell’epoca, la quale «era in ritardo sulla psicoanalisi, ne ignorava le tecniche e, non avendo adeguati metri di giudizio, equivocava».
...
Lui, del resto, si tenne sempre a debita distanza dai salotti che contavano e dalle consorterie politico-culturali. Reduce dal campo di prigionia per “non cooperatori” di Hereford, non si affrettò mai a fare abiure sulle sue guerre da fascista e, pur dichiarandosi «anarchico per rassegnazione e per disgusto», non si aggregò mai ai carri egemoni. «Io – dichiarò in una delle sue ultime interviste, rilasciata alla giornalista radiofonica Dina Luce – non voto. Io il mio dovere di cittadino lo faccio scrivendo, non mettendomi al servizio dei partiti. Ho votato due volte per un amico socialista ma quando mi sono accorto che non capiva niente, ho smesso di votare…». Le sue bestie nere, ha scritto Corrado Stajano, erano i critici e gli intellettuali che allora gravitavano intorno al Mondo di Mario Pannunzio e all’Espresso di Arrigo Benedetti. E Sergio Saviane, una delle firme più note dell’Espresso, ha ricordato come negli ambienti della redazione di via Po fosse stato decretato un vero e proprio «ostracismo, anzi, l’eliminazione totale, non ho mai capito perché, per Giuseppe Berto, uno dei pochi scrittori autentici d’Italia». Probabilmente, come una volta suggerì Carlo Bo, i critici «non gli perdonavano la colpa del successo”. Eccoci, quindi, al punto di partenza. È forse solo adesso, con la ripubblicazione da parte di Neri Pozza, che comincia un’altra epoca. Quella del giusto riconoscimento, anche critico, per Berto. Come si legge nella fascetta editoriale della nuova edizione, Il male oscuro, viene finalmente presentato come «il capolavoro di un grande del Novecento». ...

venerdì 2 novembre 2018

Rotta Verso Nord

Buon inizio di novembre e ascoltatemi bene: non perdetevi la mostra fotografica di Alessio Bianco al Blues Cafe' di Bologna - zona Corticella. Perché? Per tre motivi: il primo, la location è la spiegazione in termini pratici di cosa dovrebbe essere un Caffè, accoglienza, semplicità, simpatia e professionalità. Il secondo, le foto sono molto belle e vive, fatta con il cuore. Il terzo, il fotografo e i ragazzi del Blues sono persone straordinarie.



martedì 30 ottobre 2018

Giorni di paura

In questi giorni in cui si ricordano i defunti ma si festeggia anche Halloween, vorrei consigliarvi due autori, che in realtà non hanno assolutamente bisogno della mia sponsorizzazione: Poe e Lovecraft. Due padri della letteratura dell'orrore, ma è assolutamente limitativo definirli solo così, E.A. Poe lega la sua letteratura alle paure strettamente connesse all'uomo e alle sue paure consce, mentre H.P. Lovecraft lega il suo "terrore" all'ambiente in cui vive l'uomo, dove vi sono bestie abominevoli e mostri che infestano il pianeta.
Ah, dimenticavo: mi viene in mente che pure Twain e Bukowski hanno scritto racconti dell'orrore. Altri? Ci penso. Intanto vi consiglio questi due libri, giusto per fare un primo incontro con le star...

Fonte: web

Fonte: web

venerdì 26 ottobre 2018

A Bologna con Bruce

Questo post volevo farlo qualche giorno fa, ma sono ancora in tempo per invitarvi a Bologna a vedere una mostra fotografica su Bruce Springsteen. Riporto parte di un articolo che completo lo potete leggere qui: ilrestodelcarlino.it/brucespringsteen.
I primi anni della carriera di Bruce Springsteen immortalati da Frank Stefanko: si terrà alla galleria Ono Arte di via Santa Margherita, a Bologna, la mostra fotografica 'Bruce Springsteen. Further Up the road. The phot, visitabile gratuitamnete  dal 18 ottobre al 18 novembre. Stefanko e Springsteen si sono conosciuti grazie a Patti Smith, che aveva lavorato assieme al Boss su “Because the Night” ed era amica di Stefanko sin dai tempi del college, quando il fotografo la usava già come uno dei suoi soggetti. Sin da subito i due hanno creato un saldo rapporto di collaborazione che sarebbe durato negli anni. I due, entrambi del New Jersey e figli di madre italiana, condividevano il medesimo background culturale. Lo shooting si svolse in un’unica fredda giornata invernale a Haddonfield, dove Stefanko lavorò con il solo aiuto di una luce sostenuta dal figlio teenager dei vicini. Anche le location del servizio erano molto domestiche: la camera da letto del fotografo stesso con una vistosa carta da parati floreale, le strade della periferia ancora innevate, i gradini delle case popolari. Nella sua autobiografia Springsteen ricorda: “Le fotografie di Frank erano crude. Il suo talento è quello di spogliarti della tua celebrità, del tuo artificio e arrivare a te. Le sue foto erano ricche di semplicità e poesia di strada. Erano incantevoli e vere, ma non erano perfette. Frank cercava la tua vera essenza e naturalmente ha intuito i conflitti con i quali stavo venendo a patti. Le sue foto hanno catturato le persone di cui stavo scrivendo nelle mie canzoni e mi hanno mostrato quella parte di me che era ancora come loro. Avevamo altre opzioni per la copertina dell’album, ma non avevano la stessa 'fame' delle foto di Frank.” La mostra ... composta da 30 opere, è realizzata in collaborazione con Wall of Sound Gallery ed è accompagnata dall’omonima pubblicazione... 
Fonte: web

Mi ricordano un libro: Furore

Leggendo le "gesta" di questi disperati, mi torna in mente un libro: Furore, di Steinbeck. Persone povere e senza un futuro che cercano un po' di speranza, quindi di vita, dove si sta meglio. Ovvio che, il vecchio Donald non l'abbia presa bene e, come sempre fa in questi casi, pensa che il problema sia anche la causa scatenante, sbagliando. 
L'articolo completo lo trovate qui: ilpost.it/honduras.

La carovana di migranti... è arrivata martedì sera nella città di Huixtla, nel sud del Messico. In un giorno, i circa 7.000 migranti che la compongono avevano percorso altri 40 chilometri verso nord, dopo averne percorsi quasi 800 dalla città honduregna di San Pedro Sula, dove il 12 ottobre era iniziato il loro viaggio. Restano però ancora lontanissimi dagli Stati Uniti, con praticamente tutto il Messico da attraversare.
La sera dell’11 ottobre, decine di persone avevano cominciato a radunarsi al terminal dei bus di San Pedro Pula, non sapendo esattamente cosa si sarebbero trovati davanti e cosa avrebbero dovuto affrontare. Pochi mesi prima, a marzo, una carovana di migranti che era riuscita ad arrivare fino alla California aveva ottenuto grandissime attenzioni dai media: molte delle persone che si erano ritrovate al terminal di San Pedro Pula sapevano solo che volevano provarci anche loro. I primi che arrivarono trovarono poche decine di persone, qualche ora dopo erano già in centinaia e al momento della partenza la carovana era formata da più di 2.000 persone. Era probabilmente già la più grande di sempre, e da allora ha continuato a crescere.
Arrivare illegalmente negli Stati Uniti dall’Honduras può costare normalmente anche più di 10.000 dollari. Bisogna pagare un trafficante che organizzi i viaggi e si occupi di attraversare i confini col Guatemala, il Messico e il Texas o la California. C’è anche chi viaggia da solo, esponendosi al rischio di essere derubato, rapito o violentato. Negli ultimi anni sono diventate quindi sempre più frequenti carovane di centinaia di persone che si mettono in marcia insieme e a piedi provano ad attraversare i più di 2.500 chilometri che li separano dal confine degli Stati Uniti: costa meno che affidarsi a un trafficante ed è più sicuro che viaggiare da soli. Un migrante da solo si può incarcerare o respingere o minacciare o uccidere con molta più facilità di migliaia di migranti tutti insieme.
Come nascano queste carovane non è chiarissimo. C’è chi le racconta come totalmente spontanee, chi come organizzate da gruppi di attivisti o associazioni di qualunque tipo per mettere in imbarazzo il governo dell’Honduras. La verità è probabilmente un insieme di queste cose: volontà di emigrare negli Stati Uniti, organizzazione di piccoli gruppi e forme di attivismo. «Tutti vogliono sapere chi è il colpevole, chi c’è dietro tutto questo», ha detto ai giornali Irineo Mujica, direttore di una ong che si occupa di migranti, «ma nessuno ha la forza per organizzare così tante persone. Nessuno può organizzare un esodo».
La carovana partita il 12 ottobre era stata pubblicizzata anche con un volantino che girava su Facebook e dava appuntamento a tutti alle 8 di mattina al terminal dei bus per iniziare la “Caminata del migrante”. Il volantino era stato postato dall’attivista ed ex parlamentare honduregno Bartolo Fuentes, che il governo dell’Honduras considera il principale responsabile per la partenza della carovana. ... Già da settembre, ha raccontato, giravano su WhatsApp decine di messaggi per fare la stessa cosa. Nei giorni prima della partenza, la carovana era stata inoltre raccontata da giornali e televisioni e messaggi di vario tipo giravano ormai su tutti i social network. A quel punto, dire se ci fosse o meno un qualche tipo di organizzazione dietro la marcia era impossibile, e forse ormai irrilevante.
... Normalmente le carovane che partono dall’Honduras diventano più esigue man mano che il viaggio prosegue – qualcuno si stanca, qualcuno si ferma in Messico – ma in questo caso finora le cose sono andate in modo opposto. Più di 5.000 persone si sono aggiunte alla carovana da quando è partita dal terminal dei bus di San Pedro Pula: ma non bisogna pensare a un singolo enorme gruppo di persone che viaggia insieme, perché ormai la carovana si è spezzata in gruppi più piccoli di qualche centinaio di persone che viaggiano a qualche ora – o giorno – di distanza tra loro.
Le frecce rosse indicano il viaggio dei migranti dall’Honduras attraverso il Guatemala, da est a ovest, per evitare le zone più impervie e pericolose. Ciudad Hidalgo, dove i migranti hanno provato ad entrare in Messico, si trova nel punto più occidentale del confine tra Messico e Guatemala.
La carovana per ora è riuscita ad attraversare tutto il Guatemala, da sud a nord e da est a ovest, per raggiungere il confine del Messico a Ciudad Hidalgo. Lì ci sono stati i primi veri problemi, ma nonostante i tentativi di fermarli da parte della polizia di frontiera messicana, quasi tutti i migranti sono riusciti ad entrare in Messico. Da dove sono ora, a Huixtla, mancano ancora più di 1.800 chilometri al primo posto utile per provare ad entrare negli Stati Uniti: ma il viaggio potrebbe diventare molto più lungo se i migranti volessero provare a raggiungere la California, in cui entrare potrebbe essere più facile che in Texas o in Arizona. Lungo il percorso ricevono aiuto dalle autorità e dalle persone, comprano acqua e cibo dove possono, marciano occupando intere carreggiate su strade e autostrade. Quando si fermano, allestiscono campi improvvisati in parchi o aiuole dove si fermano per la notte o per qualche ora.
Il presidente statunitense Donald Trump ha accusato la carovana di essere un pericolo per la sicurezza degli Stati Uniti, perché tra i migranti – ha detto – ci sarebbero anche potenziali terroristi mediorientali. ...
Fonte: web

domenica 7 ottobre 2018

A sabato! con Racconti americani

Prepariamoci ad una nuova settimana con il prossimo appuntamento con Racconti americani. Sabato 13 ottobre sarò ospite del bellissimo locale Di Noi Tre di Alessandria, inizio ore 19. 
A proposito, ringrazio per la collaborazione Libraccio di Alessandria e la splendida – e cara amica – Mrs Wolf. Come vi ho già detto, non sarò da solo! Con me ci sarà l’autore della copertina, Andrea Denegri, con il quale dialogherò durante la serata, e saremo accompagnati musicalmente dal duo 106 AstroFolk, ergo il fighissimo Marcello Milanese and friend. La serata sarà introdotta da Ivan Ottolini.

Ora vi lascio con qualche riga proprio del libro che presenterò sabato, il racconto è Animali di strada, buona lettura!

Ero ubriaco marcio e disteso a terra ma la testa mi girava che era un piacere. Conoscevo il mondo che mi circondava ma non sarei mai riuscito ad affrontarlo. Sputai un po’ di saliva per terra ma riuscii a non vomitare. Mi addormentai e iniziai a sognare. Sognai di una rana che mi diceva cose strane, penso fossero nomi di località, anzi lo erano. Perché la rana, oltre a dirmi il nome delle località, le localizzava. Così, il primo nome che mi disse fu Beaver Lick, Kentucky, poi aggiunse Burnt Corn, Alabama. E di seguito arrivarono Goobertown, Arkansas; Horneytown, Nord Carolina; Idiotville, Oregon; Satan's kingdom, Connecticut; Sweet Lips, Tennessee e per finire Toad Suck, Arkansas. Mi risvegliai di soprassalto, un conato di vomito si prese possesso della mia gola, vomitai tanto di quel Buffalo Trace che non sapevo come cazzo avessi fatto a berne tanto. Mi spostai, ma solo un po’ e mi riaddormentai. Mi spostai talmente poco che mi riaddormentai sul mio vomito. L’odore era nauseabondo, nessun essere umano mi avrebbe accettato in quelle condizioni. Provavo una pessima sensazione ad addormentarmi sul vomito, anche perché la t-shirt mi si era alzata fino all’ombelico e così la mia pancia poggiava direttamente sul mio rigetto. Forse vomitai un’altra volta. Ritornò la rana, iniziò a canticchiare -la la la, cra cra… ciao, coglione- mi misi a ridere, almeno nel sonno, chissà cosa feci nella realtà. Riprese a cantare e, mi pare, a sorridere -la la la, cra cra… ciao, coglione- e poi iniziò a darmi suggerimenti su cosa avrei dovuto bere -il Buffalo Trace ti fa male, lo sai. Dovevi darti ad un più modesto JackDaniels’ oppure con il più nobile dei whisky, il Pappy Van Winkle, la la la, cra cra… ciao, coglione!- Non capivo più se stavo ancora dormendo o se ero sveglio, mi sembrava di essere disteso su di un piano inclinato e mi misi a rotolare sulla strada, mi segnai la faccia e le mani con l’asfalto. Iniziai a perdere sangue dalle piccole ferite che mi procurai. Sembravo un corn dog, pronto per essere servito.
...

venerdì 5 ottobre 2018

Di ciclismo e di libri

Come ho già scritto, sto scrivendo degli altri racconti "americani" in questi mesi e uno di questi parla di ciclismo. O meglio, parla di quella squisita persona, si fa per dire, che è Armstrong, ovviamente mi riferisco alla sua carriera sportiva. Nel privato sarà sicuramente una persona dolce e amorevole. Nel racconto, come gli altri del prossimo libro tratta di personalità complicate, parlo di ciò che c'era dietro al ciclista texano che era molto di più di un gruppo, la sua squadra, di persone che si dopavano. Una di queste è stata per un breve periodo anche Floyd Landis, anch'egli vincitore di un Tour e dopo pochi giorni squalificato,di cui oggi vi do qualche news. L'articolo completo lo trovate qui: cicloweb.it/landistornanelciclismo.
Il buon vecchio Floyd mi torna nel ciclismo tramite una sua azienda e grazie al suo ex amico Lance. Ecco qualche estratto.
FloydNel 2016 ha aperto una sua azienda, la Floyd’s of Leadville... In poco tempo è riuscito a farne un’impresa di successo, con una cinquantina di impiegati... Tale compagnia sarà, a partire dal 2019, un nome familiare nel mondo del ciclismo. Come rivelato dallo stesso Landis in un’intervista al Wall Street Journal, dal prossimo 1 gennaio nascerà la Floyd’s of Leadville Pro Cycling Team, formazione che almeno per la prima stagione sarà a livello Continental. - Non un top team - La squadra sarà di fatto la continuazione dell’attuale Silber Pro Cycling, compagine canadese che ha perso il patrocinatore ma che, grazie a Landis, continuerà ad esistere. 
Come ha fatto Landis ad intraprendere questo passo? Grazie a Lance Armstrong. Nello scorso aprile, come noto, il texano ha patteggiato nel processo che lo vedeva incriminato per falso, dovendo così indennizzare Floyd Landis. Il quale, dopo aver tolto l’onorario destinato ai legali, si è ritrovato con circa 750 mila dollari. La sua scelta è stata quindi di investirli nel primo amore, il ciclismo.

Fonte: web

mercoledì 3 ottobre 2018

Vittoria italica sugli ebook

Post di metà settimana dove parlerò ancora di libri, più precisamente di ebook. Sempre a proposito di libri, il mese scorso scrissi, o meglio, commentai, sull'inutilità di pubblicare tanto in Italia in questo post: maurofornaro.blogspot.com/sullevenditedilibri.
Ma veniamo a noi, l'articolo che cito oggi lo potete leggere completo qui: ilsecoloxix/ebook. Piccola grande vittoria dell'Italia per quanto riguarda gli ebook, notizia di ieri quella che l'Iva al 15% verrà abolita e potrà essere portata al 5% e, in alcuni casi, addirittura a 0. Come si legge... L’Europa alla fine trova l’intesa su una questione che si trascina da più di tre anni e mezzo, quando l’Italia da sola ha iniziato a chiedere il cambio delle regole Ue, e che era rimasta ferma in Consiglio da maggio, quando l’intesa era stata trovata ma oggetto di veti di Paesi dell’Est.
I ministri economici dei Ventotto riuniti a Lussemburgo hanno finalmente potuto dare il via libera alla riforma del regime fiscale per i libri in formato elettronico. Finora la regola voleva un’aliquota minima del 15% per gli ebook e una del 5% per i libri di carta. Adesso chi vorrà potrà equiparare i prodotti e imporre una stessa base imponibile di imposta. Addirittura tariffe ridotte sugli e-book (meno del 5% di Iva) o tariffe a tasso zero potranno essere praticata da quegli Stati membri che attualmente già prevedono analogo regime per le pubblicazioni fisiche. Le nuove regole si immediatamente in via provvisoria, in attesa della riforma del sistema Iva a livello Ue, su cui la Commissione europea sta lavorando.
Era stata proprio l'Italia qualche anno fa, opera del ministro Franceschini, a imporre entro i nostri confini un'aliquota bassa per gli ebook, secondo i principi che un libro è sempre un libro. Da questa scelta... ha sfidato l’Europa, rischiando procedure d’infrazione aver rotto le righe. Invece il risultato è aver costretto i partner europei ad affrontare la questione, e convincerli a adeguare la legislazione comunitaria ai tempi e alle nuove tecnologie.
L’accordo sull’equiparazione delle aliquote Iva per libri cartacei ed elettronici era stato raggiunto in sede Ecofin già a maggio, ma prima Repubblica Ceca e poi Romania ne hanno impedito il via libera. I due Paesi hanno apposto il veto per l’incapacità di trovare un accordo sul regime di inversione contabile, il meccanismo per cui l’obbligo dell’imposizione fiscale viene traslato dal venditore all’acquirente. Nell’impossibilità di trovare un accordo su questo dossier, gli Stati membri hanno tenuto in ostaggio il consiglio dei Ministri economici bloccando il via libera all’accordo sugli ebook. Oggi le resistenze vengono meno, e il libro elettronico è un libro come gli altri, a tutti gli effetti.
«La riduzione dell’aliquota Iva sulla stampa digitale promuoverà l’accesso dei cittadini europei alla stampa di contenuti su tutte le piattaforme, che svolgono un ruolo così cruciale nella democrazia europea», commenta Carlo Perrone, presidente dell’Associazione europea degli editori (Enpa), organizzazione internazionale che rappresenta gli editori di giornali e new media su tutte le piattaforme. A suo giudizio la possibilità di ridurre l’aliquota Iva sulle pubblicazioni elettroniche per gli Stati membri che lo vorranno, «incoraggerà gli editori a continuare gli alti investimenti in contenuti di qualità che consentono ai cittadini di costruire un’opinione informata quando riferiscono su argomenti cruciali per la società e favoriscono il dibattito democratico».
Soddisfatto anche il presidente dell’Associazione degli editori di riviste europee (Emma), Associazione europea dei media di riviste, Xavier Bouckaert. Con la decisione maturata in sede Ecofin «l’Ue ha inviato un messaggio forte, rimuovendo un grosso ostacolo all’ulteriore sviluppo del mercato della stampa digitale in Europa».
Di «decisione lungimirante» parla infine Rudy Vanschoonbeek, presidente della Federazione degli editori europei (Fep), che con «immenso piacere» saluta «la fine della ingiustificata discriminazione fiscale tra pubblicazioni in diversi formati».
Personalmente penso che si debba essere soddisfatti, che si leggano o meno gli ebook, io per primo non sono un lettore in tal senso. Però, lasciatemelo dire, la cultura con l'Iva al 4% è una gran soddisfazione.

venerdì 28 settembre 2018

DiNoiTre, ma in realtà molti di più!


Oggi vi presento il prossimo evento con il  mio ultimo libro Racconti americani, con il quale sono ormai in tour da molti mesi. Ah, come sapete bene, durante la serata si potranno acquistare anche gli altri miei libri. 
Ma veniamo a noi, sabato 13 ottobre, dalle 19, sarò ad Alessandria, ospite del bellissimo locale Di Noi Tre, ringrazio per la collaborazione Libraccio di Alessandria e la splendida – e cara amica – Mrs Wolf. Ma, attenzione, non sarò da solo! Con me ci sarà l’autore della copertina, Andrea Denegri, con il quale dialogherò durante la serata, e saremo accompagnati musicalmente dal duo 106 AstroFolk, ergo il fighissimo Marcello Milanese and friend. La serata sarà introdotta da Ivan Ottolini.
Insomma, cari amici alessandrini, non avete scuse per non divertirvi il 13 ottobre. Venite a nuotare nel mare della cultura! 😎😉



martedì 25 settembre 2018

Sulle vendite di libri

Oggi vi propongo parte di un articolo, completo lo trovate qui: lastampa/cultura/libri, che parla di vendite di libri e dell'utilità, o inutilità, di pubblicare tanto in Italia. Infatti, come si dice nell'articolo ...Peccato che la maggior parte - di libri, ovviamente -  non abbiano la minima possibilità di essere recensiti. Non perché non siano belli, stimolanti, incuriosenti. Ma semplicemente perché sono troppi.  
...Ma il problema è generale. Intellettuale. Sociale. Industriale. Razionale. Perché in un Paese dove pochi leggono, ancor meno comprano, si stampa così tanto? Quasi 70 mila libri all’anno; circa 190 al giorno; 8 ogni ora. Uno tsunami di carta. Dove tutto si confonde, si perde, si cannibalizza a vicenda. 
Questi sono dati statistici dai quali non si può prendere le distanze, oggettività.
Il turn over delle novità è sì alto che la vita media di un libro si riduce a un amen. Vero, vero anche che gli scrittori meno famosi, vedi il sottoscritto, hanno più tempo per poter promuovere le proprio opere, non abbiamo la necessità in poche settimane di fare alcuni festival, un paio di interviste nei media più famosi e, magari, una ospitata in tv. Quindi, da questo punto di vista, la colpa è - in primis - di noi scrittori. Molti scrivono e pubblicano, a proprie spese, e vorrebbero vendere decine e decine di libri in un paio di giorni o, peggio ancora, pubblicano e poi non fanno nulla per promuovere la propria opera.
...Se come dice la statistica la vendita media per titolo è di 160 copie, i polli di Trilussa insegnano che il 90% degli scriventi riesce a piazzare meno di cinque copie (ciò significa che neppure i parenti più stretti, l’amante miciosa, l’ex compagno di banco alle medie, fanno lo sforzo di acquistarlo). Quindi il sottoscritto è molto sopra quel 90% (SODDISFAZIONE!!!). So di molti scrittori, soprattutto poeti, disperati perché non vendono. Solidale con la disperazione, ma cosa fanno questi colleghi per vendere? Guardare la luna aiuta a scrivere, non a vendere. Siate più attivi nella promozione! Il forsennato andirivieni di titoli nelle povere librerie che resistono, paradossalmente, favorisce il «diabolico» Amazon, che non ha problemi di magazzino perché fa trading. Con il suo scaffale virtuale - infinito perché virtuale - può offrire qualsiasi avanzo di catalogo più o meno in un giorno. Il lettore occasionale che si reca dal vecchio-saggio-consigliante libraio e ovviamente non trova ciò che cerca, non aspetta («Se vuole glielo ordino»), acquista via computer, convinto che il web sia il futuro e il presente, e magari in libreria, dopo quell’unica esperienza, non torna più. Vero, Amazon è comodo e veloce, vero anche che gli amanti dei libri, pur comprando anche su Amazon, lo faccio anche io ogni tanto, non rinunciano mai alla libreria. 
Non vi dico come finisce l'articolo, come il resto, fa riflettere, soprattutto gli editori ma non solo e vi lascio con una immagine dei miei libri, non si sa mai che vi venga voglia di acquistare quelli che non avete ancora letto😉.

giovedì 20 settembre 2018

Un po' di auguri

Giorni di festeggiamenti per due "personaggini" della cultura americana. Stephen King, nato il 21 settembre del '47 e Bruce Springsteen, nato il 23 settembre del '49.
Giusto per non fare un torto a nessuno dei due, vi regalo questa canzone, chi mi conosce sa quanto la ami. Ma sa anche quanto sia legato a Bruce e al racconto Stand by me.




domenica 16 settembre 2018

Io e i miei libri

Nulla di nuovo sul fronte scrittura. O meglio, sto sempre lavorando ad un paio di manoscritti, come vi ho detto tempo fa, non penso di far uscire nulla prima del 2020. 
Quindi, vi ripropongo un bel video fattoci dalla cara amica Alessandra Pozzi, amica e artista multitasking, fattoci perché ad aiutarmi a presentare i miei ultimi due libri c'era l'amico, anche lui artista dalle mille risorse, Fabrizio Carollo, vi consiglio di visitare le loro pagine e di conoscerli meglio, ne vale la pena. Fabrizio oltretutto, è in uscita con un altro libro. Il video è questo: Facebook/Video/Porretta.
Alla presentazione ho parlato dei miei ultimi due libri, la raccolta di poesie In quanti siamo rimasti in questo caffè, uscito lo scorso autunno; e Racconti americani, uscito questa primavera.
Vi ricordo che, per acquistare i miei libri avete un bel po' di strade...


eccole:
  • direttamente dal sito dell'editore: www.edizionidelfaro.it.
  • durante le presentazioni, la prossima è il 13 ottobre ad Alessandria.
  • nelle librerie, online e non. 
  • nei supermercati Punta Gialla a Cavallino Treporti (Ve).

sabato 15 settembre 2018

Abbinamenti settembrini

Buongiorno.
Mi viene questo abbinamento, non so perché, o forse sì. Facciamo tutto ciò che amiamo, e rimpiangiamo l'amore. Buon weekend. 

Giorgio Strehler Io so e non so perché lo faccio il teatro ma so che devo farlo, che devo e voglio farlo facendo entrare nel teatro tutto me stesso, uomo politico e no, civile e no, ideologo, poeta, musicista, attore, pagliaccio, amante, critico, me insomma, con quello che sono e penso di essere e quello che penso e credo sia vita. Poco so, ma quel poco lo dico.