Oggi vi propongo parte di un articolo, completo lo trovate qui: lastampa/cultura/libri, che parla di vendite di libri e dell'utilità, o inutilità, di pubblicare tanto in Italia. Infatti, come si dice nell'articolo ...Peccato che la maggior parte - di libri, ovviamente - non abbiano la minima
possibilità di essere recensiti. Non perché non siano belli, stimolanti,
incuriosenti. Ma semplicemente perché sono troppi.
...Ma il problema è generale. Intellettuale. Sociale.
Industriale. Razionale. Perché in un Paese dove pochi leggono, ancor meno
comprano, si stampa così tanto? Quasi 70 mila libri all’anno; circa 190 al
giorno; 8 ogni ora. Uno tsunami di carta. Dove tutto si confonde, si perde, si
cannibalizza a vicenda.
Questi sono dati statistici dai quali non si può prendere le distanze, oggettività.
Il turn over delle novità è sì alto che la vita media di un
libro si riduce a un amen. Vero, vero anche che gli scrittori meno famosi, vedi il sottoscritto, hanno più tempo per poter promuovere le proprio opere, non abbiamo la necessità in poche settimane di fare alcuni festival, un paio di interviste nei media più famosi e, magari, una ospitata in tv. Quindi, da questo punto di vista, la colpa è - in primis - di noi scrittori. Molti scrivono e pubblicano, a proprie spese, e vorrebbero vendere decine e decine di libri in un paio di giorni o, peggio ancora, pubblicano e poi non fanno nulla per promuovere la propria opera.
...Se come dice la statistica la
vendita media per titolo è di 160 copie, i polli di Trilussa insegnano che il
90% degli scriventi riesce a piazzare meno di cinque copie (ciò significa che
neppure i parenti più stretti, l’amante miciosa, l’ex compagno di banco alle
medie, fanno lo sforzo di acquistarlo). Quindi il sottoscritto è molto sopra quel 90% (SODDISFAZIONE!!!). So di molti scrittori, soprattutto poeti, disperati perché non vendono. Solidale con la disperazione, ma cosa fanno questi colleghi per vendere? Guardare la luna aiuta a scrivere, non a vendere. Siate più attivi nella promozione! Il forsennato andirivieni di titoli
nelle povere librerie che resistono, paradossalmente, favorisce il «diabolico»
Amazon, che non ha problemi di magazzino perché fa trading. Con il suo scaffale
virtuale - infinito perché virtuale - può offrire qualsiasi avanzo di catalogo
più o meno in un giorno. Il lettore occasionale che si reca dal
vecchio-saggio-consigliante libraio e ovviamente non trova ciò che cerca, non
aspetta («Se vuole glielo ordino»), acquista via computer, convinto che il web
sia il futuro e il presente, e magari in libreria, dopo quell’unica esperienza,
non torna più. Vero, Amazon è comodo e veloce, vero anche che gli amanti dei libri, pur comprando anche su Amazon, lo faccio anche io ogni tanto, non rinunciano mai alla libreria.
Non vi dico come finisce l'articolo, come il resto, fa riflettere, soprattutto gli editori ma non solo e vi lascio con una immagine dei miei libri, non si sa mai che vi venga voglia di acquistare quelli che non avete ancora letto😉.
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