A poche ore dal Superclasico che determinerà la vincente della Copa Libertadores, sono xeneize con molto orgoglio 🎽🎽🎽, vi invito a leggere questo articolo, completo lo trovate qui: iogiocopulito.it/elclasicodeavellaneda, che vi aiuterà a capire cosa sia il calcio per gli argentini.
P.S. Lo so che è una cagata giocare a Madrid, ma è l'unica maniera per farla questa finale di ritorno...
I fatti di Buenos Aires in occasione della sfida
di ritorno valevole per la finale di Copa Libertadores tra River Plate e Boca Juniors al Monumental, che hanno spinto i vertici
della Conmebol a rimandare la partita e optare per lo spostamento in
una sede neutrale fuori dall’Argentina (a Madrid 9 dicembre) al fine di affievolire
in qualche modo il fuoco di un derby senza precedenti, rappresentano solo una
delle tante sfaccettature che assume il calcio nella terra di Maradona. Tante
sono, infatti, le partite sentite che ogni anno ripropongono tensioni che si
mescolano a una passione senza limite e che spesso sfociano in situazioni che
quel limite lo passano abbondantemente. Una di queste è sicuramente il
derby di Avellaneda tra Racing e Independiente.
...La storia del calcio si è sempre
mescolata tra questi due elementi viscerali, che hanno portato a vivere una
passione come se fosse qualcosa di ultraterreno, che nella sua accezione più
estrema significa proprio oltre la vita. E in Argentina questo lo
hanno trasformato in un dogma, in uno stile di vita, nella voglia di prevalere
sull’altro. Ad ogni costo. I motivi per cui il futbol è vissuto come
se fosse qualcosa che va oltre sono tantissimi: stiamo parlando di un paese
spesso dilaniato da una crisi economica e da un implosione interna che
ti fa aggrappare all’unica cosa che non rimane a brandelli anche dopo
tantissimi calci. Una palla appunto, per respirare un pizzico di vita in un
luogo dimenticato da tutti, anche da chi lassù dovrebbe vigilare con qualche
azione positiva, almeno secondo la cultura religiosa di un’intera popolazione.
E quella intera popolazione devota a Dio e al Cattolicesimo, non può
assolutamente credere che un partita di calcio duri soltanto 90’... E il manichino con la maglia rivale, appeso ad una
corda e con la scritta che recita testualmente “Puta Violada”, è solamente
un atto esagerato portato all’estremo, che evidenzia uno scontro tra
classi sociali identiche ma mai così lontane per via di due colori
diversi. Gli attori protagonisti sono i supporter del Club
Atlético Independiente, che impiccarono un manichino con la maglia del Racing
Club de Avellaneda: i vicini che si odiano, anche per via di due Stadi a
distanza di nemmeno 300 metri in linea d’aria. Una rivalità che
definire sentita sarebbe riduttivo, tanto da portare nel 1967 ad un
episodio che passerà alla storia. La Maldiciòn de los siete gatos negros avvenne
durante la trasferta del Racing in Scozia, volati in Europa per
giocarsi l’andata della finale di Coppa Intercontinentale. I tifosi
dell’Independiente penetrano all’interno del Cilindro, stadio del
Racing, e seppelliscono i cadaveri di sette gatti neri. Arriverà la Coppa,
ma dopo questo episodio l’Academica non vincerà più nulla, mentre gli
odiati vicini conquisteranno nell’ordine 9 titoli nazionali, 5
Libertadores, una Coppa Sudamericana, una Recopa Sudamericana e
una Coppa Intercontinentale. Si ribalta lo Stadio, si distrugge
letteralmente il campo, ma viene trovata una sola carcassa di quel povero
gatto. Ma per un popolo credente non basta: contro maledizioni ed esorcismi, che
portano ad un solo titolo nel 2001. Ovviamente non basta per placare le
polemiche...
La maledizione prosegue, ma anche quella rivalità
che ti fa sorridere se vista da lontano, ma che spesso supera quel confine tra
sacro e profano. E in Argentina questo varco è davvero sottile. Si passa
ad impiccare un manichino scrivendo sul dorso parole fortissime, che in un
momento storico simile fanno storcere il naso. Si possono fare tantissimi
ragionamenti sulla correttezza o meno del gesto, ma guai a scadere nel banale
con una semplice definizione. In Argentina il calcio non è un gioco, è
qualcosa che va oltre la vita. Perché in un momento storico perennemente
difficile, in una bolla di povertà in cui questo Stato è racchiuso ormai da
secoli, il calcio è stato portato e insegnato dagli stranieri, ma è stato
veicolato in un’unica direzione, ovvero quello di far sfogare una
popolazione perennemente stanca di subire invasioni non richieste. E non è un
caso che i due stadi si guardano in faccia tra di loro.
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