venerdì 26 ottobre 2018

Mi ricordano un libro: Furore

Leggendo le "gesta" di questi disperati, mi torna in mente un libro: Furore, di Steinbeck. Persone povere e senza un futuro che cercano un po' di speranza, quindi di vita, dove si sta meglio. Ovvio che, il vecchio Donald non l'abbia presa bene e, come sempre fa in questi casi, pensa che il problema sia anche la causa scatenante, sbagliando. 
L'articolo completo lo trovate qui: ilpost.it/honduras.

La carovana di migranti... è arrivata martedì sera nella città di Huixtla, nel sud del Messico. In un giorno, i circa 7.000 migranti che la compongono avevano percorso altri 40 chilometri verso nord, dopo averne percorsi quasi 800 dalla città honduregna di San Pedro Sula, dove il 12 ottobre era iniziato il loro viaggio. Restano però ancora lontanissimi dagli Stati Uniti, con praticamente tutto il Messico da attraversare.
La sera dell’11 ottobre, decine di persone avevano cominciato a radunarsi al terminal dei bus di San Pedro Pula, non sapendo esattamente cosa si sarebbero trovati davanti e cosa avrebbero dovuto affrontare. Pochi mesi prima, a marzo, una carovana di migranti che era riuscita ad arrivare fino alla California aveva ottenuto grandissime attenzioni dai media: molte delle persone che si erano ritrovate al terminal di San Pedro Pula sapevano solo che volevano provarci anche loro. I primi che arrivarono trovarono poche decine di persone, qualche ora dopo erano già in centinaia e al momento della partenza la carovana era formata da più di 2.000 persone. Era probabilmente già la più grande di sempre, e da allora ha continuato a crescere.
Arrivare illegalmente negli Stati Uniti dall’Honduras può costare normalmente anche più di 10.000 dollari. Bisogna pagare un trafficante che organizzi i viaggi e si occupi di attraversare i confini col Guatemala, il Messico e il Texas o la California. C’è anche chi viaggia da solo, esponendosi al rischio di essere derubato, rapito o violentato. Negli ultimi anni sono diventate quindi sempre più frequenti carovane di centinaia di persone che si mettono in marcia insieme e a piedi provano ad attraversare i più di 2.500 chilometri che li separano dal confine degli Stati Uniti: costa meno che affidarsi a un trafficante ed è più sicuro che viaggiare da soli. Un migrante da solo si può incarcerare o respingere o minacciare o uccidere con molta più facilità di migliaia di migranti tutti insieme.
Come nascano queste carovane non è chiarissimo. C’è chi le racconta come totalmente spontanee, chi come organizzate da gruppi di attivisti o associazioni di qualunque tipo per mettere in imbarazzo il governo dell’Honduras. La verità è probabilmente un insieme di queste cose: volontà di emigrare negli Stati Uniti, organizzazione di piccoli gruppi e forme di attivismo. «Tutti vogliono sapere chi è il colpevole, chi c’è dietro tutto questo», ha detto ai giornali Irineo Mujica, direttore di una ong che si occupa di migranti, «ma nessuno ha la forza per organizzare così tante persone. Nessuno può organizzare un esodo».
La carovana partita il 12 ottobre era stata pubblicizzata anche con un volantino che girava su Facebook e dava appuntamento a tutti alle 8 di mattina al terminal dei bus per iniziare la “Caminata del migrante”. Il volantino era stato postato dall’attivista ed ex parlamentare honduregno Bartolo Fuentes, che il governo dell’Honduras considera il principale responsabile per la partenza della carovana. ... Già da settembre, ha raccontato, giravano su WhatsApp decine di messaggi per fare la stessa cosa. Nei giorni prima della partenza, la carovana era stata inoltre raccontata da giornali e televisioni e messaggi di vario tipo giravano ormai su tutti i social network. A quel punto, dire se ci fosse o meno un qualche tipo di organizzazione dietro la marcia era impossibile, e forse ormai irrilevante.
... Normalmente le carovane che partono dall’Honduras diventano più esigue man mano che il viaggio prosegue – qualcuno si stanca, qualcuno si ferma in Messico – ma in questo caso finora le cose sono andate in modo opposto. Più di 5.000 persone si sono aggiunte alla carovana da quando è partita dal terminal dei bus di San Pedro Pula: ma non bisogna pensare a un singolo enorme gruppo di persone che viaggia insieme, perché ormai la carovana si è spezzata in gruppi più piccoli di qualche centinaio di persone che viaggiano a qualche ora – o giorno – di distanza tra loro.
Le frecce rosse indicano il viaggio dei migranti dall’Honduras attraverso il Guatemala, da est a ovest, per evitare le zone più impervie e pericolose. Ciudad Hidalgo, dove i migranti hanno provato ad entrare in Messico, si trova nel punto più occidentale del confine tra Messico e Guatemala.
La carovana per ora è riuscita ad attraversare tutto il Guatemala, da sud a nord e da est a ovest, per raggiungere il confine del Messico a Ciudad Hidalgo. Lì ci sono stati i primi veri problemi, ma nonostante i tentativi di fermarli da parte della polizia di frontiera messicana, quasi tutti i migranti sono riusciti ad entrare in Messico. Da dove sono ora, a Huixtla, mancano ancora più di 1.800 chilometri al primo posto utile per provare ad entrare negli Stati Uniti: ma il viaggio potrebbe diventare molto più lungo se i migranti volessero provare a raggiungere la California, in cui entrare potrebbe essere più facile che in Texas o in Arizona. Lungo il percorso ricevono aiuto dalle autorità e dalle persone, comprano acqua e cibo dove possono, marciano occupando intere carreggiate su strade e autostrade. Quando si fermano, allestiscono campi improvvisati in parchi o aiuole dove si fermano per la notte o per qualche ora.
Il presidente statunitense Donald Trump ha accusato la carovana di essere un pericolo per la sicurezza degli Stati Uniti, perché tra i migranti – ha detto – ci sarebbero anche potenziali terroristi mediorientali. ...
Fonte: web

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