Prepariamoci ad una nuova settimana con il prossimo appuntamento con Racconti americani. Sabato 13 ottobre sarò ospite del bellissimo locale Di Noi Tre di Alessandria, inizio ore 19.
A proposito, ringrazio per la collaborazione Libraccio di Alessandria e la splendida – e cara amica – Mrs Wolf. Come vi ho già detto, non sarò da solo! Con me ci sarà l’autore della copertina, Andrea Denegri, con il quale dialogherò durante la serata, e saremo accompagnati musicalmente dal duo 106 AstroFolk, ergo il fighissimo Marcello Milanese and friend. La serata sarà introdotta da Ivan Ottolini.
Ora vi lascio con qualche riga proprio del libro che presenterò sabato, il racconto è Animali di strada, buona lettura!
Ero ubriaco marcio e disteso a terra ma la testa mi
girava che era un piacere. Conoscevo il mondo che mi circondava ma non sarei
mai riuscito ad affrontarlo. Sputai un po’ di saliva per terra ma riuscii a non
vomitare. Mi addormentai e iniziai a sognare. Sognai di una rana che mi diceva
cose strane, penso fossero nomi di località, anzi lo erano. Perché la rana,
oltre a dirmi il nome delle località, le localizzava. Così, il primo nome che
mi disse fu Beaver Lick, Kentucky, poi aggiunse Burnt Corn, Alabama. E di
seguito arrivarono Goobertown, Arkansas; Horneytown, Nord Carolina; Idiotville,
Oregon; Satan's kingdom, Connecticut; Sweet Lips, Tennessee e per finire Toad
Suck, Arkansas. Mi risvegliai di soprassalto, un conato di vomito si prese
possesso della mia gola, vomitai tanto di quel Buffalo Trace che non sapevo
come cazzo avessi fatto a berne tanto. Mi spostai, ma solo un po’ e mi
riaddormentai. Mi spostai talmente poco che mi riaddormentai sul mio vomito. L’odore
era nauseabondo, nessun essere umano mi avrebbe accettato in quelle condizioni.
Provavo una pessima sensazione ad addormentarmi sul vomito, anche perché la
t-shirt mi si era alzata fino all’ombelico e così la mia pancia poggiava
direttamente sul mio rigetto. Forse vomitai un’altra volta. Ritornò la rana,
iniziò a canticchiare -la la la, cra cra… ciao, coglione- mi misi a ridere,
almeno nel sonno, chissà cosa feci nella realtà. Riprese a cantare e, mi pare,
a sorridere -la la la, cra cra… ciao, coglione- e poi iniziò a darmi suggerimenti
su cosa avrei dovuto bere -il Buffalo Trace ti fa male, lo sai. Dovevi darti ad
un più modesto JackDaniels’ oppure con il più nobile dei whisky, il Pappy Van
Winkle, la la la, cra cra… ciao, coglione!- Non capivo più se stavo ancora
dormendo o se ero sveglio, mi sembrava di essere disteso su di un piano
inclinato e mi misi a rotolare sulla strada, mi segnai la faccia e le mani con
l’asfalto. Iniziai a perdere sangue dalle piccole ferite che mi procurai.
Sembravo un corn dog, pronto per essere servito.
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