Nell'epoca in cui Bersani parla di governo di rinnovamento e Berlusconi non vuole andare alle elezioni ma vuole un governo di larghe intese, vi propongo un articolo de Il Fatto (www.ilfattoquotidiano.it). Queste sono le persone scelte dagli italiani. E' proprio vero che ogni popolo ha i governanti che si merita (cit. Aristotele).
Buona lettura
La misura del potere è un rumore. Quello che si leva a Montecitorio, ben distribuito tra destra e sinistra, quando la deputata Maria Marzana (M5S) denuncia: “I doppi incarichi e i doppi stipendi sono eticamente inaccettabili”. Non solo. Vanno contro la Costituzione, articolo 122, che vieta di sedere nei consigli regionali e in Parlamento.
E vanno contro un decreto legge – convertito nel settembre del 2011 –
che stabilisce che non si possono ricoprire due cariche elettive, e
dunque non va bene nemmeno la fascia tricolore da sindaco né la livrea
da presidente provinciale.
Ci sono state proteste bipartisan per contestare la correttezza delle sue parole ma resta il problema per 177 parlamentari,
che non si decidono – e quindi eleggeranno il nuovo Capo dello Stato –
anche perché la giunta per le elezioni, in assenza di un governo, non si
può nominare. In realtà, rischiando una mossa spericolata, il Senato ha
prorogato la propria Giunta provvisoria. Ma c’è chi al doppio incarico
ha già rinunciato, dimostrando che l’assenza della giunta non è di per
sé un ostacolo. É obbligatorio rinunciare all’indennità in Regione ma non ai gettoni per le Commissioni, né per le province né per i comuni. Soltanto due giorni fa il governatore Roberto Cota ha deciso di restare in Piemonte e mollare Roma, mentre le dimissioni di Nichi Vendola sono arrivate mercoledì 10 aprile.
In ogni caso la Puglia potrebbe riunire il consiglio regionale nella
capitale, tanto restano in dieci, e trasversalmente rappresentati, a
covare il dubbio: meglio una legislatura cominciata da qualche settimana
e un po’ precaria o il rifugio sul territorio che già ha consumato
qualche anno?
Nella lista, dopo la comunicazione del governatore, restano Rocco Palese, Massimo Cassano, Pietro Iurlaro, Roberto Marti, Gianfranco Chiarelli e Lucio Tarquinio (tutti Pdl); Antonio Decaro e Michele Pelillo (Pd); Dario Stefano e Antonio Matarrelli (Sel). Anche la Campania potrebbe trasferirsi a Roma: c’è il vicepresidente Giuseppe De Mita, nipote di Ciriaco, Udc; c’è il capogruppo Umberto Del Basso De Caro (Pd); c’è l’assessore all’Urbanistica, Marcello Tagliatella (Pdl) e due consiglieri, sempre berlusconiani, Eva Longo e Domenico De Siano.
Quest’ultimo merita una citazione particolare in quel gruppetto di
sette che, in una settimana, riesce a presenziare quattro aule di
quattro organismi istituzionali o amministrativi. De Siano è stato
spedito al Senato, ma è anche consigliere regionale, provinciale e
comunale a Lacco Ameno, Isola di Ischia. Si sdoppiano anche in Calabria,
Sicilia, Marche, Abruzzo, Toscana, Veneto, Emilia-Romagna.
In 36 non rispettano la Costituzione e approfittano dell’incertezza parlamentare: è vero che un lodo di Roberto Calderoli
ha riattivato la Giunta di Palazzo Madama, ma non quella di
Montecitorio e così non comincia la procedura che comunque è molto
buffa. La Giunta individua il caso da risolvere, si prende trenta giorni
per fare un’istruttoria e concede altrettanti giorni all’interessato
per scegliere. Ma siccome la legislatura veleggia in acque agitate, per
adesso, in tanti preferiscono non scegliere. Perché il pericolo è in
agguato: se uno indica Roma e poi si va a rivotare, che succede?
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