Riporto parte di un articolo che completo lo trovate qui: lastampa.it/fugadailibri.
Come si evince dal titolo parla delle abitudini, meglio dire non abitudini, di lettura degli italiani. L'articolo si limita a fare l'analisi dei soli lettori di libri, quindi la visione non è completa. A mio avviso non penso che cambierebbe di molto.
Giovedì completerò quanto devo dire parlando dei lettori digitali.
Iniziamo col dire che meno della metà della popolazione italiana legge libri e ovviamente la lettura di libri nel tempo libero è in forte calo.
Come si legge nell'articolo Abbiamo perso 3 milioni e 300 mila lettori dal 2010 ad oggi. È un problema serio che va affrontato. Se ci guardiamo indietro nel tempo ci accorgiamo che una certa evoluzione c’è stata, ma che non abbiamo mai brillato nella lettura di libri.
Vi riepilogo un po' di numeri:
Come si evince dal titolo parla delle abitudini, meglio dire non abitudini, di lettura degli italiani. L'articolo si limita a fare l'analisi dei soli lettori di libri, quindi la visione non è completa. A mio avviso non penso che cambierebbe di molto.
Giovedì completerò quanto devo dire parlando dei lettori digitali.
Iniziamo col dire che meno della metà della popolazione italiana legge libri e ovviamente la lettura di libri nel tempo libero è in forte calo.
Come si legge nell'articolo Abbiamo perso 3 milioni e 300 mila lettori dal 2010 ad oggi. È un problema serio che va affrontato. Se ci guardiamo indietro nel tempo ci accorgiamo che una certa evoluzione c’è stata, ma che non abbiamo mai brillato nella lettura di libri.
Vi riepilogo un po' di numeri:
- primi anni 60 - 16,3% leggeva libri (3/4 della popolazione aveva al massimo la licenza elementare e l'8% era analfabeta).
- metà anni 80 - 35% leggeva libri (leggono soprattutto le donne, primato mantenuto ancora oggi).
- nel 2016 - 1/3 degli uomini e il 50% delle donne legge.
L'articolo è desolante, soprattutto quando dice che La situazione si aggrava dopo
il 2010, da quel momento la percentuale di lettori cala notevolmente. In sei
anni svaniscono gli incrementi di lettori di libri realizzatisi nell’arco del
decennio precedente. E ciò succede anche e soprattutto tra i giovanissimi che
sono coloro che leggono di più. I lettori maschi tra 11 e 14 anni sono
diminuiti più del 25%. Metà dei giovanissimi non legge, e se non si legge da
giovani difficilmente si leggerà da adulti. Siamo un Paese in cui la lettura
non ha mai realmente sfondato, abbiamo livelli più bassi rispetto ad altri
Paesi europei, e con grandi differenze territoriali, 20 punti percentuali a
svantaggio del Sud e grandi differenze sociali.
L'articolo continua... La lettura
è condizionata dalla capacità di comprendere ed interpretare in modo adeguato
il significato di testi scritti. C’è bisogno di una competenza di base cruciale
per garantire una effettiva capacità di utilizzo e valutazione delle
informazioni. Questa capacità, la cosiddetta «literacy», è molto bassa nella
popolazione adulta in Italia, molto più bassa della media Ocse.
Quindi, che il titolo di studio sia cresciuto non è stato sufficiente. Lo sosteneva il compianto illustre linguista Tullio De Mauro che dobbiamo «sconfiggere l’analfabetismo di ritorno», battere sulla formazione degli adulti, sulla riduzione delle disuguaglianze, perché la lettura possa riprendere a crescere. Inoltre, una riflessione va fatta sul forte calo della lettura di libri da parte dei giovanissimi negli ultimi anni. Si è diffusa ad una velocità incredibile...
Quindi, che il titolo di studio sia cresciuto non è stato sufficiente. Lo sosteneva il compianto illustre linguista Tullio De Mauro che dobbiamo «sconfiggere l’analfabetismo di ritorno», battere sulla formazione degli adulti, sulla riduzione delle disuguaglianze, perché la lettura possa riprendere a crescere. Inoltre, una riflessione va fatta sul forte calo della lettura di libri da parte dei giovanissimi negli ultimi anni. Si è diffusa ad una velocità incredibile...
Continuo a sostenere che, non basta urlare ai quattro venti che bisogna leggere e non basta fare qualche campagna qua e là, giusto per stare a posto con la propria coscienza. Continuo a dire che in Italia si pensa all' industria cultura e non a fare cultura. L'italiano non è nelle priorità degli italiani. Evidentemente è una lingua troppo complicata per questi anni, forse sarebbe meglio semplificarla...
E se invece di semplificarlo la si insegnasse meglio? Intendo, non è una critica ai professori nella totalità ma solo a quelli di manica troppo larga.
RispondiEliminaSeverità e biro rossa!!!!
Poi magari anche spinte verso libri più attuali e meno "noiosi" dei soliti Promessi Sposi. Per incominciare.
Concordo con te, ma agli italiani non interessa poi molto che i figli sappiano l'italiano. Concordo anche sul fatto che bisognerebbe ringiovanire il parco letture degli studenti.
EliminaIl dato dei lettori maschi 11-14 anni abbassato del 25% credo si posso analizzare alla luce del fatto che si dedicano prettamente alla Play e Xbox.
RispondiEliminahttp://teresagranara.blogspot.it
In parte sarà anche vero. Il problema è anche in riferimento a cosa si legge. Le donne che leggono cosa leggono?
RispondiEliminaIo ad esempio salto da Kafka a Murakami, da Saramago a Simoni, da Eco a scrittori emergenti.
EliminaBhe, direi ottime letture. Magari un giorno leggerai anche me!
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