Mi sono imposto di non scrivere per qualche giorno. Sto scrivendo cose abbastanza destabilizzanti e non volevo che la scrittura mi dominasse troppo. Oltre a questo, sono stato insieme con mio figlio per tre giorni, quindi da venerdì mattina alle 12.15 di oggi non ho scritto. Ho letto poco, ma quel poco mi è bastato per trovare nelle parole di Raymond Carver la forza per non smettere di vivere nelle parole: Il fatto è che se uno scrittore è ancora vivo e sta bene (e uno scrittore sta bene, finché continua a scrivere) e può voltarsi indietro a guardare da una grande distanza i suoi primi tentativi senza doversi sentire troppo intimidito o a disagio, per non dire imbarazzato rispetto a quello che faceva all'epoca - be', io dico che per lui è un bene. Ed è un bene anche qualsiasi cosa lo abbia ispirato e stimolato a continuare. Dato che le soddisfazioni sono quelle che sono in questo mestiere, cioè abbastanza poche e rare, gli dovrebbe essere perdonato se prova una qualche soddisfazione in quel che vede: una continuità nell'opera, che naturalmente vuol dire anche una continuità nella vita.
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