At Folsom Prison è forse l' album più famoso di Johnny
Cash. Si tratta di un album live inciso il 13 gennaio 1968 - lo pubblico oggi, il 12, ma avrete tutto il weekend per leggerlo e ascoltarlo - all'interno del carcere di massima sicurezza di Folsom, in
California. Quando il resto del mondo parlava di diritti delle minoranze e dei
"diversi", Cash metteva in pratica il concetto!
Johnny Cash volle omaggiare così i detenuti di quel carcere
tenendo una delle sue migliori interpretazioni e dedicando loro addirittura una
canzone, Folsom Prison Blues.
Cash fu il primo a cui venne l'idea di fare un concerto
gratuito dentro un carcere andando contro la sua casa discografica che, in
principio si oppose all'idea, poi pubblicò le registrazioni e At Folsom
Prison finì per vendere 3 milioni di copie solo negli Stati Uniti.
La canzone finale, Greystone Chapel, è scritta da uno
dei detenuti, Glen Sherley.
Johnny Cash non cantò mai il brano fino alla notte precedente la sua visita
alla prigione. Un prete chiese a Cash di ascoltare la canzone su un nastro
audio di Sherley. Dopo aver ascoltato il pezzo Cash sì affrettò ad includere la
canzone nel programma del concerto, che si sarebbe tenuto la notte successiva.
Attraverso tutto l'album Cash sembra immedesimarsi nella
condizione dei detenuti, tanto da dare l'impressione che si senta a suo agio,
infatti numerosi brani sono interrotti da risa, da parte di Cash, in seguito a
inudibili interventi da parte del pubblico, a dispetto del loro contenuto non
certo umoristico.
Quello che si presenta davanti al pubblico di Folsom,
quindi, non è solo un artista pronto a proporre il suo repertorio di canzoni, è
una persona tribolata che parla ad altre persone come lui.
Infatti le canzoni in scaletta non sono, come si suol fare in occasioni del
genere, i pezzi forti di Cash, non ci sono "Walk The Line", "Hey
Porter" o "Ring Of Fire", ma le canzoni scelte raccontano storie
che interessano da vicinissimo il pubblico astante.
A parte la celebre "Folsom Prison Blues", al suo pubblico Cash porge
ballate di solitudine "I Still Miss Someone" e di morte "The
Long Black Veil", storie di tentativi suicidi di evasione "The
Wall", toccanti testamenti amorosi "Give My Love To Rose" e
struggenti lettere dal carcere "Send a Picture Of Mother". Scherza sulla
miseria beffarda nel valzer di "Busted", sbeffeggia il patibolo in
"25 Minutes To Go", esibisce un esilarante cinismo in "Joe
Bean" e strappa risate in quantità industriale con "Dirty Old
Egg-Sucking Dog", storia di uno scalcinato bastardino mangia-galline, e
"Flushed From The Bathroom Of Your Heart", il cui titolo basta e
avanza.
At Folsom Prison ritrae meglio di qualsiasi altro disco le tante
sfaccettature della personalità artistica e umana dell'uomo in nero
dell'Arkansas, uomo e artista che molto più di tanti colleghi ha saputo cadere
e rialzarsi, convivere e combattere con i propri demoni, tra canzoni memorabili
e clamorosi insuccessi, fino a tornare, ormai a fine carriera, per insegnare
ancora qualcosa ai giovani colleghi su come s'interpreta una canzone.
I shot a man in Reno/just to watch him die
Nessun commento:
Posta un commento