giovedì 4 agosto 2011

L'insopportablità dell'essere e anche di qualche libro

Il problema di oggi, almeno per me, non è sopportare gli altri ma è non avere voglia di affrontarli. Non certo per paura o soggezione, ma per il fatto che so già che mi deluderanno. Conosco in anticipo le loro mosse, le frasi e gli atteggiamenti che ho visto durante la giornata e che continuerò a vedere anche nei prossimi giorni. I pensieri stupidi e superficiali che dovrò ascoltare. Per poi sentirti fare solo lamentele, è da un pezzo che non vi sopporto più! Smettetela di farmi tanti discorsi campati in aria e dimostratemi qualcosa. Magari quello che non riesce a dimostrarmi il libro che sto leggendo in questo periodo, spero di finirlo presto ma spero ancora di più che qualche topo ne mangi le ultime 50 pagine, infinite e noiose. Ogni fatto raccontato è facilmente intuibile già 10 pagine prima, un libro scritto da una donna per le donne (quelle non troppo intelligenti) e dal finale scontato. Non vi dirò né il titolo del libro, né il finale. E' un libro che sta vendendo milioni di copie. Fortunatamente per me, anche questa volta prendo le distanze da milioni di lettori.

1 commento:

  1. Quante volte questo pensiero mi ha sfiorato.
    Molte meno di quelle in cui mi ha preso in pieno. Vivere in un copione ripetitivo. Nessuna sorpresa. Ecco. Nulla che sorprenda. Superficialità e ovvietà, ma anche fatalismo e appiattimento, su cretinate e a volte su "nuove consuetudini"... che mi lasciano sgomento come una statua di sale.

    Una persona, che ho avuto l'onore di conoscere, Mauro Corona, dice: quando la mia vita non risponde, i conti con la mia vita li faccio da me. Da solo. E me ne vado via. Vado in Baita. Solo. Quattro o cinque settimane. E li penso e scrivo. Tornare? Quando comincio a parlare con la Moka, allora è il momento di tornare.

    Una mia amica psicologa, che parla poco, e mai a sproposito, mi disse una cosa una volta in cui al mondo avrei dato fuoco per cancellare l'ovvietà e l'inedia. Mi disse: "Ciò che vedi e che non sopporti, molto facilmente è qualcosa che non sopporti di te. E che vedi riflesso negli altri." Nemmeno difficile da capire. Mi sto appiattendo? Sto diventando anche io parte del gioco stupido e senza senso? Mi sto adeguando? Ho deciso che non faccio più la differenza?
    E allora cerco la mia "grotta" e stacco. Cerco il mio centro. La mia natura profonda. Calma, feroce, bastarda e ribelle. Il mio essere un rompiballe incapace di accettare le cose che si possono cambiare. E per primo io. Anzi. Forse solo io. Gli altri? Mah.... forse non è un problema mio.

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