martedì 2 ottobre 2012

Troppi se nei perché

"Sei troppo triste, per questo non mi avvicino a te"
"Non sono triste, sono semplicemente pensieroso e incazzato con il mondo"
"Sbagli, dovresti prendere le cose belle che arrivano dalla vita e le altre lasciarle andare. Se non puoi cambiare le cose perché ti preoccupi tanto?"
"Perché qui mi fa schifo tutto. Sono stanco di essere preso per il culo da quattro teste di cazzo che si chiamano mondo!"

Si alzò e se ne andò. In lontananza sentì delle parole che risuonavano più o meno così "Ma dova vai? Fermati. Parliamo un po', così stai peggio"
Non era sicuro d'aver sentito proprio quelle parole. Non c'era motivo per portare pazienza. Si era rotto i coglioni di lasciar passare le cose, avrebbe voluto tornare indietro e sputare in faccia a quella lì tutte le schifezze che non sopportava. Avrebbe voluto dirle che ne aveva le palle piene di quei quattro politici mi merda che ad ogni scandalo urlavano nuove regole per la politica, e il popolo somaro annuiva fieramente. La vera antipolitica è proprio la politica, il perché era semplice, la politica ormai era solo potere e non più gestione della cosa comune. Avrebbe voluto sputarle in faccia la sua insofferenza per la poco professionalità con cui vivevano le persone. Si deve essere professionisti e professionali anche nella vita, invece era pieno di dilettanti. Avrebbe voluto sputarle in faccia l'odio nei confronti di molti suoi colleghi, troppo presi dall'essere incapaci per pensare, e poi magari provare, d'essere capaci. Avrebbe voluto sputarle in faccia tutti i suoi errori, quelli passati, quelli presenti e gli indicibili errori futuri. Avrebbe voluto sputarle in faccia la mediocrità umana, e l'idea che se alla fine qualcuno trovava il coraggio di dire ne è valsa la pena, era semplicemente una persona che si era accontentata. Avrebbe voluto sputarle in faccia l'idiozia delle dinamiche mondiali, i veri perché delle guerre, i veri perché delle ascese dei dittatori, i veri perché del petrolio e i veri perché dei perché. Avrebbe voluto sputarle in faccia l'idiozia delle religioni di stato, foriere di odio e morti. Inutili, come la morte di Gesù Cristo visto come poi è andata a finire. Avrebbe voluto sputarle in faccia anche l'ultimo dei suoi dubbi.
Avrebbe voluto sputarle in faccia tutte queste cose, se solo fossero servite a qualcosa. Anche se lo avesse fatto, nulla sarebbe cambiato. Il mondo si fondava sui se e non su di sé. Passeggiò ancora per un po', fino a tranquillizzarsi. Poi si sedette, pensò al fatto che se la vita riusciva a dare ancora qualche momento di tranquillità, tutto sommato un perché c'era.

3 commenti:

  1. Un diffuso senso di malessere. Sento che non appartengo a niente e a nessuno. Ne a questo tempo. Ne a queste quattro mura. Nemmeno, forse, a me stesso. Mi sbatto ore su ore, per nulla. Mentre chi mi elogia all'inverosimile, non si sbatte e piglia troppo. Vorrei qualcosa che mi restituisse verso l'esterno la dignità di una persona che lavora. Perchè dentro c'è ed è soldida come un menhir. Vorrei un attimo di tranquillità, da solo. O magari insieme a voci sincere, a anime oneste (anche incazzate). Non sopporto più chi cerca di prendere, comunque e dovunque la tranquillità degli altri per placare i propri vuoti. Non sopporto i falsi, i ladri per diletto e ingordigia, gli stupidi senza senso. Cerco un senso. E oggi non lo trovo.

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  2. Il segreto è sapere che il numero di matti è costante, quello degli imbecilli in costante aumento. I ladri sono raddoppiati.

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  3. ... allora grazie a questa perenne follia che mi pervade.

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