Ho trovato nel sito del Corriere un bellissimo servizio su "Angola", un carcere degli States, l'Alcatraz del sud. Dove i detenuti vivono in un integralismo cristiano imposto dal direttore Cain.
Potete trovare in questo servizio qualche info per avvicinarvi ad AmericanCiacoe, per capire meglio l'America di cui parliamo nello spettacolo.
Il servizio completo lo trovate qui: corriere.it/angolalalcatrazdelsud, io ve ne riporto solo una parte. Buona lettura!
Gli uomini, tutti neri, sono chini e muti. Indossano pantaloni blu,
casacche bianche o celesti, usano guanti gialli. Calzano stivaloni di
gomma, in capo quasi tutti hanno calati logori cappellacci di paglia o
berretti da baseball, qualcuno non smette il poco raccomandabile
cappuccio della felpa. Se non fossero tenuti sotto tiro dalle guardie a
cavallo sembrerebbero immigrati arruolati nella raccolta dei pomodori in
Puglia. Dalla strada sterrata, senti solo qualche colpo di tosse
provenire dal profondo del campo o qualche prolungato mugolio o sbuffo
prodotto dallo sforzo dei più corpulenti nel momento d’alzarsi e deporre
le grosse rape nei secchi; a fare attenzione il vento caldo porta a
folate le note d’un soffocato canto lontano, laggiù nel campo – ma forse
sono solo i fantasmi di questa ex piantagione, una delle più infami del
Sud e della Louisiana, coltivata da schiavi provenienti soprattutto
dall’Angola, un nome che divenne una garanzia di maledizione sia per i
neri condotti in catene a raccogliere il cotone sia per i detenuti
tradotti in catene quando Angola, ai primi del Novecento, divenne il più
grande carcere di massima sicurezza degli Stati Uniti, 7.300 ettari, 73
chilometri quadrati, più esteso di Manhattan.
Angola, l'Alcatraz del sud. |
Per prenotare il posto all'evento del 30 settembre: maurofornaro.blogspot.it/cockneylondonpub
La prenotazione è obbligatoria.
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