lunedì 17 ottobre 2016

La mia sul Nobel

Premetto che non mi piacciono i premi e i concorsi letterari, partecipo sì e no a qualche concorso ogni tanto, proprio perché diventa la gara a chi mette meglio le virgole o, come successo con Bob Dylan, nello starnazzare degli invidiosi. Aggiungo che, mi capita di ascoltare Dylan ma non è uno dei miei preferiti e che non ho mai letto nulla di Baricco, almeno mi sembra, non perché lo reputi non bravo ma semplicemente perché ho altri interessi.
Condivido in pieno le parole di Ferlinghetti, uno dei grandi cervelli delle Beat Generation, come ho detto spesso quel periodo ha dato anche molti "artisti" di poco conto e tanta, ma tanta, cacca letteraria. Ferlinghetti, invece, ha fatto veramente del bene per la letteratura. 
Mi riferisco a questa intervista: repubblica//lawrenceferlinghettigraziebob.
Prima di entrare nel merito, per capire la profondità del personaggio, nell'intervista si legge parla dalla sua casa di San Francisco, nel quartiere italiano North Beach. "Oramai sono quasi cieco", confessa. Gli sfugge una lacrima: "Dopo il glaucoma, non riesco a leggere più niente. Questa è la cosa che mi fa più male, alla mia età. Non può capire quanto". Si sposta dalla sua camera in soggiorno, a fatica. Ha il fiatone.

Come si può pensare che una persona che vince il Nobel per la letteratura sia indegna di tale premio perché non scrive libri ma canzoni, poesie. Come si può? E' come fare un documentario sul mare e non considerare le balene perché non sono dei pesci e parlare però degli squali. Sentite cosa dice Ferlinghetti "Che stupidaggini. Bob Dylan è un poeta, prima di ogni cosa. Lo è sempre stato. Ha scritto i migliori poemi surrealisti della nostra generazione. E, grazie alla musica, è riuscito a far arrivare la poesia dove non era mai arrivata, neanche con Ginsberg. L'Accademia di Svezia ha avuto grande coraggio per una scelta giusta e doverosa"... Bob era uno di noi, basti vedere il flusso di coscienza dei suoi primi testi. E, dalla pace alle droghe, dalla psichedelia al buddismo, ha articolato in maniera irraggiungibile slogan e temi della nostra generazione. Soprattutto negli anni a venire, è stato il vero padre culturale della hippy generation".

Trovo tutte queste critiche poco genuine e molto faziose, di un tipico snobismo radical chic italiano. Da girotondini del venerdì sera. La letteratura deve aprire le coscienze e mostrarci nuovi orizzonti e ferite vere. La letteratura deve far male! E per quel poco che lo conosco, Bob Dylan lo ha fatto. Il discorso è semplice. Ma forse sono io poco intellettuale e sono troppo spiccio e pratico e magari i famosi intellettuali di questo millennio sono quattro rincoglioniti. Penso che il buon Ferlinghetti la pensi come me... "Silenti? Questi dormono proprio! Va bene che la sinistra sta perdendo pezzi giorno dopo giorno. Ma io vedo solo un grande sonno". Ancora "Oggi gli intellettuali hanno lo stomaco pieno. Hanno tutto, da subito, soprattutto i più giovani. Quando arrivai a San Francisco negli anni Cinquanta non avevo niente in tasca. E così molti miei colleghi. Avevamo una fame dentro, una tale rabbia, che non potevamo star zitti".
Dylan e Fo sono stati due rivoluzionari, hanno scosso le coscienze. Perché non meritano un Nobel, perché quattro fighetti di sinistra vogliono il tomo di 500 pagine??? Gli stessi che vanno in piazza a manifestare per la pace nel mondo e postano cazzate contro il non eletto Renzi - non c'è scritto da nessuna parte che il Primo Ministro deve essere eletto, tanto per ricordarvelo. Siete di sinistra, arroganti nel pensare che di essere più intelligenti di quelli di destra e poi vi scandalizzate per il Nobel a Dylan. Vi meritate Renzi.

2 commenti:

  1. Sono (quasi) totalmente d'accordo.

    Il quid di questo premio e' proprio - come dice Ferlinghetti - il fatto di essere di fronte all'uomo che ha rivoluzionato il modo di scrivere versi nella seconda meta' del Novecento.

    La poesia simbolista nasce con Eliot, certo.
    Ma poi trova il suo naturale sbocco (non a caso chiamato modernista e post-modernista) nei versi di Ginsberg e di Dylan, senza dubbio.

    Che fossero concepiti per la musica, e' discorso - come giustamente sottolinei - per chi non accetta che la letteratura sia patrimonio scritto; a prescindere da come e da dove la si esprima.

    Quando arriva a colorare un mondo intero, a liberare le menti ottenebrate dalle guerre mondiali, a dare senso all'ansia del frenetico novecento, beh, questo e'non solo degno di un riconoscimento come il Nobel ma, probabilmente, dovrebbe chiedere al Nobel di essere doppiamente ringraziato in quanto il premio non e' assegnato ad uno solo *bravo*, ma e' assegnato ad uno *importante*.

    Come fu - ma qui vado a memoria - per i nostri ermetici.
    E come non era invece da anni.

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  2. Già. Onestamente le trovo da "poveretti" le critiche. Da persone che FANNO CULTURA mi aspetterei altri atteggiamenti.

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