martedì 27 giugno 2017

Quell'aula in fondo al salone

Sto lavorando ad un racconto, ci sono dei riferimenti autobiografici. Spero vi piaccia. Il titolo è lo stesso di queste post, potrebbe finire nella mia raccolta di racconti che uscirà in primavera del 2018.


Il ristorante era in una zona tranquilla di Manhattan, quando entrò anche l’ultimo degli amici la situazione fu chiara. Un gruppo di una decina di ex studenti dell’Accademia americana di arti drammatiche. Tutti poco più che quarantenni e tutti impegnati nel cinema. Nessuno era diventato un attore famoso a livello mondiale, ma come ripeteva loro il professore di arte ormai venti anni prima, “non alzatevi dal letto la mattina con l’ossessione del successo, alzatevi con la voglia di essere dei professionisti migliori”. Così fecero negli anni successivi. Alcuni diventarono registi, altri attori, altri ancora produttori o tecnici. Tutti stimati professionisti. Non si persero mai di vista, un po’ perché il loro lavoro li faceva incontrare di tanto in tanto, un po’ perché vi era amicizia vera nei loro cuori. Tutti si ricordavano bene dell’aula in fondo al salone che li ospitò la prima volta che entrarono in accademia. Proprio da lì partì la loro conversazione. Da quel primo giorno che, senza saperlo, fu un crocevia per la vita di tutti loro. Chiacchierarono per un po’, dicendosi curiosità sui loro colleghi, il clima era sereno e gioviale, poi ad un certo punto, uno di loro introdusse l’argomento Spencer Tracy. Un grande del cinema mondiale, che provò con la carriera militare durante la prima guerra mondiale, ma fu il cinema a renderlo un mito. Era sempre stato uno degli argomenti preferiti dal gruppo di amici, a tutti loro piaceva la capacità di Tracy di ricoprire agevolmente vari ruoli. Le donne del gruppo, tutte tranne una, lo preferivano in ruoli di sofferenza ma dolci, film in cui l’amore era il filo conduttore, come in Capitani coraggiosi, La città dei ragazzi e Il vecchio e il mare. Film in cui un po’ di malinconia era sempre pronta a strappare una lacrima allo spettatore. E si immaginavano al posto della Hepburn nel cuore di Spencer Tracy, è proprio vero che non si smette mai di sognare. Altri invece, preferivano i suoi ruoli più drammatici, dove l’aspetto dolce di Spencer restava, almeno in parte, sopito e primeggiava il suo atteggiamento virile. Come in Passaggio a Nord-Ovest e La montagna. Ma tutti erano d’accordo sul fatto che di attori così non ne nasceva più. Fu un pranzo molto lungo e sereno gli amici parlarono per molto tempo, poi ad un certo punto successe una cosa che nessuno seppe spiegare, una magia.

I tavoli vicini a loro sparirono dentro a un vortice e con loro anche le persone sedute a pranzare, sparì nel vortice anche il cameriere che stava portando ad uno di questi tavoli un vassoio di ostriche e champagne. Attorno al tavolo si formò un vuoto spazio temporale che isolò il gruppo di amici dal resto del pianeta. Chissà quanto durò questa trasformazione. Fatto sta che gli amici rimasero increduli e qualcuna delle donne iniziò a singhiozzare. Poi, all’improvviso, successe quello che doveva succedere ma non sempre quello che deve succedere è così scontato. E non sempre le persone sono pronte ad affrontare quello che deve succedere. Si materializzò Spencer Tracy, vecchio e molto provato, come Santiago del film Il vecchio e il mare. Aveva il fiatone, era visibilmente stanco con la barba di almeno una settimana e con i vestiti lisi, si sedette su di una sedia che era rimasta vuota. Nessuno fino a quel momento aveva fatto caso a quella sedia. Dopo essersi seduto, guardò in faccia tutti i “suoi” ex studenti e sorrise loro. Aveva un alone magico quell’uomo. Parlò – Sono molto contento che siate qui, l’amicizia e l’amore sono le cose più importanti della vita di una persona e più si invecchia e più lo si capisce. Volevo salutarvi ragazzi, me ne sono andato improvvisamente nel sessantasette, il mio cuore non ha retto alla mia vita sregolata. Ma quello che volevo dirvi è che i saluti finali non sempre servono. Io sarò sempre nei vostri cuori e voi sarete sempre nel mio. Quell’ultimo saluto non ha importanza, tutto il resto è quello che conta. Vivete la vita e date amore alle persone care.

Sparì improvvisamente, così come apparve, i “suoi” ragazzi avevano le lacrime agli occhi e si tenevano per mano. Una catena umana verso quel vecchio che nei cuori di quegli amici valeva ben più di un oscar. La vita delle persone pesa diversamente a seconda di chi la pesa.

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