giovedì 23 novembre 2017

Amish e tecnologia

Tra una promozione e un'altra dei miei libri, continuo a leggere libri e articoli sul mondo americano. Una mia grande passione. Vi riporto parte di un articolo - completo lo trovate qui: internazionale/amish/tecnologia - che parla delle tecnologie e del loro rapporto con una comunità che della tradizione fa la propria filosofia di vita, gli Amish.
L'articolo inizia proprio dal classico stereotipo sugli amish, quelli che girano su calessi a cavalli e portano enormi barbe – dice che sono fermi al settecento: se in quel secolo una tecnologia non era stata ancora inventata, oggi non la usano – “Che cos’è clip clop, clip clop, bang bang, clip clop?”. “Un amish che passa sparando”. Perciò è inquietante scoprire, come ha scritto di recente il New York Times, che gli smartphone, i pc e altre macchine controllate dai computer stanno entrando sempre più a far parte della vita quotidiana delle loro comunità.
Esistono perfino panetterie amish che accettano le carte di credito. Alla faccia della vostra fantasia – d’accordo, la mia fantasia – di fuggire da questo mondo iperconnesso per rifugiarsi in un’epoca più semplice. Se anche gli amish sono diventati dipendenti dai clic e dai pagamenti senza contanti, che speranza c’è per noi?
Se non che, come fa notare Kevin Kelly nel suo libro What technology wants, gli amish non sono mai stati nemici a oltranza della modernità. “La loro vita è tutt’altro che antitecnologica”, scrive. Andando a visitare le comunità amish, ha trovato radio a batteria, fresatrici azionate da computer, pannelli solari, fertilizzanti chimici e colture geneticamente modificate. Quello che caratterizza la posizione degli amish nei confronti di qualsiasi invenzione non è il totale rifiuto, ma il fatto che partono dal presupposto di non volerla o di non averne bisogno, e che la adottano solo se è in linea con i loro valori.
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Oggi come oggi, “tendiamo a dire di sì automaticamente a qualsiasi novità”, osserva Kelly, mentre la “tendenza automatica degli amish è dire di no”. Perciò le automobili non vanno bene perché incoraggiano le persone ad allontanarsi invece di costruire una comunità vicino a dove sono nate. Ma i portatili e gli smartphone vanno bene, per alcuni amish, in certi contesti di lavoro – anche se mai a casa – perché ritengono che i vantaggi offerti superino gli svantaggi.
Non intendo sostenere che dovremmo adottare i valori degli amish, che sono perlopiù illiberali, e meno che mai adottare il loro sistema per stabilire quali tecnologie sono consentite, il che essenzialmente significherebbe lasciare la decisione ai vescovi.
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Non stiamo parlando di missilistica (non so bene quale sia la posizione degli amish sui missili). Ma la maggior parte di noi sembra essere intrappolata nel paradigma opposto: prima o poi finiamo per adottare le novità semplicemente perché esistono.
Per applicare la filosofia di Newport, potreste fare un inventario delle tecnologie che usate e valutarle una per una in base alla loro reale utilità, partendo dal presupposto che se qualcosa non trova una giustificazione dovrebbe essere eliminata...

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