lunedì 1 agosto 2011

Rispondendo a due amici

Venerdì durante uno spritz con Moreno si parlava del mio blog e della domanda che mi sono fatto proprio in uno degli ultimi post, è giusto lasciare spazio, cioè diritto di parola, a persone come Borghezio e Feltri quando fomentano odio? Il mio caro amico mi ha detto che se solo ci fosse un po' più di democrazia, gli stessi giornali che hanno dato spazio ai due personaggi, ma anche altri quotidiani, avrebbero dovuto dare lo stesso spazio a tesi e quindi persone diametralmente diverse da loro. Stanotte, Andrea mi scrive proprio su quel post, il succo del suo discorso è: l'indignazione (NOSTRA) è democratica ma la urliamo sui web, quindi è un'autoerotismo. Fine a se stessa, l'indignazione e i suoi effetti.
Vi ringrazio per tutte le riflessioni che mi state facendo fare, sono d'accordo con voi ma mai completamente. Ora non ho una risposta, ma mi pongo il problema. Almeno in questo penso di poter essere definito un essere umano. Il primo passo per capire cos'è la democrazia...A tal proposito, questa frase di Bukowski mi sembra azzeccata al nostro problema, in fin dei conti è sempre un problema di scelta: "Tutti abbiamo sentito la vecchietta che diceva "E' terribile quello che i giovani fanno a se stessi con la droga." Ma poi tu guardi questa vecchietta: è senza occhi, senza bocca, senza culo, senza anima, senza cervello e senza calore umano e ti chiedi come abbiano fatto a ridurla così il tè coi pasticcini e la chiesa.

4 commenti:

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  2. Se parliamo di autoerotismo di critica sterile, allora Charlie, c'ha visto giusto. L'immagine della vecchia è paragonabile a quella del cane incatenato che gira attorno al palo sino a soffocarsi.

    Ma se è vero che per certi aspetti possiamo definire umano, pure il Fornaro, allora è vero pure che le critiche che nascono in primis da un'autoanalisi, atte a migliorare se stessi, non nella visione di figure finite, ma nella misura in cui ci si considera al servizio di un meccanismo più grande. Allora si, la critica diventa Humus per rendere più fertile la nostra terra. il nostro vissuto.

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  3. Vitae est quod pensamus o vitae est quod facimus?

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