venerdì 3 febbraio 2012

Una chiave sottovento

La giornata non era delle migliori, forse fu proprio per quello che si incontrarono tutti in cucina. Cosa che non succedeva da anni, più per antipatia e scelta che per vera costrizione. La ragazza si accese nervosamente una sigaretta proprio mentre entrava suo fratello. Lo guardò e quasi gli urlò in faccio "E' inutile che mi prendi per il culo con i tuoi amici. Io diventerò una CANTANTE!" La guardò sornione, anche se fu un po' intimorito dalla parola cantante che uscì come una bufera dalla bocca di sua sorella. Capì, proprio in quell'istante, che per lei era un sogno e non un lavoro. Forse stava proprio qui la differenza tra loro due. Lui avrebbe voluto fare al massimo il calciatore e neanche in serie A. Gli sarebbe bastato essere un onesto professionista del pallone, giusto per portare a casa un po' di soldi senza fare troppa fatica. Non aveva sogni, solo necessità.
Nel mentre, entrò il padre dei due ragazzi, palesemetne infastidito e bagnato da testa a piedi. Posò le chiavi dell'auto sul tavolo con poca grazia, come se scrollarsi si dosso quel peso avesse significato togliersi di torno i problemi. Guardò i due figli, pensò a che cazzo facessero lì a rompergli i coglioni ma non lo disse e trovò una maniera elegante per parlare della neve e dei ragazzi senza, però, fare il loro nome., "Questa bastarda di neve mi ha rotto i coglioni. Anche oggi non ho combinato un cazzo. Se va avanti così, chiudo baracca e burattini e mi metto a tagliare legna."
In tutto questo, ognuno pensò a cantinuare a vivere autonomante in quel luogo che non li accomunava ma li teneva, per forza di cose, uniti. I due ragazzi finchè il padre parlava iniziarono a prepararsi qualcosa da mangiare. Il capofamiglia, quasi a rinforzare il suo concetto, iniziò a grattarsi le palle. Nessuno badò agli altri.
Ci fu un attimo di dolce silenzio e in un angolo della cucina, quasi nascosto dal gioco di luci, si alzò un fagottino tutto intorpidito. Era il nonno. Quasi senza guardarli in faccia, sentenziò bruscamente ma con precisone  non dovuta dall'età ma dal talento di vivere. Un attimo prima che parlasse fu la sua famiglia a voltarsi e guardarlo, perchè come i vecchi leader comunisti del pc, lui non aveva bisogno di chiedere la parola. Un attimo dopo, calò il silenzio. "Ricordatevi che prima o poi morirete anche voi, che senso ha rompere tanto i coglioni agli altri?" Uscì e sbattè la porta, si sedette sulla tazza del cesso e pensò alla sua defecazione.



1 commento:

  1. Sì, lo so! Il racconto è sgrammaticato e incompleto. Ma un blog serve anche a questo, esprime idee, pensieri e sogni. Portate pazienza, quando questo racconto sarà in un libro si presenterà meglio. Spero...

    RispondiElimina