Mi sento dire che sono un coglione autentico, mi sento dire che scrivo stronzate sulle coppie di fatto e che parlo troppo di politica. Mi sento dire che sono sempre incazzato, come se non esserlo fosse la situazione permanente di chi me lo dice. Mi sento dire che quello che scrivo è interessante ma forse poco commerciale. Mi sento dire molte cose poco interessanti sul mio modo di scivere, quindi sento solo bla bla bla bla.
Molte delle cose che le persone pensano sul mio conto già le so. Le altre, le scrivo:
Ti
manca sempre mezzo metro
e
te ne sei accorto.
Oggi
volta mezzo metro
per far un chilometro.
Siamo
tutti capaci
ad
essere quasi bravi,
io
compreso.
Chi
ha un lavoro
ma
non prende quanto vorrebbe.
Forse
per sfortuna o
più
semplicemente perché
non
ha talento.
Chi
non ha un lavoro
e
magari lo cerca
o
magari no.
In
questa mattina primaverile
cammino
assieme a mezzo milione di persone
in
questa grande città.
Osservo
questo istinto
neuromotorio
che
ci fa camminare.
In
cerca
di
qualcuno
o
qualcosa
o
nulla.
Magari
solo per camminare.
E
qualcuno ci riesce sempre meglio degli altri in quest’arte.
L’esperienza,
già.
Anche
in questo ne esci un po’ goffamente.
Ma
preferisci pensare ad un valzer
sul
bel Danubio blu,
a
una bella musica andina.
Sei
arrivato dove dovevi arrivare,
vedi
già la scritta
e
la bella insegna luminosa.
Ti
manca proprio poco
giusto
mezzo metro … hop!
... forse molti giudicano perchè, davanti al loro specchio non si vedono. Oppure vedono una maschera, quella che indossano ogni giorno.
RispondiEliminaAnche una semplice (non troppo) domanda (quella mia) sull'essere cade nel vuoto assoluto.
Quanta paura di guardarsi 5 minuti dentro?
Troppo presi da questa farsa di vita a rincorrere gli obiettivi di altri prima di pensare a essere.
Comunque, Mauro, credo che cercare e percorrere quel mezzo metro, per stessi, stia gran parte della vita. Per essere e per riconoscere se stessi.
E lottare con le unghie e con i denti per quel mezzo metro. Affrontare la realtà, con ciò che hai e con quello che, lottando, fai crescere in te.
Perchè, credo, che solo essere ti permette di affrontare la vita con quello che ti da. Gioie e dolori, difficoltà e fortune. Senza farsi condizionare ma vivendo ciò che hai e ciò che sei.
A volte vorrei essere la serenità che tu hai appena descritto.
RispondiEliminaUna volta quando lavoravo in società il mio "nome di guerra" (ne avevamo tutti uno) era "Menhir" (colui che è saldo dentro). Ma anche su questo sono passato sopra. Sono attimi di serenità. Brevi attimi di consapevolezza, che ti avvolgono. E che scompaiono subito.
RispondiEliminaIo sto imparando ad essere ciò che descrivo.
Essere quel che si è e non essere quel che si ha. Dico bene?
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