Ieri sui social ho fatto una battuta sui nuovi senatori a vita. Oggi vi propongo, integralmente, un articolo di Carotenuto (www.gennarocarotenuto.it) che spiega molto meglio del sottoscritto questa nostra Italia. Social network compresi.
Vengono nominate senatori a vita quattro straordinarie persone che,
secondo il dettato costituzionale (Art. 59), hanno «illustrato la
Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e
letterario». Claudio Abbado, Elena Cattaneo (foto), Renzo Piano e Carlo
Rubbia sono i primi senatori a vita degni di questo nome da 30 anni a
questa parte. Infatti, con l’eccezione di Mario Luzi e Rita Levi
Montalcini, Napolitano, Ciampi e soprattutto Cossiga (Scalfaro
s’astenne) hanno imposto una genia di politici e industriali (da
Andreotti ad Agnelli a Colombo, Pininfarina e Monti) che forzavano il
dettato costituzionale, rientrando per i capelli nel “sociale”. Bisogna
tornare a Sandro Pertini per trovare Eduardo De Filippo o Norberto
Bobbio. Non per caso la Costituzione non parla di “meriti politici ed
economici” ma la ripetuta scelta di politici e industriali per presunti
meriti sociali ha ben rappresentato la temperie neoliberale ed il
connubio tra politica ed economia che ha relegato in questi anni le arti
e le scienze in secondo piano.
Dunque, per qualità delle persone nominate e soprattutto per il
significato che se ne può dare, sono nomine ineccepibili, da applaudire,
e che elevano grandemente la qualità umana della Camera alta, dove
purtroppo siedono personaggi di infima qualità umana, a partire dal
condannato per il reato infame di frode fiscale (un attentato
sistematico alla nostra convivenza civile che viene costantemente
rappresentato come banale) Silvio Berlusconi.
Purtroppo alla notizia i peggiori bar di Caracas (caffé Facebook e
bar Twitter, ma anche le bacheche dove si commenta la notizia) si
riempiono d’insulti e grida scandalizzate sui quattro che Re Giorgio
c’imporrebbe di mantenere. Per il Corriere della Sera il mood
della maggioranza dei lettori della notizia è addirittura “indignato”,
il peggiore. Non vale la pena rifarne l’argomento monotematico: i soldi.
Napolitano ci metterebbe sullo stomaco quattro suoi famigli da
mantenere.
Orbene: Claudio Abbado, splendido ottantenne, ha diretto fino
all’anno scorso la Filarmonica di Berlino ed è probabilmente milionario
come Renzo Piano, tra le cento persone più influenti al mondo per Time,
che a poco più di trent’anni progettò una sciocchezzuola come il Centro
Pompidou e con uno studio che da quell’epoca è il primo per fatturato in
Francia. Il Premio Nobel Rubbia (79, che da presidente dell’ENEA si
scontrò col magliaro di Arcore denunciando come umiliasse la ricerca),
che ha addirittura un asteroide a lui intitolato e una trentina di
laurea honoris causa nel mondo, forse non è milionario ma deve godere di
qualche buona pensione pagata da Harvard o dal CERN di Ginevra. Elena
Cattaneo, nel fiore degli anni e dell’attività scientifica, cervello di
ritorno dal MIT di Boston alla Statale di Milano, è donna tutta d’un
pezzo a difesa della libertà di ricerca e un’autorità in un campo di
battaglia quale quello delle staminali.
Con ogni evidenza, i neo-senatori a vita ci faranno un favore ogni
volta che parteciperanno a una seduta parlamentare e volesse il cielo
che potessero contribuire nei campi nei quali sono giunti all’eccellenza
nel mondo. Purtroppo per loro s’incroceranno col magno poeta Sandro
Bondi (peccato non gli diano il Nobel) o con i vari Roberto Calderoli,
Stefano Esposito, Maurizio Gasparri, Alessandra Mussolini, Vito Crimi,
Latorre coi suoi pizzini, Razzi, Sacconi, Scilipoti, Schifani. Ci
faranno un favore e non solo hanno dato lustro alla Patria, ma tireranno
su l’ambiente di un’istituzione particolarmente screditata quale quella
parlamentare.
Perché allora la Rete se la prende con quella che è evidentemente
un’ottima notizia? Ci sono alcune motivazioni che hanno a che fare col
medium: i social network esprimono in particolare emozionalità e umor
nero e tali sentimenti negativi si esprimono in maniera indistinta verso
la cosa pubblica e verso la complessità necessaria in uno Stato
democratico. Troppe istituzioni e troppi stipendi d’oro potrebbero
essere eliminati o ridotti, ma nel periodo nel quale nessun parlamentare
è stato eletto i senatori a vita sono più e non meno legittimi dei
nominati col Porcellum.
È triste dirlo, ma in una società dove il popolo è stato
ritrasformato in plebe, in particolare dai processi di passivizzazione
televisiva e dalla volontaria distruzione del sistema educativo, poi è
difficile non trovare istinti plebei che si traducono in una limitatezza
e una pochezza prepolitica. In un paese dove ogni investimento viene
fatto passare dalla casta politico-mediatica pseudo-liberale come
sinonimo di spreco, in milioni non sono più in grado di differenziare
tra Rubbia e Bondi e tra Piano e Gasparri. Disperante.
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