sabato 31 agosto 2013

Altissimi meriti in campo sociale, scientifico...

 Ieri sui social ho fatto una battuta sui nuovi senatori a vita. Oggi vi propongo, integralmente, un articolo di Carotenuto (www.gennarocarotenuto.it) che spiega molto meglio del sottoscritto questa nostra Italia. Social network compresi.

 Vengono nominate senatori a vita quattro straordinarie persone che, secondo il dettato costituzionale (Art. 59), hanno «illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario». Claudio Abbado, Elena Cattaneo (foto), Renzo Piano e Carlo Rubbia sono i primi senatori a vita degni di questo nome da 30 anni a questa parte. Infatti, con l’eccezione di Mario Luzi e Rita Levi Montalcini, Napolitano, Ciampi e soprattutto Cossiga (Scalfaro s’astenne) hanno imposto una genia di politici e industriali (da Andreotti ad Agnelli a Colombo, Pininfarina e Monti) che forzavano il dettato costituzionale, rientrando per i capelli nel “sociale”. Bisogna tornare a Sandro Pertini per trovare Eduardo De Filippo o Norberto Bobbio. Non per caso la Costituzione non parla di “meriti politici ed economici” ma la ripetuta scelta di politici e industriali per presunti meriti sociali ha ben rappresentato la temperie neoliberale ed il connubio tra politica ed economia che ha relegato in questi anni le arti e le scienze in secondo piano.
Dunque, per qualità delle persone nominate e soprattutto per il significato che se ne può dare, sono nomine ineccepibili, da applaudire, e che elevano grandemente la qualità umana della Camera alta, dove purtroppo siedono personaggi di infima qualità umana, a partire dal condannato per il reato infame di frode fiscale (un attentato sistematico alla nostra convivenza civile che viene costantemente rappresentato come banale) Silvio Berlusconi.
Purtroppo alla notizia i peggiori bar di Caracas (caffé Facebook e bar Twitter, ma anche le bacheche dove si commenta la notizia) si riempiono d’insulti e grida scandalizzate sui quattro che Re Giorgio c’imporrebbe di mantenere. Per il Corriere della Sera il mood della maggioranza dei lettori della notizia è addirittura “indignato”, il peggiore. Non vale la pena rifarne l’argomento monotematico: i soldi. Napolitano ci metterebbe sullo stomaco quattro suoi famigli da mantenere.
Orbene: Claudio Abbado, splendido ottantenne, ha diretto fino all’anno scorso la Filarmonica di Berlino ed è probabilmente milionario come Renzo Piano, tra le cento persone più influenti al mondo per Time, che a poco più di trent’anni progettò una sciocchezzuola come il Centro Pompidou e con uno studio che da quell’epoca è il primo per fatturato in Francia. Il Premio Nobel Rubbia (79, che da presidente dell’ENEA si scontrò col magliaro di Arcore denunciando come umiliasse la ricerca), che ha addirittura un asteroide a lui intitolato e una trentina di laurea honoris causa nel mondo, forse non è milionario ma deve godere di qualche buona pensione pagata da Harvard o dal CERN di Ginevra. Elena Cattaneo, nel fiore degli anni e dell’attività scientifica, cervello di ritorno dal MIT di Boston alla Statale di Milano, è donna tutta d’un pezzo a difesa della libertà di ricerca e un’autorità in un campo di battaglia quale quello delle staminali.
Con ogni evidenza, i neo-senatori a vita ci faranno un favore ogni volta che parteciperanno a una seduta parlamentare e volesse il cielo che potessero contribuire nei campi nei quali sono giunti all’eccellenza nel mondo. Purtroppo per loro s’incroceranno col magno poeta Sandro Bondi (peccato non gli diano il Nobel) o con i vari Roberto Calderoli, Stefano Esposito, Maurizio Gasparri, Alessandra Mussolini, Vito Crimi, Latorre coi suoi pizzini, Razzi, Sacconi, Scilipoti, Schifani. Ci faranno un favore e non solo hanno dato lustro alla Patria, ma tireranno su l’ambiente di un’istituzione particolarmente screditata quale quella parlamentare.
Perché allora la Rete se la prende con quella che è evidentemente un’ottima notizia? Ci sono alcune motivazioni che hanno a che fare col medium: i social network esprimono in particolare emozionalità e umor nero e tali sentimenti negativi si esprimono in maniera indistinta verso la cosa pubblica e verso la complessità necessaria in uno Stato democratico. Troppe istituzioni e troppi stipendi d’oro potrebbero essere eliminati o ridotti, ma nel periodo nel quale nessun parlamentare è stato eletto i senatori a vita sono più e non meno legittimi dei nominati col Porcellum.
È triste dirlo, ma in una società dove il popolo è stato ritrasformato in plebe, in particolare dai processi di passivizzazione televisiva e dalla volontaria distruzione del sistema educativo, poi è difficile non trovare istinti plebei che si traducono in una limitatezza e una pochezza prepolitica. In un paese dove ogni investimento viene fatto passare dalla casta politico-mediatica pseudo-liberale come sinonimo di spreco, in milioni non sono più in grado di differenziare tra Rubbia e Bondi e tra Piano e Gasparri. Disperante.

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