Riporto una bella intervista Lansdale. Come sempre, il grande scrittore americano sa essere interessante, anche quando non parla di letteratura. L'intervista l'ho trovata qui: www.linkiesta.it.
Il Texas orientale
ha assunto i contorni di un luogo mitico, popolato da eroi pieni di
paura ma cocciuti e orgogliosi come pochi, che il dolore lo sentono
eccome, ma ci sono abituati, che si ricuciono da soli, che hanno una
donna — o un uomo — che è sempre un problema, ma ogni volta un problema
diverso. Il Texas orientale è materia da mostri giganteschi che sembrano
usciti da un apocalisse nucleare. Mischiati tra loro e vomitatori di
pop-corn a fiumi. Il Texas orientale è un universo a parte, a leggere
Joe R. Lansdale. Un universo in espansione, in arricchimento costante.
Fedele a se stesso ma che può cambiare da un momento all’altro, così,
senza preavviso.
«Finché ci sarò io, esisterà quell’universo» mi dice con
un’espressione a metà tra il rassicurante e il beffardo, con la voce che
sale e scende di tono e un accento così marcato da sembrare
caricaturale. «Non so dirti fino a che punto si evolverà, perché quando
smetterà di farlo io sarò morto. Ma fuori dal mio personale universo
mitico c’è un mondo reale, che vive, si muove e influenza la mia
fantasia per forza di cose. La cambia, la modella, la aggiusta
adattandola al passare del tempo». Ho incontrato Lansdale a Torino, dove
si trovava per ritirare il “Premio Autore Straniero” del Mondello , quest’anno assegnato dal giudice monocratico Niccolò Ammaniti, che riconosce nel Lansdale del Drive-in
il suo modello. Prima dell’appuntamento avevo il cuore in gola, perché
oltre la genuina modestia e la cordialità con la quale mi ha accolto,
sapevo che mi sarei trovato davanti una leggenda vivente e un autore
straordinariamente prolifico, con più di quarant’anni di attività alle
spalle e senza nessuna intenzione di fermarsi.
«Scrivo un libro dietro l’altro, smetto di scrivere il primo e attacco col secondo. Mentre sono alle prese con un romanzo mi faccio
assorbire completamente dalle atmosfere e dal mondo che sto dipingendo,
ma appena ho finito mi sento trascinare da un’altra suggestione e
allora mi ci butto a capofitto. Sono praticamente uno scrittore
perpetuo. Quando ho finito di scrivere La notte del drive-in, per esempio, mi sono buttato subito in Freddo a luglio
e per terminarli entrambi ci sono voluti poco più di quattro mesi» e
poi ride con la bocca che tira di lato, portandosi dietro tutto
l’immaginario texano che può stare in un essere umano.
La saga di Hap e Leonard
— assieme a tutto quello che ha scritto intorno, perché a voler ben
vedere è come se pescasse storie da uno spazio ben delimitato, poco
importa chi siano i protagonisti — è un miracolo letterario e la più
sincera testimonianza di onestà intellettuale che si possa trovare. È
azione pura, senza giri di parole, senza fronzoli appoggiati alla prosa
per imbellettarla. Lansdale non ha paura di scrivere di scazzottate
epiche, sesso e armi da fuoco, e lo fa con una lingua diretta, pulita,
comprensibile. «Non sapevo che quella di Hap e Leonard — incominciata
nel 1990 con Una stagione selvaggia e attiva fino a Devil Red,
del 2011 — sarebbe diventata una serie. Ho scritto il primo e doveva
essere finita lì, poi, qualche anno dopo, ecco che l’ispirazione torna a
parlarmi. Hap e Leonard sono sempre lì, solo che qualche volta vanno in
vacanza. Ora l’ispirazione è tornata, ne sto scrivendo uno nuovo», cosa
che dovrebbe riempire di gioia qualsiasi lettore coscienzioso. Ci sono
oggetti che esplodono, case che bruciano, biscotti alla vaniglia e quasi
sempre almeno un temporale. I romanzi di Lansdale sono la prova del
riscatto della letteratura di genere, anche se ancora non so bene dire
di che genere si tratti. Forse l’unico modo per definirlo è
semplicemente con il nome del suo creatore, che è un autore di culto
anche se lui dice di no, «sono solo uno scrittore».
È
il profilo di un autore instancabile che fonda la sua scrittura sugli
effetti speciali, le arti marziali, le ossa rotte e una cura patologica
dei particolari. «Coltivo un sacco di interessi da quando ero piccolo:
amo la storia, lo studio della mitologia e l’archeologia. Sono cose che
mi accompagnano sempre. Poi lascio che sia quello per cui nutro un
passione a guidarmi, non so cosa entrerà nel libro che sto scrivendo,
finché non ci sto effettivamente lavorando e anche allora, chi può dire
se ci metterò qualcosa di nuovo o se ripeterò le mie ossessioni». E poi
ci sono le arti marziali, «è un amore che mi accompagna da quando avevo
undici anni ed è in costante evoluzione. Ho imparato l’economia delle
mosse. Quando sei giovane cerchi la sensazione di potenza che ti dà il
combattimento, poi cresci e impari a gestire la fatica. Invecchiando
impari a mettere tutto questo assieme e a evitare sprechi. Puoi
prevedere le mosse degli avversari e darti il tempo di costruire la tua
risposta in maniera conveniente (raccontando questo mi ha dato una
dimostrazione pratica senza alzarsi dalla sedia, di seguito c’è la prova sonora, ndr).
La scrittura è più o meno la stessa cosa, all’inizio non sapevo come
sfruttare al massimo i mezzi che avevo, lavoravo con foga per sgrezzare
una materia primordiale. Ora sono capace di non sprecare energie, riesco
a ragionare più lucidamente. È un processo importante, che ti
conferisce disciplina e chiarezza, ed è infinito».
I personaggi di Lansdale sono del genere a cui è facile affezionarsi,
così umani e contemporaneamente distanti dall’umanità tout-court. È
gente che se ne va in giro a bordo di macchinoni cigolanti, che odia per
ragioni nobili e si innamora perdutamente. Ma sono anche personaggi
pescati dalla letteratura per ragazzi, catapultati nell’orrore più
oscuro e poi in una dimensione onirica tra autobus volanti e aeroplanini
giocattolo, talmente motivati da ribaltare la situazione. Sono
personaggi che ritornano, che diventano familiari, che nel corso di
quasi venticinque anni di pubblicazione seriale — nel caso di Hap e
Leonard, un po’ meno nel caso del Drive-in — fanno cose come smettere di
fumare e piangere per la perdita di un fidanzato. Morire anche, nel
caso. «Che giorno è? Perché di solito al mercoledì sono fan di Hap e
Leonard e al giovedì del ciclo del Drive in, negli altri giorni alterno
gli altri miei libri». In una costante altalena tra la realtà più devota
e la fantasia più sfrenata, in un ambiente che è più o meno sempre lo
stesso. «Del mio Texas avranno scritto in moltissimi probabilmente, ma
in modo diverso. Il fatto è che il Texas porta con se un infinito
apparato di miti, un intreccio di racconti più o meno verificabili e di
stereotipi, e io cerco di aggiungerne di nuovi. Leggenda sopra leggenda
alla fine ci si allontana abbastanza dalla realtà da inventare qualcosa
di nuovo. Però le situazioni più fuori di testa che trovi nei miei libri
sono tutte vere, roba che non sarei mai riuscito a inventarmi».
Nel
corso della sua carriera, Joe Lansdale ha scritto più di quaranta
romanzi e moltissimi racconti — il primo dei quali è stato pubblciato
nel 1972 — ha partecipato alla stesura di sceneggiature per cartoni
animati, film ed è stato attivissimo nella scrittura per fumetti. «Adoro
i fumetti, sono la ragione principale per la quale ho iniziato a
scrivere. Credo che il fumetto sia la forma di scrittura più
sottovalutata. Ha un potenziale enorme, dipinge una una realtà più
grande e più colorata. Semplicemente varia. Non sono paragonabili ai
film, o ai libri, sono una cosa a sé, con un’identità definita». Ora
stanno girando un film tratto da Freddo a luglio e da anni si
parla di qualcosa con come protagonisti Hap Collins e Leonard Pine, ma
della serie tv tratta dalla sua saga più famosa non si sa nulla e Joe è
scettico.
Pensare alla scrittura di Lansdale è come cercare di pensare alle
origini del mondo: si possono fare supposizioni, ma difficilmente si
arriverà a spiegarla fino in fondo. Ha il gusto delle copertine pulp
degli anni Novanta, sfacciatamente invitanti e incredibilmente accurate.
Colorata, stringente, bruciante e distruttiva. È tutto assieme quello
che dovrebbe essere la scrittura di intrattenimento e nasce da una penna
raffinata, esperta, infinita.
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