SEVOLESSI ESSERE DISTURBATO ha anche questo racconto. Ultime correzioni al libro. Manca poco!
Arrivò al parcheggio della cima più
alta del massiccio, parcheggiò. Era una giornata di sole, disturbata soltanto
da qualche nuvola innocua. Prese in mano i cellulari, li spense tutti e due,
ripose la sua agendina nel porta oggetti dell’auto, finì di sistemarsi e partì per l'escursione.
Decise di
passare la mattinata da solo sulla montagna, infatti quasi non trovò altre
persone durante le ore di solitudine. Capì anche da queste cose che
l'escursione avrebbe avuto un esito positivo. Alternava la sua passeggiata tra
le cresta della montagna, dove poteva sentire il vento forte e freddo, a
momenti di prativo, in modo da sentire meglio il silenzio e la beatitudine del
suo isolamento. Era partito praticamente dalla cima del monte, quindi non gli
restava altro da fare che girare attorno alla montagna, mantenendosi sempre ad
una certa quota. Ogni tanto si fermava ad osservare: in lontananza vedeva la
pianura, con i suoi capannoni, le fabbriche e le centinaia di strade che
stonavano anche in un ambiente cittadino. Forse l’uomo, a furia di migliorare
le vie di comunicazione, si era dimenticato che aveva prodotto l’effetto
opposto. Il dedalo di strade era diventato un deserto di comunicazione. Tutti
potevano raggiungere tutti ma nessuno voleva avere a che fare con gli altri.
Troppo traffico e troppe persone in giro che si incrociavano senza neanche
guardarsi in faccia, magari per andare ad un appuntamento con un tizio che
probabilmente voleva solo fregare il proprio interlocutore. Il mondo ormai era
fatto di fregature. Tutti vivevano nel dubbio. Anche il migliore amico, in nome
dei propri interessi, poteva vendere l’amico e quindi la loro amicizia. Una
leggera nebbiolina nascondeva a metà la pianura. A lui, sembrava non
dispiacergli. In realtà, quella nebbiolina era un po' nebbia mattutina di un
mite fine febbraio e anche un po' di inquinamento.
...
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