E' praticamente autunno. Non mi sto lamentando, è una constatazione. Vi dirò, mi piace molto questo clima e dedicherò la mattinata alla scrittura. Andrò avanti col mio romanzo. A proposito, vi faccio leggere un pezzetto, molto piccolo. Meglio che niente...
Camminarono a
passo svelto e servì un po’ di tempo perché arrivassero a trovare la
tranquillità della natura. Parlarono ognuno del proprio lavoro e tutti e tre
convennero sul fatto che in ogni ambiente lavorativo, a parte l’aspetto
economico, sempre e comunque fondamentale, le cose imprescindibili sono
l’onestà e la voglia di migliorare. Si dicevano che troppo spesso, come nello
sport, troppe persone provavano a fare i
fenomeni senza in realtà esserlo. Nascondendo i propri limiti con superbia e
arroganza. Talvolta il tutto si poteva riassumere con un solo termine,
ignoranza. I tre amici sentivano gli anni passare e con essi sfumavano le
illusioni sulla natura buona e dolce degli esseri umani. Come disse Charlie a
conclusione del discorso – il buon selvaggio è la definizione di un mito
basato sulla convinzione che l'essere umano in origine fosse un
"animale" buono e pacifico. Solo successivamente corrotto dalla società e dal progresso, è diventato così malvagio,
perdendo il suo carattere nobile. Quel “gentiluomo della natura” ora non c’è
più. E’ andato a fare in culo e con lui anche la sua gentilezza, tutto il
Romanticismo e quell’ illustre di Jean-Jacques Rousseau.
Luciano ci
aggiunse una bestemmia, che i tre amici sapevano volesse dire – Concordo con te
e con l’analisi che hai appena fatto sulla natura umana.
Caterino non
disse nulla, continuò a camminare in silenzio, ormai madido di sudore.
Be', mi piace, desidererei continuare nella lettura. Buon segno.
RispondiEliminaCiao
sinforosa
Grazie!
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