Qualche giorno fa, su www.rockol.it, ho letto un interessante articolo di Paolo Panzeri. Lo riporto quasi interamente, per leggerlo tutto clicca → rockol/storiahurt. Ovviamente, alla fine dell'articolo potrete gustarvi il capolavoro di Cash. Non conoscevo la storia della canzone, contento d'averla conosciuta.
Nel 2001 Trent Reznor non sta vivendo il miglior periodo
della sua vita. Nel 1999, a cinque anni di distanza dal capolavoro “The
downward spiral”, uno degli album fondamentali degli anni novanta, che l’aveva
portato - negli Stati Uniti - ad essere inserito tra le cento persone più
influenti di quel periodo, era uscito il doppio album dei suoi Nine Inch Nails... La sua etichetta, Interscope Records, visti i numeri non del
tutto soddisfacenti registrati dall’uscita discografica lasciò che il tour a
sostegno dell’album gravasse in buona parte sulle finanze di Reznor. A questo
quadro professionale non idilliaco si devono aggiungere inoltre problemi non di
poco conto legati all’uso e all’abuso di cocaina e alcool... Nel medesimo periodo Johnny Cash e il produttore Rick Rubin
erano alle prese con la scelta delle canzoni che avrebbero dovuto far parte del
quarto capitolo della serie American Recordings che vide la luce l’anno
seguente con il titolo “American IV: the man comes around”. Tra i titoli che
Rubin propone al ‘man in black’ vi sono canzoni di Depeche Mode e Beatles, ma
anche una contenuta nel già citato capolavoro dei Nine Inch Nails “The downward
spiral”, quella canzone si intitola “Hurt”. Il produttore newyorchese è
convintissimo che il testo di quel brano sia perfetto per Cash e, inoltre,
crede possa essere una mossa strategicamente vincente far incontrare due mondi
(e due pubblici) apparentemente distanti come Trent Reznor e Johnny Cash. Dirà
Cash: “Quando ho sentito quella canzone, ho pensato, ‘suona come qualcosa che
avrei potuto scrivere negli anni sessanta’. Ci sono più cuore, anima e dolore
in quella canzone che in tante venute dopo”.
Una volta avuto il parere positivo di Cash sul brano, per
poter inserire la canzone nell’album Rubin deve parlare con Reznor per avere il
via libera al suo utilizzo... “Quando mi ha chiamato chiedendomi se mi sarebbe piaciuto che
Johnny Cash coverizzasse “Hurt”, ho detto subito di sì per la fiducia che ho in
Rick e la molta ammirazione verso Johnny. Johnny Cash era sempre stato una
figura misteriosa per me. Mio nonno lo ascoltava, ma io non gli avevo mai
prestato molta attenzione. Ma lui era uno dei pochi grandi rimasti, un
personaggio, un uomo vero e proprio ed ho pensato che fosse incredibile che
volesse rifare “Hurt”, perché le mie canzoni sono sempre state la mia terapia,
un veicolo personale per restare sano di mente. Non ho mai pensato di scrivere
canzoni per altri. E quella in particolare veniva da un posto privato, molto
personale.”
Johnny Cash nel 2002 è malato e, come si dice in questi
casi, non gli manca molto da vivere. “American IV: the man comes around” uscirà
nel novembre di quell’anno e sarà il suo ultimo album pubblicato in vita.
Nel settembre 2003 infatti Cash morirà all’età di 71 anni a causa di alcune
complicazioni causate dal diabete. La sua interpretazione di “Hurt” lascia Rick
Rubin letteralmente a bocca aperta. Rubin la fa ascoltare a Reznor che ricorda:
“Poche settimane dopo il nostro incontro, Rick si presenta con un CD, ma io
sono un po’ incasinato. Lo metto su e gli do un ascolto superficiale. Mi
sembrava strano. Quella canzone proveniva direttamente dalla mia anima, era
molto personale e mi faceva un effetto particolare sentire la voce massiccia di
Cash che la cantava. L’ho ascoltata nuovamente e mi sembrava incredibilmente sbagliato
sentire quella voce sulla mia canzone. Ho pensato: ‘ Ecco, questa cosa che ho
scritto nella mia camera da letto in un momento di fragilità, adesso la sta
cantando Johnny Cash. Mi ha fatto andare fuori di testa”.
Trent Reznor viene veramente molto colpito dall’ascolto
della cover della sua canzone. E’ colpito in un modo che non poteva
immaginarsi, dice: “Era indubbiamente una buona versione, ma mi sentivo come se
stessi guardando la mia ragazza scopare con qualcun altro. Come se avessi
costruito una casa, e qualcun altro ci si fosse trasferito dentro. Quando
scrivo una canzone, sono solo io. E’ la mia voce. Così in un primo momento mi è
sembrato molto strano”.
Il 5 novembre 2002 esce il disco di Cash ed è un disco
magnifico. “Hurt” si rivela da subito uno dei brani più significativi
dell’album. Si decide quindi di girare un video della canzone e di
affidarne la regia a Mark Romanek. Per la clip vengono usate immagini
della vita di Cash, pubblica e privata. Le parole di “Hurt” ne sono la perfetta
colonna sonora. Cash, malato, è seduto al piano nella casa in cui visse a
Nashville per oltre trent’anni. Dice Romanek: “Era rimasta chiusa per un po’ di
tempo; quel posto era in un grande stato di degrado. E’ così che mi è venuta
l’idea che forse potevamo essere estremamente onesti sullo stato di salute di
Johnny, esattamente come lui stesso lo era sempre stato nelle sue canzoni”. Nel
filmato compare anche la amatissima moglie June Carter. Era il febbraio del
2003 quando vennero girate quelle immagini. June morì a maggio, Johnny le
sopravvisse fino a settembre. Il video avrà un clamoroso successo e
viene ancora oggi considerata come una delle clip migliori e più
intense di ogni tempo.
Così racconta Reznor quello che provò quando vide per la
prima volta il video: “Un giorno mi arriva una videocassetta con il video di
Mark Romanek. E’ mattina, sono in studio a New Orleans a lavorare sull’album di
Zack De La Rocha. Ho guardato il video con lui e sono scoppiato in un pianto
incontrollabile. Le lacrime, il silenzio, la pelle d’oca. Quel video mi aveva
tolto il respiro. A quel punto, aveva davvero colto nel segno. E’ stato
straziante e davvero entusiasmante”. E aggiunge: “Aveva appena perso la mia
ragazza, perché quella canzone non era più mia. Poi tutto ha acquistato senso.
E davvero mi ha fatto pensare a quanto sia potente la musica come mezzo e forma
d’arte. Avevo scritto quelle parole e quella musica nella mia camera da letto
come modo per rimanere sano di mente, in un luogo tetro e disperato in cui ero
totalmente isolato e solo. Per chissà quale motivo, il brano viene interpretato
da un mito della musica di un’epoca e un genere radicalmente diversi e conserva
ancora la sincerità ed il senso di differenza, ma è altrettanto puro. Sapevo
che non era più la mia canzone, e dico questo non con gelosia, ma perché è
successo in un momento della mia vita in cui stavo riscoprendo il mio
apprezzamento per il potere della musica.”
La versione di Cash è diventata nel tempo più nota e
famosa dell'originale. Prima l’album, poi il video e infine la morte di
Cash. La canzone ormai non è più una proprietà di Trent Reznor, ma, come accade
con i figli, ha preso una sua via e una sua strada, a riconoscerlo è lo stesso
Reznor: “Le cose sono diventate ancora più strane quando lui è morto, perché il
significato della canzone si è spostato di nuovo. Da allora non ho più
ascoltato la mia versione. Sono stato molto orgoglioso di quello che Rick e
Johnny hanno fatto con il brano, e superato il mio shock iniziale, mi rendo
conto che la musica è tutto...
...Stephen King: “”Hurt”
dice tutto quello che dovete sapere su ciò che la vita può toglierti. Che cosa
toglie sempre, alla fine. Una canzone come quella è un tesoro, perché dona voce
a uno stato d’animo che in qualche misura coinvolge tutti, ma che non si può
esprimere.”
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