martedì 16 febbraio 2021

Lo sport come la poesia

Quale modello di sport vogliamo? Sempre che lo si stia cercando. Non c'è un modello di sport in Italia e sono convinto che i "piani alti" non lo vogliano. Parlo dello sport di base, i riflettori sulla Champions League non mi interessano.
Il nuovo Governo Draghi ha rinunciato, volutamente, al ruolo del ministero dello sport. Perché? Perché in Italia lo sport è sempre stato visto, e da molti vissuto, come un aspetto non primario della vita delle persone. Non è considerato come momento di formazione e culturale, ma solo come sfogo e tempo libero, nel senso più superficiale e inutile. Il grande merito di Spadafora era stato quello di sollevare polveroni sullo sport. Meglio rimetterlo a tacere...
Le ricordo bene le facce basite ed esterrefatte delle persone quando rispondevo "Faccio l'allenatore". La mentalità era, ed è, questa. Non le guardo neanche più in faccia quando me lo chiedono. Ma ora c'è l'aggravante che bisogna affrontare la questione sport. La coerenza sta nel fatto che in Italia lo sport è sempre stato trattato così  e continuerà ad esserlo. Lo sport (di base) verrà sempre trattato come il cugino stupido e fastidioso che, un paio di volte l'anno, ha qualche istante di celebrità.
I governi fanno esattamente quello che pensano gli italiani, almeno in materia di sport. 
Per concludere il discorso, penso che il Ministero dello Sport andrà alla Politiche Giovanili, o ad un sottosegretario, magari una donna, come successe con Giorgetti nel Conte I. Più remota l'ipotesi che lo tenga lo stesso Draghi. 
Lo sport è proprio come la poesia, qualcosa di bello e affascinante ma meglio non conoscerlo in maniera profonda. 
Lasciamolo lì, che da lontano non rompe a nessuno. 
Chi ama lo sport veramente, continuerà a farlo. Proprio come la poesia. 

Nessun commento:

Posta un commento