sabato 21 aprile 2012

L'ombra del cambiamento

Perché continuare ad andare a votare? Per esercitare un diritto-dovere, riconosciuto dalla nostra Costituzione o per essere sudditi del sistema? I due concetti differiscono,  la condizione del suddito implica, di per sé, situazioni giuridiche puramente passive (fatte di doveri e soggezioni), mentre quella del cittadino implica la titolarità di diritti e altre situazioni giuridiche attive (seppur accompagnati da doveri e altre situazioni giuridiche passive). E di chi siamo sudditi? Dei partiti politici, della loro casta e delle caste in generale.
Continuare a votare, per cosa? Per poi vedere i parlamentari corrotti, salvati dai loro colleghi durante le votazioni sulla autorizzazione a procedere? Per dare un voto ed elargire automaticamente dei soldi  ai partiti (sì, con il nostro voto diamo automaticamente dei soldi al partito che abbiamo votato)? Per votare ma non poter scegliere, come si fa ad andare a votare e non poter scegliere un nome, almeno un nome! Per vedere Province e Regioni ancora in piedi, giusto per garantire il posto a qualche migliaio di politici? Questo non è un Paese democratico. Dove sono i cambiamenti, in positivo si intende! Siamo una Nazione senza internet gratuito, siamo una Nazione senza scuole a norma, siamo una Nazione ormai senza sanità pubblica ma piena di scandali pubblici. Se tu mi governi, mi devi anche garantire un futuro migliore! Altrimenti mi dimostri la tua incapacità di svolgere il tuo lavoro e quindi TE NE DEVI ANDARE! E serenamente dimissionarti.
Essere cittadini, non vuol dire andare a votare quando ce lo ordinano. Essere cittadini attivi, vuol dire anche, e SOPRATTUTTO, essere critici e svegli ogni santo giorno! Questo non implica scendere in piazza ogni 3x2, come fanno gli "ottimi" sindacati. Pronti alle barricate per i loro tesserati, un po' come Confindustria o...il Parlamento! Essere cittadini vuol dire prenderla anche in culo, ma almeno sapere il perché. Deve cambiare l'idea di essere italiano, non basta certo mandare a quel paese i partiti, tramite scioperi e manifestazioni. Sono strumenti utili, ma non sufficienti. Essere cittadini vuol dire vedere rispettato l'esito di un referendum. Evidentemente, essere politico vuol dire non rispettare l'esito stesso (referendum del '93 per l'abrogazione del finanziamento pubblico. Il 90,3% dei votanti - il 77% degli aventi diritto, ben sopra del quorum  - si espresse dichiarando che no, soldi pubblici ai partiti non bisognava più darne). Gli ultimi referendum, dove il popolo si è espresso chiaramente, faranno la stessa fine?!!! Essere politico, purtroppo, vuol dire anche rubare dei soldi pubblici, vuol dire far eleggere i propri figli, il proprio avvocato, le proprie troie, parlare di democrazia e di sinistra e poi permettere a Penati di stare ancora lì. Essere politico, dal mio punto di vista, merita lo stesso rispetto che merita qualsiasi altro lavoro, ma deve essere mosso da una seria e applicata condotta civica.
E smettela di parlare di antipolitica, che cazzo vuol dire? Solo quei quattro politici, parassiti di noi cittadini, parlano ancora di antipolitica. Ho tutto il diritto di criticare la classe politica, la rivoluzione inizia da noi. Dalle nostre teste e dalla consapevolezza che i politici vogliono continuare a starsene lì, senza realmente provare a cambiare le cose. Andare a votare è come presenziare al funerale di una persona che neanche conosci e sentirti in pace con la tua anima. I politici sono una casta, ce ne sono tante in Italia. Perché alimentarle anche quando non serve?  Finché ognuno penserà a sè, le cose staranno così. Di cambiamenti, neanche l'ombra.

6 commenti:

  1. Lo sai che non sono d'accordo con te, sulla questione del voto. Per me il voto ovvero l'esercizio della scelta è sacrosanto.
    Ma qui casca l'asino, perchè l'esercizio del voto, non è più un semplice strumento di scelta consapevole e responsabile, ma una delega alla cieca. E' come se io fossi partecipe, burocraticamente parlando, al mio matrimonio ma poi fosse un'altro a portare avanti oneri e onori. Da qui il mio mantra: i politici sono lo specchio del popolo, se il popolo è svogliato assente furbo approfittatore, i politici lo saranno altrettanto, forti dei poteri e forti del disinteresse.
    Indipendentemente dalla mia attrazione per Grillo, lui ha sempre detto e io sono sempre stato d'accordo che;loro sono dipendenti nostri, ed nostro compito in quanto padroni della fabbrica italia, fare in modo che il loro lavoro sia ottimale. Quindi pur non essendo d'accordo con sono d'accordo con te.
    P.S.: Le proteste dei sindacati avrebbero senso se fossero continue martellanti e coerenti. Troppo facile mandare i pagliaccetti in piazza e poi fare accordi sottobanco con chi dici di opporti!

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  2. Sui sindacati concordo. Sul voto a tutti i costi no, come andare a messa perché ci vanno tutti.

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  3. http://morenosilentwolfdeangelis.blogspot.it/

    li c'è il mio commento, anticipato, al tuo post... Ciao.

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  4. Non lo trovo così antipatico, il vero problema è che il paese è alla frutta.

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  5. fermo restando che ho scritto "Anticipato" e non "antipatico".... concordo sul fatto che siamo alla frutta... forse anche all'ammazza caffè....

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  6. Sorry!!! Qualcossa infatti no me tornava!!! :-) A sto punto el FMI ciamarà el CONTOOOOO

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