giovedì 6 dicembre 2012

La scuola che funziona

Riporto un articolo apparso sul Sole24ore (www.ilsole24ore.com), parla della situazione della scuola nel mondo. Per l'Italia, solita figura barbina. Come ogni volta che si parla di cultura, che sia scuola, sport, ricerca, o altro. Basta leggere questo articolo per capire cosa si dovrebbe fare per invertire la tendenza: investire!

Mentre in Italia i 321.210 iscritti studiano per il concorsone della scuola del 17 e 18 dicembre è ancora una volta la Finlandia ad ottenere il primo posto nel nuovo studio sullo stato dei sistemi di istruzione in 50 Paesi del pianeta, lasciando l'Italia in 24° posizione per risultati cognitivi, al 27° per gli esiti formativi. Condotta da Pearson, la più grande casa editrice britannica, e dalla "Intelligence Unit" dell'Economist, la ricerca The Learning Curve ha considerato una sessantina di parametri e ha prodotto inoltre una serie di classifiche che fotografano la situazione sotto diversi punti di vista: investimenti governativi, reclutamento e trattamento degli insegnanti, rapporto docenti-alunni, anni complessivi di formazione, background culturale di ciascun Paese, numero di laureati.

I prof della Corea guadagnano due volte più del salario medio
Al secondo posto si è piazzata un'altra nazione spesso fra i primi della classe, la Corea del Sud, il cui sistema totalmente differente da quello finlandese, rende ineludibile una riflessione, e conferma che le vie verso il traguardo di un sistema efficiente possono essere molto diverse. Se nel Paese asiatico, nelle scuole di ogni ordine e grado regnano disciplina e rigore, e contenuti studiati a memoria e verificati da continui test, in quello la parola magica è infatti flessibilità e creatività, e studio basato sulla comprensione, piuttosto che sulla ripetizione. Inoltre, se in Corea un docente guadagna due volte più del salario medio nazionale e ha classi numerose, in Finlandia lo stipendio di un docente a inizio carriera è in linea con la media degli altri laureati del Paese, ma le ore di insegnamento giornaliero non sono più di 4.

Investire, investire, investire
Entrambi i sistemi tuttavia, hanno alla base il comun denominatore di grandi investimenti nella scuola: il 12% del PIL la Finlandia, il 15% la Corea del Sud, e il risultato finale è in Estremo Oriente come nel Nord-Europa un elevato numero di laureati.
«Benché sembrino lontani anni luce l'uno dall'altro – si sottolinea nel Rapporto – i due sistemi sono molto simili negli esiti. Entrambi mostrano un alto livello di ambizione scolastica, ma declinato in modo diverso: in Corea attraverso test ed esami, in Finlandia attraverso un focus sull'apprendimento cooperativo. Inoltre il sostegno culturale dato da entrambi i Paesi alla scuola e all'istruzione in generale è molto elevato: un profondo impegno morale e socio-politico nei confronti della scuola in Finlandia, e per la Corea del Sud la convinzione che l'istruzione sia un dovere morale ed etico verso la famiglia e la società, oltre che nei confronti del proprio progresso personale. Alla figura del docente entrambi attribuiscono grande importanza, investendo molto nella fase di reclutamento e di addestramento».

Vengono scelti i migliori
Proprio l'accesso alla professione di insegnante, unito alla considerazione del suo ruolo da parte dell'opinione pubblica, è un ulteriore punto di contatto fra i due sistemi: in entrambi i Paesi, ai docenti si chiedono competenze di alto livello – il reclutamento avviene fra i migliori laureati, in Finlandia solo fra chi ha un master - e il loro status sociale è elevato.
Fra tutti gli elementi in gioco, gli estensori dello studio concordano sul fatto che la chiave di volta di un buon sistema scolastico non stia insomma nei metodi: «La variabile più importante è la qualità dell'insegnamento. Istruire è un'arte. I docenti non devono essere visti e trattati come tecnici, bensì come professionisti».
«Tuttavia - si ammonisce - se non c'è un azione di rinforzo dei traguardi educativi anche al di fuori della scuola; se, per esempio, la cultura imperante in un Paese glorifica celebrità che sanno a malapena leggere, - si avrà un problema enorme».
La conclusione di The Learning Curve: «L'istruzione conviene. È provato che nella maggior parte dei Paesi il livello di istruzione produce più alti guadagni, una maggiore aspettativa di vita, scelte personali più ponderate, un minor numero di comportamenti a rischio».
La ricetta proposta: «Una scuola con standard elevati, piani di studio solidi, insegnanti competenti e tutt'attorno, un'atmosfera culturale positiva nei confronti dell'istruzione».

Nessun commento:

Posta un commento