Ultimo post del mese. Oggi parlo di una nuova biografia di
J.D. Salinger, che si intitola J.D. SAlinger: A Life.
La nuova
biografia è opera di un appassionato, più che di un critico letterario, ed ha ricevuto lodi per aver
aggiunto nuovi dettagli alla vita di Salinger, cercando di spiegare il rapporto
tra la personalità di Salinger e le sue opere. I critici invece l’hanno accusata di
essere fin troppo parziale, di sorvolare sugli aspetti, molti, negativi della
personalità di Salinger e di non essere precisa.
L' articolo completo lo trovate qui: ilpost.it/biografiasalinger.
Vi anticipo qualcosa, Slawenski racconta che la madre di Salinger non era una irlandese cattolica, come lo
stesso Salinger aveva raccontato alla figlia Margaret. Si chiamava Marie
Jillich, era nata in una piccola città dell’Iowa e aveva origini sia tedesche
che irlandesi. Marie cambiò il suo nome in Miriam, dopo essersi sposata con
Solomon Salinger ed essersi convertita al giudaismo. Il padre di Salinger,
figlio di un immigrato ebreo russo, dirigeva un teatro a Chicago prima di
emigrare a New York e dedicarsi a importare carne e latte dall’Europa.
Bambino prodigio, Slawenski racconta che la
madre dello scrittore “credeva completamente nel suo talento”; il giovane
Salinger, abituato dai complimenti della mamma, “si aspettava che tutti
avessero la stessa reazione; aveva poca pazienza o considerazione per quelli
che dubitavano del suo talento o non condividevano la sua opionione”. Slawenski
sostiene che proprio la certezza di essere speciale lo avrebbe reso nel futuro
impaziente con le altre persone.
La donna di Chaplin, A 22 anni Salinger incontrò Oona O’Neill – figlia del premio Nobel per la letteratura
Eugene – che ne aveva 16. I due iniziarono una relazione ma due anni dopo, nel
1943, lei lo lasciò per Charlie Chaplin che sposò nello stesso anno. Secondo
Slawenski, la storia con Oona sarebbe riflessa nel racconto breve Slight
Rebellion Off Madison pubblicato nel 1946 sul New Yorker e che costituirà
un punto di partenza per il Giovane Holden. Avrebbe anche fornito lo
spunto per l’incontro tra il Holden e Sally Hayes.
Lettere dal fronte
Probabilmente la parte più interessante dalla nuova biografia è quella dedicata all’esperienza di Salinger durante la Seconda Guerra Mondiale: Slawenski racconta nuovi dettagli, sottolinea come l’esperienza della guerra abbia segnato fortemente lo scrittore, e la mette in relazione con alcune sue opere. Slawenski racconta che Salinger partecipò allo sbarco in Normandia e riporta che dei 3.080 membri del reggimento che sbarcò con lui ne sopravvissero 1.130. Salinger ha poi combattuto nel dodicesimo reggimento la battaglia della Foresta di Hürtgen, che si svolse tra il 19 settembre 1944 e il 10 febbraio 1945. Si tratta della battaglia più lunga combattuta in Germania durante la Seconda guerra mondiale e la battaglia più lunga mai combattuta dall’esercito statunitense in tutta la sua storia. Dei 3.080 soldati del ricostituito reggimento che parteciparono alla battaglia ne sopravvisero solo 563. Secondo Slawenski sarebbe proprio il ricordo di questa battaglia a tormentare il Sergente X, protagonista del racconto Per Esmé: con amore e squallore. Salinger si salvò e venne subito mandato a combattere l’offensiva delle Ardenne – l’ultimo grande tentativo di rimonta da parte dell’esercito tedesco.
Probabilmente la parte più interessante dalla nuova biografia è quella dedicata all’esperienza di Salinger durante la Seconda Guerra Mondiale: Slawenski racconta nuovi dettagli, sottolinea come l’esperienza della guerra abbia segnato fortemente lo scrittore, e la mette in relazione con alcune sue opere. Slawenski racconta che Salinger partecipò allo sbarco in Normandia e riporta che dei 3.080 membri del reggimento che sbarcò con lui ne sopravvissero 1.130. Salinger ha poi combattuto nel dodicesimo reggimento la battaglia della Foresta di Hürtgen, che si svolse tra il 19 settembre 1944 e il 10 febbraio 1945. Si tratta della battaglia più lunga combattuta in Germania durante la Seconda guerra mondiale e la battaglia più lunga mai combattuta dall’esercito statunitense in tutta la sua storia. Dei 3.080 soldati del ricostituito reggimento che parteciparono alla battaglia ne sopravvisero solo 563. Secondo Slawenski sarebbe proprio il ricordo di questa battaglia a tormentare il Sergente X, protagonista del racconto Per Esmé: con amore e squallore. Salinger si salvò e venne subito mandato a combattere l’offensiva delle Ardenne – l’ultimo grande tentativo di rimonta da parte dell’esercito tedesco.
Infine, nel 1945 Salinger
partecipò alla liberazione dei prigionieri di Dachau. A luglio si fece
ricoverare in un ospedale: soffriva di un disturbo post-traumatico da stress.
In una lettera a Ernest Hemingway – che aveva conosciuto al Ritz poco dopo la
liberazione di Parigi – scrisse che si trovava “in uno stato di costante
abbattimento”. In un'altra lettera indirizzata
a un amico Salinger scrisse che mentre l’esercito tedesco si arrendeva lui si
trovava a letto e fissava “una pistola calibro 45 che stringeva tra le mani”
chiedendosi che cosa sarebbe successo se avesse sparato contro il suo palmo
sinistro. È una scena che anticipa la fine del racconto Un giorno ideale
per i pesci banana.
Dopo la morte, i vicini di Salinger lo descrissero come una persona “gentile,
una figura senza pretese”: un’immagine così diversa dall’uomo recluso e schivo
descritto nelle memorie della figlia Margaret e dell’ex amante Joyce Maynard.
Non mi esprimo sull'articolo, né sulla biografia, che non ho letto, non sono un grande amante della sua scrittura. Dico solo una cosa, spesso ci facciamo una idea dei nostri scrittori preferiti che non rispecchia per niente la realtà. Sono diversi da come noi vorremmo fossero. Anch'io sono molto diverso da come le persone mi immaginano e non sempre in termini negativi...
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