Buona giorno e buona settimana. 😎
Il mio consiglio di lettura #5 è questo. Ah, a proposito, non ditemi che non avete tempo per leggere... 😏. Stanno pure riaprendo lo librerie! 🎉🎇
In quanti siamo rimasti in questo caffe - 2017 - Ci sono raccolte di poesie che vorresti non finissero mai. Dopo poche pagine, osservi le restanti covando la speranza che siano interminabili. Raggiunta l’ultima chiudi la copertina con dispiacere e osservi malinconicamente il segnalibro, sapendo che non troverà più collocazione, con la netta sensazione che il rapporto con l’autore non sia concluso. Trattieni tra le mani quella preziosa raccolta d’emozioni pensando: “Questo è uno di quei libri che avrei voluto scrivere!” Le poesie, ma un po’ l’intera opera di Fornaro, mi fanno rivivere le letture di alcuni grandi scrittori americani del ’900 che amo: Carver, Dos Passos, Fitzgerald, Hemingway, non ultimo Philip Roth, che ritengo il più grande scrittore vivente. Soprattutto mi fa rivivere l’unicità di Bukowski, come lui poeta e narratore. Come lui vero, in grado d’infiammarti l’anima nella quotidiana lotta per la sopravvivenza.
Come lui capace di centrifugarti amalgamato alla passione, per poi adagiarti teneramente tra profumati guanciali d’amore. Dal calamaio di quei pilastri della letteratura moderna, che come pochi hanno raccontato il mal di vivere, la drammaticità del quotidiano, Fornaro ha attinto colori che avevo dimenticato. Come il mare, ha saputo essere burrasca – scavando oltre ogni inimmaginabile confine umano – e bonaccia: la sua poesia è una sinusoide che si inoltra nei meandri delle maleodoranti coscienze umane quando si avvicinano ai disagi sociali per poi virare – in altre pagine – su occhi commossi sulla schiena assopita della donna amata. Sintetizzando, credo di poter dire che Fornaro sa cogliere la cruda essenza dell’uomo, la sa elaborare e trasformare con tenacia, in un afflato di speranza di una vita migliore e di sentimenti più intimi.
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