venerdì 10 aprile 2020

Il perché non rinunciamo ai libri

Buon giorno.
Oggi vi parlerò del perché non rinunciamo al libro cartaceo, prendendo spunto da un articolo che ho trovato a fine gennaio su Avvenire. Lo so, da me non ci si aspettano certe cose, tipo leggere Avvenire. Ma la cultura è cultura e questo articolo è tanta roba, completo lo trovate qui: avvenire.it/illibro.

Perché non rinunciamo al libro? Per la concretezza e fisicità iscritta nel suo stesso nome: "corteccia" (liber), "papiro (biblíon), "faggio" (book dall'antico bok). Per la sua resistenza a qualsiasi blackout e hackeraggio, a dispetto della sua fragilità di fronte alle catastrofi naturali. Per la sua tenace consonanza con la parola "libero": i libri li leggiamo nel tempo libero e ci rendono più liberi; per questo i roghi e i censori dai Maccabei a Hitler non hanno perduto di attualità. E neanche i produttori di fake news e i populisti da quattro soldi, tanto attuali.
Per il suo compimento tramite chi lo legge, se è vero che «si scrive soltanto una metà del libro, dell'altra metà si deve occupare il lettore» (J. Conrad). Per la sua reinterpretazione nel tempo, per cui dopo il caso della nave Diciotti noi leggiamo in modo diverso l'Odissea e l'Eneide, gli approdi di Ulisse e di Enea. Per il suo essere simbolo del mondo, della natura, della vita: immagini, queste, care a teologi, filosofi e poeti del Medioevo, del Rinascimento e del Romanticismo...
Fonte: web
Aggiungo anche un'altra cosa, il libro ci permette di stare da soli con noi stessi, ci permette di riflettere, pensare e sognare. Il libro è la più grande evasione che possiamo fare dai nostri pensieri e dai problemi. 

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