lunedì 2 luglio 2012

Mi manchi, vecchio Hernie

Dedico questa mia poesia a Hernest Hemingway che moriva il 2 luglio del '61.
Leggete i libri di Hernest, non solo i grandi romanzi, come ad esempio Addio alla armi e Il vecchio e il mare, ma anche i tantissimi racconti. Il vecchio Hernie mi ha ragalato con le sue parole e i suoi pensieri, più vita di molte persone con cui spesso mi trovo a che fare. Sono passati molti anni dalla sua morte ma con la sua opera è ancora vicino a me. Come lo sono Fante, Carver e molti altri. Questa è la magia della letteratura, cambia il mondo senza fare morti. Tranne quelli che decidono di esserlo fin da subito, perché essere vivi costa fatica. E pensare troppo vuol dire progredire, ma progredire vuol dire soffrire. Caro Hernie, non badare a quelli che ti criticano per la tua vita dissoluta e per la tua morte suicida. Con la tua vita faticosa hai fatto progredire il genere umano e continui a farlo. E poi, come dice quello scrittore scapestrato che ti difende sempre, LA SCRITTURA E' UNA COSA SERIA.




Nel bar del porto
i marinai vanno a bere
qualche bicchiere
tra una partita e l’altra:
i visi segnati dal tempo.

Battono le mani grevi sui tavoli,
parlano di tutto per non parlar di niente
si lasciano andare a qualche bestemmia:
misurano la vita per la pesca del giorno prima.

La nebbia avvolge
gli alberi maestri
dei pescherecci
e i cani, fedeli
(chissà perché)
salutano latrando
il nuovo giorno.

Domani,
se andrai al bar del porto,
sentirai quel dolce inganno di vita
tanto lieve
come il fumo di una sigaretta.

1 commento:

  1. Il Vecchio ed il mare è stato un capitolo fermo della mia vita e lo è ancora. Denso. Profondo. Introspettivo e mai noioso. E alla fine anche profetico. Molto bella la poesia. Centra quelle atmosfere che mi sono molto care. Ciao.

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