giovedì 19 luglio 2012

Vintage, mentre in Italia non cambia nulla

Vi riporto questo articolo trovato su www.lastampa.it, evidentemente nei periodi di crisi il passato torna di moda. Negli USA, infatti, pare siano tornati di moda i Drive-in. A fine articolo vi scrivo cosa succede in Italia, nei periodi di crisi. Visto che ci siamo, oltre a leggervi questo articolo, leggetevi anche un paio di libri di un grandissimo scrittore, J.R. Lansdale, che parlano anche di drive-in. La notte del drive-in e La sottile linea scura, entrambi editi da Einaudi.

Per generazioni di americani è il luogo del primo bacio, nella prima macchina, con la prima fidanzata. In pochi ricorderanno il titolo del film proiettato, ma quasi tutti sanno per certo il modello della macchina -probabilmente ancora custodita in garage in attesa di un restauro- e qualche fortunato vive ancora con quella stessa fanciulla. I "drive-in theatres" sono nati nel 1933 in New Jersey come soluzione alternativa per portare al cinema una madre fuori-forma. Richard Hollingshead, di Camden, stufo che la madre non potesse godersi le poltrone troppo piccole dei cinema tradizionali, posizionò un poiettore e uno schermo nel giardino di casa, vi unì la passione per le macchine, brevettò l'idea e la migliorò posizionando dei rialzi sulle ruote anteriori, in modo tale che nessuna macchina ostruisse la vista alle altre. Così nacque il drive-in. Prima proiezione: la commedia "Wives Beware". Tre spettacoli per 600 spettatori al prezzo di 25 centesimi a macchina, più 25 testa per un massimo di 1 dollaro a veicolo. Fu un successo, che si diffuse rapidamente in tutti gli Stati Uniti e divenne in pochi anni un vero e proprio simbolo, con il boom maggiore tra gli anni '60 e '70, quando tutti avevano una macchina e gli spazi nelle città permettevano a ogni quartiere di avere il proprio teatro. Non sono bastate, però, le loro radici così profonde nella società americana perchè i drive-in non venissero superati dalle nuove tecnologie. Dimenticati per anni, in molti hanno preferito la comodità del divano di casa o le luci stroboscopiche di una discoteca per il primo bacio. A decine sono stati chiusi, e c'era già chi li dava per defunti. Ora, il quotidiano UsaToday annuncia il loro grande ritorno. «Caricate la famiglia in macchina. E' il grande ritorno dei drive-in» titola un articolo di Judy Keen, che sostiene che, solo in Michigan,  almeno 90.000 persone ogni giorno cercano le parole "drive-in movie" su Google e parenti. E' presto per festeggiare il ritorno di questi cinema all'aperto, accompagnandolo da considerazioni sulla rinascita della vita comunitaria e l'abbandono dell'individualismo che avrebbe dominato la società negli ultimi decenni, ma di certo qualcosa sta succedendo. Bart Lower è in procinto di aprire, proprio in Michigan, il "Danny Boy's" che promette essere «una nuova esperienza per tanti». Come lui, anche Blake Smith e soci, alle prese con la ristrutturazione dell'"Admiral twin", distrutto da un incendio nel 2010 e quasi pronto a riaprire i battenti. Una sola ombra rimane sul futuro di questi luoghi: la tendenza dell'industria cinematografica a sostituire la pellicola con i nuovi supporti digitali potrebbe renderne troppo costosa la gestione. Sono pochi, infatti, i proprietari dei piccoli drive-in che si potranno permettere i costosi proiettori digitali imposti dalle innovazioni tecnologiche del settore.

In Italia, invece, ritornano in auge Forza Italia e il Cavaliere, è l'ennesima stronzata del PDL di questi mesi. Stanno nascondendo le vere beghe all'interno del partito e ogni settimana hanno una novità. Vedi la famosa legge elettorale e Alfano candidato premier. Alla fine si divideranno.
In Italia, invece, torna di moda la trattativa Stato-mafia, con Napolitano che cade dalle nuvole. Bah! Regolarmente, ogni anno, tributiamo gli onori ai morti per mafia. Ri-bah!
In Italia, invece, il più grande partito di "sinistra" è bigotto e razzista, nei confronti degli omosessuali e delle coppie di fatto; è conservatore, nei confronti dei propri interessi, quindi degli interessi della classe dirigente. In Italia, nei periodi di crisi, non cambia nulla.

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