Ecco il mio ultimo racconto. Scritto e pubblicato! Potrebbe far parte del mio prossimo libro che sarà solo di racconti.
La “signora”
Premesso che
le minacce che ha ricevuto e che sta ricevendo la signora Balocchi sono da
condannare, non concordo molto con le Sue riflessioni, Signor Presidente. Non è
vero che non c'è controllo nel nostro lavoro. Il problema, il vero problema, è
che proprio la “signora” (la definisco così perché altri termini sarebbero
oltraggiosi e degni di denuncia) è la responsabile dei controlli. Altra
riflessione, se le affermazioni che ha fatto la Balocchi le avesse fatte l'ex
responsabile, sarebbe stato accusato da certi nostri ambienti come un pazzo
dittatore. Perché due pesi e due misure?
Le scrivo
questa lettera, signor Presidente, per dirle che la signora Balocchi, seduta
alla scrivania del responsabile del personale, scrivania che è diventata sua,
visto che l’incarico lo ricopre da ormai otto anni e, se non ricordo male, caro
Presidente, avevamo deciso insieme, tutti noi, lavoratori e azienda, che
sarebbe stata una carica da ricoprire per un massimo di 24-36 mesi, non è degna
di quel ruolo. Se non se lo ricorda, vada a vedersi i verbali della riunione in
cui parlammo proprio di questo argomento. E che dire poi dell’assistente della
“signora”, ancora tra virgolette per evitare una denuncia, quell’assistente
sappiamo bene perché è lì. Ma evidentemente dovrebbe stare sul letto della
responsabile e lasciare il suo posto a una persona veramente competente. I numerosi problemi che abbiamo avuto in
questi anni e che continuiamo ad avere, sono il frutto del comportamento
dissennato della responsabile e del suo aiutante. Sì. aiutante, perché il
termine assistente sarebbe un complimento per quella persona. Un ragazzino di
21 anni che ricopre una carica così importante solo perché è disposto a vendere
il suo corpo a una matrona di 45 anni ma che ne dimostra 60. E poi lei e la sua
AZIENDA, anche se questo termine mi sembra eccessivo, visto che non navigate in
buone acque, suo padre era un vero IMPRENDITORE, lei al massimo potrebbe stare
al posto dello schiavetto di quella battona. E non mi venga a dire che le minacce di morte, di stupro, di sodomia, di
tortura, avvivate a quel pezzo di troia non sono sacrosante. Accanto al testo
spesso ci sono immagini e disegni. Fotomontaggi: il volto sorridente sul corpo
di una donna violentata da un uomo di colore, il suo viso sul corpo di una
donna sgozzata, il sangue che riempie un catino a terra. Centinaia di pagine
stampate, migliaia di messaggi. E stesso discorso vale per il giovine
schiavetto sessuale della vecchia bagascia. “A ciascuna minaccia corrisponde un
nome e un cognome, un profilo Facebook”, questo ha detto la polizia. Ma io me e
sbatto! E questi servitori dello Stato che dichiarano che “Le minacce - tutte a
sfondo sessuale, promesse di morte violenta - si sono moltiplicate nel giro di
poche settimane con il tipico effetto valanga che la Rete produce: al principio
erano una decina, qualche sito le ha riprese e rilanciate, i siti più grandi le
hanno richiamate dai siti più piccoli con la tecnica consueta: dichiarare in
premessa l'intenzione di denunciare l'aggressione col risultato, in effetti, di
divulgarla ad un pubblico sempre più ampio.”
A suo tempo,
la signora dichiarava "Io non ho paura", mentre il suo zerbino se ne
stava in silenzio a tremare, “di aprire
un fronte di battaglia, se necessario.” E si ostinava a definirci come un piccolo
gruppo di fanatici. E continuava con frasi del tipo “Non posso denunciarli
tutti individualmente: è un'arma spuntata, la giustizia cammina lentamente al
cospetto della nostra incolumità, quando arriva la minaccia è già altrove,
moltiplicata per mille. E poi non è una questione che riguarda solo me. Ci sono
due temi di cui dobbiamo parlare a viso aperto. Il primo è che quando una donna
riveste incarichi importanti si scatena contro di lei l'aggressione sessista:
che sia apparentemente innocua, semplice gossip, o violenta, assume sempre la
forma di minaccia sessuale, usa un lessico che parla di umiliazioni e di
sottomissioni. E questa davvero è una questione grande, diffusa, collettiva.
Non bisogna più aver paura di dire che è una cultura sotterranea in qualche
forma condivisa. Io dico: un'emergenza, in Italia. Perché le donne muoiono per
mano degli uomini ogni giorno, ed è in fondo considerata sempre una fatalità,
un incidente, un raptus omicida. Se questo accade è anche - non solo, ma anche
- perché chi poteva farlo non ha mai sollevato con vigore il tema al livello
più alto, quello istituzionale. Dunque facciamolo, finalmente".
E poi
continuava “La seconda questione è se possibile ancora più delicata, il mio
ruolo di formatrice e responsabile di una brava persona come il mio assistente,
viene tutti i giorni messo in grossa difficoltà e inficiato a causa delle
numerose minacce da parte di alcune decine di “colleghi”, per non parlare dei
reati commessi via web, io e il mio collaboratore siamo oggetto di due pagine
denigratorie sui social network.”
Quante volte
quella troia e il suo animaletto ci hanno detto “Abbiamo informato la polizia
postale.” Sì, lo ripeto perché mi avete rotto i coglioni, tutti! Quei due
idioti che non sanno fare il loro lavoro e pure lei e tutto il consiglio di
amministrazione di questa merda di azienda. Glielo dico io che non avrei avuto
problemi a rigare l’auto del mongoletto, sì potrei essere stato io, che si fa
scopare dalla troia e non me ne frega un cazzo delle telecamere che lei ha
installato in azienda. Io e il mio “gruppo”, lo chiamo così perché altri
termini sarebbe troppo politici, non abbiamo paura, né di lei, né della polizia
postale. Non prendo in considerazione quei due esseri, non sono persone degne
di tal nome.
Concludo
dicendole che le cose potrebbero mettersi a posto solo nel caso lei ci venga
incontro. Potremmo scendere a compromessi in cambio di un qualche piacere. Ho
individuato due possibili scelte, una “mancia” nei prossimi mesi, diciamo che
un 100 euro al mese per me e per il mio “gruppo” (di circa venti persone) per i
prossimi 3 mesi potrebbero bastare. L’altra nostra proposta è il darci qualche
giorno di ferie in più rispetto a quelli già concordati. Potremmo decidere
d’avere due giorni in più di ferie al mese per i prossimi quattro mesi.
Essendo noi
delle persone oneste e tutto sommato ragionevoli, le diamo tutto il tempo che
le servirà per decidere se e quale proposta accettare per porre fine a questa
situazione fastidiosa e brutta per tutti. Soprattutto per noi onesti lavoratori
ma anche per la sua rispettabile e storica Azienda.
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