domenica 8 settembre 2013

La signora

Ecco il mio ultimo racconto. Scritto e pubblicato! Potrebbe far parte del mio prossimo libro che sarà solo di racconti.


La “signora”

Premesso che le minacce che ha ricevuto e che sta ricevendo la signora Balocchi sono da condannare, non concordo molto con le Sue riflessioni, Signor Presidente. Non è vero che non c'è controllo nel nostro lavoro. Il problema, il vero problema, è che proprio la “signora” (la definisco così perché altri termini sarebbero oltraggiosi e degni di denuncia) è la responsabile dei controlli. Altra riflessione, se le affermazioni che ha fatto la Balocchi le avesse fatte l'ex responsabile, sarebbe stato accusato da certi nostri ambienti come un pazzo dittatore. Perché due pesi e due misure?
Le scrivo questa lettera, signor Presidente, per dirle che la signora Balocchi, seduta alla scrivania del responsabile del personale, scrivania che è diventata sua, visto che l’incarico lo ricopre da ormai otto anni e, se non ricordo male, caro Presidente, avevamo deciso insieme, tutti noi, lavoratori e azienda, che sarebbe stata una carica da ricoprire per un massimo di 24-36 mesi, non è degna di quel ruolo. Se non se lo ricorda, vada a vedersi i verbali della riunione in cui parlammo proprio di questo argomento. E che dire poi dell’assistente della “signora”, ancora tra virgolette per evitare una denuncia, quell’assistente sappiamo bene perché è lì. Ma evidentemente dovrebbe stare sul letto della responsabile e lasciare il suo posto a una persona veramente competente.  I numerosi problemi che abbiamo avuto in questi anni e che continuiamo ad avere, sono il frutto del comportamento dissennato della responsabile e del suo aiutante. Sì. aiutante, perché il termine assistente sarebbe un complimento per quella persona. Un ragazzino di 21 anni che ricopre una carica così importante solo perché è disposto a vendere il suo corpo a una matrona di 45 anni ma che ne dimostra 60. E poi lei e la sua AZIENDA, anche se questo termine mi sembra eccessivo, visto che non navigate in buone acque, suo padre era un vero IMPRENDITORE, lei al massimo potrebbe stare al posto dello schiavetto di quella battona. E non mi venga a dire che le  minacce di morte, di stupro, di sodomia, di tortura, avvivate a quel pezzo di troia non sono sacrosante. Accanto al testo spesso ci sono immagini e disegni. Fotomontaggi: il volto sorridente sul corpo di una donna violentata da un uomo di colore, il suo viso sul corpo di una donna sgozzata, il sangue che riempie un catino a terra. Centinaia di pagine stampate, migliaia di messaggi. E stesso discorso vale per il giovine schiavetto sessuale della vecchia bagascia. “A ciascuna minaccia corrisponde un nome e un cognome, un profilo Facebook”, questo ha detto la polizia. Ma io me e sbatto! E questi servitori dello Stato che dichiarano che “Le minacce - tutte a sfondo sessuale, promesse di morte violenta - si sono moltiplicate nel giro di poche settimane con il tipico effetto valanga che la Rete produce: al principio erano una decina, qualche sito le ha riprese e rilanciate, i siti più grandi le hanno richiamate dai siti più piccoli con la tecnica consueta: dichiarare in premessa l'intenzione di denunciare l'aggressione col risultato, in effetti, di divulgarla ad un pubblico sempre più ampio.”
A suo tempo, la signora dichiarava "Io non ho paura", mentre il suo zerbino se ne stava in silenzio a tremare,  “di aprire un fronte di battaglia, se necessario.” E si ostinava a definirci come un piccolo gruppo di fanatici. E continuava con frasi del tipo “Non posso denunciarli tutti individualmente: è un'arma spuntata, la giustizia cammina lentamente al cospetto della nostra incolumità, quando arriva la minaccia è già altrove, moltiplicata per mille. E poi non è una questione che riguarda solo me. Ci sono due temi di cui dobbiamo parlare a viso aperto. Il primo è che quando una donna riveste incarichi importanti si scatena contro di lei l'aggressione sessista: che sia apparentemente innocua, semplice gossip, o violenta, assume sempre la forma di minaccia sessuale, usa un lessico che parla di umiliazioni e di sottomissioni. E questa davvero è una questione grande, diffusa, collettiva. Non bisogna più aver paura di dire che è una cultura sotterranea in qualche forma condivisa. Io dico: un'emergenza, in Italia. Perché le donne muoiono per mano degli uomini ogni giorno, ed è in fondo considerata sempre una fatalità, un incidente, un raptus omicida. Se questo accade è anche - non solo, ma anche - perché chi poteva farlo non ha mai sollevato con vigore il tema al livello più alto, quello istituzionale. Dunque facciamolo, finalmente".
E poi continuava “La seconda questione è se possibile ancora più delicata, il mio ruolo di formatrice e responsabile di una brava persona come il mio assistente, viene tutti i giorni messo in grossa difficoltà e inficiato a causa delle numerose minacce da parte di alcune decine di “colleghi”, per non parlare dei reati commessi via web, io e il mio collaboratore siamo oggetto di due pagine denigratorie sui social network.”
Quante volte quella troia e il suo animaletto ci hanno detto “Abbiamo informato la polizia postale.” Sì, lo ripeto perché mi avete rotto i coglioni, tutti! Quei due idioti che non sanno fare il loro lavoro e pure lei e tutto il consiglio di amministrazione di questa merda di azienda. Glielo dico io che non avrei avuto problemi a rigare l’auto del mongoletto, sì potrei essere stato io, che si fa scopare dalla troia e non me ne frega un cazzo delle telecamere che lei ha installato in azienda. Io e il mio “gruppo”, lo chiamo così perché altri termini sarebbe troppo politici, non abbiamo paura, né di lei, né della polizia postale. Non prendo in considerazione quei due esseri, non sono persone degne di tal nome.
Concludo dicendole che le cose potrebbero mettersi a posto solo nel caso lei ci venga incontro. Potremmo scendere a compromessi in cambio di un qualche piacere. Ho individuato due possibili scelte, una “mancia” nei prossimi mesi, diciamo che un 100 euro al mese per me e per il mio “gruppo” (di circa venti persone) per i prossimi 3 mesi potrebbero bastare. L’altra nostra proposta è il darci qualche giorno di ferie in più rispetto a quelli già concordati. Potremmo decidere d’avere due giorni in più di ferie al mese per i prossimi quattro mesi.
Essendo noi delle persone oneste e tutto sommato ragionevoli, le diamo tutto il tempo che le servirà per decidere se e quale proposta accettare per porre fine a questa situazione fastidiosa e brutta per tutti. Soprattutto per noi onesti lavoratori ma anche per la sua rispettabile e storica Azienda.

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