Dico quello penso, come sempre, anche se spesso decido di non parlare: se tutti pensassimo a fare quello che ci fa stare bene, staremmo tutti meglio. Quindi io continuo a fare quello che mi fa stare bene, scrivo.
Oggi ripropongo una poesia postata non molto tempo fa, letta sabato a Loiano e che ha portato a molte riflessioni. Il titolo è Cosa ne sarà dei tuoi libri
quando io sarò morto?
Il tuo talento è fuori discussione
e anche le leggende attorno al tuo personaggio.
Ma io
che ti conosco bene
voglio chiederti una cosa:
Cosa ne sarà dei tuoi libri quando sarò morto?
A chi li lascerò, ai passeri?
All’inevitabile scorrere del tempo?
Come potranno fare senza di me?
Ho domande, ma non risposte.
Con chi condividerò il sapore della solitudine?
La dolce e insaziabile sensazione che la vita ci sta
prendendo
per il culo.
La letteratura perderà un onesto conservatore
dei tuoi libri.
Ma anche questo non aiuta a dare risposte.
Io e te siamo gli adulti più insicuri
degli ultimi duemila anni
e questo mio lungo girovagare
di pensieri
che portano in nessun posto
perché
l’altrove esiste solo a parole
mi porterà a morire sulla pancia di Silvia.
Ma pure questo non dà risposte
alla mia domanda.
Siamo due favolosi superficiali introspettivi
che stanno abbastanza bene solo quando
gli altri sono lontani.
La nostra vecchiaia assomiglia tanto
al
degrado sobrio delle piccole stazioni di provincia.
Ma ora
caro amico
ho la risposta:
la farfalla vive anche se sa che morirà
domani.
Una bistecca trova comunque il suo perché
anche se il suo perché dura pochi minuti.
Come il tramonto,
la peste,
le bollette del telefono.
La vita non è un perché
può finire bene,
ora
freghiamocene delle paranoie
e beviamoci sopra.
Prosit!
Vi confermo che il 5 maggio sarò a Rovereto, la conferma l'ho avuta ieri. Sarò ospite all'interno della manifestazione OpenBiblio. Come sempre, news a breve.
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