mercoledì 30 marzo 2016

In fila al supermercato

Racconto molto recente, forse sta nascendo qualcosa oltre il racconto...
Spero vi piaccia.



Capì subito che quella situazione era surreale, capì subito che non ne sarebbe uscito bene da quella faccenda. Ma ormai c’era dentro e pensò che, tutto sommato, gli sarebbe servita anche quella esperienza.
Non capiva perché fosse finito in quella situazione, non aveva fatto nulla di male. Non poteva dire di essere una cattiva persona, né uno stronzo. Pensò a qualche giorno prima, a quando tutto ebbe inizio. Non lo fece a posta a insultare quella persona, semplicemente si trovò a mandare a fanculo un tipo che lo aveva spinto in maniera poco aggraziata quando era in fila al supermercato. Gli diede molto fastidio quell’atteggiamento da maleducato e prepotente. E non lo accettò. Lui, che mediamente non si aspettava mai nulla dalle persone, perché non voleva delusioni, né aspettative mancate. Non voleva, non pretendeva nulla dalle persone. Prendeva quello che gli arrivava, senza discutere e senza restarne troppo deluso, il più delle volte. Ma questa volta non andò così, perché non avere un po’ di educazione in fila al supermercato? E quel fanculo che gli partì d’istinto, fu una vera liberazione. Lì per lì, immaginò d’aver fatto semplicemente una cosa buona, supportata dal sorriso degli altri clienti in fila che fulminarono il maleducato con sguardi misti di odio e antipatia verso quel tipo maleducato che lo aveva spinto.
Lì per lì non capì molto di quello che stava succedendo, l’unica cosa che gli era chiara era che non stava più seduto con gli occhi bendati. Due tipi lo avevano sollevato quasi di peso e messo a testa in giù. Aveva capito di trovarsi a testa in giù e di essere in un qualcosa che assomigliava tanto ad una officina per auto. Sentiva già il sangue fluire verso la testa che, ovviamente, gli pesava già tantissimo e sentiva gli occhi gonfiarsi. Non riuscì a capire il perché, ma in quel momento avrebbe bevuto un bicchiere di succo di frutta alla pera. Quasi si vergognò di quel pensiero, in quella situazione forse avrebbe dovuto chiedere aiuto ma lui aveva sete. Aveva tremendamente sete.
Una mano gli prese con violenza i capelli e gli alzò la testa, ebbe qualche secondo di indecisione e chiuse gli occhi. Quando li riaprì, la testa cominciò a girargli e la vista era annebbiata. L’energumeno che gli teneva i capelli interruppe il silenzio “brutta testa di cazzo, tu fanculo al figlio del boss non glielo dici o fai questa fine”. Non gli diede il tempo di rispondere e lasciò la presa. Iniziò a dondolare come il pendolo di Foucault e prima di fermarsi impiegò qualche minuto, il tempo perché il sangue tornasse a depositarsi nella testa ed avere la sensazione di esplodere. La scena si ripeté per un paio di volte. Non capì se fu sempre lo stesso personaggio a insultarlo e minacciarlo. Capì però che quel fanculo avrebbe dovuto non dirlo, soprattutto al figlio del boss. Quello che non capì lì per lì, e che non capì neanche in seguito, era chi fosse il boss a cui aveva, indirettamente, fatto quello sgarbo.
Ora sapeva di trovarsi in una autofficina, vedeva gente impegnata a cambiare l’olio motore e un tipo che sostituiva gli pneumatici a una jeep. Riuscì a vedere indistintamente anche un botola proprio sotto la sua testa e un calendario con delle modelle nude, come quelli che andavano di moda negli anni ottanta. Pensò a quanto sarebbe durata quella punizione e con quante ossa rotte sarebbe tornato a casa. Erano minuti interminabili, dove nessuno sembrava interessarsi a lui. Scorse pure dei pugnali, una Katana e un Tachi. Dopo un po’ gli si avvicinarono tre rozzi uomini, uno dei tre era il primo che lo aveva minacciato, gli altri due non riuscì a capire chi fossero, ormai non capiva quasi più nulla. Il primo tipo gli disse “ricordati che il boss è mosso da un triangolo vitale: cuore, cervello e buco del culo. Con il cuore difende chi gli vuole bene e chi ama, con il cervello pensa a se stesso e con il buco del culo tratta di merda le persone come te.” Lo interruppe uno degli altri due bestioni “sfigato del cazzo, impara a stare zitto quando sei in fila e cambia supermercato…” Gli altri due si misero a ridere in maniera grezza e stupida, il tipo che gli disse quella frase rimase zitto per qualche secondo, poi capì che aveva detto una cosa divertente e con un fare da troglodita iniziò a vantarsi per tutta l’officina della sua bella trovata. Tutti iniziarono a ridere e battere le mani fragorosamente. Uno dei meccanici dell’officina si avvicinò al troglodita e gli diede il cinque, poi si tirò giù la patta della tuta da meccanico e iniziò a pisciare addosso al quel corpo inerme a testa in giù.

Aveva ormai la testa completamente piena di sangue e quasi non vedeva più, chiuse gli occhi e la bocca quando i primi schizzi di piscio gli arrivarono in faccio.
In tutto quel tempo non disse nulla, rimase praticamente zitto e provò ad annuire un paio di volte con la testa. Pensò, siamo degli animali, magari evoluti ma siamo degli animali. E l’istinto è sempre quello: la sopravvivenza.
Quella volta non andò così. Si aprì la botola e l’acido fece il suo dovere.

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