Riprendo alcune parti di un articolo apparso su Repubblica (repubblica.it - repubblica.it/scuola/italiatistruzione), che fotografa molto bene la condizione culturale italiana. Il nostro belpaese è quello che ha ridotto di più i bilanci per l'istruzione, -10,4%, tra il '10 e il '12.
Come si legge nell'articolo: Bruxelles arriva una autentica strigliata.
"Sono tempi difficili per le finanze nazionali ma abbiamo bisogno di un
approccio coerente in tema di investimenti pubblici nell'istruzione e
nella formazione poiché questa è la chiave per il futuro dei nostri
giovani e per la ripresa di un'economia sostenibile nel lungo periodo".
Come dire: la crisi c'è ma occorre capire cosa tagliare. La tirata di
orecchie all'Italia arriva direttamente dalla Commissione europea che ha
passato in rassegna i bilanci dei 27 Paesi membri scoprendo che negli
ultimi tre anno soltanto otto hanno tagliato sull'istruzione. E l'Italia
è la prima.
Vassiliou, commissario per l'istruzione, dichiara: "Se gli Stati membri non investono adeguatamente
nella modernizzazione dell'istruzione e delle abilità ci troveremo sempre più
arretrati rispetto ai nostri concorrenti globali e avremo difficoltà ad
affrontare il problema della disoccupazione giovanile". Gelmini docet...
Ma non tutti i Paesi hanno tagliato sull'istruzione. L'articolo riporta che: Lussemburgo,
Danimarca, Austria, Finlandia, Svezia e Turchia - solo per citare
alcuni Stati dell'Ue o candidati a farne parte - nonostante le
difficoltà hanno scommesso sulla scuola incrementando le risorse. In
testa la Turchia che fa registrare un più 16,5 per cento, seguita dal
Lussemburgo col 7,4 per cento in più in appena due anni. Grecia, Italia e
Inghilterra in coda. Col nostro Paese che dal 2010 al 2012 ha tagliato
il bilancio della scuola - dalla materna alle superiori - del 10,4 per
cento. Una sforbiciata accompagnata dal taglio di quasi 100mila cattedre
e da un alleggerimento dei conti anche dell'università: meno 9,2 per
cento in 24 mesi.
Lo studio della Commissione ne ha anche per gli insegnanti: in Italia - dal 2000 al 2010 - meno 11,1 per cento mentre in
Germania si è incrementato del 13,0 per cento. Così com'è avvenuto in
Finlandia (più 12,9 per cento), in Svezia (più 21,9 per cento) e
Norvegia. L'esecutivo Ue stigmatizza anche gli effetti della crisi sulle
buste paga degli insegnanti - che pesano per il 70 per cento della
spesa scolastica - congelate o addirittura ridotte in 11 Paesi, Italia
compresa.
Einstein diceva, in tempi non sospetti:"Temo il giorno in cui la tecnologia supererà le interazioni umane. Il mondo avrà una generazione di idioti". A questo uniamo senza cultura e ignoranti, siamo messi benino, direi. Pronti per un "nuovo" Berlusconi.
RispondiEliminaLa cosa che fa più arrabbiare è che tutti si scandalizzano per come va l'Italia e poi, nel concreto, si comportano proprio "alla Silvio".
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