venerdì 18 gennaio 2013

Elezioni 2013, #3

Oggi riflessioni su M5S. Articolo scritto da Moreno e implementato da me. Motivo per cui è scritto al singolare.




Il Movimento 5 Stelle ed il suo NON Statuto e il programma.

“Il MoVimento 5 Stelle non è un partito politico né si intende che lo diventi in futuro. Esso vuole essere testimone della possibilità di realizzare un efficiente ed efficace scambio di opinioni e confronto democratico al di fuori di legami associativi e partitici e senza la mediazione di organismi direttivi o rappresentativi, riconoscendo alla totalità degli utenti della Rete il ruolo di governo ed indirizzo normalmente attribuito a pochi.”
(estratto fedelmente dal NON statuto del M5S scaricabile dal sito www.beppegrillo.it/movimento )

Detta in questo modo il M5S appare con un elemento di rottura, rivoluzionario e alieno al sistema politico effettivamente in essere al giorno d’oggi, per i presupposti con cui si pone sulla scena.

Il tutto fa perno ad un comico Giuseppe Piero Grillo (Genova, 21 Luglio 1948) che oggi può essere considerato blogger ed attivista e, sicuramente, politico.

La storia di Grillo, ha un paio di pietre miliari. Dopo essere stato scoperto da Pippo Baudo, nel 1977 iniziò la sua carriera televisiva. La stessa finì quando i suoi contenuti, divenendo sempre più satirici, sfociarono nel secondo episodio importante: il 15 novembre del 1986, durante un varietà televisivo del sabato sera (Fantastico 7), recitò una scena sul partito Socialista e Bettino Craxi, che all’epoca era Presidente del Consiglio dei Ministri.
« La cena in Cina... c'erano tutti i socialisti, con la delegazione, mangiavano... A un certo momento Martelli ha fatto una delle figure più terribili... Ha chiamato Craxi e ha detto: "Ma senti un po', qua ce n'è un miliardo e son tutti socialisti?". E Craxi ha detto: "Sì, perché?". "Ma allora se son tutti socialisti, a chi rubano?" »
Io ero uno degli Italiani alla TV. E la sensazione era stata molto strana. Era la prima volta che qualcuno lanciava un “missile” di quel tipo all’establishment … e, nonostante qualche risata, un gelo si percepì anche negli studi.
La Conseguenza di questa battuta fu l’allontanamento di Grillo dalla Televisione Pubblica.
Battuta, quella di Grillo, detta in tempi non sospetti. Solo 6 anni dopo partiva l’inchiesta “Mani Pulite” e molti dei coinvolti uscirono molto male da questa vicenda. La corruzione c’era e, nonostante le inchieste, i processi, i morti, c’è anche oggi.
Dopo questo episodio, Grillo rinasce qualche anno dopo con un teatro di protesta. Prima ambientalista (i testi era di ricercatori in forza al Wuppertal Institute) e poi in generale.  Denuncia/ annuncia, prima che accadano, come la bancarotta in Argentina, oppure il caso (crak) Parmalat e altre cosette della economia italiana e mondiale. 
Dopo essere passato per il Teatro con spettacoli a forte sfondo ambientale, nel 2000 incontra Gianroberto Casaleggio e apre un blog.

Nel panorama politico moderno, il M5S è in assoluto la vera novità.
Per tanti motivi. Non solo perché Grillo è un comico che fa politica e non un politico di mestiere e carriera. Ma anche perché l’idea stessa di consultazione dal basso, di volere popolare e di cancellazione dei partiti è di per se un’idea innovativa (e dirompente) nel panorama politico della nostra giovane repubblica. Per molti versi, il modus operandi del M5S è sinonimo di democrazia, rappresentativa e non.
Cos’ innovativa e dirompente che, a mio avviso, fatica ad attecchire in un substrato tradizionalista e un po’ bigotto.  Credo che il successo di Grillo sia (e un po’ me ne rammarico) più dovuto ad una necessità di protesta dell’Italiano che soffre una condizione non sostenibile, più che al sogno di scardinare un sistema politico soppiantandolo con un altro differente che (sulla carta) da più garanzie di democraticità. Non si spiegherebbero altrimenti due ventenni, quelle di Mussolini e quello di Berlusconi, con forti connotazioni populiste e di rivolta (quale rivolta, visto che erano al potere?...) contro un nemico comune a tutti gli italiani. Il nemico, o i nemici, cambiava di volta in volta, a seconda delle necessità. I socialisti, piuttosto che i magistrati, gli ebrei, piuttosto che i burocrati dello Stato.
Sorgono anche altri dubbi. Non tanto sulla gente che milita fra le fila di M5S. Neanche sulle proposte (che si possono condividere o meno) quanto sulla figura di Grillo e ancor di più di Casaleggio.
Immagino che ci vorrebbe un leader, riconosciuto dal popolo, con idee chiare e etica d’acciaio, per immaginare qualcuno da votare. Grillo rischia di essere quello che Bossi e la Lega (in maniera molto più oligarchica e di destra erano qualche anno fa. Ancor di più se cavalcano il malcontento con accuse, sbraiti fuori controllo e scene da teatro. E chi cavalca il malcontento popolare, non la racconta mai giusta. Usa l’onda per salire. E poi si dimostra una delusione, finendo negli stessi inciuci di quelli che voleva mandare a casa. Come quelli di Roma Ladrona, per capirsi. Che ora si alleano con Berlusconi, ora lo mandano al caldo, a seconda se si è sotto elezioni o meno. Per avere uno dei 945 posti a sedere del governo (Camera 630, Senato 315). Volete un altro esempio? Di Pietro e il suo partito, l’unica opposizione all’ultimo Governo Berlusconi e al Governo Monti, per poi cadere nell’oblio a causa delle decine di case acquistate con i nostri soldi.

La figura di Casaleggio, sconosciuta ai più, ma, pare, sempre presente nell’ombra non aiuta. Non da quella immagine di linearità fra “detto” e “fatto”, che magari da in altri atti, quella semplicità di chiarezza e di limpidità delle decisioni che farebbe veramente fare un salto a questo movimento e di cui M5S si fa paladino.   

Alla fine, come diceva il grande Montanelli, “gli italiani sono un popolo che vorrebbe fare la rivoluzione mettendosi d’accordo con i Carabinieri”.  E Grillo, se alza troppo la voce, diventa troppo “Generale” si allontana da una base che, forse, comprendendo il messaggio potrebbe innescare un cambiamento.

Il programma.
Decisamente differente dagli altri è un elenco puntato di cose da fare.
I suoi capitoli sono
Stato e cittadini, Energia, Informazione, Economia, Trasporti, Salute, Istruzione.
Il primo capitolo è un puro e semplice attacco allo status quo attuale… contro provincie (da abolire), Rimborsi elettorali (già aboliti con un referendum sotto il nome di finanziamento pubblico ai partiti, anche questi da abolire), riduzione dei comuni, riduzione dei mandati per i politi, e per gli stessi esami, riduzione degli emolumenti, divieto di esercitare altra professione durante il mandato.
Propone anche dei referendum (sia abrogativi che propositivi) senza quorum…

Non ci sono in questo molti accenni allo stato sociale e alle maniera di intervenire su questo. La democrazia partecipata si intravede sui referendum e sull’ultima norma (obiettivo) che le leggi siano rese pubbliche tre mesi prima dell’approvazione per raccogliere i commenti dei cittadini. A mio avviso un po’ deboluccio. Avrei gradito che non fosse solo un tiro al piccione sul sistema di governo, ma che oltre che nei fatti teorizzasse un po’ di più quel cambiamento sociale che di fatto promulga.

Il capitolo dell’energia si muove lungo due direttrici, se interpreto bene: la liberalizzazione della produzione (che darebbe vita alla produzione diffusa) e l’obiettivo di un massiccio (per non dire assoluto) utilizzo di energie da fonti rinnovabili. Questo per eliminare le “oligarchie” di controllo della risorsa “energia”.  E dare un aspetto di produzione diffusa dell’energia.

“L’informazione è uno dei fondamenti della democrazia e della sopravvivenza individuale. Se il controllo dell’informazione è concentrato in pochi attori, inevitabilmente si manifestano derive antidemocratiche. Se l’informazione ha come riferimenti i soggetti economici e non il cittadino, gli interessi delle multinazionali e dei gruppi di potere economico prevalgono sugli interessi del singolo. L’informazione quindi è alla base di qualunque altra area di interesse sociale. Il cittadino non informato o disinformato non può decidere, non può scegliere. Assume un ruolo di consumatore e di elettore passivo, escluso dalle scelte che lo riguardano.”
E direi che anche su questo non ho nulla da dire. Le proposte quindi sono tutte mirate ad eliminare privilegi e legacci ad una libera informazione.
Oltre alla elimini nazione dei canoni, spinge verso una estensione di massa alla disponibilità e all’accesso di Internet. Senza però parlare di regole e di formazione ed educazione. A mio avviso, se è vero che Internet rappresenta una rivoluzione per scardina il potere del “possesso dell’informazione”, è anche vero che attualmente non esiste controllo sulla veridicità delle informazioni circolanti. Ed è anche un po’ scarsa l’educazione all’uso di questo mezzo di grande accesso popolare. Mi sarei aspettato qualche punto anche su questo.

Il capitolo sull’economia è scevro del linguaggio utilizzato da tutti gli altri. E i punti sono azioni chiare e lasciano la libera interpretazione sugli obiettivi che vogliono raggiungere.
Sono punti che vanno in diretta rotta di collisione con il meccanismo del mercato e finanziario attuale, mirati a scardinarne alcune regole di gestione. E tende a far suo un concetto di “sostenibilità” pur non usando mai questa parola, cercando di favorire piccoli azionisti e PMI locali piuttosto che multinazionali e banche mondiali.  Anche qui, seppur leggo cose che approvo, mi sarei aspettato un “legame”, un ragionamento complessivo che potesse dare la direzione e non lasciare le “motivazioni” agli interventi di Grillo in piazza ed in teatro.

Trasporti. BOOM (cannonate dirette) cavalcando le battaglie contro le grandi opere (contro il ponte dello stretto e Tav in Val di Susa), elegio alla mobilità leggera cittadina (bicicletta e mezzi pubblici), un solo accenno alla mobiità in auto (con auto elettriche) e di rilevante la proposta di un piano comunale obbligatorio per la mobilità dei disabili. Io sono dell’idea che la capacità di spostamento sia una conquista. Basata su bassa tecnologia (motore a scoppio) e sul business del petrolio, è vero. Ma abbiamo impostato anche la micro economia negli spostamenti (quanti pendolari raggiungono Mestre e Venezia la mattina?) Modificare tutto questo ha bisogno di uno sforzo titanico che, a mio avviso, passa per una ricerca e una innovazione tecnologica anche dei mezzi di trasporto. La tecnologia dei motori a OLIO vegetale la FIAT la applica in Brasile da decine di anni. La Volvo con i contributi europei e l’appoggio dello stato Svedese, sta elaborando modelli al fine di avere nel 2020 una mobilità senza combustibili fossili. La Renault ha intrapreso la strada dell’ottimizzazione e dell’elettrico da almeno 10 anni. E così la Toyota. Per questo trovo poco attuale e non al livello di innovazione degli altri questo capitolo. Forse una politica che attraverso un massiccio utilizzo dei fondi strutturali portasse l’Italia all’avanguardia sulla mobilità senza combustibili fossili l’avrei gradita di più (… e non solo strada ma anche trasporto marittimo e per aereo).

Salute: Molte le proposte di azioni innovative, alcune si fanno già a livello sperimentale in qualche città italiana. Molte proposte per limitare la spesa pubblica (in assoluto il capitolo più gravoso della spesa pubblica Italiana che alcune Regioni scaricano sul Governo centrale, ma gestendole) e l’aspetto “commerciale” della sanità pubblica.
  
Istruzione: alcuni punti salienti. Ancora Internet, inglese dall’asilo, e altre cose che leggevo quando avevo 20 anni. Mi sembra fatto un po’ in fretta e non lego elementi di innovazione culturale. Per me dire Internet a tutti, non è necessariamente positivo, se non mi soffermo sugli aspetti dell’utilizzo e dell’Etica applicata a questo strumento, che oggi bellamente si ignora. Come dire aspirina a tutti!

Conclusioni
Nei suoi spettacoli Grillo fa capire come siamo schiavi incatenati di chi tiene le fila dell’informazione e dell’energia.  Chi ha nelle mani queste due redini può indirizzare il popolo, le nazioni e addirittura gruppi di nazioni, nella direzione che più gli piace. Che alla fine è quella del profitto di una oligarchia mondiale fatta da alcune multinazionali di vendita e produzione, alcune banche e alcune assicurazioni.
Nel programma questo elemento è un po’ nascosto, lasciato all’interpretazione fra le righe di questa azione piuttosto che quella.

Non mi piace assolutamente com’è concepito il documento. Scrivere un elenco di azioni è un po’ sempliciotto e confusionario. Personalmente avrei gradito che vi fossero elencati (anche in maniera stringata) obiettivi (a cui riferire le azioni) azioni, mezzi necessari (e fra questi, quelli da creare e quelli che ci sono già) e risorse necessarie (magari dicendo da dove andarle a prendere, nessun accenno ai fondi comunitari)

Nessun accenno alla cultura, allo sport e alla necessità di un cambiamento radicale di cultura per una nuova gestione dei beni comuni e della vita politica.
Un po’ … “incompiuto”. Chissà qual è il vero motivo di questo programma incompiuto, forse perché le proposte alternative sono talmente vuote di contenuti che per passare per QUELLI CHE HANNO IL PROGRAMMA, basta così poco. Alcuni punti programmatici con un minimo indicazioni su cosa fare.
La Democrazia… incompiuta!

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