Il Movimento
5 Stelle ed il suo NON Statuto e il programma.
“Il
MoVimento 5 Stelle non è un partito politico né si intende che lo diventi in
futuro. Esso vuole essere testimone della possibilità di realizzare un
efficiente ed efficace scambio di opinioni e confronto democratico al di fuori
di legami associativi e partitici e senza la mediazione di organismi direttivi
o rappresentativi, riconoscendo alla totalità degli utenti della Rete il ruolo
di governo ed indirizzo normalmente attribuito a pochi.”
Detta in questo modo il M5S
appare con un elemento di rottura, rivoluzionario e alieno al sistema politico
effettivamente in essere al giorno d’oggi, per i presupposti con cui si pone
sulla scena.
Il tutto fa perno ad un comico
Giuseppe Piero Grillo (Genova, 21 Luglio 1948) che oggi può essere considerato
blogger ed attivista e, sicuramente, politico.
La storia di Grillo, ha un paio
di pietre miliari. Dopo essere stato scoperto da Pippo Baudo, nel 1977 iniziò
la sua carriera televisiva. La stessa finì quando i suoi contenuti, divenendo
sempre più satirici, sfociarono nel secondo episodio importante: il 15 novembre
del 1986, durante un varietà televisivo del sabato sera (Fantastico 7), recitò
una scena sul partito Socialista e Bettino Craxi, che all’epoca era Presidente
del Consiglio dei Ministri.
« La cena in Cina... c'erano
tutti i socialisti, con la delegazione, mangiavano... A un certo momento
Martelli ha fatto una delle figure più terribili... Ha chiamato Craxi e ha
detto: "Ma senti un po', qua ce n'è un miliardo e son tutti
socialisti?". E Craxi ha detto: "Sì, perché?". "Ma allora
se son tutti socialisti, a chi rubano?" »
Io ero uno degli Italiani alla
TV. E la sensazione era stata molto strana. Era la prima volta che qualcuno
lanciava un “missile” di quel tipo all’establishment … e, nonostante qualche
risata, un gelo si percepì anche negli studi.
La Conseguenza di questa battuta
fu l’allontanamento di Grillo dalla Televisione Pubblica.
Battuta, quella di Grillo, detta
in tempi non sospetti. Solo 6 anni dopo partiva l’inchiesta “Mani Pulite” e
molti dei coinvolti uscirono molto male da questa vicenda. La corruzione c’era
e, nonostante le inchieste, i processi, i morti, c’è anche oggi.
Dopo questo episodio, Grillo
rinasce qualche anno dopo con un teatro di protesta. Prima ambientalista (i
testi era di ricercatori in forza al Wuppertal Institute) e poi in
generale. Denuncia/ annuncia, prima che
accadano, come la bancarotta in Argentina, oppure il caso (crak) Parmalat e
altre cosette della economia italiana e mondiale.
Dopo essere passato per il
Teatro con spettacoli a forte sfondo ambientale, nel 2000 incontra Gianroberto
Casaleggio e apre un blog.
Nel panorama politico moderno,
il M5S è in assoluto la vera novità.
Per tanti motivi. Non solo
perché Grillo è un comico che fa politica e non un politico di mestiere e
carriera. Ma anche perché l’idea stessa di consultazione dal basso, di volere
popolare e di cancellazione dei partiti è di per se un’idea innovativa (e
dirompente) nel panorama politico della nostra giovane repubblica. Per molti
versi, il modus operandi del M5S è sinonimo di democrazia, rappresentativa e
non.
Cos’ innovativa e dirompente
che, a mio avviso, fatica ad attecchire in un substrato tradizionalista e un
po’ bigotto. Credo che il successo di
Grillo sia (e un po’ me ne rammarico) più dovuto ad una necessità di protesta
dell’Italiano che soffre una condizione non sostenibile, più che al sogno di
scardinare un sistema politico soppiantandolo con un altro differente che
(sulla carta) da più garanzie di democraticità. Non si spiegherebbero altrimenti
due ventenni, quelle di Mussolini e quello di Berlusconi, con forti
connotazioni populiste e di rivolta (quale rivolta, visto che erano al
potere?...) contro un nemico comune a tutti gli italiani. Il nemico, o i
nemici, cambiava di volta in volta, a seconda delle necessità. I socialisti,
piuttosto che i magistrati, gli ebrei, piuttosto che i burocrati dello Stato.
Sorgono anche altri dubbi. Non
tanto sulla gente che milita fra le fila di M5S. Neanche sulle proposte (che si
possono condividere o meno) quanto sulla figura di Grillo e ancor di più di
Casaleggio.
Immagino che ci vorrebbe un
leader, riconosciuto dal popolo, con idee chiare e etica d’acciaio, per
immaginare qualcuno da votare. Grillo rischia di essere quello che Bossi e la Lega
(in maniera molto più oligarchica e di destra erano qualche anno fa. Ancor di
più se cavalcano il malcontento con accuse, sbraiti fuori controllo e scene da
teatro. E chi cavalca il malcontento popolare, non la racconta mai giusta. Usa
l’onda per salire. E poi si dimostra una delusione, finendo negli stessi
inciuci di quelli che voleva mandare a casa. Come quelli di Roma Ladrona, per
capirsi. Che ora si alleano con Berlusconi, ora lo mandano al caldo, a seconda
se si è sotto elezioni o meno. Per avere uno dei 945 posti a sedere del governo
(Camera 630, Senato 315). Volete un altro esempio? Di Pietro e il suo partito,
l’unica opposizione all’ultimo Governo Berlusconi e al Governo Monti, per poi
cadere nell’oblio a causa delle decine di case acquistate con i nostri soldi.
La figura di Casaleggio,
sconosciuta ai più, ma, pare, sempre presente nell’ombra non aiuta. Non da
quella immagine di linearità fra “detto” e “fatto”, che magari da in altri
atti, quella semplicità di chiarezza e di limpidità delle decisioni che farebbe
veramente fare un salto a questo movimento e di cui M5S si fa paladino.
Alla fine, come diceva il grande
Montanelli, “gli italiani sono un popolo che vorrebbe fare la rivoluzione
mettendosi d’accordo con i Carabinieri”.
E Grillo, se alza troppo la voce, diventa troppo “Generale” si allontana
da una base che, forse, comprendendo il messaggio potrebbe innescare un
cambiamento.
Il programma.
Decisamente differente dagli
altri è un elenco puntato di cose da fare.
I suoi capitoli sono
Stato e cittadini, Energia,
Informazione, Economia, Trasporti, Salute, Istruzione.
Il primo capitolo è un puro e
semplice attacco allo status quo attuale… contro provincie (da abolire),
Rimborsi elettorali (già aboliti con un referendum sotto il nome di
finanziamento pubblico ai partiti, anche questi da abolire), riduzione dei
comuni, riduzione dei mandati per i politi, e per gli stessi esami, riduzione
degli emolumenti, divieto di esercitare altra professione durante il mandato.
Propone anche dei referendum
(sia abrogativi che propositivi) senza quorum…
Non ci sono in questo molti
accenni allo stato sociale e alle maniera di intervenire su questo. La
democrazia partecipata si intravede sui referendum e sull’ultima norma
(obiettivo) che le leggi siano rese pubbliche tre mesi prima dell’approvazione
per raccogliere i commenti dei cittadini. A mio avviso un po’ deboluccio. Avrei
gradito che non fosse solo un tiro al piccione sul sistema di governo, ma che
oltre che nei fatti teorizzasse un po’ di più quel cambiamento sociale che di
fatto promulga.
Il capitolo dell’energia si
muove lungo due direttrici, se interpreto bene: la liberalizzazione della
produzione (che darebbe vita alla produzione diffusa) e l’obiettivo di un
massiccio (per non dire assoluto) utilizzo di energie da fonti rinnovabili. Questo
per eliminare le “oligarchie” di controllo della risorsa “energia”. E dare un aspetto di produzione diffusa
dell’energia.
“L’informazione è uno dei
fondamenti della democrazia e della sopravvivenza individuale. Se il controllo
dell’informazione è concentrato in pochi attori, inevitabilmente si manifestano
derive antidemocratiche. Se l’informazione ha come riferimenti i soggetti
economici e non il cittadino, gli interessi delle multinazionali e dei gruppi
di potere economico prevalgono sugli interessi del singolo. L’informazione
quindi è alla base di qualunque altra area di interesse sociale. Il cittadino
non informato o disinformato non può decidere, non può scegliere. Assume un
ruolo di consumatore e di elettore passivo, escluso dalle scelte che lo
riguardano.”
E direi che anche su questo non
ho nulla da dire. Le proposte quindi sono tutte mirate ad eliminare privilegi e
legacci ad una libera informazione.
Oltre alla elimini nazione dei
canoni, spinge verso una estensione di massa alla disponibilità e all’accesso
di Internet. Senza però parlare di regole e di formazione ed educazione. A mio
avviso, se è vero che Internet rappresenta una rivoluzione per scardina il
potere del “possesso dell’informazione”, è anche vero che attualmente non
esiste controllo sulla veridicità delle informazioni circolanti. Ed è anche un
po’ scarsa l’educazione all’uso di questo mezzo di grande accesso popolare. Mi
sarei aspettato qualche punto anche su questo.
Il capitolo sull’economia è
scevro del linguaggio utilizzato da tutti gli altri. E i punti sono azioni
chiare e lasciano la libera interpretazione sugli obiettivi che vogliono
raggiungere.
Sono punti che vanno in diretta
rotta di collisione con il meccanismo del mercato e finanziario attuale, mirati
a scardinarne alcune regole di gestione. E tende a far suo un concetto di
“sostenibilità” pur non usando mai questa parola, cercando di favorire piccoli
azionisti e PMI locali piuttosto che multinazionali e banche mondiali. Anche qui, seppur leggo cose che approvo, mi
sarei aspettato un “legame”, un ragionamento complessivo che potesse dare la
direzione e non lasciare le “motivazioni” agli interventi di Grillo in piazza
ed in teatro.
Trasporti. BOOM (cannonate
dirette) cavalcando le battaglie contro le grandi opere (contro il ponte dello
stretto e Tav in Val di Susa), elegio alla mobilità leggera cittadina
(bicicletta e mezzi pubblici), un solo accenno alla mobiità in auto (con auto
elettriche) e di rilevante la proposta di un piano comunale obbligatorio per la
mobilità dei disabili. Io sono dell’idea che la capacità di spostamento sia una
conquista. Basata su bassa tecnologia (motore a scoppio) e sul business del
petrolio, è vero. Ma abbiamo impostato anche la micro economia negli
spostamenti (quanti pendolari raggiungono Mestre e Venezia la mattina?)
Modificare tutto questo ha bisogno di uno sforzo titanico che, a mio avviso,
passa per una ricerca e una innovazione tecnologica anche dei mezzi di
trasporto. La tecnologia dei motori a OLIO vegetale la FIAT la applica in
Brasile da decine di anni. La Volvo con i contributi europei e l’appoggio dello
stato Svedese, sta elaborando modelli al fine di avere nel 2020 una mobilità
senza combustibili fossili. La Renault ha intrapreso la strada
dell’ottimizzazione e dell’elettrico da almeno 10 anni. E così la Toyota. Per
questo trovo poco attuale e non al livello di innovazione degli altri questo
capitolo. Forse una politica che attraverso un massiccio utilizzo dei fondi
strutturali portasse l’Italia all’avanguardia sulla mobilità senza combustibili
fossili l’avrei gradita di più (… e non solo strada ma anche trasporto
marittimo e per aereo).
Salute: Molte le proposte di
azioni innovative, alcune si fanno già a livello sperimentale in qualche città
italiana. Molte proposte per limitare la spesa pubblica (in assoluto il
capitolo più gravoso della spesa pubblica Italiana che alcune Regioni scaricano
sul Governo centrale, ma gestendole) e l’aspetto “commerciale” della sanità
pubblica.
Istruzione: alcuni punti
salienti. Ancora Internet, inglese dall’asilo, e altre cose che leggevo quando
avevo 20 anni. Mi sembra fatto un po’ in fretta e non lego elementi di innovazione
culturale. Per me dire Internet a tutti, non è necessariamente positivo, se non
mi soffermo sugli aspetti dell’utilizzo e dell’Etica applicata a questo
strumento, che oggi bellamente si ignora. Come dire aspirina a tutti!
Conclusioni
Nei suoi spettacoli Grillo fa
capire come siamo schiavi incatenati di chi tiene le fila dell’informazione e
dell’energia. Chi ha nelle mani queste
due redini può indirizzare il popolo, le nazioni e addirittura gruppi di
nazioni, nella direzione che più gli piace. Che alla fine è quella del profitto
di una oligarchia mondiale fatta da alcune multinazionali di vendita e
produzione, alcune banche e alcune assicurazioni.
Nel programma questo elemento è
un po’ nascosto, lasciato all’interpretazione fra le righe di questa azione
piuttosto che quella.
Non mi piace assolutamente com’è
concepito il documento. Scrivere un elenco di azioni è un po’ sempliciotto e
confusionario. Personalmente avrei gradito che vi fossero elencati (anche in
maniera stringata) obiettivi (a cui riferire le azioni) azioni, mezzi necessari
(e fra questi, quelli da creare e quelli che ci sono già) e risorse necessarie
(magari dicendo da dove andarle a prendere, nessun accenno ai fondi comunitari)
Nessun accenno alla cultura,
allo sport e alla necessità di un cambiamento radicale di cultura per una nuova
gestione dei beni comuni e della vita politica.
Un po’ … “incompiuto”. Chissà
qual è il vero motivo di questo programma incompiuto, forse perché le proposte
alternative sono talmente vuote di contenuti che per passare per QUELLI CHE
HANNO IL PROGRAMMA, basta così poco. Alcuni punti programmatici con un minimo indicazioni
su cosa fare.
La Democrazia… incompiuta!
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