martedì 19 febbraio 2013

Elezioni 2013, #19



Pensiero scritto a quattro mani con Moreno.


LA SORPRESA DI OTTOBRE

Nelle elezioni americane, che di norma si svolgono a novembre, si parla molto spesso della “sorpresa di Ottobre”.
Di cosa si tratta: semplice. Si tratta di un episodio (un fatto increscioso, uno scandalo, un atto screditante) che colpisce uno dei due contendenti (di norma quello in vantaggio) e influenza, molte volte, così tanto l’opinione pubblica, da azzerare dei vantaggi preelettorali significativi.
Ecco cosa ci aspettiamo in questi pochi giorni che ci separano dal fatidico giorno delle elezioni.
Percepiamo che il vantaggio fra PD e gli altri se ne è allegramente quasi andato in vacca.
Immaginiamo che il prode Cavaliere “che Figata sto paese, si bevono tutto!!!” ha riconquistato più o meno i voti che aveva, e non ci sorprende nemmeno un pochino. In un paese dove il merito non conta un cazzo, dove si va avanti solo perché “mi manda Picone”, dove ai problemi del popolo si mette una toppa (pure cucita di merda) solo quando c’è da salvare la poltrona, scegliere di essere “fedele” a un magnate farcito di denaro e potere, in grado di darti soldi e lavoro (magari a fronte della tua dignità a cui mettere senza tanti scrupoli un bavaglio) è cosa buona e giusta. Perché “prima bisogna pensare alla propria utilità e ai propri interessi!” (giusto Andrea?). Evidentemente, più della metà degli italiani si è arricchita, e molto, con il ventennio di Silvio. Siamo sempre dall’altra parte…
Quindi il suo (al minimo) 22 – 25% il bravo e invecchiato (anche se coperto makeup) Silvio se lo è ripreso (mica erano scappati in Svizzera, quelli che ieri lo sostenevano). Magari anche con l’aiuto di una Lega, più banderuola che mai, che oscilla fra il purismo assoluto e gli accordi pure con Giuda. Anche li, basta governare. Ritorniamo a ripetere, l’omosessualità leghista in campagna elettorale è degna di un matrimonio gay.
Non crediamo che il PD non vinca. Ma non cadremmo dalla sedia se perdesse.
Sentiamo anche un’altra cosa. In tutto questa corsa all’ultimo voto (ah… un particolare… perché alla stazione di Mestre, in una fredda serata di febbraio, gli utilisssssssimi (???) televisori 32 pollici che danno solo pubblicità, davano, in continuo, solo lo spot elettorale di Casini e di Monti???. Più che “par condicio” ci pare una presa “par da drio”. Esempio che i “mezzucci” li usano tutti quelli della vecchia “nomenklatura”) dove non si risparmiano colpi a destra e a manca (detto non a caso della Sinistra), dove la corsa alla poltrona vede ormai i suoi momenti più serrati, tutti sembrano non fare caso al comico con i capelli grigi, che di piazza in piazza ha caricato sulla sua carrozza più gente di quella che si pensi. E’ molto deficitario su parecchi argomenti (immigrazione, per dirne uno….) ma sarà una sorpresa. Sicuramente terzo partito. E, secondo noi, forse forse… anche secondo, a un capello, dal “vinco sicuro” rosso PD. Se, come dicono Bersani e Berlusconi, Grillo non conta niente e non fa paura, perché a dargli contro ogni santo giorno?  
Ingroia, con il suo “Rivoluzione civile”, farà fatica. Le mille anime che contiene il suo movimento (a partire dai brandelli dell’UDV di uno scomparso Di Pietro, o ai Verdi…) sono anime agitate che non regalano molto al “controllo” del navigatore che deve pilotare nel mare agitato della politica Italiana e la rotta sarà altalenante. Speriamo raggiunga un 6/8 %, tanto da poter influire in qualche politica governativa.
L’improbabile, eccentrico e simpatico Giannino, “Fare per fermare il declino”, farà fatica. Parecchia, temiamo.  Ma alle regionali in Lombardia romperà e non poco le palle al Maroni.
Stiamo in attesa del  “coup de teatre”, non fosse bastato il siluro “Montepaschi” (che secondo noi, ha avuto l’effetto del protossido di azoto nei motore di M5S).
Un’altra allegra storiella da scoprire in questi ultimi giorni che dia il colpo di grazia al vantaggio PD sugli altri.
D’altra parte lo sapete che la gara non è sui “fedeli” che si gioca la partita, ma sui quei 5 milioni di Italiani che decidono davanti alla scheda elettorale, fra le pareti amiche della cabina.
E allora, ognuno dica la sua. E vediamo come i contendenti si giocano le ultime cartucce. E se mai ci sarà, chi sarà il nuovo beccato a mettere le “dita nella marmellata”.

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